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Italia, fogne fuorilegge e melma.


Buggerru, condotta di scarico rotta

Come ampiamente previsto, è giunta la condanna da parte della Corte di Giustizia europea (sentenza Corte giust. UE, sez. VII, 19 luglio 2012, causa C-565/10).

Allucinante.    In realtà, ancora oggi ben 159 agglomerati urbani italiani sopra i 15 mila abitanti è privo di un decente sistema di depurazione, in violazione della direttiva n. 91/271/CEE, come modificata dal regolamento n. CE/1137/2008.    Se non si provvederà entro il 2016, arriverà una pesantissima sanzione pecuniaria da parte dell’Unione europea.   Molti sono i Comuni a “vocazione turistica”.

Ne aveva parlato nei mesi scorsi un’interessantissima inchiesta di Alessandro Agostinelli, per L’Espresso.  Da leggere bene.

Gruppo d’Intervento Giuridico

 

 

 

A.N.S.A., 20 luglio 2012

Italia condannata, non rispetta norme Ue su acque reflue. Reti fognarie fuorilegge in 100 localita’ da Trieste a Ragusa.

BRUXELLES – La Corte di giustizia europea ha stabilito oggi che l’Italia ha violato le norme Ue sulla raccolta, trattamento e scarico delle acque reflue urbane non rispettando i tempi stabiliti per la loro applicazione. I giudici comunitari hanno quindi dato ragione alla Commissione europea che nel 2009 ha avviato una procedura d’infrazione contro l’Italia per il mancato rispetto delle norme Ue in decine di comuni italiani con una popolazione uguale o superiore ai 15.000 abitanti.

corso d’acqua inquinato da scarichi

 La sentenza emessa oggi dalla Corte ribadisce quindi l’obbligo per circa un centinaio di comuni sparsi in tutto il Paese – da Reggio Calabria a Trieste, da Rapallo a Capri, da Frascati a Porto Cesareo, da Cefalu’ a Ragusa – di avviare al piu’ presto le opere necessarie per mettersi in regola con la direttiva Ue. Iniziative che, osservano fonti comunitarie, dovranno essere realizzate ”al piu’ presto possibile”: altrimenti la Commissione potra’ avviare una nuova procedura d’infrazione chiedendo stavolta allo Stato italiano, ultimo responsabile della corretta applicazione del diritto comunitario, di pagare delle multe.

L’Unione europea, con la direttiva 271 del 1991, ha introdotto norme per proteggere l’ambiente dalle ripercussioni negative degli scarichi di acque reflue fissando in particolare al 31 dicembre 2000 il termine ultimo per dotare tutte gli agglomerati urbani con 15.000 o piu’ abitanti di reti fognarie.

Ma stabilendo anche che le acque reflue urbane fossero sottoposte, prima dello scarico, atrattamento biologico. Nel 2009 la Commissione aveva deciso di aprire una procedura d’infrazione contro l’Italia dopo aver constatato che decide e decine di comuni – tra i quali anche famose localita’ turistiche – non si erano ancora adeguati, ben nove anni dopo la scadenza del 2000, agli obblighi imposti dalla direttiva Ue per tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini.

Cagliari, parco naturale regionale “Molentargius-Saline”, acque luride

Nella sentenza pronunciata oggi dalla Corte sono in totale otto le regioni (Calabria, Sicilia, Campania, Puglia, Abruzzo, Lazio, Friuli Venezia Giulia, Liguria) citate perche’ sul loro territorio si trovano citta’ e paesi che non si sono ancora dotati di una rete fognarie e impianti di trattamento adeguati sia alle ‘normali’ condizioni climatiche e sia ai carichi eccezionali derivanti da fattori stagionali, in primo luogo l’afflusso di turisti.

 

 

(foto da mailing list, per conto GrIG, archivio GrIG)

  1. Avatar di capitonegatto
    capitonegatto
    luglio 22, 2012 alle 10:00 am

    La TAV e’ piu importante, magari il ponte sullo stretto ( con l’isola che vuole staccarsi dal paese !!!! ) ???
    Anche questo disservizio fa parte dello spread .

  2. Avatar di icittadiniprimaditutto
    icittadiniprimaditutto
    luglio 22, 2012 alle 6:08 PM

    Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

  3. Avatar di viacava silvana
    viacava silvana
    novembre 5, 2012 alle 9:56 PM

    A RAPALLO NON ESISTE IL DEPURATORE MA I CITTADINI PAGANO SALATE BOLLETTEDI CONSUMO ACQUA COMPRENDENTE LA QUOTA DEPURAZIONE CHE INCIDE DI OLTRE IL 30%,

  4. Maggio 12, 2013 alle 9:37 PM

    da L’Unione Sarda, 12 maggio 2013
    ABBANOA. Autospurgo non autorizzati e scarichi abusivi: irregolari 9 imprese su 10. Il mercato nero dei liquami. I costi dell’illegalità diffusa gravano sulle bollette di tutti. (Fabio Manca)

    Producono e inquinano. Incuranti del fatto che il danno che provocano è ambientale ma soprattutto economico. Perché il costo di cui loro non si fanno carico si ripercuote sulle bollette di tutti. Ecco perché è un problema il fatto che il 90 per cento degli scarichi provenienti dalle attività produttive sia abusivo. Il dato emerge dai controlli effettuati da Abbanoa sulle utenze non domestiche. Si tratta di stabilimenti industriali (industrie chimiche, meccaniche, alimentari), alberghi, ristoranti, lavanderie a secco, autofficine, cliniche mediche, stazioni di servizio. Ma anche caseifici, oleifici, mattatoi e cantine vinicole che con i loro scarichi incontrollati compromettono il funzionamento degli impianti di depurazione. Che devono essere riparati con costi che vengono caricati sui consumi.NOVE SU DIECI IRREGOLARI A Cagliari sono stati censiti 464 scarichi di attività produttive. Il 90% dei quali non sono in regola perché non risulta abbiano ottenuto l’autorizzazione dal Comune, che può rilasciarla solo dietro parere favorevole del gestore idrico. Non è un caso che le 194 ispezioni effettuate negli ultimi due anni abbiano confermato l’altissimo numero di irregolarità. «Abbiamo dato un ampissimo periodo per mettersi in regola», spiega il direttore generale di Abbanoa Sandro Murtas: «a oltre 200 attività abbiamo nuovamente inviato i solleciti mentre in 48 casi è già scattata la denuncia. Lo scarico non autorizzato di reflui non domestici», aggiunge, «costituisce un illecito penale: gli utenti che omettono di regolarizzare la propria posizione in tempi congrui vengono segnalati, oltre che a Comuni e Province, anche all’autorità giudiziaria per i provvedimenti del caso».LIQUAMI, IL MERCATO NERO Nella stessa partita rientra la regolarizzazione degli autospurgo. Su 58 mezzi privati che risultano attivi in Sardegna, soltanto 42 hanno l’autorizzazione a conferire nei depuratori di Abbanoa. Gli impianti abilitati a questo tipo di servizio sono 9 e il principale è il depuratore consortile di Is Arenas, il più grande dell’Isola. Nel 2012 sono stati registrati 1492 conferimenti di autospurgo: 13.350 metri cubi di liquami.Quando l’anno scorso sono stati intensificati i controlli da parte di Abbanoa, a luglio si era verificato un grave episodio d’intimidazione: un autospurgo e un’autobotte della società erano stati incendiati nel deposito di via Is Cornalias con un danno di circa mezzo milione di euro. Sulla vicenda ha aperto un inchiesta la magistratura.I liquami delle attività produttive sono rifiuti speciali e quindi, se trasportati tramite autospurghi, devono essere monitorati dal conferimento nelle imprese allo smaltimento nei depuratori. I conti, però, non tornano. Ciò vuol dire che una parte di liquami, potenzialmente più inquinanti di quelli domestici, vengono smaltiti in maniera illecita: scaricati abusivamente in tombini della rete urbana o dispersi nell’ambiente.LA TRUFFA DEL SIRTI Su questo fronte avrebbe dovuto svolgere un altissima azione di contrasto il Sistri, il sistema di controllo della tracciabilità elettronica dei rifiuti (a cui i liquami sono equiparati) creato dal ministero dell’Ambiente. Un sistema che avrebbe dovuto persino monitorare gli spostamenti dei mezzi via satellite. Istituito nel 2009, non è mai entrato in funzione. La ragione si è scoperta nelle scorse settimane quando sono state arrestate diverse persone nell’ambito di un’inchiesta a livello nazionale sugli appalti e le consulenze legati al progetto.

    ———————–

    Controlli. Allacci fantasma, se ne scoprono 50 al mese. (Matteo Vercelli)

    A Cagliari vengono smascherati, al mese, cinquanta furbetti: ladri d’acqua grazie agli allacci abusivi alla rete idrica. Gli ultimi tre risalgono a qualche giorno fa: tutti nella stessa palazzina, in piazza Falchi a Sant’Elia. Ma i collegamenti “faidate”, con i contatori di Abbanoa manomessi e sostituiti con normalissimi tubi, sarebbero centinaia. Per arrivare alla denuncia serve l’intervento dei tecnici di Abbanoa accompagnati dai carabinieri per accertare il collegamento abusivo. In piazza Falchi i militari di San Bartolomeo, insieme agli ispettori dell’azienda che gestisce la rete idrica, hanno aperto lo sportello della colonnina dove si trovano gli allacci. Su sei, tre erano abusivi. I carabinieri della compagnia di Cagliari intervengono dopo le segnalazioni di Abbanoa. Ma non è facile organizzare i servizi. Soprattutto a Sant’Elia dove i presunti allacci abusivi potrebbero superare quota cento. Resta da accertare il furto d’acqua. A volte la denuncia scatta anche grazie alle segnalazioni degli altri cittadini.

  5. febbraio 1, 2017 alle 2:48 PM

    da Il Fatto Quotidiano, 1 febbraio 2017
    Acqua, lo studio Blue Book sul sistema idrico italiano: “Reti vecchie, ritardi nella depurazione e mancano gli investimenti”.
    L’analisi promossa da Utilitalia fotografa il gap del nostro Paese rispetto al resto dell’Europa. Gli acquedotti risalgono sono in gran parte a più di 30 anni fa e il problema delle acque reflue riguarda l’11% della popolazione: una mancanza che ci è costata diverse sanzioni dell’Ue. Servirebbero 5 miliardi all’anno, ma il ministro Galletti commenta: “Il problema non sono i soldi”: http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/01/31/acqua-lo-studio-blue-book-sul-sistema-idrico-italiano-reti-vecchie-ritardi-nella-depurazione-e-mancano-gli-investimenti/3356179/

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