Demani civici in Sardegna, se non ora quando?
Rilevante inchiesta di Pier Giorgio Pinna sui demani civici nell’Isola per La Nuova Sardegna. Ne emerge una realtà ricca di potenzialità in termini di valori ambientali ed economico-sociali quanto di ambiti oscuri e violenti. L’occasione è rappresentata dagli sviluppi delle indagini sulla recente strage di Buddusò, ma solo qualche settimana fa era il turno dell’attentato dinamitardo contro Giovanni Porcu, sindaco di Irgoli (NU).
Non è certo la prima volta e – stando così le cose – non sarà neanche l’ultima. Quando nascono atriti e situazioni di illegalità, occupazioni abusive, soprusi sui terreni (pascoli e terreni agricoli, soprattutto) appartenenti ai demani civici prima o poi si scivola nella violenza cieca contro le Istituzioni e i rispettivi rappresentanti. A Lula (NU) per molti anni si dissolse la democrazia in sede locale proprio così.
Dopo quelli degli anni scorsi (Muravera, Narbolìa, Cabras, ecc.), i casi abbondano ancor oggi: da Portoscuso a Dorgali, a Orosei (dove oltre a casi dubbi, la contestazione al recente provvedimento di accertamento regionale – determinazione Direttore Servizio territorio rurale, ambiente, infrastrutture Ass.to agricoltura e riforma agro-pastorale R.A.S. n. 30498/949 del 20 dicembre 2011 – sta diventando sempre più aspra).
I motivi sono sempre gli stessi: ignoranza della natura demaniale civica dei terreni (sempre meno, però), ignavia amministrativa, favoritismi, mancato intervento comunale e regionale per il recupero dei terreni. I casi positivi, come quello di Carloforte, sono poco comuni.
Il lassismo e la cattiva gestione da parte della Regione autonoma della Sardegna e di troppi Comuni favoriscono abusi di ogni genere, veri e propri “furti” ai danni delle collettività locali e, in ultima analisi, anche la violenza.
Stupisce che nessuno voglia accorgersene nel fantastico mondo della Regione autonoma della Sardegna: non certo un anziano notaio, consigliere regionale, già Assessore all’agricoltura e padre delle norme per la “sclassificazione” dai demani civici dei terreni venduti illecitamente agli speculatori edilizi (con vari suoi colleghi indagati dalla magistratura), ma nemmeno i sardisti, impegnati a polemizzare sull’inno di Mameli. Non se ne accorgono quelli del P.D. e nemmeno quelli del P.d.L., figuriamo se prestano attenzione gli onorevoli Pietro Pittalis e Francesca Barracciu, autori bipartizan dell’emendamento ad personas (art. 18, comma 35°, della legge regionale 30 giugno 2011, n. 12) che prevede la possibilità di sclassificazione dal regime demaniale civico dei soli “terreni soggetti ad uso civico siti in località Oddoene nel Comune di Dorgali, che abbiano perso la destinazione funzionale originaria di terreni boschivi o pascolativi”, al fine di risolvere la vicenda di decine di casi di abusivismo edilizio realizzati nella vallata di Oddoene e appartenenti al demanio civico di Dorgali (NU), assegnati negli anni ’40 e ’50 del secolo scorso in enfiteusi a residenti e, in buona parte, illegittimamente alienati in momenti successivi. Stupisce che anche una persona intelligente, come l’on. Paolo Maninchedda, così attento alle vicende delle sue zone interne, non se voglia occupare.
Gli Usi civici e gli altri diritti d’uso collettivi sono in generale diritti spettanti ad una collettività, che può essere o meno organizzata in una persona giuridica pubblica (es. università agraria, regole, comunità, ecc.) a sé stante, ma comunque concorrente a formare l’elemento costitutivo di un Comune o di altra persona giuridica pubblica: l’esercizio dei diritti spetta uti cives ai singoli membri che compongono detta collettività.
Gli elementi comuni a tutti i diritti di uso civico sono stati individuati in:
– esercizio di un determinato diritto di godimento su di un bene fondiario;
– titolarità del diritto di godimento per una collettività stanziata su un determinato territorio;
– fruizione dello specifico diritto per soddisfare bisogni essenziali e primari dei singoli componenti della collettività.
L’uso consente, quindi, il soddisfacimento di bisogni essenziali ed elementari in rapporto alle specifiche utilità che la terra gravata dall’uso civico può dare: vi sono, così, i diritti di uso civico di legnatico, di erbatico, di fungatico, di macchiatico, di pesca, di bacchiatico, ecc. Quindi l’uso civico consiste nel godimento a favore della collettività locale e non di un singolo individuo o di singoli che la compongono, i quali, tuttavia, hanno diritti d’uso in quanto appartenenti alla medesima collettività che ne è titolare.
Dopo la legge n. 431/1985 (la nota Legge Galasso), i demani civici hanno anche acquisito una funzione di tutela ambientale (riconosciuta più volte dalla Corte costituzionale: vds. ad es. sent. n. 345/1997 e n. 46/1995). Questa funzione è importantissima, basti pensare che i demani civici si estendono su oltre 5 milioni di ettari in tutta Italia (un terzo dei boschi nazionali), mentre i provvedimenti di accertamento regionali stanno portando la percentuale del territorio sardorientrante in essi a quasi il 20% (370.000 – 400.000 ettari).
Molte normative regionali, così come anche la legge regionale sarda n. 12/1994 e successive modifiche ed integrazioni, vi hanno aggiunto alcune nuove “fruizioni” (es. turistiche), ma sempre salvaguardando il fondamentale interesse della collettività locale. In particolare sono rimasti invariate le caratteristiche fondamentali dei diritti di uso civico. Essi sono inalienabili (art. 12 della legge n. 1766/1927), inusucapibili ed imprescrittibili (artt. 2 e 9 della legge n. 1766/1927): “intesi come i diritti delle collettività sarde ad utilizzare beni immobili comunali e privati, rispettando i valori ambientali e le risorse naturali, appartengono ai cittadini residenti nel Comune nella cui circoscrizione sono ubicati gli immobili soggetti all’uso” (art. 2 legge regionale n. 12/1994). Ogni atto di disposizione che comporti ablazione o che comunque incida su diritti di uso civico può essere adottato dalla pubblica amministrazione competente soltanto verso corrispettivo di un indennizzo da corrispondere alla collettività titolare del diritto medesimo e destinato ad opere permanenti di interesse pubblico generale (art. 3 della legge regionale n. 12/1994).
Con l’approvazione regionale degli strumenti previsti (regolamento per la gestione, piano di recupero e gestione delle terre civiche) sarà, così, possibile tutelare efficacemente il demanio civico e svolgere tutte quelle operazioni (permute, recuperi, sdemanializzazioni, trasferimenti di diritti, ecc.) finalizzate a ricondurre a corretta e legittima gestione una vera e propria cassaforte di natura della comunità locale (legge n. 1766/1927 e legge regionale n. 12/1994 e successive modifiche ed integrazioni).
Un patrimonio meritevole di efficace tutela e di accorta gestione ambientale.
Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra
Qui un approfondimento: Gli Usi civici e gli altri diritti d’uso collettivi in Sardegna (dott. Stefano Deliperi – Rivista Giuridica dell’Ambiente, Giuffrè Ed. Milano, 2011)
Qui la l’indagine di controllo sulla gestione della Sezione di controllo della Corte dei conti per la Sardegna (misure adottate dall’Amministrazione regionale a seguito dell’indagine sulla gestione delle funzioni amministrative regionali in materia di usi civici): deliberazione n. 9/2004 del 15 novembre 2004 + relazione
da La Nuova Sardegna, 11 marzo 2012
Usi civici, in nuove rivalità le radici dell’odio. Saltati vecchi codici, si moltiplicano i contrasti sullo sfruttamento dei «cumonali». Gruppo d’intervento giuridico: contromisure per ripristinare la legalità. Pier Giorgio Pinna
SASSARI. Contese e contrasti su proprietà comunali: il quadro si fa cupo. Il caso di Buddusò non è che l’ultimo capitolo in una lunga sequenza di morte. Ma, come in un film su guerre che nessuno vorrebbe rivedere, faide e attentati si moltiplicano. Ragione in più per capire i retroscena andando fino alle radici di rivalità che negli anni sono cresciute come erba cattiva. Allora: perché gli usi civici stanno generando devastanti conflitti? Qual è il filo che lega le violenze? Esistono solo esempi negativi? O la ricchezza collettiva può ridiventare opportunità per tutti? Su questi fenomeni gli specialisti fanno analisi da tempo. Ognuno dà spiegazioni approfondite. Ma il bilancio finale non è confortante. Tutt’altro. «In tante comunità si fatica a sostituire vecchi codici con nuove prassi: e questa è una situazione dove può prevalere la legge del più forte», sostengono esperti bene informati. Naturalmente nell’esame di fatti come l’esplosione d’odio a Bidorosu tra gli analisti prevale l’angolo visuale da cui si osservano le cose sotto il profilo professionale. Gli storici tendono a risalire indietro nel tempo e a trovare risposte nell’evoluzione di antichi strumenti giuridici. I sociologi rilevano contraddizioni non sanate tra antiche procedure per lo sfruttamento dei cumonali e più moderne necessità. I giuristi intravedono pericoli nelle mancate risposte politiche ai tempi mutati. Gli amministratori locali, tra intimidazioni e ricatti, non sono nelle condizioni di pianificare interventi di largo respiro. E quelli regionali a volte giocano troppo in difesa o evitano di risolvere i problemi. Sarà quindi bene non dimenticare alcuni elementi oggettivi. Numeri e dati, innanzitutto. Accanto alle proprietà individuali dei fondi e al demanio pubblico, in Sardegna i demani civici sono piuttosto diffusi. Non di rado vengono confusi con altri beni esclusivamente municipali o appartenenti a differenti enti pubblici. La differenza è però sostanziale: solo i primi sono inalienabili e non soggetti a usucapione e prescrizione. Sino a mezzo secolo fa – come ricorda un volume sulla pastorizia nel Mediterraneo appena pubblicato a cura dei professori dell’università di Sassari Antonello Mattone e Pinuccia Simbula – queste particolari terre comunali occupavano 353mila ettari, circa il 15% dell’intera superficie dell’isola. Da una più recente indagine della Corte dei conti sarda è invece risultato che sarebbero qualche migliaio in più. E numerosi osservatori ritengono che, dopo la fine del censimento della Regione, toccheranno i 400mila. In ogni caso, complici crisi economiche sempre più devastanti, è da tempo che tutto è più complicato nel ricorso «ai diritti delle collettività sui beni comunali». Diritti che, secondo una legge del 1994, dovrebbero essere esercitati «rispettando i valori ambientali e le risorse naturali». Non serve perciò ribadire, come si limitano a fare alcuni addetti ai lavori in modo semplicistico, «che in ogni centro ci sono sempre state famiglie che si sono allargate nel pascolo o nella raccolta della legna a discapito della gran parte degli abitanti del paese». «Per comprendere meglio si deve scavare in profondità», sottolinea invece Stefano Deliperi, del Gruppo d’intervento giuridico, autore sull’argomento di un saggio sulla Rivista giuridica dell’ambiente. «Poche settimane fa Irgoli, in precedenza a Portoscuso, Siniscola, Dorgali, Orosei e prima ancora a Lula ci sono state forti tensioni che nascono da attriti e illegalità – rileva – I motivi sono sempre gli stessi: ignoranza della natura demaniale civica dei terreni, ignavia amministrativa, favoritismi, mancate contromisure di fronte ad abusi e occupazioni arbitrarie. E in tutto questo la Regione non fa niente da anni e anni». E se tanti guardano con speranza allo sviluppo che a Carloforte porta ad aprire gli usi civici all’intera comunità trasformando l’isola in una «cassaforte naturalistica», il Grig ritiene che più in generale il ripristino della legalità passi lungo un percorso preciso. «E cioé l’approvazione da parte della giunta sarda del regolamento per la gestione e del piano per il recupero di tutti i demani civici», spiega il coordinatore Deliperi. Nel frattempo proseguono le analisi sul campo di altri specialisti. E c’è unità di vedute su un aspetto: violenze e rancori derivati dalle rivalità tra singoli e tra clan possono degenerare in vere disamistades. E a questo punto – come osservava già parecchio tempo fa e non si è mai stancato di ripetere il sociologo Benedetto Meloni – «i gruppi agiscono in una sorta di vuoto, per difendere interessi personali, perché è cambiato il contesto: così il conflitto sulla terra e sulle risorse non può più essere contenuto e governato da un soggetto comunitario come succedeva in passato».
Quelle ombre da Lula e Austis sino a Irgoli e Orosei. Fenomeno troppo spesso sminuito o ignorato con gravi rischi per gli amministratori locali. Molti pastori usano le terre pubbliche come fossero proprietà personale e le rapinano come fossero proprietà di nessuno.
SASSARI. Senza tregua: è interminabile la catena di minacce, a volte finite nel sangue, che in tanti centri dell’isola ha portato a un uso delle terre pubbliche fondato sulla violenza. Da Austis a Lula e a Burgos. Sino a diversi centri della Baronia: come Irgoli, Orosei, Siniscola. Negli ultimi tempi, poi, si sono acuiti contrasti, incomprensioni, blocchi nella gestione di beni collettivi. Ma nel frattempo i rischi venivano sottovalutati e numerosi amministratori locali si sono trovati esposti a rappresaglie. Così le cronache che raccontavano l’incalzare dei fatti non hanno suscitato stupore, tanto erano scontati sviluppi del genere. D’altronde, di che meravigliarsi? Un sindaco del Nuorese già parecchi anni fa aveva lanciato l’allarme: «Troppi pastori usano il cumonale come se fosse proprietà personale e lo rapinano come se fosse proprietà di nessuno». Da allora, in primo piano, è rimasta l’occupazione arbitraria di beni collettivi. Tra commissariamenti del Comune, urne disertate, fucilate e intimidazioni, Lula ha rappresentato a lungo un caso emblematico. Dal 1992 è rimasta per una dozzina d’anni senza sindaco e giunta perché nessuno se la sentiva di affrontare la questione. Problema del quale pochi abitanti parlavano apertamente. Tanto che ogni volta le elezioni slittavano per assenza di candidati o mancato raggiungimento del quorum. Alla fine si è presentata ed è stata eletta alla carica di primo cittadino l’avvocato Maddalena Calia. Ma per ragioni legate alla gestione delle terre pubbliche e per altri motivi il nuovo sindaco è stato costretto a rimanere sotto scorta per tutto il mandato, prima di lasciare ad altri l’incarico e venire eletta europarlamentare nelle liste del Pdl. A Irgoli, appena pochi giorni fa, un attentato che riconduce a vicende analoghe. Ottocento ettari di salto comunale in affitto da 40 anni alla cooperativa di pastori con un contratto che non si riesce a rinnovare. Altri settecento concessi a una società di contadini che da un ventennio la giunta locale tenta di sgravare dagli usi civici. Contenziosi simili legati all’abusivismo nelle campagne del paese. Questi e altri ancora i motivi del contenderere. E a ogni modo alcuni passi fatti dagli investigatori dimostrano che preoccupazioni e ombre non si fermano alle zone interne. Come in passato hanno evidenziato disinvolte e affrettate pratiche amministrative nel sudest della Sardegna, da Villasimius sin oltre Muravera, a volte sulle si sono consumate speculazioni immobiliari e turistiche proprio partendo da terreni comunali.
NUMERI E COMUNI. Le zone interne le più esposte.
SASSARI. È la vecchia provincia di Nuoro l’area con più usi civici. Il dato emerge da una indagine della Corte dei conti. In tutto, 105mila ettari ad Aritzo, Arzana, Baunei, Birori, Bitti, Bolotana, Bortigali, Bosa, Desulo, Dorgali, Dualchi, Flussio, Fonni, Galtell, Genoni, Jerzu, Lanusei, Loceri, Loculi, Lula, Macomer, Magomadas, Modolo, Nurallao, Onifai, Orune, Osini, Posada, Sagama, Seui, Seulo, Silanus, Siniscola, Sorgono, Tertenia, Tiana, Tonara, Ulassai, Urzulei, Villagrande Strisaili, Villanovatulo. La provincia storica di Oristano conta 21.700 ettari di demani civici. Coinvolti fra gli altri Ales, Ardauli, Baradili, Baressa, Bidon, Cabras, Ghilarza, Marrubiu, Milis, Morgongiori, Narbolia, Nughedu S. Vittoria, Oristano, San Nicolò d’Arcidano, S. Giusta, Scano M., Siamanna, Siapiccia, Villaurbana, Zerfaliu. Nel Nordovest e in Gallura 10mila ettari nei territori di Aggius, Alghero, Anela, Ardara, Banari, Benetutti, Berchidda, Bonnannaro, Bono, Bonorva, Borutta, Bultei, Burgos, Calangianus, Cargeghe, Chiaramonti, Codrongianos, Esporlatu, Florinas, Ittiri, Laerru, La Maddalena, Martis, Muros, Nughedu San Nicol, Nule, Osilo, Ossi, Ozieri, Padria, Pattada, Porto Torres, Pozzomaggiore, Putifigari, S. Teresa, Sassari, Sedini, Sennori, Siligo, Sorso, Tempio, Tissi, Torralba, Usini, V. Monteleone. Con Sulcis, Iglesiente e Campidano si sfiorano i 25mila ettari. Fra i centri interessati, Arbus, Armungia, Assemini, Barumini, Capoterra, Carbonia, Decimoputzu, Dolianova, Domusnovas, Fluminimaggiore, Gonnesa, Gonnosfanadiga, Guamaggiore, Guasila, Iglesias, Las Plassas, Mandas, Muravera, Musei, Narcao, Nuxis, Ortacesus, Pabillonis, Pula, Quartu, Samassi, S. Basilio, S, Gavino Monreale, S. Nicolò Gerrei, S. Sperate, Santadi, San Vito, Sarroch, Selegas, Serramanna, Setzu, Siddi, Siliqua, Silius, Teulada, Villanovafranca, Villaputzu.
(foto J.I., S.D., archivio GrIG)
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
giusto: se non ora quando? è evidente che la Regione latita, i comuni dormono e i ladri rubano e qualche volta uccidono! se non ora quando?
interessantissimi commenti.
dal blog della Valle del Cedrino, 11 marzo 2012
Usi Civici, in nuove rivalità le radici dell’odio: http://blog.libero.it/ValledelCedrino/11139435.html
Purtroppo il costante ….furto di terre gravate da ‘uso civico’ è costante in tutto il territorio nazionale- franco mastromarco-Bari
da Il Manifesto Sardo, n. 118, 16 marzo 2012
Far West (Stefano Deliperi): http://www.manifestosardo.org/?p=12837
Tutto vero quello che è scritto. Ugualmente vera l’enorme difficoltà per coloro che vogliono occuparsi della materia in maniera professionale e nel ripetto della normativa vigente. Prendiamo il caso di Orosei. Una determinazione regionale accerta gli usi civici ricadenti sul territorio di quel comune. In realtà già nel 2005 vi era stato un accertamento, viziato però, come si è visto, dal mancato rispetto di una sentenza del Commissario che statuiva in merito ai terreni definiti ex ademprivili. Nuovo accertamento, molto più dettagliato con l’individuzaione di tutti i frazionamenti sino all’attualità. Una mole di lavoro enorme, in cui l’errore in buona fede ci può anche stare. Un lavoro eseguito seguendo l’insegnamento dei Commissari. Tutto ciò che all’entartata in vigore della legge rientra nel demanio comunale e sul quale il Comune non può vantare un titolo particolare d’acquisto deve essere identificato come uso civico. Risultato. Polemiche. attacchi alla Regione e alla struttura che ha ritenuto solo di applicare la legge. ricorsi amministrativi, ricorsi gerarchici che per questioni interne verranno istruiti da persone che neanche sanno cosa siano gli usi civici. Ricorsi davanti al commissario, sino ad oggi almeno 4 o 5 e nei quali spero la vostra assocciazione voglia intervenire. tutto per che cosa. Per non perseguire la via più semplice, il trasferimento. Prendendo atto che molte realtà sono compromesse e che un intervento delle ruspe pare molto difficile, prendendo atto altresì che molte aree sono stete liberate, tra le quali Bidderosa, perchè così sancito dal Commissario, si trsferiscono gli usi civci nelle aree non compromesse che coseguentemente verranno, a maggiore tutela, sottoposte a vincolo paesaggistico. Niente di tutto questo, meglio fare ricorsi pagare avvocati e fare polemiche. Occhio che se la regione non si difende a dovere o viene accolto il ricorso gerarchico cade in Sardegna il principio della sussistenza degli usi civici sgli immobili di originaria pertinenza o antico possesso. Oggi Orosei domani tutti gli altri. Magari sarebbe il caso che la vostra associazione faccia, come nel 2006, sentre la propria voce anche nei giudizi. Ciao.
facci pervenire atti, materiali e quant’altro hai a disposizione all’indirizzo di posta elettronica grigsardegna5@gmail.com.
Non possiamo intervenire “al buio”, no? 😉
Guardate questo articolo comparso su valle del cedrino, un blog della zona.
Una proposta di legge per migliorare le norme regionali in materia di usi civici risalenti al 1994. Primo firmatario Franco Mula, sindaco di Orosei e consigliere regionale dei Riformatori Sardi, con il sostegno bipartisan dei capigruppo sia di maggioranza che di minoranza del consiglio regionale. La proposta, composta di quattro articoli, mira ad introdurre alcune modifiche e integrazioni alla normativa in vigore in materia di usi civici con l’obiettivo di renderla adeguata a risolvere tutte le problematiche che stanno venendo alla luce in seguito alle verifiche messe in campo dalla Regione per accertare l’entità delle terre soggette agli usi civici. Una problematica che colpisce numerosi comuni, tra cui Orosei, che si trovano ad avere nel proprio territorio aree gravate da uso civico sebbene siano sorte nel frattempo abitazioni private e anche opere pubbliche.
OCCHIO a questa proposta di legge peggio di quella del 2006 di Soru. Vogliono sclassificare, che brutto termine, tutti gli insediamenti turistici, i piani di lottizzazione ogni cosa. Come dicevo più sopra stanno tentando di tutto. Io l’ho vista OCCHIO altrimenti in Sardegna non resteranno più usi civici e si legittimerà ogni abuso fatto
Amico, e perchè non fai sentire anche la tua voce?
Pensi che non lo stia facendo? Nel mio piccolo stò cercando di farlo.Gli interessi però sono tanti e la gente che ci ruota intorno è molto ma molto più forte di me. Ha gli strumenti per zittirmi. Io cerco di non permetterglielo e sin quanto posso lo farò. Il post precedente ne è la dimostrazione.
Stò cercando e il post sopra lo dimostra. Gli interessi sono tanti e forti molto forti. Io nel mio piccolo faccio quello che posso, sino a quando non mi faranno tacere. Quando poi la politica diviene schizofrenica, il trasferimento sarebbe soddisfacente per tutti ma sembra troppo difficile capirlo, allora addio. Per quel che posso, poco, farò. Ciao
Proposta dei Riformatori
Una proposta di modifica all’attuale legge regionale che regolamenta gli usi civici e il loro accertamento è stato presentato in Regione da 48 consiglieri di uno schieramento ampiamente trasversale che comprende tra l’altro tutti i capigruppo di maggioranza e minoranza. Primo firmatario della proposta è il Riformatore Franco Mula, sindaco di Orosei, paese dove il recente accertamento sugli usi civici ha individuato il vincolo su oltre 1500 ettari di terreno tra i quali i comparti turistici di Cala Liberotto, Sos Alinos e Sas linnas siccas. «Lo scopo di questa proposta che è già all’esame della quinta commissione – spiega Mula – è quello di introdurre alcune modifiche ed integrazioni alla vigente normativa regionale al fine di renderla maggiormente adeguata alla risoluzione delle problematiche che stanno emergendo a seguito degli accertamenti sulle terre soggette ad uso civico da parte della Regione che vanno ad includere anche aree che hanno perso da tempo ed irreversibilmente la conformazione fisica e la destinazione funzionale di terreni agrari o che, pur avendola mantenuta. sono di fatto da tempo occupate». La nuova proposta di legge si snoda in 4 articoli e i suoi punti salienti si focalizzano sull’inserimento tra le aree sclassificabili dagli usi civici anche di quelle utilizzate per la realizzazione di piani regolatori particolareggiati o di piani di lottizzazione purché approvati prima dell’entrata in vigore della legge 431 dell’agosto 1985 e di quelle che, prima della stessa data, siano state concesse in uso, locazione o enfiteusi da parte dei Comuni. Modifiche che se approvate risolverebbero quasi per intero il «caso Orosei» dove, stando al recente accertamento sugli usi civici pubblicato sul Buras il dicembre scorso (e contro il quale il Comune ha presentato ricorso gerarchico e innanzi il Commissario per gli usi civici) numerose case e strutture ricettive risulterebbero abusive in quanto realizzate su terreni gravati da uso civico.
di Angelo Fontanesi
CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA
PROPOSTA DI LEGGE N. 372
presentata dai Consiglieri regionali
MULA – DEDONI – PITTALIS – COCCO Daniele Secondo – DESSÌ – COSSA – DIANA Giampaolo – SOLINAS Antonio – CUCCUREDDU – VARGIU – FOIS – MULAS – MELONI Francesco – SANNA Paolo Terzo – PETRINI – BEN AMARA – SALIS – MARIANI – CUCCA – CAPELLI – URAS – SECHI – CUGUSI – ZUNCHEDDU – PERU – AMADU – PIRAS – TOCCO – FLORIS Rosanna – LUNESU – MURGIONI – GRECO – RANDAZZO – CUCCU – MANCA – LAI – SANJUST – SANNA Matteo – SABATINI – STERI – BARRACCIU – DIANA Mario – SANNA Giacomo
il 22 marzo 2012
Modifiche alla legge regionale 14 marzo 1994, n. 12 (Norme in materia di usi civici. Modifica della legge regionale 7 gennaio 1977, n. 1 concernente l’organizzazione amministrativa della Regione sarda)
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RELAZIONE DEL PROPONENTE
La presente proposta di legge, composta da quattro articoli, è diretta a introdurre talune modifiche ed integrazioni alla vigente normativa regionale in materia di usi civici al fine di renderla maggiormente adeguata alla risoluzione delle problematiche che stanno emergendo a seguito dell’espletamento delle procedure di accertamento delle terre soggetto ad uso civico da parte della Regione; tali accertamenti, infatti, vanno ad includere anche aree che hanno perso da tempo ed irreversibilmente la conformazione fisica e la destinazione funzionale di terreni agrari o che, pur avendo mantenendo l’originaria vocazione agraria sono, di fatto, da tempo occupate.
L’articolo 1 modifica l’articolo 5 della legge regionale n. 12 del 1994, adeguandone la disciplina all’attuale ripartizione di competenze tra parte politica e struttura amministrativa e introducendo, all’articolo 5 bis, come impedimento ulteriore all’emissione del provvedimento di accertamento, il fatto che l’area interessata sia stata già utilizzata per la realizzazione di piani regolatori particolareggiati e di piani di lottizzazione, purché approvati prima dell’entrata in vigore della legge n. 431 del 1985, e la cui realizzazione abbia già comportato un’irreversibile trasformazione dello stato dei luoghi.
L’articolo 2 introduce e disciplina gli istituti della legittimazione e dell’affrancazione, in conformità a quanto previsto dalla legge 16 giugno 1927, n. 1766, attraverso i quali è possibile pervenire alla regolarizzazione dei casi di occupazione di terre civiche protrattisi nel tempo, a condizione che il soggetto occupante abbia apportato rilevanti miglioramenti di tipo agricolo, forestale o ambientale delle aree interessate e l’occupazione duri da almeno dieci anni.
L’articolo 3 introduce le seguenti modifiche all’articolo 18 bis della legge regionale n. 12 del 1994:
– modifica il comma 1 chiarendo che possono essere oggetto di sclassificazione dal regime demaniale civico i terreni a uso civico che abbiano irreversibilmente perso la conformazione fisica o la destinazione funzionale loro propria e che siano stati utilizzati in conformità alla programmazione urbanistica comunale, nonché inserendo tra le aree sclassificabili anche quelle che siano state utilizzate per la realizzazione di piani regolatori particolareggiati o di piani di lottizzazione, purché approvati prima dell’entrata in vigore della legge n. 431 del 1985;
– aggiunge il comma 1 bis riprendendo quanto attualmente previsto dalla lettera c) del comma 1 per quanto riguarda la sclassificazione dei terreni soggetti ad uso civico che siano stati concessi in uso, locazione, enfiteusi da parte dei comuni, prima dell’entrata in vigore della legge n. 431 del 1985.
L’articolo 4 abroga le disposizioni che limitano nel tempo l’applicazione dell’articolo 18 bis della legge regionale n. 12 del 1994, posto che, essendo ancora in corso l’attività di classificazione da parte della Regione, è prevedibile che emergano, nel corso del tempo, ulteriori situazioni che potrebbero rendere opportuno il suo utilizzo.
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TESTO DEL PROPONENTE
Art. 1
Modifiche all’articolo 5 della legge regionale n. 12 del 1994
1. All’articolo 5 della legge regionale 14 marzo 1994, n. 12 (Norme in materia di usi civici. Modifica della legge regionale 7 gennaio 1977, n. 1 concernente l’organizzazione amministrativa della Regione sarda), sono apportate le seguenti modifiche:
a) il comma 1 è così sostituito:
“1. Il dirigente competente dell’Assessorato regionale dell’agricoltura e riforma agro-pastorale, sentiti i comuni interessati, con propria determinazione provvede ad accertare la sussistenza e la tipologia degli usi civici nei territori dei comuni per i quali non esistano i provvedimenti formali di accertamento.”;
b) al comma 2 le parole “i decreti” sono sostituite dalle seguenti: “le determinazioni”;
c) il comma 3 è così sostituito:
“3. Contro le determinazioni di accertamento è ammesso ricorso gerarchico.”;
d) il comma 4 è abrogato;
e) il comma 5 bis è così sostituito:
“5 bis. Non sono passibili di provvedimento di accertamento i terreni che siano stati utilizzati per la realizzazione di opere pubbliche, di piani per l’edilizia economica e popolare, di piani per gli insediamenti produttivi, o, purché approvati prima dell’entrata in vigore della legge n. 431 del 1985, di piani regolatori particolareggiati o di piani di lottizzazione la cui realizzazione abbia comportato l’irreversibile trasformazione dello stato dei luoghi.”.
Art. 2
Inserimento dell’articolo 14 bis (Legittimazione e affrancazione)
1. Dopo l’articolo 14 della legge regionale n. 12 dei 1994 è inserito il seguente:
“Art. 14 bis (Legittimazione ed affrancazione)
1. Qualora su terre di uso civico siano avvenute occupazioni, queste, su domanda degli occupatori, possono essere legittimate, ove ricorrano le seguenti condizioni:
a) che l’occupatore vi abbia apportato rilevanti miglioramenti di tipo agricolo o forestale, ambientale o volti alla sistemazione idrogeologica;
b) che l’occupazione duri da almeno dieci anni;
c) che dall’occupazione l’occupatore tragga una parte fondamentale del proprio reddito.
2. La legittimazione è dichiarata con determinazione del competente dirigente dell’Assessorato regionale dell’agricoltura e riforma agro-pastorale, previo accertamento dell’esistenza delle condizioni di cui al comma 1.
3. L’occupatore è tenuto al pagamento di un canone di natura enfiteutica a favore del comune sul cui territorio ricade l’area occupata.
4. L’affrancazione dal canone di legittimazione può essere concessa dal comune interessato, su istanza del legittimato, dietro pagamento di una somma determinata secondo gli indici e i criteri individuati nella deliberazione della Giunta regionale di cui al comma 5.
5. La Giunta regionale, con propria deliberazione, definisce gli indici e i criteri per la quantificazione del canone di natura enfiteutica di cui al comma 3 e della somma dovuta per l’affrancazione di cui al comma 4.”.
Art. 3
Modifiche all’articolo 18 bis della legge regionale n. 12 del 1994
1. All’articolo 18 bis della legge regionale n. 12 del 1994 sono apportate le seguenti modifiche:
a) la lettera b) del comma 1 è così sostituita:
“b) sussista una delle seguenti condizioni:
1) siano stati alienati, da parte dei comuni, prima dell’entrata in vigore della legge n. 431 del 1985, mediante atti posti in essere in difformità dalle prescrizioni di cui alla legge 16 giugno 1927, n. 1766 (Conversione in legge del R.D. 22 maggio 1924, n. 751, riguardante il riordinamento degli usi civici nel Regno, del R.D. 28 agosto 1924, n. 1484, che modifica l’art. 26 del R.D. 22 maggio 1924, n. 751, e del R.D. 16 maggio 1926, n. 895, che proroga i termini assegnati dall’art. 2 del R.D.L. 22 maggio 1924, n. 751);
2) siano stati utilizzati per la realizzazione di opere pubbliche, di piani per l’edilizia economica e popolare, di piani per gli insediamenti produttivi o, purché approvati prima dell’entrata in vigore della legge n. 431 del 1985, di piani regolatori particolareggiati o di piani di lottizzazione;”;
b) la lettera c) del comma 1 è così sostituita:
“c) non siano stati utilizzati in difformità dalla programmazione urbanistica comunale;”;
c) dopo il comma 1 è aggiunto il seguente:
“1 bis. Possono essere altresì oggetto di sclassificazione dal regime demaniale civico i terreni soggetti ad uso civico che siano stati concessi in uso, locazione, enfiteusi da parte dei comuni, prima dell’entrata in vigore della legge n. 431 del 1985, mediante atti posti in essere in difformità dalle prescrizioni di cui alla legge n. 1766 del 1927.”;
d) alla fine del comma 2 sono aggiunte le seguenti parole: “o nel comma 1 bis”.
Art. 4
Abrogazioni
1. Sono abrogate le seguenti disposizioni:
a) l’articolo 2 della legge regionale 4 aprile 1996, n. 18 (Integrazioni e modifiche alla legge regionale 14 marzo 1994, n.12);
b) il comma 1 dell’articolo 19 della legge regionale 29 aprile 2003, n. 3 (legge finanziaria 2003);
c) il comma 5 dell’articolo 6 della legge regionale 21 aprile 2005, n. 7 (legge finanziaria 2005).
Giusto per tornare sull’argomento. Come si è detto l’amministrazione regionale stà subendo molte molte pressioni sull’argomnento. Un ultimo esempio. Ricorso davanti al TAR Sardegna n. 213/2012 contro la determinazione con la quale si sono accertati gli usi civici ricadenti nel comune di Orosei. Udienza per la sospensiva il 19.04.2012. Oggi mi sembra scadessero i termini per la costituzzione in giudizio per la camera di consiglio. L’amministrazione regionale non si è costituita in giudizio per difendere la determinazione. e’ vero che il provvedimento di accertamento ha natura dichiarativa, è vero che il TAR non è competente in materia di accertamento della sussistenza del diritto di uso civico ma è altrettanto vero che una amministrazione che vuole difendere un suo provvedimento si costituisce nel giudizio. In realtà manca questa volontà e se anzi il TAR accogliesse la sospensiva molti sarebbero felici. Saluti.