Piemonte: il referendum sulla caccia si farà.
La Regione Piemonte, guidata dal presidente leghista Roberto Cota ha fatto di tutto per evitarlo, così come i suoi predecessori, da 25 anni a oggi. Eppure il referendum sulla caccia si farà, grazie alla virtuosa ostinazione del Comitato promotore. La parola (e il voto) ai cittadini.
Gruppo d’Intervento Giuridico
COMITATO PROMOTORE DEL REFERENDUM
REGIONALE CONTRO LA CACCIA
c/o Pro Natura Torino – v. Pastrengo 13 – 10128 Torino
www.referendumcaccia.it – Email: referendumcaccia@gmail.it –
Tel. 348 4991623 – 347 6639963
Costituito da: Italia Nostra, LAC, Legambiente, LAV, LIPU, Pro Natura, Radicali Italiani, WWF
Torino, 10 febbraio 2012
PIEMONTE: IL TAR ORDINA A COTA DI FARE IL REFERENDUM CONTRO LA CACCIA.
Con Sentenza emessa il 9 febbraio 2012 nel Giudizio per ottemperanza il TAR del Piemonte ha ordinato al Presidente della Regione di fissare la data del Referendum regionale contro la caccia, chiesto da 60.000 cittadini ben 25 anni fa, entro 15 giorni dalla notifica della sentenza. In difetto, ad istanza del Comitato Promotore, sarà il Prefetto a sostituirsi alla Regione in veste di commissario ad acta.
ORA E’ CERTO CHE IL REFERENDUM CONTRO LA CACCIA SI FARA’
La Regione è stata riconosciuta inadempiente e condannata rifondere le spese al Comitato promotore. “Deve affermarsi che la mancanza di qualsiasi risposta da parte della Regione alle richieste volte dai ricorrenti di far ripartire il procedimento e l’omessa comunicazione di qualsiasi informazione al riguardo rappresentano un’ inottemperanza al giudicato della sentenza della Corte d’Appello che ha riconosciuto la sussistenza del diritto soggettivo pubblico alla prosecuzione del processo referendario” scrivono i giudici del TAR.
Entro il mese di febbraio conosceremo la data del referendum che si svolgerà in una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno. “Il tempo dei trucchi e degli inganni è finito. Dopo 25 anni di sospensione dei diritti democratici nella nostra regione operata dalla casta che ci governa, la democrazia potrà riprende il suo corso. Il Consiglio regionale accantoni il tentativo di modificare la legge sulla caccia a favore di una minoranza (i cacciatori) e si rimetta alla volontà dei cittadini che col referendum esprimeranno il loro pensiero sull’argomento. Chi per 25 anni ha impedito il voto popolare tragga le dovute conseguenze da questa sentenza “.” ha dichiarato Roberto Piana del Comitato promotore.
per il Comitato promotore Roberto Piana – Piero Belletti
Aderiscono al Comitato: Agire Ora, APDA, CIPRA Italia, ENPA, Federazione dei Verdi, Gruppi Consiliari Regione Piemonte Federazione Sinistra Europea, Insieme per Bresso,, Italia dei Valori, Sinistra Ecologia e Libertà, La Pulce, LIDA, Mountain Wilderness, Movimento 5 Stelle, No alla caccia, OIPA, Teatro Zeta, Terra Boschi Gente e Memorie, Terra del Fuoco, VegFestival
Qui la sentenza T.A.R. Piemonte, sez. II, 9 febbraio 2012, n. 200.
Su che cosa si terrà il referendum?
Il quesito chiede ai cittadini se sono favorevoli a ridurre drasticamente l’attività venatoria attraverso le seguenti azioni:
a) protezione per 25 specie selvatiche oggi cacciabili (17 specie di uccelli e 8 specie di mammiferi),
b) divieto di caccia sul terreno innevato
c) abolizione delle deroghe ai limiti di carniere per le aziende faunistiche private
d) divieto di caccia la domenica.
Non era possibile nel 1987 proporre un quesito che abolisse del tutto la caccia attraverso un referendum regionale essendo l’attività venatoria prevista da una legge nazionale.
La migliore risposta all’Assessore regionale alla caccia Claudio Sacchetto (Lega Nord) il quale propone di aumentare le specie cacciabili, di cacciare nei parchi, di allungare la stagione venatoria, di introdurre l’arco tra i mezzi di caccia, di autorizzare la caccia alle specie protette dalle norme internazionali arriverà dai cittadini.
Nel 1990 nel referendum nazionale contro la caccia il Piemonte fu una delle quattro regioni dove venne raggiunto il quorum del 50% di votanti e dove prevalse il SI’ all’abolizione della caccia con il 90% dei suffragi espressi.
CRONISTORIA DEL REFERENDUM
Nella primavera-estate del 1987 vengono raccolte circa 60.000 firme in calce alla richiesta di un referendum regionale che chiede l’abrogazione di alcuni articoli della L.R. 60/79, la normativa allora vigente in materia di caccia.
Nel 1988 la Regione Piemonte (d’ora in avanti “Regione”) dichiara la richiesta ammissibile, ma, subito dopo, vara una nuova normativa,la L.R. 22/1988, e, conseguentemente, dichiara, con DPGR n. 3258/1988, la cessazione delle operazioni referendarie, essendo mutata la norma oggetto di consultazione. Da notare che la nuova legge recepisce solo in piccola parte le richieste del quesito referendario (ad esempio le specie cacciabili sono ancora29, a fronte delle 4 previste dal quesito).
Il Comitato promotore (d’ora in avanti “Comitato”) impugna il provvedimento davanti al TAR Piemonte, ma questo si definiva incompetente, vertendo l’oggetto della domanda sulla lesione di un diritto soggettivo, ed essendo pertanto competente il giudice ordinario.
Il Comitato iniziava pertanto una battaglia legale che transita attraverso tre gradi di giudizio davanti al Giudice ordinario e che dura dal 1999 al 2002. Il Tribunale di Torino rigetta la domanda del Comitato.La Corte d’Appello di Torino, invece, in riforma del primo grado, annulla il DPGR in quanto non era stata prevista una comparazione tra la nuova legge e quella precedente: pertanto non era stato possibile valutare se le istanze dei promotori fossero state accolte o meno.La Corte di Cassazione rigetta il ricorso della Regione e, pertanto, confermava il disposto della pronuncia della Corte d’Appello.
La Regione, allora, nomina una Commissione, presieduta dal Prof. Sergio Vinciguerra, affinché valuti se la nuova disciplina aveva o meno recepito le istanze referendarie. Questa concludeva i suoi lavori con esito positivo.
Con conseguente DPGR n. 89/2002,la Regionedichiara nuovamente l’annullamento delle operazioni referendarie.
Il Comitato allora ricorre al TAR Piemonte con due distinti ricorsi, uno con cui chiede il giudizio d’ottemperanza sulla decisione della Corte d’Appello, e l’altro con cui chiede l’annullamento del DPGR 89/2002. Le domande vengono ambedue respinte, la prima in quanto inammissibile per cessazione della materia del contendere, la seconda per difetto di giurisdizione, trattandosi di materia di competenza del giudice ordinario. La prima sentenza viene ricorsa in Consiglio di Stato, che conferma però la sentenza del TAR Piemonte.
Nel 2006 il Comitato iniziava la causa davanti al Tribunale di Torino per ottenere l’annullamento del DPGR n. 89/2002.
Il 5 settembre 2008, con sentenza n. 6156, il Tribunale di Torino, Prima Sezione Civile (giudice Paola Ferrero) accoglie le istanze dei promotori il referendum e riconosce il loro pieno diritto alla prosecuzione del processo referendario.
Il 29 dicembre 2010, con sentenza n. 1986,La Corte d’Appello di Torino respinge il ricorso presentato dalla Regione Piemonte contro la sentenza di primo grado e ribadisce la legittimità della richiesta referendaria.
Il 9 febbraio 2012, con sentenza n. 200, il TAR ordina alla Regione Piemonte di fissare la data del referendum entro 15 giorni, altrimenti lo farà il Prefetto di Torino.
(foto L.A.C., P.F., S.D., archivio GrIG)



dai mass media:
http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/piemonte/2012/02/10/visualizza_new.html_77354293.html
http://torino.repubblica.it/cronaca/2012/02/10/news/caccia_il_tar_ordine_alla_regione_di_definire_la_data_del_referendum-29650730/
http://www.torinotoday.it/cronaca/referendum-caccia-sentenza-tar-obbliga-regione.html
http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/442012/
http://www.agenparl.it/articoli/news/regionali/20120210-piemonte-buquicchio-idv-tar-ha-ristabilito-legalita-su-caccia
http://www.lospiffero.com/sottoscala/caccia-il-tar-impone-il-referendum-3142.html
http://www.bighunter.it/Caccia/ArchivioNews/tabid/204/newsid730/10111/Default.aspx
http://www.gazzettadasti.it/content/2012-02-10/legge-sulla-caccia-biol%C3%A9-il-tar-d%C3%A0-lultimatum-cota
http://www.novaratoday.it/cronaca/caccia-tar-obbliga-regione-piemonte-indire-referendum.html
Anche se non abito più in Piemonte, ne sono felice e spero che i Piemontesi sappiano come votare!
Spero tanto che vadano a votare in massa, è un’occasione d’oro per limitare questa attività.
magari l’esempio del piemonte sarà un punto di inizio e un esempio per le altre regioni! magari! non fa?
alla cialtronaggine non c’è mai fine.
da La Repubblica, TO, 3 maggio 2012
Un emendamento cancella il referendum sulla caccia. (http://torino.repubblica.it/cronaca/2012/05/03/news/un_emendamento_cancella_il_referendum_sulla_caccia-34350762/)
Accordo nella maggioranza, niente urne: si abrogherà la legge attuale e un ordine del giorno del centrodestra ispirerà la prossima norma. Il provvedimento verrà forse approvato oggi. Stara: “Così si aumenta la libertà delle doppiette”. (Vera Schiavazzi)
Trovata la soluzione per scongiurare il referendum sulla caccia (un emendamento nella finanziaria che abroga la legge attuale e un ordine del giorno di maggioranza che dovrebbe ispirare la prossima norma), la giunta regionale di Roberto Cota non pare avere particolarmente fretta di metterla in pratica. Ieri nell’aula di Palazzo Lascaris ci si è fermati all’articolo 17 del provvedimento economico (quello sulla caccia è un emendamento all’articolo 20), se ne riparlerà domani, o forse venerdì, o magari addirittura la settimana prossima. Qualcuno dice che l’assessore, il leghista Claudio Sacchetto, preferisce superare la prima tornata elettorale nella sua Cuneo (si vota per le comunali nel fine settimana, e il candidato primo cittadino del Carroccio è proprio lui), qualcun altro che i patteggiamenti interni alla maggioranza che hanno portato a una pace temporanea anche sulla caccia non sono poi così solidi. Sta di fatto che ieri il presidente è apparso molto innervosito quando sono stati preannunciati i ricorsi al Tar (secondo Andrea Stara, Insieme per Bresso, il
provvedimento formulato da Sacchetto sarebbe impugnabile già all’indomani dell’approvazione) e gli obblighi che proprio la giustizia amministrativa gli ha imposto nominandolo commissario ad acta per fare, e non per evitare, un referendum del quale si parla da 25 anni.
L’intera vicenda, comunque, si è stemperata nel marasma collegato alla finanziaria, tra un taglio ai trasporti e un contributo alle stazioni sciistiche, il che ha allungato enormemente i tempi della discussione. E mentre oggi il Comitato referendario si prepara a rendere pubblico l’appello di molti intellettuali, autorità e personaggi del mondo dello spettacolo in favore della consultazione del 3 giugno, il capogruppo del Pd Aldo Reschigna esprime dubbi sulle reali volontà (e possibilità) della maggioranza: “Il centrodestra dichiara ufficialmente di voler evitare il referendum, in realtà è profondamente diviso – insiste – con un’ala oltranzista che preme per effettuarlo. Anche sui contenuti della nuova legge, nessuna novità: per la maggioranza vale quell’ordine del giorno per noi assolutamente insufficiente nel considerare le ragioni dei referendari. Nel centrodestra c’è chi scommette sulla sconfitta del referendum, con il non raggiungimento del quorum, per andare poi a una nuova legge che allarghi le possibilità di cacciare. Per questo noi continuiamo a lavorare per un accordo su una legge che consideri i quesiti referendari e che permetta di risparmiare i 22 milioni, ma il centrodestra viaggia ormai spedito verso il referendum e una legge dalle maglie ancora più larghe per la caccia”.
Anche Stara ritiene che l’obiettivo ultimo sia quello di aumentare la libertà per le doppiette. E preannuncia un ricorso urgente al Tar: “E’ una attacco alla democrazia, si rischia davvero una nuova legge sulla caccia, ma più permissiva e con meno tutele per il patrimonio faunistico e la sicurezza dei cittadina”. Stara si basa sulla consultazione, avvenuta ieri, con i legali referendari: “Quello che si voterà è un vero provvedimento di legge che abroga la legge regionale in vigore per sostituirla con un ibrido composto dalla norma nazionale, ma con i Regolamenti attuativi regionali (per esempio il calendario) già in vigore e nuovi provvedimenti sanzionatori, contenuti negli allegati all’emendamento”. Dunque, un atto illegittimo, che sostituisce almeno in parte una norma con un’altra ma senza accogliere le istanze di chi voleva cancellarla.
riceviamo e pubblichiamo volentieri.
Saltato il referendum regionale sulla caccia, attentato ai diritti politici dei cittadini.
L’art. 294 del codice penale dice: “Chiunque con violenza, minaccia o inganno impedisce in tutto o in parte l’esercizio di un diritto politico [..] è punito con la reclusione da uno a cinque anni”. Noi riteniamo che questo sia il reato, perché si parla di reato, da ascrivere ai Consiglieri che hanno votato a favore dell’emendamento Sacchetto che ha abrogato la legge regionale quadro sulla caccia, la 70 del 1996, facendo decadere così il referendum regionale atteso dal 1987. Peccato che la Costituzione ex art. 122 affermi che ” I Consiglieri regionali non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni” e i Consiglieri non saranno chiamati a risponderne. Ma siamo certi che il Comitato Promotore chiederà che :
1) venga indetto il referendum non appena sarà promulgata la nuova legge sulla caccia, nella certezza che questa non avrà recepito i quesiti, rinviando di nuovo il problema;
2) chiederà il risarcimento civile dei danni per la non indizione del Referendum, a cui da sentenza della Corte d’Appello di Torino del dicembre 2010 si doveva dare seguito per il tramite del Commissario Ad Acta, individuato nella persona dello stesso Presidente Cota;
A loro si potrebbero aggiungere i 4,4 milioni di piemontesi al netto dei 30 mila cacciatori scarsi censiti.
La scelta della Giunta Cota e dei Consiglieri regionali del Pdl (esclusi Spagnuolo che ha votato no, Leo e Cantore che hanno dato solo presenza), della Lega Nord e dell’Udc è quindi:
inutile perchè non risolve il problema;
antidemocratica perché non rispetta il nostro Statuto e la Costituzione che all’art.1 sancisce che “la sovranità appartiene al popolo”;
diseconomica perchè rinvia la spesa del referendum.
Sottolineiamo l’ipocrisia del PD che ha votato contro l’emendamento nonostante ne sia stato il primo promotore.
Speriamo che almeno da questo momento fosco della storia della Regione Piemonte, il Consiglio Regionale abbia un moto d’orgoglio per provare a migliorare l’istituto dei referenda regionali. Giacciono ancora in Consiglio le proposte di legge a mia prima firma, n.112 e n.232, per eliminare il quorum e permetterne l’accorpamento con le altre votazioni amministrative o politiche; per questo con un ordine del giorno chiederò di valutare la possibilità di accelerare il corso di dette pdl e di studiare la possibilità di un voto elettronico per ridurre i costi delle future consultazioni referendarie.
Davide Bono
Capogruppo in Consiglio Regionale MoVimento 5 Stelle
—
Ufficio Stampa
gruppo consiliare regionale
MoVimento 5 Stelle
da La Stampa, 4 maggio 2012
Caccia, abbattuto il referendum.
Passato l’emendamento che eviterà le urne e farà risparmiare 22 milioni di euro alla Regione. Contro il voto del Consiglio, contestato anche da esponenti Pdl, già pronti
i ricorsi al Tar. (Antonella Mariotti): http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/452753/
da Il Fatto Quotidiano, 4 maggio 2012
Referendum caccia: lo scippo è compiuto. (Fabio Balocco, Piero Belletti): http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05/04/referendum-caccia-scippo-compiuto
/218425/