2011, Anno internazionale delle Foreste, un’occasione per far loro la “festa”.
Come accade in Italia, anche a livello mondiale le foreste non se la passano bene: il 2011 era l’Anno internazionale delle Foreste, ma il livello di tutela è peggiorato. Che cosa deve accadere perché Stati ricchi e Stati poveri aprano gli occhi? Siamo tutti sulla stessa barca.
Gruppo d’Intervento Giuridico
da www.salvaleforeste.it, 31 dicembre 2011
2011: era l’Anno Internazionale delle Foreste…
Con eventi, mostre e festival, il 2011 è stato celebrato in tutto il mondo come l’Anno Internazionale delle Foreste. E’ cambiato davvero qualcosa per le foreste, in questo 2011? Si, e purtroppo non nella direzione giusta. La tendenza era già allarmante, con circa 13 milioni di ettari di foreste che ogni anno vengono distrutte o degradate secondo la FAO, e si tratta di un dato molto cauto, poiché la FAO considera foreste le piantagioni di alberi, e quindi non conteggia come deforestazione la conversione delle foreste naturali in piantagioni, uno dei maggiori fattori di deforestazione in Sud-Est asiatico. Sempre secondo la FAO, la deforestazione, che era calata nel quinquennio 2000-2005, è risalita nel quinquennio 2005-2010.
Anche il settore industriale offre spunti di preoccupazione. L’Europa, che era stata leader nel riciclo, per la prima volta ha invertito la tendenza, calando dal 72,2% al 68,9% nel 2010. Allo stesso tempo, prodotti in carta legati alla deforestazione, come quella indonesiana, si stanno rapidamente espandendo sul mercato europeo.
Foreste e clima.
I negoziati sul clima delle Nazioni Unite a Durban hanno si sono risolti in un generalizzato fallimento: i governi non hanno fatto nulla per rafforzare le misure per fermare l’effetto serra. e non sono state messe in campo forti misure per proteggere le foreste. Si sono però adoperati per consegnare agli investitori privati i progetti volti alla protezione delle foreste, suscitando la preoccupazione di ambientalisti e popoli indigeni, che temono una nuova corsa alla terra. Un rapporto di Global Witness mette in guardia circa gli interessi delle reti criminali nel business dei crediti di carbonio. L’apertura dei progetti forestali agli investitori rischia di facilitarne la penetrazione.
Anche dalle foreste pluviali del pianeta giungono notizie allarmanti…
Amazzonia.
Il Senato brasiliano ha votato una legge che rischia di avere impatti fatali sull’Amazzonia e su altri importanti ecosistemi, per fare spazio all’agricoltura industriale e all’allevamento di bestiame. Anche se il voto sul nuovo Codice forestale del Brasile è stato temporaneamente rinviato al marzo 2012, ma resta una spada di Damocle. Il Codice Forestale stabilisce la quantità di foresta che può essere legalmente convertito a diverso uso, e la lobby agraria sta esercitando forti pressioni perché venga approvata. La nuova versione della legge è stato votata alla Camera e al Senato, senza neppure ascoltare il parere di scienziati, piccoli agricoltori e delle altre parti coinvolte. In Ecuador, il progetto volto a salvare la foresta dello Yasuní dallo sfruttamento petrolifero è minacciato dalla carenza di fondi.
Sud-Est asiatico.
Con poche righe di decreto, il governo indonesiano ha cancellato 4,8 milioni di ettari di foreste torbiere (su 10,7) dalla già debolissima moratoria delle conversioni “venduta” al governo norvegese. La conversone delle foreste torbiere in piantagioni è una delle prime cause di emissioni di CO2, che ha portato l’Indonesia a divenire il terzo paese dopo Cina e Stati uniti, in fatto di emissioni di gas serra. Intanto il teak birmano viene venduto con alacrità, ai danni delle foreste, delle comunità locali e dei diritti umani.
Le foreste africane rappresentano il tre per cento del territorio del continente, in gran parte concentrate nel Bacino del Congo e nel Golfo di Guinea. Ma già 50 milioni di ettari di foreste pluviali sono controllate da compagnie del legname, un’area delle dimensioni della Spagna, già smembrata da una rete di strade forestali. Intanto imprese straniere si assicurano grandi estensioni di terreno per impiantare colture energetiche, dalla palma da olio alla jatropha.
Le cerimonie sono sempre belle, ma più urgenti sarebbero misure concrete per salvare le foreste. Perché sono essenziali al nostro futuro, e una volta perdute non torneranno più.
(foto da www.salvaleforeste.it, P.F., archivio GrIG)
La salvaguardia degli alberi, che siano nelle grandi foreste amazzoniche, o nei piccoli boschi , e’ il problema piu grosso che ha l’umanita’ per evitare il degrado del clima , da cui dipendono le sorti di tutte le specie viventi. Gli stati tutti dovrebbero adottare vere misure coraggiose per questa salvaguardia. Ma nel frattempo mi chiedo cosa potrebbero fare i singoli cittadini ,o ad es. i corpi forestali degli stati , per sensibilizzare appunto chi deve prendere le decisioni.
I vari corpi forestali , a parte la loro chiara missione, cosa programmano per meglio operare in sinergia, quali risultati ottengono, riescono ad avere il sostegno delle istituzioni ?
Sarebbe utile vedere oltre le cime anche le radici.
Che fine ha fatto la”Festa degli alberi”,quando i bambini piantavano un alberello?E’ sparita perchè troppo educativa?