Far West Sardegna: speculazione eolica senza alcuna pianificazione.
Mentre si svolge il Carloforte Green Workshop, durante il quale si parla proprio della necessità di una pianificazione energetica che contempli le reali esigenze nazionali, della Sardegna e dei singoli Comuni, fra Buddusò e Alà dei Sardi (OT) è stato inaugurata la centrale eolica più grande d’Italia, una delle più grandi d’Europa: la Falck Renewables s.p.a. può contare su 4.000 ettari a disposizione, 69 torri eoliche, 138 MW di potenza elettrica installata, oltre 300 GWh/anno di produzione elettrica, equivalente al fabbisogno elettrico di oltre 110 mila famiglie, con un risparmio di emissioni di anidride carbonica di circa 180.000 tonnellate/anno. Un investimento complessivo di 270 milioni di euro.
I proventi per l’Azienda saranno decisamente notevoli (si stimano ricavi di oltre 50 milioni di euro annui), ai Comuni dovrebbero andare complessivamente 1 milione di euro all’anno.
Non possiamo che sottolineare come la pianificazione del territorio, sotto il profilo paesaggistico/naturalistico e sotto il profilo energetico, non possano che essere pertinenza – ai vari livelli di responsabilità – di Stato, Regioni e Comuni. La legge regionale n. 8/2004 e il piano paesaggistico regionale – P.P.R. hanno posto un freno ai signori del vento, oggi si sta ritornando al far west. Agli affari molto opachi, alla speculazione eolica. Attualmente in Sardegna sono presenti ben 27 centrali eoliche (453 MW di potenza): se fossero realizzate le altre 34 in attesa di autorizzazione, si giungerebbe a 61 parchi eolici con ben 1.265 MW di potenza.
Basti pensare che oggi l’Isola è del tutto autonoma rispetto alla rete nazionale. Può contare sulla potenza installata di circa 2.200 MW, pur impiegandone ogni giorno di solito 1.730 (e la notte solo 1.300). Con il potenziamento dei trasporti via cavo (SAPEI e SACOI) fra Sardegna e la Penisola, non ne potranno esser esportati più di 1.000 MW.
Chi ci guadagna, quindi, nel tenere immagazzinati altri 800 MW originati dall’eolico? Certo non la Collettività.
Gruppo d’Intervento Giuridico
Qui il dossier del Gruppo d’Intervento Giuridico: Rapporto sull’energia eolica in Sardegna (2010)
da Sardegna 24, 8 ottobre 2011
Gruppo d’Intervento Giuridico. “Il commercio dei certificati verdi è il vero interesse dei boss del vento”. Francesco Giorgioni
L’ultima parola spetta alla Regione, titolare delle competenze in materia di energia eolica e, dunque, della facoltà di rilasciare o meno autorizzazioni sulla base delle valutazioni di impatto ambientale. Ma i Comuni possono dire la loro, attraverso piani urbanistici che prevedano o escludano aree destinate agli impianti per produzione di energie alternative. Detto questo, sul settore esiste una grande confusione e nessuna vera programmazione che offra certezze sui criteri di selezione delle proposte. “Non c’è una programmazione, quella che dovrebbe essere prevista in un apposito piano energetico regionale – osserva Stefano Deliperi, presidente del Gruppo d’Intervento Giuridico – e dunque le proposte vengono valutate una per una, senza una logica complessiva. La mia associazione è contraria, oltre che per questo motivo, anche per il fatto che in Sardegna produciamo già da adesso più energia di quella che in realtà servirebbe. Quanto al coinvolgimmento dei Comuni, oggi forse è un tantino maggiore rispetto al passato ma si limita quasi esclusivamente agli aspetti urbanistici. E poi ai Comuni vengono riconosciute delle contropartite che bastano a superare ogni contrarietà. E poi c’è il business dei certificati verdi da tenere d’occhio”. Deliperi ricorda l’ipotesi delle tremila pale eoliche che, nel 2004, avrebbero docuto invadere la Sardegna in tempi di piena deregulation, invasione scongiurata in parte dai vincoli del piano paesaggistico regionale. “Bisogna considerare che, in realtà, molte di queste aziende sono semplicemente interessate ai cosiddetti certificati verdi – prosegue Deliperi – che possono servire anche, semplicemente, per essere commercializzati. Un affare che ha ben poco a vedere con lo sviluppo della Sardegna, ma serve semplicemente ai piccoli produttori di energia per entrare nel mercato delle rinnovabili”. In ogni caso, i Comuni possono esprimerela loro contrarietà attraverso la definizione di aree che vietano l’installazione di parchi eolici. “Nel caso dell’impianto di Buddusò – aggiunge il presidente del gruppo ambientalista – l’iter è stato molto lungo ed è stato di fatto ultimato dalla precedenti amministrazioni comunali, il che praticamente toglie molte armi a quelle attuali. Ma, lo ripeto, se esistesse un piano energetico sardo il problema non si porrebbe e non dovremmo rassegnarci all’improvvisazione”.
da Sardegna 24 on line, 8 ottobre 2011
EDITORIALE. Dove girano le pale? Giovanni Maria Bellu: http://www.sardegna24.net/editoriale/dove-girano-le-pale-1.29592
Il paesaggio venduto per 50 euro a testa. Umberto Cocco
Il parco eolico di Buddusò è «il più grande d’Italia », quello di Portoscuso, imminente, «il più grande d’Italia (della galassia Enel…)». La celebrazione retorica dei parchi eolici, da sola, nasconderebbe l’inganno: http://www.sardegna24.net/il-fatto/il-paesaggio-venduto-per-50-euro-a-testa-1.29648
I mostri di Buddusò.
La macchina del vento accende i motori. Siamo al confine tra i Comuni di Buddusò ed Alà dei Sardi. Qui sorge il Parco eolico più grande d’Italia e il secondo in Europa per potenza installata: http://www.sardegna24.net/il-fatto/i-mostri-di-budduso-1.29448
da La Nuova Sardegna on line, 7 ottobre 2011
Inaugurato in Gallura il parco eolico più grande d’Italia. Realizzato su una superficie di 4 mila ettari, coprirà il fabbisogno elettrico di oltre 110 mila famiglie, con un risparmio di emissioni di anidride carbonica di circa 180.000 tonnellate/anno: http://lanuovasardegna.gelocal.it/sardegna/2011/10/07/news/inaugurato-in-gallura-il-parco-eolico-piu-grande-d-italia-5100576
(immagini da La Nuova Sardegna, foto S.D., archivio GrIG)
Se non si fosse ancora capito, visto che l’impianto di centrali eoliche continua ad andare avanti indisturbato e arroganteoltre ogni limite, si tratta di una delle sconfitte più apocalittiche che la nostra Isola abbia mai conosciuto; il suo paesaggio in questo momento è cambiato e non è più riconoscibile e nessuno, oltre alle ricorrenti “indignate proteste”, riesce a far niente. Ma ci rendiamo conto? Un tempo quando si parlava di 4 mila ettari di territorio si pensava all’estensione media di una foresta demaniale, a quella di un Parco naturale tanto combattuto e disprezzato, oggi siamo all’assurdo che nell’assordante silenzio di tanti “ecologisti” vengono trasformati cosi’, tranquillamente, per realizzare tante nuove Ottana ben travestite di “verde” e con la prospettiva di scaricare l’energia prodotta all’altissimo prezzo (solo per i Sardi comuqnue) di aver distrutto per sempre enormi territori fino a ieri sostanzialmente ancora integri. Caro Gruppo di Intervento Giuridico occorre svegliare e mettere in campo tutte le migliori energie e coscienze di questa nostra Isola perchè, contro l’indifferenza e l’anestesia più totale in nome di una sporchissima energia dipinta di verde, si possa agire per fermare questa nuova apocalisse ambientale, sociale e culturale del nostro Popolo.
Caro Michele, è proprio quello che stiamo cercando di fare, ma – come giustamente ricordi – c’è un “silenzio assordante” da parte delle forze politiche, degli amministratori locali (a parte qualche eccezione), dei tanti pretesi “maestri di pensiero”, dei tanto “coraggiosi” indipendentisti.
Fra le stesse associazioni ambientaliste le posizioni sono differenziate: Greenpeace e Legambiente sono partners dell’A.N.E.V., l’associazione dei produttori di energia eolica, e questo dice tutto.
Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra si sono opposti, si oppongono e si opporranno all’eolico e al fotovoltaico “selvaggio”, la peggiore negazione dell’energia “pulita” ed “ecosostenibile”. Poi c’è il silenzio.
Sostienici, sosteneteci tutti in questa “battaglia” con forze assolutamente ìmpari.
Vendono la Sardegna a pezzi, come in una macelleria.
Già, gli indipendentisti.
Dove sono finiti? L’alienazione sistematica in favore degli speculatori dell’eolico dei territori più belli e peculiari della Sardegna non ha abbastanza appeal per dedicarle una qualche attenzione?
Quest’ultimo immane, vergognoso, sottovalutato scempio di qualcosa come 4000 ettari tra Benettuti e Alà dei Sardi fa purtroppo giustizia, per l’ennesima volta (i precedenti casi di massacro di montagne e altipiani in nome dell’eolico bastavano ed avanzavano), di tutte le balle raccontate dagli ultrà dell’eolico selvaggio, visto che mostra in tutta la sua violenza la distruzione di un paesaggio millenario e la degradazione irreversibile di un altipiano che prima di essere trasformato in un insediamento industriale e in reticolo di sterrate larghe da far passare carichi eccezionali (altro che “parchi”, sono aree industriali a tutti gli effetti) era di altissimo pregio per la sua integrità e naturalità, caratteristiche oramai molto rare nel mondo occidentale e per questo, altrove, tutelate con sempre maggior rigore.
Il fatto, poi, che tra i fautori di questi scempi si annoverino associazioni che si dicono ambientaliste fa capire bene come entro quella definizione, ci può entrare di tutto, proprio di tutto. Del resto, anche ANEV (l’Associazione degli industriali dell’energia eolica) si dichiara tale e addirittura risulta nell’elenco delle associazioni ambientaliste riconosciute dal Ministero dell’Ambiente.
Dunque di che stupirsi se Greenpeace Italia non aveva provato alcuna vergogna a venire in Sardegna a sostegno delle peggiori speculazioni eoliche, bollando come “bufala” l’impatto paesaggisto di 3500 torri eoliche?
Gentile Gruppo d’intervento giuridico,
Mi chiamo Andrea Faedda e sono un attivista del movimento iRS.
La sua affermazione circa il silenzio dei “coraggiosi” indipendentisti mi ha lasciato un forte disappunto.
Devo ricordare (e mi piacerebbe sapere a chi) che la questione della speculazione sull’energia eolica è stata una delle prime battaglie portate avanti da iRS, quando ancora non era emerso in maniera evidente a quale disastro stava andando incontro il paesaggio sardo. Le ricordo anche che fu sempre iRS nel maggio del 2010 ad occupare il campo eolico di Florinas allo scopo di tenere la questione sotto i riflettori dell’opinione pubblica. Ancora prima, nel 2009 oltre ad azioni sul territorio, elaborammo un documento dossier ed infine fummo sempre noi a predisporre la mozione che poi venne presentata e discussa il 31 marzo 2009 in Consiglio Regionale.
http://www.irsonline.net/2009/11/eolica-mozione-redatta-da-irs-e-messa-a-disposizione-di-tutti-i-consiglieri-regionali/
Per altro, fa abbastanza sorridere che ci si lamenti di un presunto mancato appoggio degli “indipendentisti” (oramai questo termine sta prendendo le sembianze di una strana connotazione aggettivante, quasi fossimo tutti relegati ad una particolare categoria sociale o antropologica), quando ci si dimentica con facilità che siamo tutti impegnati su diversi fronti e le forze numeriche dei nostri militanti non ci consentono spesso di essere presenti costantemente per contrastare gli ormai infiniti assalti che la nostra Sardegna sta subendo.
Ciò nonostante appena un mese fa, sempre con iRS, siamo riusciti ad impedire che durante una seduta del consiglio comunale di Ploaghe si deliberasse per l’installazione di 40 pale su quel territorio comunale.
Come vede, noi il coraggio ce lo mettiamo sempre, e forse qualcuno invece di parlare a vanvera dovrebbe informarsi meglio.
Saluti e complimenti sinceri per il vostro lavoro
Andrea Faedda
iRS_indipendentzia repùbrica de Sardigna
Certo, occorre riunire quante più forze possibile. Purtroppo
il macello continua anche perchè, come già paventavo in questo blog qualche mese orsono, lo spostamento dell’attenzione all’eolico off-shore avrebbe consentito di poter continuare il macello all’interno della nostra Terra lontano da tanti occhi e sguardi indiscreti. Ero e resto sempre convinto che questo enorme macello del paesaggio della Sardegna interna e, oramai, non solo (vedi Portoscuso), a causa della folle realizzazione di centrali eoliche, per tutte le sue molteplici gravissime implicazioni debba essere sottoposto ad un profondissimo esame del nostro Popolo sia sul piano culturale, su quello sociale e del rispetto della legalità! Grazie sempre comunque per tutto quello che anche Voi state facendo.
Ho sempre ammirato e sostenuto Geenpeace. Ciò che dite è molto grave. Vorrei avere maggiori notizie in merito, perché se fosse certo che Greenpeace sostiene questo eolico selvaggio in Sardegna, non vorrei certo dar loro il mio contributo…
Greenpeace ha sempre sostenuto il ricorso all’energia eolica “senza se e senza ma”:
* http://www.youtube.com/watch?v=uCmd7Kp7GeQ
* http://www.youtube.com/watch?v=8aqS10lwisE&feature=relmfu
* http://www.ecoblog.it/post/3721/gli-italiani-stregati-eolico-indagine-greenpeace-e-anev
* http://www.greenpeace.org/italy/it/News1/news/soru-eolico-sardegna/
* http://gruppodinterventogiuridico.blog.tiscali.it/2008/10/19/greenpeace_contro_il_carbone_ma_ambigua_sull_eolico_selvaggio__1936955-shtml/
È vero, è grave, molto grave, che Greenpeace Italia sia fautrice di questi vergognosi disastri ambientali nel cuore selvaggio della Sardegna. È molto grave perché dà un contributo molto importante per la mistificazione, che si vorrebbe far passare presso l’opinione pubblica, secondo cui le centrali eoliche sarebbero gradevoli e giocose installazioni che danni non fanno e tanti benefici portano.Tante persone si fidano proprio perché argomento sostenuto da un’associazione ambientalisca e finiscono per crederci.
È sufficiente farsi un giro sul web per avere il piacere di leggere documenti, interviste, conferenze stampe dei dirigenti di Greenpeace Italia che sostengono le stesse identiche posizioni di quelli che per mestiere fanno gli speculatori dell’eolico. Ma mentre per questi ultimi non ci si stupisce, molto più sconcertante è dover prender atto che chi si definisce ambientalista ne ripete pedissequamente le argomentazioni fasulle, fino a diventare indistinguibile da chi per mestiere deve massimizzare il profitto che proviene dallo sfruttamento di stampo coloniale delle zone più belle della Sardegna.
L’etichetta di “bufala” affibbiata al problema dell’impatto paesaggistico sulla Sardegna di migliaia di pale eoliche la si può apprezzare a questo link
http://www.greenpeace.org/italy/it/ufficiostampa/comunicati/maratona-eolica-2t/
“Siamo venuti in Sardegna con un’iniziativa sportiva e positiva per far capire a Soru che sull’eolico si sbaglia, e di grosso”, afferma Francesco Tedesco di Greenpeace: “La Sardegna potrebbe trarre dal vento la metà dell’energia di cui ha bisogno, garantendo il triplo dei posti di lavoro del carbone e permettendo di raggiungere la tanto acclamata indipendenza energetica. LA QUESTIONE PAESAGGISTICA È UNA BUFALA: BASTA SOLO IL 3 PER CENTO DEL TERRITORIO SARDO PER DARE ENERGIA A METÀ DELL’ISOLA”.
http://gruppodinterventogiuridico.blog.tiscali.it/2007/06/04/greenpeace_eolico_e_sardegna__1631054-shtml/
La maratona promossa da greenpeace è passata per Nulvi, il mio paese, in cui i lavori per la realizzazione di un parco eolico sono stati bloccati più volte dalla magistratura.
E’ stato “bellissimo” vedere sfilare nelle colline dell’Anglona -un tempo terra dei nuraghi- grandi atleti per incoraggiare lo sblocco dei cantieri nei quali lavoravano l’assessore ai lavori pubblici e tutta una serie di persone legate agli ex amministratori da stretti legami di parentela.
Ovviamente sarebbe stato troppo chiedere a Greenpeace d’informarsi un po’ sulla situazione sarda ed in particolare dei luoghi nei quali andava a promuovere l’eolico ( più per gli speculartori e le varie cricche che si andavano formando localmente che per l’ambiente).
Quello del mio paese, ovviamente, è solo un caso, ma da quello che ho letto e visto negli utlimi anni, non mi pare che nel resto della Sardegna e d’Italia sia andata diversamente.
Per concludere, ti dico che anche per me è stata una grande delusione vedere greenpeace conivolta in questo affare, speriamo non agisca in questo modo anche per altre campagne.
Buonasera Andrea, forse l’errore è quello di vedere come un “blocco” unico i numerosi movimenti indipendentisti e di questo ti chiedo scusa. Tuttavia, non puoi non convenire sul fatto che – a parte qualche iniziativa di I.R.S., magari locale – nel panorama non c’è molto.
C’è bisogno di prese di posizione determinate, anche da parte dei movimenti indipendentisti, sia sulla speculazione eolica che sulla speculazione immobiliare, il c.d. piano per l’edilizia e lo stravolgimento prossimo del piano paesaggistico (e qui non pare di aver sentito proprio nulla).
Coraggio e cervello! Ce n’è molto bisogno.
Stefano Deliperi
P.S. la bozza di mozione I.R.S. è del novembre 2009, non di marzo 2009, ma dal Consiglio regionale venne discussa e approvata questa (febbraio 2010): http://www.consregsardegna.it/XIVLegislatura/Mozioni/Moz024.asp
La conosciamo molto, molto bene 😉
Stefano,
certo che nel panorama non c’è molto, almeno se ci si riferisce al problema dell’eolico.
Ma noi di iRS ci siamo sempre stati e infatti è su questo che rispondevo.
Però anche tu converrai che in questo momento in Sardegna non si sa da che parte girarsi. Tra eolico, radar, galsi, poligoni militari, maree nere (e bianche), ricerche petrolifere, benzene e sai bene che la lista continua..
Le forze in campo non sono tante. Neanche tra i gruppi indipendentisti che comunque sono impegnati anche su fronti diversi da quello ambientale ma comunque importanti (ricordo le battaglie contro i pignoramenti di Equitalia).
Per quanto riguarda il tema della speculazione immobiliare, qui si apre un capitolo a parte perché riconosco che la nostra elaborazione è stata praticamente quasi del tutto carente (salvo un comunicato in merito al caso di Ovidio Marras e apparso di recente sul nostro portale
http://www.irsonline.net/2011/09/10574/
Le ragioni di quest’assenza non sono da ricercare in una precisa volontà di opportunità politica (accusa che qualcuno ogni tanto ci muove) ma solo nel fatto che le nostre poche risorse si sono spese verso altre vertenze e forse sono mancate le sensibilità per occuparsi attivamente del problema del consumo del territorio.
Posso assicurare che da questo punto di vista la nostra linea in difesa dell’integrità del paesaggio e dei sui ecosistemi è netta. Dobbiamo forse lavorare un po’ di più, al nostro interno, per diffondere maggiormente il concetto che la sostenibilità ambientale costituisce una risorsa, d’altra parte questo vale però per tutti i sardi.
Ad ogni modo, noi faremo la nostra parte e a breve le nostre prese di posizione anche su questo tema non mancheranno.
A menzus bìdere
Andrea
qualsiasi materiale ti/vi serva sulla speculazione immobiliare, il c.d. piano per l’edilizia, la modifica del P.P.R. è a disposizione
Approfittatene 😉
Stefano Deliperi
Grazie, di fatti non è per caso che sbirciavo sul vostro sito 🙂
E’ una catastrofe travestita da sviluppo. Il diffondersi delle pale eoliche e delle fattorie a pannelli solari doveva essere programmato e interessare solo le zone industriali o degraddate ma si sta estendendo in tutto il territorio. Non sono un tecnico ma chi autorizza lo scempio e chi fa la valutazione di impatto ambientale? Non può pesare tutto sul gruppo di intervento giuridico. Credo che come cittadini sardi spetti a tutti vigilare e protestare.Io ne parlo dal 2005 ma molti non conoscono il problema e mi sono sentita dire che sono persino belle. C’è molta ignoranza sia sulle concessioni, sulla loro durata , su chi dovrà smantellarle una volta dismesse.Cosa rimane ai sardi di tutta questa richezza? Credo solo bricciole.Muoviamoci tutti prima che sia troppo tardi Luciana
Greenpeace sostiene che basterebbe utilizzare solo il 3% del nostro territorio per l installazione di campi eolici per assicurare un fabbisogno energetico che soddisfa meta’ Sardegna, su questo si puo’ esser anche daccordo , il problema e’ dove’ si vuole sviluppare quel 3% , sul l altopiano tra Budduso’ e Ala’ devastando un luogo di una bellezza unica o magari in alternativa nei tre poli industriali ormai in fase di dismissione
Complimenti per il post, scritto in maniera brillante! Ed anche la materia trattata rivela notevole conoscenza da parte tua… Mi è venuto in mente che talvolta i commenti a certe notizie sono meno stupefacenti delle notizie stesse… e a proposito di “stupefacenti”, alcol e donne che cominciano a travestirsi da maschio sin da bambine, ecco un riferimento che forse potrà interessare: http://mondocineroma.wordpress.com/2011/10/10/esperienze-di-sinistra-marxismo-a-san-lorenzo-e-%E2%80%9Ctomboy%E2%80%9D-al-%E2%80%9Csacher%E2%80%9D/
Comuni in offerta speciale.
da L’Unione Sarda, 11 ottobre 2011
Tertenia. Eolico, bufera in Municipio. (Simone Loi): http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_82_20111011085753.pdf
“Il modello per tutti è Ulassai”.
E, dal punto di vista del tornaconto monetario, i comuni vicini hanno perfettamente ragione. L’installazione industriale di Ulassai ha colpito più i paesi confinanti che Ulassai, in termini di paesaggio degradato (la vista da Perdasdefogu verso nord è letteralmente sfregiata dalle schiere di pale presenti nei crinali).
Però i quattrini (beninteso, una miseria rispetto agli utili degli speculatori eolici) se li becca solo quell’amministrazione comunale. Questa è un’altra aberrazione del far west eolico senza una programmazione dall’alto, perché i proventi dovrebbero essere distribuiti secondo criteri più equi e non incassati tutti dal Comune che concede i terreni.
E allora è ovvio che parta, tra questi comuni vicini, la corsa a piatire, presso le multinazionali, la loro brava centrale eolica. Visto che i valori ambientali non conoscono confini amministrativi, perché Ulassai deve fare cassa sfregiando il territorio (che appunto è DI TUTTI), compresi i “tacchi”, neppure loro risparmiati dall’oltraggio, e gli altri no? Saranno mica, gli amministratori di Ulassai, i furbetti dell’eolico?
E dunque ecco partire la spirale della corsa all’eolico che potrebbe segnare la distruzione di uno dei pochi patrimoni rimasti alla Sardegna, il suo paesaggio e l’elevatissimo valore ambientale di molte zone interne. Che rischia di sparire come già successo in troppi casi (Altipiano di Campeda territorio di Bonorva, le montagne della Gallura -dall’areo ho contato 115 pale in pochi km di raggio, l’altipiano di Buddusò-Alà dei Sardi, i monti del Grighine, l’altipiano di Ulassai, ecc…).
Un pericolo, ripeto, ampiamente sottovalutato.
da Sardegna 24, 13 ottobre 2011
Eolico, corsa ai nuovi parchi con torri alte fino a 125 metri. (Cristina Cossu): http://www.consregsardegna.it/rassegnastampa/pdf/42493_Eolico_corsa_ai_nuovi_parchi_con_torri_alte_.pdf
http://www.sardegna24.net/regione/eolico-corsa-ai-nuovi-parchi-1.31077
Dalle cave assassine al solare. Bassacutena, nuova minaccia. (Francesco Giorgioni): http://www.consregsardegna.it/rassegnastampa/pdf/42492_Dalle_cave_assassine_al_solare_Bassacutena_n.pdf
Ciao a tutti!
sbaglio, o nella mappa manca il “parco” eolico di Bonorva (già realizzato) e il progetto di Chiaramonti (Anglona) discusso dall’amministrazione con parere favorevole ?
Non parliamo poi delle proposte di espansione per quelli già esistenti…
Nel mio paese, Nulvi – che ha visto il vostro intervento per il “parco” realizzato dalla società FRIEl-, gli speculatori sono sempre al lavoro per allettare gli allevatori ed il comune con cifre ora un po’ lontane dalle precedenti elemosine. Il sistema è sempre lo stesso, il procacciatore di contratti (spesso un compaesano, ma si sa, l’occasione fa il sardo scaltro…) si reca dai singoli proprietari proponendo “enormi benefici” economici per l’impianto di una o più torri, dopo aver battutto a tappeto il territorio (anche in aree ovviamente non idonee) sono gli stessi proprietari a pressare gli amministratori (anche se nella maggior parte dei casi , questi, non necessitano di molte pressioni…) affinché approvino il progetto.
Mi auguro davvero che la situazione cambi! Oramai, alla luce di tutti i progetti depositati in regione, diventa impossibile evitare di essere perseguitati da queste torri e dal malaffare che si portano dietro.
Buona serata
la centrale eolica di Bonorva è indicata nella carta come “Campeda”, allora ferma per indagini della magistratura, quella di Chiaramonti è recente, no?
E’ da più di tre anni che è stata inoltrata la richiesta in comune ( l’impresa è avellinese, sicuramente la IVPC, la zona “Su Sassu”, nei pressi del parco Erula Tula) e che la popolazione ne parla, molti chiaramontesi lamentano, come spesso accade in questi casi, una mancanza di confronto con l’amministrazione comunale.
Non so altro, nel senso che non ne sento parlare da un po’ di mesi e credo sia tutto fermo, non so se per le grane giudiziarie dell’impresa oppure per il “blocco” imposto dalla regione.
Ho letto questo articolo qualche mese fa (http://lanuovasardegna.gelocal.it/sardegna/2011/06/04/news/accantonato-l-eolico-la-regione-punta-sul-fotovoltaico-4364706) , è cambiato qualcosa? La regione ha realmente, in seguito allo scandalo P3, dato un taglio netto all’eolico oppure c’è qualcosa che non è stato detto e scritto?
Dalla Nuova Sardegna online
Ozieri nuova candidata per un megaparco eolico
Energia verde a Chilivani: per l’impianto verrebbero utilizzati 900 ettari della Piana. Il sindaco allettato dall’investimento della società franco-tedesca Kloss
http://lanuovasardegna.gelocal.it/sardegna/2011/10/14/news/ozieri-nuova-candidata-per-un-megaparco-eolico-5141964
altro Comune in offerta speciale, Ozieri.
da La Nuova Sardegna on line, 14 ottobre 2011
Ozieri nuova candidata per un megaparco eolico.
Energia verde a Chilivani: per l’impianto verrebbero utilizzati 900 ettari della Piana. Il sindaco allettato dall’investimento della società franco-tedesca Kloss. (Alessandro Tedde): http://lanuovasardegna.gelocal.it/sardegna/2011/10/14/news/ozieri-nuova-candidata-per-un-megaparco-eolico-5141964
se vi fosse un minimo di decenza queste porcate non verrebbero nemmeno in mente.
da Il Corriere della Sera on line, 15 ottobre 2011
L’intenzione sarebbe quella di inserirlo nel decreto sviluppo. A sorpresa spunta il condono tombale per le rinnovabili. Non solo amministrativo, ma anche penale per reati edilizi, paesaggistici e ambientali: 10 euro a kW installato. (Stefano Agnoli): http://www.corriere.it/economia/11_ottobre_15/condono-rinnovabili-agnoli_8549ca86-f715-11e0-9ce3-b3213c3a5a87.shtml
da La Nuova Sardegna, 28 ottobre 2011
Insieme agli indipendentisti la Soprintendenza e la polizia municipale. Il sindaco Satta: «Impediremo l’ennesimo scempio». Blitz di iRS, no all’eolico nell’area nuragica. Perfugas, bloccata l’installazione non autorizzata di una pala in un terreno privato. (Nadia Cossu)
PERFUGAS. La voce sull’avvistamento di due mezzi che attraversavano il paese e si dirigevano verso la valle di San Giorgio ha viaggiato alla velocità dei neutrini. Sindaco, attivisti di iRS, polizia municipale, Soprintendenza: pochi minuti per organizzare il blitz davanti ai cancelli di Contra Aguda, un sito di rilevanza archeologica. Il sospetto era fondato: in un terreno privato stava per essere installato un anemometro e, forse, anche una pala eolica. Una sorta di prova tecnica. Peccato fossero necessarie diverse autorizzazioni. Che, ovviamente, non erano state richieste.
Immediatamente si è levato alto – anzi altissimo – il grido di allarme della gente, di buona parte della giunta e dei rappresentanti della Soprintendenza: «Nessun parco eolico nell’area archeologica di Contra Aguda». Il controllo repentino, in sostanza, era d’obbligo per scongiurare il pericolo che in una zona sottoposta a vincoli paesaggistici, e dove esiste un esteso insediamento protonuragico, potesse (e possa) sorgere un parco eolico.
E infatti mercoledì, con in testa il primo cittadino di Perfugas Mario Satta, gli attivisti di iRS Anglona si sono dati appuntamento davanti a quei cancelli. Il tutto dopo aver ricevuto alcune segnalazioni che riferivano del passaggio in paese – nelle prime ore del mattino – di un camion e di una terna, la macchina composta da pala e braccio escavatore che viene usata per i lavori di scavo, riporto o movimento di materiali. Il primo cittadino ha avvisato la polizia municipale ed è andato sul posto, lo hanno raggiunto anche alcuni rappresentanti della Soprintendenza ai beni archeologici. Immediatamente sono partiti gli accertamenti nei confronti dei proprietari del terreno e della ditta esterna interessata a installare un campo eolico nella valle di San Giorgio. Verifiche dalle quali è venuto fuori che nessuna richiesta di autorizzazione era stata presentata all’ufficio tecnico del Comune di Perfugas e neppure alla Soprintendenza. Di conseguenza, quell’anemometro – strumento utilizzato per misurare la velocità, la pressione e la temperatura del vento – lì non poteva essere piazzato. Figurarsi la pala eolica.
La risposta del sindaco Mario Satta ai dipendenti dell’impresa è stata secca: «Quell’insediamento neolitico per noi rappresenta un’eredità lasciata dai nostri padri ed è parte fondante della nostra identità di sardi, di popolo e di nazione». Deciso il no alla realizzazione di un parco in quella valle: «Siamo pronti a mettere in moto ogni provvedimento amministrativo necessario – ha ribadito Satta – I terreni in questione, oltre ad avere un grande valore archeologico e paesaggistico, devono continuare ad avere una vocazione agricola e pastorale».
Una considerazione che porterebbe a ritenere che il capo della giunta comunale di Perfugas – insieme a iRS che è il suo partito – sia contrario all’eolico. Niente affatto. «Se c’è una cosa alla quale siamo contrari – ha sottolineato con forza Satta – non è l’eolico bensì la speculazione e la svendita delle nostre ricchezze. Noi semplicemente ci vogliamo distinguere da quei paesi che in Sardegna stipulano contratti dove il 99,4 per cento dei profitti va alle multinazionali e appena lo 0,6 alla comunità. Stiamo invece studiando un piano energetico per il paese in modo tale che il beneficio ricada esclusivamente sulla collettività».
Sulla stessa linea il coordinatore di iRS Perfugas, Antonio (Zizi) Cossu: «Non possiamo permettere – ha detto subito dopo il blitz a Contra Aguda – che qualcuno violenti il nostro territorio. Le pale eoliche possono essere una risorsa solo se installate in siti adeguati che non presentino le caratteristiche archeologiche e paesaggistiche come in questo caso. E, soprattutto, siamo favorevoli se sono gestite dalla comunità. Non abbiamo alcuna intenzione di farci “rapinare” in cambio di poche briciole. Per tutte queste ragioni il parco eolico a San Giorgio non si farà». Una cosa è certa: il blitz di due giorni fa nel terreno di Contra Aguda è servito a lanciare un segnale di disappunto piuttosto importante.
Polemiche per l’iniziativa della maggioranza. In Consiglio il raddoppio del parco sequestrato. L’amministratore della società accusato di truffa aggravata. (Nadia Cossu)
PLOAGHE. Sono passati due mesi da quel consiglio comunale di Ploaghe convocato in seduta straordinaria per discutere – e approvare – una richiesta di ampliamento del parco eolico di Monte Ledda presentata dalla società Italian Vento Power Corporation e dal suo amministratore unico Oreste Vigorito. Un nome noto, un avvocato di Ercolano arrestato nel 2009 nell’ambito dell’inchiesta sui «Signori del vento». L’operazione della guardia di finanza di Avellino aveva allora portato al sequestro di sette parchi eolici, tre arresti e undici denunce. Per tutti l’accusa era quella di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata: gli indagati avrebbero presentato false certificazioni per accedere ai contributi erogati in favore dei produttori di energia eolica. Tra i parchi sequestrati – con facoltà d’uso – quello di Ploaghe che era stato affidato al custode giudiziario. Ebbene: in quel contestato consiglio comunale di fine luglio – a detta della minoranza convocato con troppa fretta – era stata presentata la richiesta di ampliamento di potenza complessiva del parco sino a 43 megawatt: «Di fatto – hanno spiegato gli indipendentisti di iRS – un sostanziale raddoppio rispetto a quanto stabilito da una precedente richiesta approvata dal consiglio a novembre del 2007 (delibera numero 57) in base alla quale la potenza massima era fissata a 20 megawatt». Ciò che allora non convinse la minoranza e in particolare il consigliere di iRS Giovanni Salis fu proprio «il consiglio comunale che, avendo all’ordine del giorno un argomento così importante, era stato convocato in seduta straordinaria urgente. Un particolare che non ha permesso ai consiglieri di prepararsi adeguatamente. I documenti a disposizione erano incompleti, mancavano la delibera e una planimetria. Impossibile valutare con attenzione la proposta». Nell’aula consiliare quel giorno c’era anche Gavino Sale, oltre a diversi cittadini. La maggioranza, di fronte alla marea di obiezioni, aveva rimandato la decisione a un’ulteriore seduta che avrebbe dovuto tenersi a settembre. «A oggi prendiamo atto del fatto che nessun consiglio è stato convocato – dice iRS – e visionando i verbali della seduta, ci siamo resi conto che è stata riportata una grave imprecisione. Il consigliere Salis è sì a favore dell’eolico ma solo se gestito dalla comunità. Perché se così fosse ci sarebbero più ricchezza e posti di lavoro non per pochi ma per tutti».
da Golem Informazione, 28 ottobre 2011
Soldi a palate. (Francesca Cardia): http://www.goleminformazione.it/Centro/Soldi-a-palate.html
da La Nuova Sardegna, 1 novembre 2011
Mega parco eolico, l’affare non c’è. Poca l’energia esportata, a pagare quella non prodotta sarebbero i cittadini.
OZIERI. Centotrentatre milioni di investimenti, 35 torri da 3 megawatt alte 90 metri: il parco eolico più potente della Sardegna in termini di produzione per numero di aerogeneratori installati. La società tedesca Kloss New Energy promette oltre un milione di euro al Comune: per l’amministrazione potrebbe essere un affare, ma non è detto che gli interessi particolari di una città coincidano con quelli di un’isola intera.
Colpa di un sistema elettrico congestionato che rischia di sprecare l’energia prodotta senza alcun beneficio sull’atmosfera. E il conto finale lo pagano l’ambiente e i cittadini. A lanciare l’allarme, ieri, durante la presentazione del progetto del mega parco ai margini della piana di Chilivani, è stato l’ex assessore all’Industria Oscar Cherchi, ora all’Agricoltura. Il 19 aprile scorso ha presentato la proposta di legge 277 per la definizione di un Piano energetico regionale e ha fornito numeri allarmanti. «In Sardegna c’è una potenza complessiva installata di 4.188 Megawatt, ma si dispone di una rete di distribuzione dell’energia elettrica praticamente isolata dal punto di vista strutturale». Neanche il nuovo cavo sottomarino Sapei è riuscito a eliminare il divario. Risultato: l’isola ha una capacità di esportazione di energia limitata a 1300 Mw e ha difficoltà a piazzare sul mercato quella che avanza. Dal 2001 al 2010, secondo il rapporto del gestore della rete Terna, segna un surplus di produzione che l’anno scorso è stato di 1000 Gigawattora, cioè un milione di Megawattora: circa il 9 per cento del totale prodotto.
In questo quadro di abbondanza di elettricità e rete sovraccarica, la stabilità del sistema è garantita da una serie di distacchi programmati degli impianti e «la frequenza degli eventi critici aumenta con l’aumento della potenza eolica installata», ha avvertito Cherchi. Ciò significa che quando un parco eolico è in «pausa» la riduzione dell’anidride carbonica rimane sulla carta e le centrali continuano a bruciare combustibili fossili. I casi, per ora, sembrano limitati ma il rischio è dietro l’angolo, ammonisce l’assessore, perché «è pervenuto alla Regione un ingente numero di istanze di autorizzazione per altri 4 mila Megawatt» che farebbero raddoppiare la potenza complessiva in Sardegna. Il problema, allora, diventa cosa fare di tutta questa energia. «La limitata capacità di esportazione impone una riflessione e la realizzazione dei nuovi impianti deve essere rigorosamente pianificata» ha avvertito l’assessore. Da qui la proposta di «sospendere le autorizzazioni» per nuovi impianti fino all’approvazione di un Piano energetico regionale e la «necessità di incentivare il fotovoltaico, meno invasivo e immediatamente utilizzabile per l’abbattimento dei costi». Altrimenti «l’elettricità prodotta potrebbe rimanere inutilizzata» e ai cittadini, che non hanno avuto nemmeno i benefici ambientali, resterebbe da pagare il conto visto «l’obbligo di remunerazione dell’energia eolica non prodotta in caso di criticità del sistema». Il prezzo si trova già stampato nella bolletta alla voce «Oneri generali, tariffa A3», e comprende la mancata produzione di Puglia e Campania per oltre 460 mila Mw. La Sardegna registra ancora percentuali basse, ma potrebbe essere lei la prossima candidata a far lievitare i costi per la collettività.
IL PRIMATO. Nel Sassarese boom di impianti.
OZIERI. Sassari è tra le principali province italiane per numero di impianti installati e produzione di energia elettrica dal vento. Lo dice il rapporto 2010 del Gse, il Gestore dei servizi energetici. In termini di potenza installata detiene il 4,6 per cento del totale della Penisola, preceduta da Foggia, Catanzaro e Palermo. In Sardegna ha un primato che si vede anche a colpo d’occhio e va dagli impianti eolici di Tula a quelli di Bonorva, passando per l’Anglona, Nulvi, Ploaghe e Florinas.
In ambito regionale, dietro la provincia di Sassari, seguono Oristano con l’1,9%, l’Ogliastra (1,4%), Cagliari (1,2%), il Medio Campidano (1,2%) e Olbia-Tempio (0,8%). Nella Penisola, il 98 per cento di elettricità prodotta con il vento è concentrato al Sud e la Sardegna occupa la quarta piazza con l’11,4 per cento del totale, dietro Sicilia (24,1%), Puglia (23%) e Campania (14,6%). Secondo i dati del Gse, il prezzo medio dei certificati verdi nel triennio 2008-2010 è stato di 87 euro ciascuno. Perciò, tra il commercio dei certificati e la vendita dell’energia in rete, le società costruttrici incassano da ogni pala eolica utili che vanno da 800mila a 1,2 milioni di euro annui. (a.te)
GLI SPRECHI. Surplus che fa male all’ambiente.
OZIERI. La Sardegna ha tre “cordoni ombelicali” sottomarini che la mettono in comunicazione con il resto della rete elettrica. Il più recente è il cavo Sapei che ha una potenzialità di 1000 Megawatt. A questo si aggiungono gli storici elettrodotti Sardegna-Corsica-Italia (Sacoi), pari a 250 Mega, e Sardegna-Corsica (Sarco), di appena 50 Megawatt. In tutto 1.300 Megawatt che servono per gli scambi elettrici con i mercati del resto d’Italia.
Ecco perché la quantità di esportazione dell’energia dall’isola è limitata e quella che avanza rischia di finire sprecata. Secondo i dati del gestore della rete Terna, la domanda di elettricità dei sardi è rimasta pressoché costante nell’ultimo decennio con un modesto incremento di 1,6 punti che corrisponde a un consumo procapite di 1.370 chilowattora per abitante. A fronte di questo quadro stabile dei consumi c’è una costante sovrapproduzione di oltre 1000 megawattora che quest’anno potrebbe crescere ulteriormente a causa della crisi dell’industria.
L’anno scorso le perdite sono state di 600mila megawattora e se la Regione non adotterà in fretta un Piano energetico regionale continueranno l’incertezza e i costi a carico dell’ambiente e dei cittadini. (a.te)
da La Nuova Sardegna, 2 novembre 2011
PRECISAZIONE. Eolico a Ozieri, Cherchi non c’era.
Per un difetto di comunicazione interna, sull’edizione di ieri abbiamo dato per presente alla riunione sul parco eolico, che si è tenuta a Ozieri, l’assessore regionale Oscar Cherchi. In realtà l’assessore non c’era. L’avevamo invece autonomamente intervistato sul tema in discussione. Ci scusiamo per l’errore con l’interessato e i lettori.
da La Nuova Sardegna, 2 novembre 2011
Un parco eolico alle porte di Macomer
Preoccupazione per il mega progetto presentato da una società di Bergamo. Il caso è stato sollevato in Comune dal gruppo di minoranza: la zona individuata è sulla 131. (Tito Giuseppe Tola)
MACOMER. Non piace e preoccupa il progetto di una società di Bergamo per la realizzazione di un parco eolico a Tossilo, la quale intenderebbe installare 23 torri, alte più di 100 metri e altrettanti rotori a cavallo della 131, una presenza che avrebbe un impatto visivo micidiale.
Il progetto è stato presentato ai comuni di Macomer e Borore dalla società Fonteolica, la stessa che nel 2009 aveva proposto un progetto più o meno simile da realizzarsi nella Valle dei Nuraghi di Nuraxi Figus, frazione del comune di Gonnesa. Il nome della stessa società è comparso negli atti delle indagini dei carabinieri sulla P3 e sulla vicenda del business dell’eolico nella quale è rimasto convolto il faccendiere Flavio Carboni. Il parco che Fonteolica si propone di realizzare a Tossilo dovrebbe estendersi in gran parte sul territorio di Macomer e in parte su quello di Borore. I due comuni ritengono che proprio a Tossilo, dove tra l’altro il progetto andrebbe a interessare un’area di grande interesse archeologico, non si possa realizzare un progetto di questo tipo.
Il progetto di Fonteolica sarebbe passato in silenzio se non fosse stato intercettato dal gruppo di minoranza Per Macomer. «Abbiamo sollevato la questione – dice il capogruppo Marco Mura -, quando si è parlato dei siti da destinare ai parchi eolici. La cosa più sconcertante è che il sindaco è cascato dalle nuvole. Ha detto che non ne sapeva nientre. Lo sapevano invece tutti gli altri. Non siamo contrari alla realizzazione di impianti eolici, ma dobbiamo sapere cosa si vuol fare e come. Un progetto di questo tipo deve essere discusso in consiglio. Preoccupa che norme regionali ne consentano la realizzazione nelle zone industriali o in quelle comunque degradate perché distanti 4 chilometri dalle aree destinate alle attività produttive. Non vorrei che il progetto venisse calato dall’alto e passasse sulla testa di tutti».
Il progetto è stato chiamato “Sa muzzere” (La moglie). La zona dove si intende realizzare l’impianto è a cavallo della 131 subito dopo il calzificio ex Queen e dista meno di 500 metri da Borore. Quelle che si intende installare sono macchine di grandi dimensioni alte 123 metri. Le pale hanno un diametro di 114 metri e ciascuno dei 23 aerogeneratori pesa 65 tonnellate (ogni pala ne pesa 14). Ogni generatore ha una potenza di 3,2 MW per complessivi 73,6 MW. Già queste dimensioni danno l’idea dell’impatto. È poi prevista la realizzazione di una serie di opere, a partire dalle strade che collegheranno le torri. Solo per adeguare le piste esistenti servono 9900 metri cubi di scavi, mentre 22 mila metri cubi servono per realizzare nuove piste. A questo si sommano le fondazioni per gli aerogeneratori, i cavidotti e le altre opere. L’impianto di Bonorva visibile dalla 131 rende un’idea di ciò che si vorrebbe realizzare a Tossilo. Da qui le perplessità delle amministrazioni. «Non siamo contrari agli impianti eolici – dice il sindaco di Borore, Tore Ghisu, – qualsiasi attività deve essere concordata con l’amministrazione e stiamo recuperando il progetto di un’atra ditta del settore». L’amministrazione comunale di Macomer ritiene che scelte di questro tipo non debbano essere calate dall’alto. «A parte che abbiamo localizzato un’area destinata a questo tipo di impianti – dice l’assessore all’urbanistica, Tore Barria, – non permetteremo comunque che altri decidano cosa realizzare sul nostro territorio».
MACOMER. Il Comune sceglie l’area Zps di Campeda. (Tito Giuseppe Tola)
MACOMER. Nell’ultima riunione del consiglio comunale è stata approvata la localizzazione del sito destinato ad accogliere gli impianti eolici. La scelta è caduta su un’area della parte alta di Campeda, meglio conosciuta come Su Macumeresu. L’area è situata ai confini con i territori comunali di Bonorva e Bolotana ed è delimitata dalla vecchia strada Bonorvesa. «C’è già l’impianto eolico di Bonorva – dice l’assessore all’urbanistica, Tore Barria -, si tratta dunque di una zona già impegnata da questo tipo di impianti. Non penso che possano muovere obiezioni alla nostra scelta dato che hanno già autorizzato la realizzazione dell’impianto di Bonorva». Per Marco Mura, capo del gruppo Per Macomer, si tratta di una scelta sbagliata. «È privo di senso destinare Su Macumeresu ai parchi eolici – dice -, c’è una normativa regionale ben chiara che ne impone la realizzazione nelle aree industriali». Il sito individuato, ma anche quello di Bonorva, ricade nella Zps (zona di protezione speciale) di Campeda ed è poco distante dal Sic. Le torri del parco eolico di Bonorva non sono un bel vedere.
da La Nuova Sardegna, 11 novembre 2011
Portovesme, la più grande fabbrica del vento. Da ieri in esercizio il maggior parco eolico mai realizzato in Italia. (Erminio Ariu)
PORTOVESME. Il vento di scirocco, ieri mattina, ha battezzato, alla presenza del responsabile mondiale di ingegneria e costruzioni d’Enel Green Power, l’ingresso in esercizio del più importante parco eolico d’Italia. Un investimento di oltre 190 milioni di euro affidato alla Siemens per l’installazione di 39 aerogeneratori che, a regime, produrranno 90 megawatt di potenza. Le gigantesche torri metalliche, sormontate da 39 turbine, sono state piazzate a tempo di record: la prima pietra è stata posata a febbraio e, ieri mattina, due gigantesche pale hanno cominciato a ruotare producendo quasi 4 megawatt di potenza. «Un investimento importante – ha detto Vittorio Vagliasindi responsabile mondiale ingegneria e costruzione di EGP – che fornirà vantaggi sul piano economico ed ambientale. A regime con i suoi 90 Mw sarà in grado di produrre 185 milioni di kilowattora/anno paragonabili ai consumi di 70 mila famiglie e ad evitare l’immissione in atmosfera di oltre 130 mila tonnellate di anidride carbonica». Vantaggi immediati e concreti anche per il comune di Portoscuso che sulla base dell’accordo di programma oltre alle assunzioni di unità lavorative, otto giovani diplomati hanno seguito un corso di formazione, otterrà la realizzazione di un parco e dell’energia energia elettrica per gli impianti di riscaldamento degli edifici pubblici, piscina comunale compresa. «È un passo importante quello che oggi è stato fatto – ha aggiunto Franco Storace amministratore delegato di EGP. Il programma di crescita organica di Enel Green Power, cammina secondo i piani di sviluppo delineati e comunicati al mercato».
e Villacidro chiude il recinto quando i buoi sono scappati 😉
da La Nuova Sardegna, 15 dicembre 2011
Comune controcorrente: «Niente torri eoliche nel nostro territorio». Il Consiglio vota all’unanimità un atto amministrativo che blocca ogni progetto futuro di nuove installazioni. «La Regione deve tenere conto della volontà delle comunità locali». (Luciano Onnis)
VILLACIDRO. Stop al proliferare selvaggio di torri eoliche nella vallata sotto il compendio montano del Linas, nel territorio di Villacidro. Il consiglio comunale del co-capoluogo del Medio Campidano ha eretto, con un atto amministrativo, una barriera ben solida davanti all’installazione di altri aerogeneratori in casa propria.
La fascia interdetta all’espansione del parco di mastodontiche pale rotanti che ha già modificato abbondantemente l’assetto paesaggistico del territorio fra San Gavino, Pabillonis, Guspini, Gonnosfanadiga e appunto Villacidro, è quella limitrofa all’area del Consorzio industriale, dove società diverse del settore elettro-energetico, vorrebbero piantare circa 200 nuovi aerogeneratori, come appare dai progetti in fase di esame alla conferenza di servizi.
Un’autentica foresta di torri metalliche alte circa 120 metri e sormontate da mega girandole (112 metri il diametro disegnato) da 3 megawatt ciascuna. In un anno sarebbero centinaia di migliaia di megawatt prodotti che le società poi venderebbero all’Enel con profitti (leciti) da capogiro.
Dunque, il consiglio comunale ha stabilito che non è proprio il caso di svendere una parte del proprio territorio, anche perchè quello interessato dal parco eolico prospettato è a intensa connotazione agricola. Anche perchè la Regione non si è ancora dotata di Piano energetico regionale che stabilisca il fabbisogno dell’isola, favorendo così «il proliferare indisciplinato e irrazionale di impianti, limitandosi esclusivamente ad adottare linee guida per l’autorizzazione di impainti alimentati da fonti rinnovabili».
Così che, l’amministrazione civica guidata dal sindaco Teresa Pani ha fatto un passo oltre e ha redatto un atto di indirizzo con cui si chiede alla Regione che le valutazioni di impatto ambientale tengano conto della realtà locale e di quanto già abbondantemente realizzato nella zona. Per dirla in breve, Villacidro non è disposta a svendere il suo paesaggio, il suo ambiente, la sua vocazione agricola in cambio di qualche briciola di tornaconto che potrebbe rimanere in casa. Qualche aerogeneratore sarebbe anche tollerato, ma una foresta di torri e pale metalliche proprio no.
“Non vogliamo il parco eolico
nel paradiso del Faggiola”
Un’azienda milanese vorrebbe portare le pale in questa zone incontaminata dell’alto Mugello, dove caccia il gatto selvatico e nidificano l’aquila reale e il falco pellegrino. Ma un comitato locale si batte perché l’installazione sia spostata in zone più degradate. Intanto i tecnici della regione hanno bocciato l’impianto. L’ultima parola spetta alla giunta
http://www.repubblica.it/ambiente/2011/12/18/news/pale_mugello-26839430/?ref=HREC2-9
Un’azienda milanese o calabromilanese? Attento perché il problema è che la Sardegna al 90% è costituita da famiglie sarde mafiose. Prima erano solo dei clan di banditi ora invece si sono pure mescolate con la ‘NDRANGHETA. Perché oggi sempre più spesso “la ‘ndrangheta veste in giacca e cravatta e si nasconde dietro il volto di uomini d’affari apparentemente irreprensibili”, non commettendo specifici reati ma moltiplicando le capacità di guadagno grazie ad aziende che si sono lasciate sedurre dalla prospettiva di facili introiti, all’omertà di tanti imprenditori compiacenti e delle impaurite vittime di usura e, come emerso di recente, agli stretti rapporti con alcuni politici che cercano o accettano voti dalle famiglie mafiose concedendo in cambio favori.
Coinvolge un lunghissimo elenco di insospettabile gente “comune” (commercialisti, bancari, medici, impiegati, giudici, avvocati, carabinieri, poliziotti). Anche il federalismo nazionalista che la Sardegna possiede è un’altra forma di associazione a delinquere basta notarlo dalle ultime notizie della Lega Nord la quale ha stretto rapporti con la Sardegna intera.
http://lanuovasardegna.gelocal.it/sassari/cronaca/2012/08/14/news/la-lega-e-maroni-sbarcano-in-sardegna-1.5544129
pubblichiamo questo commento solo per un interesse antropologico: evidentemente esistono persone così idiote da pensare che “la Sardegna al 90% è costituita da famiglie sarde mafiose”.
Lelluccio, non s’affanni a tirar fuori una risposta di analogo tenore, perchè non sarà pubblicata.
E’ veramente strano che guardiate con attenzione solo agli impianti di energia eolica, per quanto riguarda la speculazione edilizia che rovina tutto il paesaggio nessuno punta il dito. Ma questo è abbastanza comprensibile dato lo stretto rapporto tra famiglie sarde, ‘ndrangheta, cosanostra e politici corrotti. Ne abbiamo tanti esempi **** …. tutta gentaccia che ha preso voti in cambio di favori. Faccio un esempio; 500 voti per soli 5 mesi di lavoro. Ad Olbia oltre alle associazioni a delinquere con la famiglia dei Ciancimino è stato votato per la terza volta un sindaco che copre 4 poltrone. Questo dice tutto. Ma anche i voti concessi al sindaco, ********* copre 3 poltrone !!!!!!
lei ci è o ci fa?
Da più di vent’anni combattiamo la speculazione edilizia in campo legale e non.
Espressioni diffamatorie come le sue qui non trovano spazio, se lo metta in testa.
Ho dimenticato Cappellacci. Scusate.
da La Nuova Sardegna, 5 gennaio 2011
No all’impianto eolico a Tossilo. Macomer e Borore bocciano il progetto di una società di Bergamo. (Tito Giuseppe Tola)
MACOMER. Non saranno le vicende della P3 a bloccare l’eolico a Tossilo, ma la volontà degli amministratori comunali di non accettare un impianto a scatola chiusa. I comuni di Macomer e di Borore, seppure con sfumature diverse, dicono no al progetto presentato da Fonteolica.
Il progetto non piace sia per per l’impatto che per il metodo col quale è stato presentato. «In primo luogo non ci piace la localizzazione – dice Giovanni Lai, assessore all’ambiente del comune di Macomer, – affacciandoci verso la vallata di Tossilo ci ritroveremo di fronte gli aerogeneratori alti più di cento metri. Se proprio vogliono farlo, vadano a Su Macumeresu, un’area vicina al megaimpianto di Bonorva, ma non dimentichiamo che anche questa è in zona Zps. Non ci va bene, poi, che siano venuti a proporci qualcosa che avevano già deciso senza neppure consultarci». Il comune di Borore non è pregiudizialmente contrario agli impianti eolici, ma non accetta che una società arrivi con un progetto già pronto e da approvare e basta. «Non ci hanno chiesto niente – dice il sindaco, Tore Ghisu, – Hanno fatto il loro progetto e poi ce lo hanno inviato. Non si può decidere cosa fare in casa d’altri senza parlarne prima. Non li abbiamo più sentiti. Non so se vogliano andare avanti. Per noi quel progetto non va bene».
A fine novembre, il progetto della società Fonteolica di Bergamo è stato presentato a Macomer dal Servizio di valutazione di impatto ambientale della Regione, ma all’incontro non hanno partecipato gli amministratori dei due comuni interessati: un’assenza che parla chiaro. La società Fonteolica è la stessa che nel 2009 presentò un progetto più o meno simile da realizzarsi a Nuraxi Figus, frazione del comune di Gonnesa. Il nome della società era comparso negli atti delle indagini sulla P3 legata business dell’eolico. Il progetto di Tossilo prevede l’installazione di un impianto con 23 torri eoliche a cavallo della 131.
da La Nuova Sardegna, 12 gennaio 2012
A Bonorva investimento da 2 milioni e 300mila euro per una stazione di connessione rapida. Parco eolico nella rete nazionale. Il Comune potrà vendere l’energia elettrica al gestore nazionale. (Emidio Muroni)
BONORVA. Con un notevole impegno finanziario e accelerando i tempi di lavorazione la «Bonorva Wind Energy», in un solo mese di lavoro, ha fatto entrare in servizio la prima stazione elettrica di connessione a rapida installazione (Scri) della Sardegna.
L’impianto per cui Terna ha investito complessivamente 2,3 milioni di euro, serve per connettere alla rete elettrica nazionale il parco eolico di proprietà della «Bonorva Wind Energy» della potenza di 74 Mw. Il parco eolico, che è collegato alla struttura di Terna con una linea elettrica interrata lunga 4,8 km, è costituito da 37 torri e ubicato nel vasto altopiano di Campeda, a circa a 630 metri di altitudine, in un sito particolarmente idoneo per lo sfruttamento dell’energia eolica. L’impianto, una stazione elettrica mobile preassemblata e collaudata in fabbrica, è d’ingombro ridotto e semplice da installare, il che ha contribuito notevolmente sia in fase di trasporto sia nei tempi di allacciamento. È stata collocata in un’area piuttosto ridotta, in aperta campagna e in prossimità della linea elettrica a 150 kv «Cheremule-Macomer», con un minimo impatto ambientale e potrà essere connessa anche a nuovi impianti a fonte rinnovabile, tra cui anche quelli fotovoltaici. Infatti, sebbene la struttura si trovi in un’area sostanzialmente pianeggiante, con poca vegetazione e scarsamente antropizzata è tra le più rilevanti dell’intera Sardegna per «indice di ventosità» e si presta quindi anche all’installazione d’impianti di produzione fotovoltaica. La Scri è comunque un impianto provvisorio che quando sarà pronta sarà sostituito da una stazione elettrica definitiva, attualmente in fase di progettazione i cui lavori dovrebbero iniziare entro il 2012 e dureranno oltre un anno. Sorgerà su un’area di 9mila metri quadrati, per un investimento complessivo di quasi 5 milioni di euro. L’ «entrata in servizio» della Scri, dovrebbe porre fine alle preoccupazioni sulla fattibilità dell’opera. Un lungo periodo di sospensione dei lavori, per un abuso edilizio che è stato in seguito sanato, aveva, infatti, fatto temere il peggio. La notizia è stata accolta con giustificata soddisfazione dal sindaco, Giammario Senes. «Si tratta di un intervento importante che contribuisce alla protezione dell’ambiente e all’abbattimento della soglia del CO2 – ha osservato Senes -. È importante anche per Bonorva perché, grazie alla convenzione integrativa, stipulata a novembre con la «Bonorva Wind Energy», il Comune avrà un ritorno economico, a titolo di compensazione ambientale, che è stato percentualizzato sul fatturato dell’energia prodotta annualmente e che servirà a colmare i buchi di bilancio che la politica dei tagli imposta dal governo inevitabilmente aprirà».
da La Nuova Sardegna on line, 3 giugno 2012
Un altro attentato in Gallura contro una centrale eolica.
Bortigiadas, incendiata gru di una società avellinese La scorsa settimana fucilate in un impianto a Viddalba: http://lanuovasardegna.gelocal.it/sassari/cronaca/2012/06/03/news/un-altro-attentato-in-gallura-contro-una-centrale-eolica-1.5193341
da Sardegna Quotidiano, 10 luglio 2012
CONSIGLIO DI STATO. Stop illegittimo all ’eolico, vincono isignori del vento.
LA SENTENZA. I giudici amministrativi romani danno ragione alle società che avevano contestato le delibere della Regione che avevano fermato le pale nel 2010: «Violato il libero mercato». (Enrico Fresu): http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_370_20120710093348.pdf
da Sardegna Quotidiano, 11 luglio 2012
L’AFFAIRE ENERGIA. Assalto eolico e maxi risarcimenti. «Danni milionari dalla Regione». (Enrico Fresu): http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_370_20120711090921.pdf
da La Nuova Sardegna, 11 luglio 2012
Impianti eolici: bocciato lo stop generalizzato. Il Consiglio di Stato ha confermato la decisione del Tar, si ritorna alla procedura di autorizzazione. (Mauro Lissia)
CAGLIARI. I progetti per realizzare impianti eolici in Sardegna non possono essere bloccati nel loro complesso, con una delibera che ferma le procedure di valutazione d’impatto ambientale: ogni progetto dev’essere esaminato in base alle norme, quindi autorizzato o rispedito al mittente. Era stato il Tar a stabilirlo, accogliendo il ricorso della Das Villacidro srl patrocinata dall’avvocato Giuliano Berruti e bocciando di conseguenza l’ormai celebre delibera del 2010 con cui la giunta Cappellacci – con l’inchiesta P3 che infuriava sui giornali – aveva fermato l’avanzata degli aerogeneratori. Ora arriva la conferma inappellabile del Consiglio di Stato – presidente Marzio Branca, estensore Paolo Giovanni Nicolò Lotti – che ha respinto il ricorso in secondo grado presentato dall’ufficio legale della Regione e ha condannato l’amministrazione Cappellacci – difesa dall’avvocato Tiziana Ledda – a pagare spese di giudizio per tremila euro. La sentenza era attesa, ma negli ambienti giudiziari l’esito veniva dato per scontato: dichiarati «irrilevanti le potestà amministrative e normative assegnate alla Regione dallo statuto speciale in materia di governo del territorio» i giudici amministrativi supremi spiegano che «un blocco generalizzato dell’intero settore dell’energia eolica, per quanto legato all’esigenza di salvaguardare l’ambiente naturale, è una misura non consentita dal nostro ordinamento, perché un divieto totale si tradurrebbe nel negare l’esistenza della libertà di iniziativa economica nel campo in esame, in contrasto con i princìpi comunitari». Anche se a rileggere la delibera – anzi, la sequenza di delibere sull’eolico del 2010 – la giunta Cappellacci non aveva imposto uno stop totale, ma soltanto ai progetti per i quali la Via (valutazione d’impatto ambientale) non fosse ancora arrivata a una conclusione positiva alla data di adozione della delibera-madre. Gli altri sono andati avanti. La domanda conseguente alla sentenza di palazzo Spada è questa: che cosa accadrà d’ora in poi? E’ prevedibile un far-west delle pale eoliche in ogni angolo dell’isola? Niente di tutto questo: i signori del vento o chi per loro dovranno comunque assoggettare i progetti alle norme del piano paesaggistico e a tutte le altre tutele ambientali. In sostanza quegli stessi progetti fermati con la delibera Cappellacci potranno essere ripresentati agli uffici regionali dell’ambiente ma questo non significa che saranno approvati. Punto interrogativo anche su eventuali richieste di risarcimento: per ottenere un risarcimento è indispensabile dimostrare in giudizio il danno economico subìto in seguito a una decisione ingiusta. Ma in un caso come questo sarà necessario superare i paletti delle leggi di tutela e dimostrare che il progetto fermato dalla delibera avrebbe ricevuto il via libera dagli uffici già nel 2010. Come dire che la partita sull’eolico rimane apertissima e tutta da giocare.
bravo il sindaco di Stintino!
da La Nuova Sardegna, 13 luglio 2012
«No all’eolico vicino a Pozzo San Nicola». Il sindaco di Stintino in conferenza di servizi in Regione boccia il progetto di 18 aerogeneratori.
STINTINO. «Abbiamo espresso parere contrario a un nuovo progetto di impianto eolico che prevede la costruzione di 18 aerogeneratori vicino al centro abitato di Pozzo San Nicola». Lo riferisce il sindaco di Stintino Antonio Diana che a Cagliari ha partecipato alla seduta della conferenza di servizi, convocata nella sede dell’assessorato regionale per la difesa dell’Ambiente per discutere la valutazione di impatto ambientale sulla realizzazione delle strutture eoliche. La richiesta di costruzione di un nuovo impianto vicino a Pozzo San Nicola è stata presentata al Comune di Sassari lo scorso anno dalla Kloss New Energy Italia Spa con sede, si legge sul sito istituzionale della società, prima a Castelsardo e adesso a Ozieri. Il progetto prevede l’installazione di 18 torri alte 90 metri e con rotore a tre pale lunghe 44 metri ciascuna (134 metri altezza totale della torre); ciascun aerogeneratore ha la potenza di 3 MW, per una potenza complessiva dell’impianto di 54 MW. Le torri, nel progetto della Kloss, sono situate su due terreni di proprietari diversi e compresi tra la vecchia strada provinciale numero 34 e la nuova strada provinciale 57. In sostanza gli aerogeneratori sorgerebbero a breve distanza da Pozzo San Nicola, borgata del Comune di Stintino, ma su territorio che ricade nel Comune di Sassari. Il Comune di Stintino si era già opposto lo scorso anno alla realizzazione di un altro progetto di impianto eolico, realizzato dalla Eolo San Nicola Srl. Anche in quel caso l’impianto sarebbe dovuto sorgere a breve distanza dalla borgata di Pozzo San Nicola e proprio di fronte a quello che la Kloss vorrebbe realizzare adesso, ma su territorio del Comune di Stintino. Il consiglio comunale di Stintino nel luglio dello scorso anno aveva bocciato il progetto all’unanimità e aveva dato mandato al sindaco Antonio Diana di opporsi in sede di conferenza di servizi. «Come per l’impianto della Eolo San Nicola, anche questo della Kloss verrebbe a sorgere su un territorio in cui si trovano siti di interesse comunitario e zone di protezione speciale Le pale eoliche di quelle dimensioni sarebbero visibili anche da Cala d’Oliva, sull’isola dell’Asinara – aggiunge Antonio Diana – con un fortissimo impatto visivo che rischia di compromettere la bellezza del territorio”. Anche per questo ieri il sindaco Diana, invitato a partecipare a Cagliari alla conferenza di servizi, ha espresso parere contrario alla realizzazione dell’impianto eolico. Adesso spetterà alla Regione pronunciarsi.
A.N.S.A., 13 luglio 2012
Tangenti per la realizzazione di parchi eolici, 5 arresti
Blitz della Guardia di Finanza fra Trapani e Palermo: http://www.ansa.it/web/notizie/specializzati/energiaeambiente/2012/07/13/Tangenti-la-realizzazione-parchi-eolici-5-arresti_7181624.html
da La Nuova Sardegna, 13 ottobre 2012
Assalto al territorio: altre 50 pale eoliche a due passi dalla città. Scatta l’allarme in Consiglio per l’ipotesi del nuovo progetto: «Scempio ambientale anche per la zona punica di Sirai». (Gianfranco Nurra)
CARBONIA. Quaranta sono già in funzione nell’area che porta verso la zona industriale di Portovesme. Ma molto presto si prospetta all’orizzonte un nuovo assalto al territorio: altre 45 pale eoliche potrebbero essere installate ed entrare in funzione nei prossimi mesi, nell’area che va da Flumentepido a Cortoghiana. Una vera e propria foresta di pali di acciaio che rappresentano sicuramente uno scempio ambientale e che caratterizzeranno, nel prossimo futuro, l’intero panorama che va da Carbonia a Portoscuso, a partire dalle pendici della collina di Sirai, sede di uno degli insediamenti punici più importantyi del Mediterraneo. Insomma, si tratta di un autentico allarme pale eoliche, quello che parte dalla commissione lavori pubblici comunale. «Stiamo esaminando le richieste di nuove installazioni. Ne esistono almeno sei – ha spiegato il presidente Antonio Caggiari – e ci fanno intravvedere uno scempio ambientale di vaste proporzioni. Il problema è che la competenza al rilascio delle autorizzazioni non è comunale, e quindi non abbiamo una gran voce in capitolo sull’argomento. Crediamo però che l’amministrazione comunale debba fare di tutto per opporsi a questo allarme ambientale. Già oggi l’aspetto che l’area ha assunto è quello di una devastazione totale. Quando saranno collocate anche le anche altre installazioni eoliche previste ci troveremo davanti ad un danno irreparabile». La presenza della foresta di pale eoliche era stata criticata, qualche mese fa, anche dai rappresentanti del Consiglio europeo, giunti a Carbonia in occasione delle manifestazioni per l’assegnazione a Carbonia del Premio del paesaggio. In evidenza era stato posto soprattutto il fatto che l’area archeologica di Sirai era stata devastata, creando attorno ad essa un panorama di indiscutibile bruttezza. I nuovi impianti dovrebbero arrivare a questo punto ancora più a ridosso di quest’area, e questa ipotesi non sembra piacere molto. Sul problema è già intervenuta anche la sezione cittadina di Italia Nostra, che ha denunciato il negativo impatto ambientale, ma anche la vicinanza troppo limitata di alcuni dei pali alla strada che collega Carbonia a Portoscuso. «Discuteremo il problema in consiglio comunale – ha spiegato Caggiari – e cercheremo sull’argomento di trovare una posizione unanime. Noi chiediamo che la Giunta, al momento della discussione con la Regione e della conferenza di servizio che sarà attivata si opponga ai progetti sul tavolo, e per i quali è stata richiesta l’autorizzazione, e impedisca un insediamento che non porta alla collettività benefici di alcun genere e devasta il territorio comunale. Dobbiamo impedire che l’intera pianura che va da Carbonia verso il mare diventi una grande foresta di pale rotanti».
da L’Unione Sarda, 31 gennaio 2013
Gonnesa. Il progetto (che prevedeva sette pale) non supera la valutazione di impatto ambientale.
Stop della Regione al parco eolico. Resti archeologici: a Corona Maria non arriveranno i giganti del vento: http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_146_20130131090239.pdf
L’ha ribloggato su Il blog di Fabio Argiolas.
da L’Unione Sarda, 29 ottobre 2014
AMBIENTE. Bocciati dal Savi. E intanto è polemica sul commissario Pulina all’Ente foreste.
Stop a due nuovi impianti eolici: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_231_20141029091703.pdf
e sempre vento favorevole per la speculazione energetica.
da L’Unione Sarda, 11 giugno 2015
AMBIENTE. La Giunta boccia i parchi ma spuntano i “mini” progetti.
Eolico, il nuovo assalto. Via libera per 40 torri. (Michele Ruffi) (http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_146_20150611091811.pdf)
L’assalto è ripartito. In silenzio, senza clamori, il fronte delle pale eoliche conquista metri e avanza. Nell’ultimo anno e mezzo la Giunta regionale ha esaminato 28 progetti e mandato avanti la procedura per la realizzazione di 19 impianti, per un totale di 40 torri che andranno a ridisegnare il panorama sardo. Alcuni hanno ricevuto un sì definitivo, altri dovranno prima superare la valutazione d’impatto ambientale.
NUOVI SISTEMI. Dopo aver respinto l’arrembaggio dei Signori del vento nel 2010, l’Isola affronta una nuova ondata. Una torre per volta, pochi kilowatt a servizio di imprese agricole. E poi parchi di piccole e medie dimensioni, con investimenti di decine di milioni di euro, a ridosso delle aree industriali spesso già compromesse dal punto di vista paesaggistico. Come le 10 torri che presto spunteranno all’orizzonte di Macchiareddu, tra i comuni di Uta e Assemini. Un progetto proposto nel 2011 dalla società Sardegna duemila srl, a cui il Cacip inizialmente ha detto no. Poi, dopo un robusto sfoltimento delle pale eoliche (si è passati da 24 a 10 impianti) il consorzio che gestisce l’area industriale alle porte di Cagliari ha dato parere positivo. A maggio è arrivato il via libera definitivo della Giunta e ora la società attende la preziosissima “autorizzazione unica”, lasciapassare per la costruzione delle torri. Nel Sulcis Iglesiente c’è il parco da 31 milioni di euro che verrà realizzato nei terreni di Domusnovas da una piccola società a responsabilità limitata, la Esna. Con la delibera 23/16 del 12 maggio 2015 la Giunta ha espresso un «parere positivo sulla compatibilità ambientale» del progetto. Sette aerogeneratori alti oltre 100 metri, che dovrebbero garantire oltre 50mila megawatt/ora all’anno.
IMPRESE AGRICOLE. Negli ultimi mesi sono stati tanti gli imprenditori agricoli che hanno sfruttato la corsia preferenziale dedicata ai piccoli progetti. Lo schema collaudato prevede una aerogeneratore con una potenza di 200 kw al massimo. In certi casi la Regione può mandare avanti le pratiche senza neanche sottoporle alla procedura di valutazione di impatto ambientale. Altrimenti il cammino si allunga: la palla passa al servizio Savi (sostenibilità ambientale e valutazione impatti) della Regione. Il parere, sulla base delle leggi nazionali e regionali, viene poi fatto proprio dalla Giunta. In caso di giudizio positivo l’assessorato alla Difesa dell’ambiente propone l’approvazione del progetto, che riceve il via libera con una delibera dell’esecutivo.
I PROGETTI BLOCCATI. Dal 2014 a oggi in Viale Trento si sono impantanati 9 progetti, quasi tutti di grande impatto. E quasi sempre dietro le società a responsabilità limitata si nascondono grandi gruppi. Il parco più imponente è quello che vorrebbe realizzare a Selegas la Nòvawind Sud. Una srl con sede a Roma che fa capo al gruppo petrolifero Api. La società ha presentato progetti simili in mezza Italia, ma ha ricevuto un parere negativo dal Savi regionale. Tra Macomer e Borore c’è invece l’area su cui la società Fonteolica vorrebbe tirar su 23 aerogeneratori per una potenza totale di 73 megawatt. Sul Marghine si è concentrata anche la Peu srl (società riconducibile al gruppo Saras), che vorrebbe realizzare 14 torri da 45 megawatt totali in località Putzu Oes: il progetto ha incassato il 12 maggio scorso il giudizio negativo della Giunta regionale.
I RICORSI. Un no alla compatibilità ambientale – spesso basato sui pareri rilasciati dalla sovrintendenza ai beni paesaggistici – però non sempre chiude definitivamente le porte ai parchi eolici: le delibere vengono spesso impugnate dalle società proponenti e diventano materia per gli avvocati e per i giudici amministrativi. I ricorsi negli ultimi anni si sono moltiplicati.
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Il censimento: in Sardegna 693 torri.
Affari col vento: «200mila euro in un solo anno». (http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_146_20150611091854.pdf)
Quanto può rendere una torre eolica da 200 kilowatt? «Da 138.000 a oltre 268.000 euro annui, se il sito é fortemente ventoso», viene spiegato sul sito internet della S.e.i. srl, società che si occupa della realizzazione di parchi eolici e fotovoltaici. Previsioni di incasso generose (e magari al rialzo), che servono a spiegare perché tante aziende agricole si buttano nel settore delle energie rinnovabili, con investimenti di centinaia di migliaia di euro.
I SOLDI. Trovare il capitale per realizzare le torri non è difficile. Per 20 anni lo Stato – attraverso il Gse, gestore dei servizi elettrici – paga un incentivo di 27 centesimi per ogni kilowatt prodotto. Quindi le banche concedono facilmente i prestiti necessari: un passaggio obbligato per realizzare i parchi eolici da 7/10 torri, che possono costare dai 25 ai 30 milioni di euro. Difficilmente le piccole srl che presentano questi progetti hanno disponibilità simili. A fornire la liquidità sono gli istituti di credito.
MINI EOLICO. Ancora più redditizi gli impianti da 60 kilowatt, per cui basta tra i 280mila ai 300mila euro, chiavi in mano. I tempi di realizzazione sono di 30-60 giorni, se si è fortunati per la procedura di autorizzazione può servire meno di un anno. Le condizioni sono vantaggiose e i tempi di rientro dell’investimento si possono prevedere dai 5 ai 6 anni. Ovviamente sui conti influisce il vento, che in Sardegna è una garanzia.
ADOTTA UNA PALA. Il settore delle energie rinnovabili è diventato un terreno di business dagli ottimi ricavi. Ormai è facile imbattersi in annunci ammiccanti: «Adotta una pala eolica che puoi controllare dal tuo smartphone». La promessa è quella di un «rientro del capitale in 30 mesi» e possibilità di «rivendita della quota» della Srl in cui si entrerà a far parte.
SARDEGNA AL QUARTO POSTO. Le condizioni favorevoli hanno spinto gli investitori a puntare sulle pale eoliche. Ecco spiegato il boom degli ultimi anni. Le stime più aggiornate dell’Anev (associazione nazionale energia del vento) parlano di 6.299 aerogeneratori sparsi per l’Italia. La Sardegna è la quarta regione con 693 impianti censiti, per una potenza di 1.014 megawatt. Prima dell’Isola ci sono la Sicilia (1.480 aerogeneratori per 1.754 megawatt), la Puglia (1.466 aerogeneratori e ben 2.263 megawatt) e la Campania ( 982 aerogeneratori per 1.223 megawatt).
SOLO BUSINESS. Impianti costruiti solo per far affari e non per migliorare le condizioni dell’ambiente, visto che il sistema elettrico italiano non può fare a meno delle centrali a carbone. Le previsioni per la nostra isola sono impietose: si potrebbe arrivare a una produzione di 1763 kw/h per abitante, molto di più rispetto al reale fabbisogno. Questo significa che si punta solo a far soldi, spesso sfruttando le risorse paesaggistiche e ambientali della Sardegna. I posti di lavoro creati dall’energia rinnovabile costeranno ai contribuenti sette volte più cari di quelli generati dai sussidi pubblici destinati in questi decenni all’industria. Nell’Isola si punta – fonte Anev – ad arrivare al 2020 con circa 6.300 persone occupate nel settore dell’eolico.
da L’Unione Sarda, 12 giugno 2015
Gavino Sale (Irs): gli agricoltori affittano i terreni ad altri imprenditori.
«Mini-eolico? Sono prestanome»: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_146_20150612090735.pdf
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