Nebbie di cemento su Malfatano e Tuerredda.
Il contenzioso civilistico fra Ovidio Marras, ultimo residente nel furriadroxiu di Tuerredda, e la società immobiliare S.I.T.A.S. ha prodotto una sola cosa certa, finora: dovrà esser ripristinato lo stradello che conduce dal piccolo insediamento rurale alle bianche sabbie (per chissà quanto ancora) di Tuerredda. Dovranno esser tirate giù le strutture edilizie già costruite su quell’area, sempre che il provvedimento giurisdizionale sia messo in esecuzione. Potrebbe, inoltre, esser impugnato. E ancora, varie sono le incertezze legate alle procedure di vendita dei terreni e al ruolo di alcuni legali. Senza dimenticare che quella speculazione immobiliare in corso sulle coste di Tuerredda e Malfatano (Teulada), oggi oggetto di indagini da parte della magistratura cagliaritana.
Nel mentre, il progetto eco-compatibile, cresce. In tutta la sua bellezza. Un bel tumore edilizio che cresce.
Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra
Un approfondimento ampio ed esaustivo della scandalosa vicenda speculativa, intrisa di illegittimità, è nel dossier “Cronaca di una speculazione edilizia annunciata, Malfatano e Tuerredda” (2011).
da La Nuova Sardegna, 5 agosto 2011
L’ordinanza di demolizione che grava sul resort in costruzione non risolve la controversia tra il pastore e Sitas. Un rebus legale attorno a Tuerredda. L’area lottizzata potrebbe essere ancora proprietà della famiglia di Ovidio. Mauro Lissia
CAGLIARI. L’area di Tuerredda-Malfatano sulla quale la Sitas è impegnata a costruire un grande resort a cinque stelle potrebbe essere ancora in buona parte proprietà di Ovidio Marras, il vecchio pastore che ha vinto la causa contro i costruttori e ha ottenuto dal tribunale un’ordinanza di demolizione di quanto è stato realizzato sul suo stradello. Nel 1918, alla morte del bisnonno di Ovidio, i diritti ereditari non sono stati registrati dai familiari. La conseguenza, norme alla mano, è che tutti gli atti conseguenti risulterebbero nulli. Quindi anche la vendita da parte degli altri eredi delle superfici ora – dopo diversi passaggi – intestate alla Sitas. Un terzo dell’area sarebbe ancora in capo a Ovidio. Non è una questione semplice e non è neppure una questione definita. La sola certezza è che nel cammino della controversia nata tra il pastore e Sitas dal rifiuto attuale di vendere le terre di famiglia si è inserito l’ex legale dei Marras, l’avvocato milanese Paolo Francesco Calmetta. E’ stato lui a gestire i diritti ereditari della famiglia e forse sarà lui a dover spiegare perchè quei diritti sono finiti in mano a una società off-shore che avrebbe sede a Dubai. Attenzione: fino a questo momento non è stato accertato alcunchè di illegale nelle scelte tecniche dell’avvocato Calmetta. Il solo dato inconfutabile è che la famiglia Marras gli ha revocato il mandato, ricevendo subito dopo una parcella da 400 mila euro. Così da qui ai prossimi mesi Calmetta potrebbe diventare un avversario nuovo sulla strada di Marras, che tra l’altro sta affrontando un costosissimo giudizio arbitrale a Milano. Forte di una proprietà che ostacola la realizzazione del resort ed ora anche di un’ordinanza collegiale perentoria, che obbliga Sitas a demolire quanto costruito, il vecchio Ovidio si sente oggi accerchiato fisicamente e dal punto di vista giudiziario: quando la mattina apre la finestra del furriadroxiu si trova di fronte un edificio nuovo di zecca, a trecento metri dalla spiaggia di Tuerredda: un hotel d’alto bordo. La scelta coraggiosa di non vendere lo espone poi a conseguenze che il suo nuovo legale, l’avvocato Andrea Pogliani, sta esaminando e valutando in questi giorni. L’operazione nata attorno al pastore teuladino e alla sua proprietà immobiliare è difatti complessa e per certi versi misteriosa: c’è la società off-shore e pende sulla vicenda legale un vecchio diritto di usucapione tutto da valutare. Come dire che la questione, al di là degli aspetti ambientali e sentimentali, è tutt’altro che semplice da risolvere. Perchè da un lato gli imprenditori Toti, Benetton e Caltagirone premono per completare il resort e metterlo «a reddito», con la Mita del gruppo Marcegaglia incerta sull’opportunità di mantenerne la gestione. Dall’altra la sequenza ininiterrotta di azioni legali, governate fino a due mesi fa dall’avvocato Calmetta, con link misteriosi verso paradisi fiscali e sedi estere, è destinata a rallentare lo sviluppo dei cantieri e a mettere in forse la realizzazione degli altri tre piani di lottizzazione programmati sui 700 ettari di natura incontaminata tra Tuerredda e Malfatano, tutte aree docilmente urbanizzate grazie al consenso della Regione e del comune di Teulada, la cui amministrazione oggi traballa paurosamente. Anche perchè sulla legittimità delle autorizzazioni alla base del progetto Sitas dovrà esprimersi in autunno il Consiglio di Stato, chiamato da Italia Nostra e dal suo legale Filippo Satta a stabilire se una procedura di valutazione d’impatto ambientale può essere frazionata in parti al contrario di quanto le norme – e gli stessi giudici amministrativi supremi – hanno sancito da tempo. Resta poi l’inchiesta per turbativa d’asta aperta dal pm Daniele Caria, partita dall’incarico di consulenza da 185 mila euro più Iva a conferito dall’amministrazione di Teulada allo studio legale Caso-Ciaglia di Roma per stabilire se la variante al progetto immobiliare su Malfatano-Tuerredda proposta dalla Sitas potesse superare il vaglio del consiglio comunale. Gli indagati sono per ora sette: in cima alla lista il sindaco di Teulada Gianni Albai, sostenitore del piano Sitas destinato in origine alla gestione del gruppo Marcegaglia. A seguire il capo dell’ufficio tecnico comunale Alberto Urru, quindi i legali romani beneficiari della superconsulenza: Giuseppe Ciaglia, Francesco Caso e una collega di studio. Poi ancora l’ingegnere Giampaolo Gamberini e un funzionario amministrativo di Teulada. Come dire: un grovigio legale-giudiziario che ad occhi profani appare inestricabile, che dalla meravigliosa desolazione naturale di Malfatano sembra condurre lontano, fin dove pesano gli interessi speculativi spaventosi sui quali è fondato il progetto Sitas, nato e cresciuto in barba ai teuladini che credono ancora nei posti di lavoro offerti dal cemento turistico.
da La Nuova Sardegna, 4 agosto 2011
Vince il pastore: giù l’hotel a cinque stelle. Il vecchio pastore Ovidio Marras ha vinto la battaglia contro la Sitas: il tribunale gli ha dato ragione ordinando la demolizione dell’hotel a 5 stelle a Tuerredda. Mauro Lissia: http://lanuovasardegna.gelocal.it/sardegna/2011/08/04/news/vince-il-pastore-giu-l-hotel-a-cinque-stelle-4732872
(foto per conto GrIG)
e ora:
a) Ovidio Marras mette in esecuzione il provvedimento giurisdizionale e dev’essere ripristinata la strada, demolendo quanto costruito sopra. L’eventuale variante del progetto turistico-edilizio è vietata dalle disposizioni del P.P.R., come argomentato in varie occasioni;
b) Ovidio Marras non lo mette in esecuzione, perchè – ad esempio – raggiunge un accordo transattivo con la S.I.T.A.S. s.r.l.
Seguiremo con molta attenzione gli sviluppi.
da La Nuova Sardegna, 7 agosto 2011
Ovidio eroe di Facebook non arretra di un passo: «L’hotel va demolito». Bisognava fermarli prima, ma un legale milanese mi ha fatto ritirare la denuncia nel 2009. (Mauro Lissia)
TEULADA. Il vecchio Ovidio Marras guarda il grande resort della Sitas, sferzato dal vento di mare che solleva la polvere dei cantieri. Si trova proprio là, pochi metri dal suo antico furriadroxiu dove vive da una vita. I lavori di costruzione sono quasi finiti, c’è uno sfregio profondo nella natura magica di Tuerredda. Ma forse non per sempre, forse non è ancora finita. Perchè Ovidio sorride, i suoi occhi brillano e lo sguardo si apre alimentato da un orgoglio che non si perde in facili trionfi: «Sì ho vinto io, me l’hanno detto. Adesso i padovani devono demolire…».
Gliel’hanno detto ma non sa ancora tutto. Non sa che sulle pagine di Facebook è una specie di eroe dell’indipendenza sarda: quasi cinquemila link conducono alla notizia del pastore Davide che ha sconfitto in tribunale l’impresa Golia, l’alleanza fra costruttori, banchieri e finanzieri che vuole trasformare l’incanto naturale di Malfatano, sulla costa teuladina, in un paradiso per miliardari. Sul social network e sul sito della Nuova Sardegna i commenti sono segnati da grandi esclamativi di gioia: «Ovidio, sei un mito». Poi «Ovidio sei tutti noi» e «grazie Ovidio, la Sardegna è con te».
Fra opinioni in lotta e voci sparse che difendono comunque «i posti di lavoro» offerti dall’ultima grande speculazione turistico-edilizia della costa sarda, c’è chi ha postato l’immagine del pastore, quel corpo ossuto, la pelle bruciata dal tempo e dal sole, come fosse il simbolo vivente di un riscatto storico. Batman avrebbe un costume metallico e l’icona di un pipistrello sul torace, Che Guevara scruterebbe l’orizzonte dell’Avana con gli occhi tenebrosi del rivoluzionario.
Ma lui è solo Ovidio di Malfatano, ha il nome di un poeta ma è nato e cresciuto a trecento metri dalle onde di Tuerredda. Un uomo di campagna che vorrebbe vivere quanto gli resta nel silenzio e tra i profumi del solo luogo compatibile con se stesso. Così l’estate la passa a torso nudo, i pantaloni appesi ai resti d’un cinto che sembra tenersi insieme grazie a un’ignota perizia artigiana: «Feis… feis.. itta esti…? No no lassaus perdiri».
Allora lasciamo perdere Facebook e parliamo dell’ordinanza firmata dal tribunale di Cagliari, quella che ha disposto la demolizione dell’hotel messo in piedi dai costruttori nordisti, i nemici storici di Ovidio. Mentre dal cantiere arrivano gli echi degli operai che mangiano e festeggiano chissà che cosa: «Quella è la strada mia – indica, in un dialetto stretto, accovacciato comodamente su una delle seggiole lillipuziane della sua dimora antica – gliel’avevo detto a novembre del 2009 che non dovevano toccarla. Il terreno è dei padovani, ma la strada è anche la mia. Allora? Ragione ho avuto?». Per i giudici sì, ha avuto ragione. Ed ora l’esecuzione dell’ordine dipende soltanto da Ovidio. E’ lui che deve accendere il motore del bulldozer con una telefonata all’avvocato Andrea Pogliani, chiamato a mettere in esecuzione un provvedimento inappellabile: «Per me si demolisce – taglia corto e fa un gesto secco – solo che andava fatto prima, a novembre… E’ allora che bisognava fermarli». Ed è qui, su questo ritardo sospetto e anomalo, che affiora dai ricordi dell’anziano pastore una vicenda da approfondire: quando la squadra di operai della Sitas ha piazzato il cancello sulla stradina, quella di cui Marras detiene il compossesso, la cosa non è passata liscia. Consulto familiare e subito una visita alla caserma dei carabinieri: «Abbiamo fatto la denuncia, la denuncia scritta…» ricorda Ovidio facendosi serissimo. Poi però la denuncia è stata ritirata e in caserma è rimasta solo una fotocopia. Il perchè è confuso tra i tanti piccoli misteri che circondano questa vicenda di ordinaria speculazione, dove protagonisti e comprimari sembrano confondere i propri ruoli in base a interessi da verificare: «S’abogau – scuote la testa il vecchio pastore di Malfatano – è stato l’avvocato Paolo Francesco Calmetta di Milano a dirci che la denuncia andava ritirata».
Ovidio scandisce i nomi e il cognome del legale lombardo, quasi volesse scolpirne i caratteri nella mente di chi l’ascolta: «Ce l’aveva consigliato un amico tedesco, quell’avvocato… bravo, diceva… s’è visto. Ci ha detto che non conveniva denunciare, che bisognava aspettare. Ecco qua, hanno costruito tutto e adesso va a buttare giù…».
Domanda inevitabile: perchè quell’attesa? Un ricorso d’urgenza al tribunale civile, com’è avvenuto solo un anno più tardi attraverso lo studio dell’avvocato Alberto Luminoso, avrebbe bloccato i lavori sul nascere. Poi, senza un’assenso scritto della famiglia Marras, la Sitas sarebbe stata costretta a rivoluzionare il progetto: spostare l’hotel e di conseguenza gli edifici di servizio che s’irradiano dal corpo centrale del resort. Varianti, nuove autorizzazioni, ricorsi e controricorsi: «Mai più avrebbero costruito» scuote la testa Ovidio, stringendo un po’ di più la cinta sui pantaloni, più grandi di due taglie.
C’è del vero nella sua riflessione semplice, che rispecchia una volontà espressa ossessivamente: «Vendere? No, io non vendo. Non vendo e basta… demoliscano, non demoliscano, io comunque resto qui». Con le sue poche pecore, un cagnetto («attenti, mussiara») nascosto sotto un vecchio attrezzo di legno e quattro gattini che volano agilissimi da un muretto all’altro alle spalle del furriadroxiu, dove c’è solo vegetazione intatta e il resort dei padovani non si vede. Da qui, da dietro la piccola casa arredata con le cose utili al lavoro, s’innalza una piccola collina da cui è possibile ammirare un panorama strabiliante: da Tuerredda fino a Malfatano dove attraccavano millenni fa le navi dei Fenici e dei Romani.
Il porto della speranza che nel 2011 è minacciato da progetti di urbanizzazione, ville di lusso, edifici da offrire ai russi per fare cassa sull’ambiente. I mattoni e il cemento, investimenti sulla morte dei luoghi e del paesaggio, pochi ricchi impegnati a cacciare dalle proprie terre chi le abita da secoli. E’ contro questa minaccia, ormai realtà visibile, che il popolo di Facebook si è mobilitato e ha fatto del pastore di Malfatano il proprio eroe inconsapevole ma fiero.
Il sole di mezzogiorno picchia duro su Tuerredda, dal piccolo orto del furriadroxiu si distinguono le voci dei bambini che giocano sulla spiaggia. Ovidio attraversa la porta e guarda da quella parte, dalla parte del mare. Poi va incontro agli operai del cantiere Sitas, al servizio dei padovani.
Li saluta e sorride: gente che lavora, non è con loro che ce l’ha.
L’ORDINANZA.
CAGLIARI. Un’ordinanza del tribunale civile di Cagliari, in composizione collegiale, dispone che l’hotel, i cancelli d’ingresso e gli altri manufatti costruiti sullo stradello che conduce al furriadroxiu di Ovidio Marras, Tuerredda, venga demolito immediatamente. Confermando il provvedimento del giudice Susanna Zanda, i magistrati hanno accolto il ricorso dell’avvocato Alberto Luminoso basato sulle norme che regolano il compossesso: quella stradina è una proprietà della Sitas, la società impegnata nella realizzazione del resort sulla costa teuladina, ma appartiene anche al pastore Ovidio. Soltanto col suo assenso l’impresa avrebbe potuto modificarne il tracciato, invece l’ha fatto comunque. Quindi dovrà ripristinare il percorso originario, rettilineo dall’inizio alla fine. Per farlo, non potrà che buttare giù gli edifici costruiti. L’ordinanza è inappellabile, è Ovidio che deve metterla in esecuzione. L’11 novembre sarà poi il Tar a esprimersi sul ricorso presentato da Italia Nostra contro il progetto Sitas: l’avvocato Filippo Satta sostiene che parte delle costruzioni interferiscano con un fiume e violino di conseguenze il vincolo idrogeologico. Non solo: mancherebbe la valutazione d’impatto ambientale complessiva del progetto. Poi c’è la Procura di Cagliari: il pn Daniele Caria lavora su altre due inchieste legate all’attività edilizia su Tuerredda, una sulla conformità del progetto (finora nessuna irregolarità accertata) e l’altra, con sette indagati tra cui il sindaco Gianni Albai, su una consulenza da 185 mila euro assegnata dal comune di Teulada allo studio legale romano Caso-Ciaglia per verificare la legittimità di una variante proposta al comune dai costruttori per spostare volumetrie da un’area all’altra della proprietà Sitas.
In un luogo così bello qualsiasi cosa sarebbe dissacrante,ma se si avesse avuto almeno il buon gusto(non dico il buon senso)di costruire al di là della strada,oltre i 300 mt+1cm e magari con un solo piano fuori terra!Bisognerebbe aumentare la fascia dirispetto almeno ad 800 mt.
CHI SA SE, A FRONTE DI TUTTE LE ZOZZURE CHE STANNO EMERGENDO, QUELLO CHE RIMANE DI QUELLA NATURA POTRA ESSERE SALVATO O QUANTO MENO RIPRISTINATI I SANTI DIRITTI DI CHI, DA SEMPRE, ABITA QUEI SACRI LUOGHI –
Qualche scorcio di realtà comincia a venir fuori. I bei nomi che oggi ruotano sui
mc.di Malfatano (******* pregiudicati ,piduisti o inquisiti per spoliazioni di beni pubblici ) sono l’ultimo sviluppo di una storia di straordinaria corruzione nata molto tempo fa e perfezionata in quel di Treviso (*******) . Che fine hanno fatto Gallina e Salmaso? Chi erano i loro referenti locali? E a chi sono andati i 50 milioni di euro incassati per la vendita delle licenze di Malfatano? Anche il più distratto degli uomini non avrebbe avuto alcuna difficoltà ad evidenziare che i 500 mila mc. della costa di Teulada sono nelle mani della ***********.
I 168 mila mc. di “Campionna” erano in mano a ********* con l ‘Auteulada S.r.l con contorno di Carboni, Dessena e sindacato paravento. (Oggi ********* di ***********)
I 130 mila mc.del Porto Nuovo sono stati scipati recentemente ad un imprenditore locale e assegnati ad una falsa società Holdima in cui troviamo ******* e i vertici della ****
Chi è interassato all’argomento troverà un’archivio con centinaia di documenti . Inviate una mail a “ricevendomi@tiscali.it” .
illusi.
da La Nuova Sardegna, 14 agosto 2011
Teulada, un comitato pro Sitas. Raccolte oltre settecento firme per difendere il progetto di Tuerredda. (Enrico Cambedda)
TEULADA. Raccolta di firme a favore dell’insediamento turistico di Malfatano. In due giorni più di 700 persone hanno sottoscritto un documento che i promotori dell’iniziativa consegneranno personalmente al Prefetto e al Procuratore della Repubblica. Un gesto clamoroso dettato dalla gravissima situazione economica ed occupazionale in cui si dibatte il paese.
Sino a qualche settimana fa un centinaio di operai erano impegnati nella costruzione del resort della Sitas. Le note vicende giudiziarie, le inchieste e la dura opposizione degli ambientalisti hanno costretto la proprietà a sospendere temporaneamente i lavori. Sono partite le prime lettere di licenziamento che stanno contribuendo a gettare nel panico decine di famiglie che, da un giorno all’altro, si ritrovano prive di reddito. Di qui la decisione di costituire un comitato ed avviare la raccolta di firme per far capire in modo inequivocabile come la pensa il paese: «Malfatano è per noi il luogo della speranza e della rinascita – spiega Alberto Garau, imprenditore edile – non siamo talmente ottusi da pensare che possa risolvere tutti i nostri problemi ma è un’occasione irripetibile per imboccare, finalmente, la strada dello sviluppo. In 50 anni abbiamo perso metà della nostra popolazione e viviamo sotto la tensione di un gravissimo disagio sociale». Nessuno s’illude, tuttavia, che la monocultura turistica possa essere decisiva. Occorrono iniziative complementari che possano fare da supporto all’attività ricettiva: «Siamo noi i primi difensori dell’ambiente – dice Ivo Cambedda, presidente della Cooperativa Agropastorale «Is Truiscus» – è un nostro valore primario. Malfatano nasce nel pieno rispetto dei luoghi e la sua attrattiva è costituita proprio dalla scelta degli imprenditori che vogliono, nel rispetto delle leggi, realizzare degli interventi produttivi. Questi saranno un volano per le tante iniziative che noi imprenditori locali sapremmo portare avanti. Intanto siamo preoccupati perché le tensioni sociali stanno raggiungendo dei deilivelli imprevisti. In ogni caso difenderemo con tutte le nostre forze l’intero progetto». Dello stesso tenore le dichiarazioni di Maurizio Cabras e Franco Etzi, entrambi operai: «Condividiamo il progetto perché rappresenta l’ultima opportunità di sviluppo – spiegano – vogliamo ribadire, inoltre, che non saremo più tolleranti nei confronti degli attacchi che con oculata strategia cercano di strumentalizzarlo per costruire false opinioni e creare personaggi mitici, mai esistiti nella realtà». Posizioni dettate dalla disperazione di tante famiglie che non hanno più la possibilità neppure di imboccare la strada dell’emigrazione. Anche una lettera al Prefetto ed alla Procura della Repubblica può servire per rivelare uno stato d’animo. Teulada, compatta, ha fatto le proprie scelte, consapevoli e e rivendica il diritto di disporre del proprio territorio per non perdere le ultime speranze di sopravvivenza.
Gran bella notizia, ma in quanti sanno guardare il dito e non l’orizzonte del nostro paese che finisce per perdere un suo valore primario e insostituibile: il nostro paesaggio?
da Il Corriere della Sera, 4 settembre 2011
Sei pecore, l’orticello, un sentiero. Il pastore blocca il mega villaggio.«Rivoglio la mia vecchia stradina». Il giudice gli dà ragione. (Alberto Pinna)
CAGLIARI — Un vecchio ostinato pastore contro un grande gruppo immobiliare che va a costruire albergo e ville sul mare rompendo la solitudine della sua casetta e cancellando anche il sentiero che il padre e i nonni hanno percorso per arrivarci. «Prima di fare l’albergo — si è ribellato Ovidio Marras, 82 anni, fisico asciutto come il ginepro piegato dal vento — dovranno passare sul mio corpo». E ha respinto tutte le offerte per farsi da parte: «Ci metto l’avvocato». La magistratura gli ha dato ragione; a maggio una prima ordinanza: l’albergo va demolito. Qualche settimana fa la conferma in appello.
La guerra del pastore «ecologista» che si batte e per ora la spunta contro la Sitas (società alla quale partecipano colossi come Sansedoni-Montepaschi di Siena, Ricerca Finanziaria spa- Benetton, Claudio Toti e la famiglia veneta Toffano) è diventato un caso internazionale. Il quotidiano inglese The Guardian gli ha dedicato ieri un’intera pagina. La posta è altissima: il futuro della costa fra Capo Malfatano e Capo Spartivento, l’incantevole spiaggia di Tuerredda, 35 chilometri di litorale, Sardegna sudovest, arrivati fino ad oggi miracolosamente intatti. Vegetazione mediterranea millenaria, spiagge e scogliere che per le associazioni ambientaliste è indispensabile tutelare. Infatti parallelamente a Ovidio Marras si sono mossi il Gruppo di Intervento Giuridico Amici della Terra e Italia Nostra: una barriera di ricorsi giudiziari.
Ambiente da tutelare? Il vecchio pastore, una vita quasi da eremita, non capisce o fa finta: «Questo è mio». Sono: sei pecore, un orticello con pomodori, un tetto per dormire. Si chiama «furriadroxiu», parola impronunciabile per chi non è sardo e che più o meno significa «casetta con intorno un cortile». Marras parla a stento l’italiano, gli anni hanno accentuato la sordità, il sole e il vento salmastro hanno scavato la faccia di rughe: «Qui sto bene da solo. Ho vinto la causa e rivoglio la strada dov’era prima. Ora è troppo vicina al fiume e devo fare un giro lungo» scandisce, deciso, in dialetto. Ogni tanto vanno a trovarlo i nipoti. «Lui sta bene qui, altrove proprio non ce lo vedrei — Maria Consolata gli è molto affezionata e traduce dal sardo all’italiano — al mattino bada alle sue cose, il pomeriggio fa un riposino e poi scende al mare. Ha una barchetta, ma non si spinge al largo. Ogni tanto prende qualche pesce e se lo arrostisce».
Il furriadroxiu di Marras è nel comune di Teulada, a 400 metri dal mare e in mezzo a una grande proprietà passata di mano in mano negli anni fra diverse società immobiliari e finita alla Sitas, che sta cercando di realizzare un hotel 5 stelle (300 camere, centri termale, sportivo, piscine) e una trentina di ville, volumetrie per 140 mila metri cubi. Il progetto Sitas ha avuto un premio che fa inorridire gli ambientalisti, il «Mattone d’oro 2010», e ha ottenuto il via libera del comune di Teulada, dopo la promessa di 500 posti di lavoro. L’hotel dovrebbe essere gestito da Mita, gruppo Marcegaglia, che in Sardegna ha già Forte Village a Santa Margherita di Pula e a La Maddalena un resort extralusso con porto turistico costruito per il G8 poi dirottato all’Aquila.
La Sitas ha realizzato il rustico dell’albergo, ma ha cancellato il sentiero sul quale Marras ha una sorta di diritto di copossesso. Il pastore si è ribellato rifiutando le offerte (in denaro) per cedere il terreno o almeno consentire lo spostamento del sentiero. Il giudice monocratico e il tribunale hanno deciso che ha ragione lui: la Sitas dovrà «reintegrare immediatamente Marras nel compossesso dello stradello che conduce alla sua casa — prescrive l’ordinanza — e al mare, demolendo cancelli e strade costruite sul tracciato originario e astenendosi in futuro nel turbare il ricorrente nel pacifico e pieno godimento». Il rustico dell’albergo è proprio sul sentiero: dovrà essere demolito.
La Sitas ha confermato la validità del progetto: «Ordinanza sproporzionata, presenteremo ricorso». Le associazioni ambientaliste insistono e annunciano battaglia: «È un ecomostro, una speculazione immobiliare: non ci sarà tregua» afferma Stefano Deliperi, Gruppo di Intervento Giuridico. Marras tace e chissà se conosce la storia di Paolo Murgia, come lui pastore e ostinato, arrivato dalla Barbagia con le pecore nei terreni di Capo Ceraso (sud di Olbia) più di 40 anni fa e andato via dopo una lunghissima causa giudiziaria per usucapione soltanto quando Edilizia Alta Italia (gruppo Berlusconi) ha staccato un assegno di 891.812 euro.
da The Guardian, 2 settembre 2011
Sardinian shepherd diverts controversial tourist developmentProject must be rethought after ruling that 81-year-old Ovidio Marras is entitled to continue to use sheep track (John Hooper, Sara Perria): http://www.guardian.co.uk/world/2011/sep/02/sardinian-shepherd-diverts-tourist-development
da La Nuova Sardegna, 16 settembre 2011
Il piano Sitas davanti al Tar. Italia Nostra chiede di fermare la costruzione del resort a due passi da Tuerredda: l’udienza fissata al 9 novembre. I legali nel ricorso: «Edifici realizzati fin dentro un fiume». (Mauro Lissia)
CAGLIARI. Verrà discusso il 9 novembre il ricorso al Tar presentato da Italia Nostra il 10 maggio contro la Sitas – la società immobiliare impegnata a costruire il resort alle spalle della spiaggia di Tuerredda e di fronte all’ormai celebre furriadroxiu di Ovidio Marras – e contro Regione, comune di Teulada e Sovrintendenza ai beni architettonici e paesaggistici. I legali dell’associazione culturale Filippo Satta, Anna Romano e Carlo Dore chiedono che il cantiere di Malfatano venga fermato. Italia Nostra, in parallelo al Gruppo di Intervento giuridico, lotta per impedire che a poco più di trecento metri da una delle spiagge più belle dell’isola venga costruito un complesso di hotel e servizi per 61.459 metri cubi su una superficie di 40 ettari. Un resort di lusso fortemente voluto dall’amministrazione comunale di Teulada e altrettanto fortemente avversato dalle associazioni ambientaliste, che prelude a nuove edificazioni di ville private su un’area di 700 ettari. Secondo il ricorso è irregolare la procedura per la valutazione dell’impatto ambientale perchè il progetto non è stato sottoposto alla verifica nel suo complesso ma «spezzettato in cinque piani di lottizzazione» di cui uno è oggi quasi completato. Secondo i tre legali si tratta di una procedura illegittima di cui si sarebbe reso responsabile il servizio Sivea (oggi Savi) della Regione: anzichè valutare l’impatto complessivo dell’intervento, i responsabili del servizio si sono accontentati dello studio di compatibilità paesistico-ambientale fornito dall’impresa. Altro punto dolente riguarda il fiume Tuerredda: annoverato tra le ‘acque pubbliche’ «in base al Codice Urbani avrebbe richiesto l’adozione di altrettante autorizzazioni paesaggistiche». Invece – sostiene Italia Nostra – sembra che la procedura autorizzatoria sia scivolata tra le maglie degli uffici di controllo, beneficiando di applicazioni errate delle norme. L’effetto è «l’inaudita edificazione di corpi di fabbrica fin dentro le fasce spondali del rio di Tuerredda». Di parere opposto i legali delle controparti: tutto regolare.
Che Dio benedica Ovidio Marras cui dedico questa poesia scritta da me:
Vento a ricordare i passi dell’infanzia
mare a segnare il volo in questa vita
e tanta fatica
tanta immensa solitudine
e fierezza.
Io Ovidio canto le pietre di una terra antica
ne sono il guardiano.
Faro d’avorio e creta
di questa memoria calpestata.
E guardo lontano, indietro,
i miei fiumi di ricordi,
le epoche della mia vita.
Duemila anni antichi
senza mai una notte senza stelle,
clessidra senza tempo
stendi un velo pietoso sulle piaghe di chi ha ascoltato le stagioni.
Ora uomini immondi
vogliono calare le tenebre
il supplizio sulla terra
e si stringe la mia antica strada
come unica verità intorno all’anima silente.
Gocce di cielo
si fermano sui rami
e sulla riva di sabbia bianca dove nacqui
vola l’immenso gabbiano
emblema eterno del bello
e del peso dei tanti anni
che io Ovidio tramando ad una Umanità senza memoria.
Dono a tutti voi questa mia Poesia io artista , sognatore, poeta, grazie Ovidio
Di Gionata Di Cicco 22 Ottobre 2011, da Roma. Un abbraccio a Ovidio!!!!
da La Nuova Sardegna, 3 novembre 2011
L’impresa si è rivolta al giudice dopo l’ordinanza che dispone la demolizione dell’hotel costruito sullo stradello dell’agricoltore
Ovidio Marras contro Sitas: si va al giudizio civile. L’iniziativa non ferma i bulldozer a Tuerredda. Il 9 l’esame del ricorso al Tar di Italia Nostra. (Mauro Lissia)
CAGLIARI. Il braccio di ferro tra Ovidio Marras e la Sitas che gli ha costruito un hotel sulla stradina che conduce al furriadroxiu finirà davanti al tribunale civile.
I legali dell’impresa si sono rivolti formalmente al giudice perdchè si esprima sul merito. L’iniziativa non sospende l’esecutività dell’ordine di demolizione ottenuto dal pastore-agricoltore di Teulada ad agosto scorso: se Marras deciderà che il corpo centrale del resort di Tuerredda dev’essere abbattuto i bulldozer arriveranno comunque. Semmai traccia un nuovo percorso nella controversia che ha finito per coinvolgere l’intera comunità di Teulada, sollevando un’onda di solidarietà per l’anziano abitante di Malfatano e insieme un qaulche sostegno alla Sitas, legato ai posti di lavoro che la realizzazione del megaprogetto immobiliare produrrebbe. Nei prossimi giorni la famiglia Marras deciderà insieme all’avvocato Andrea Pogliani la strategia da seguire sui vari fronti della vertenza, tra cui il giudizio arbitrale al quale Ovidio è stato chiamato dal suo ex avvocato. Da qui a breve potrebbero essere avviate iniziative anche sul fronte penale, dove il pm Daniele Caria indaga già in relazione alla consulenza conferita dal comune di Teulada allo studio romano Ciaglia. Gli enormi interessi economici che circondano il piano immobiliare su Tuerredda-Malfatano sembrano aver messo in moto meccanismi lontani dalle esigenze di Ovidio: lui chiedeva soltanto il rispetto dei propri diritti sullo stradello d’accesso alla proprietà, la conseguenza è stata uno scontro giudiziario rovente ed ora i carabinieri di Teulada indagano per capire se l’avvelenamento di due dei suoi cani e di due gatti sia anche’esso legato alla scelta del pastore di difendere i propri diritti. C’è poi il giudizio amministrativo a mettere un punto interrogativo sul futuro del progetto Sitas: il 9 novembre il Tar tratterà in udienza pubblica il ricorso presentato dagli avvocati Filippo Satta, Anna Romano e Carlo Dore per conto di Italia Nostra contro la Sitas, la Regione, il comune di Teulada e la Sovrintendenza ai beni architettonici e paesaggistici. L’associazione ecologista e culturale chiede che il cantiere di Tuerredda venga fermato e che a poco più di trecento metri da una delle spiagge più belle dell’isola venga costruito un complesso di hotel e servizi per 61.459 metri cubi su una superficie di 40 ettari. Secondo il ricorso è irregolare la procedura per la valutazione dell’impatto ambientale perchè il progetto non è stato sottoposto alla verifica nel suo complesso ma «spezzettato in cinque piani di lottizzazione» di cui uno è oggi quasi completato. Secondo i tre legali si tratta di una procedura illegittima di cui si sarebbe reso responsabile il servizio Sivea (oggi Savi) della Regione: anzichè valutare l’impatto complessivo dell’intervento, i responsabili del servizio si sono accontentati dello studio di compatibilità paesistico-ambientale fornito dall’impresa. Altro punto dolente riguarda il fiume Tuerredda: annoverato tra le ‘acque pubbliche’ «in base al Codice Urbani avrebbe richiesto l’adozione di altrettante autorizzazioni paesaggistiche». Invece – sostiene Italia Nostra – sembra che la procedura autorizzatoria sia scivolata tra le maglie degli uffici di controllo, beneficiando di applicazioni errate delle norme. L’effetto è «l’inaudita edificazione di corpi di fabbrica fin dentro le fasce spondali del rio di Tuerredda». Di parere opposto i legali delle controparti: tutto regolare.
L’Avvocatura dello Stato su Malfatano. «Mancati controlli per i comportamenti omissivi di alcuni». Tre autorizzazioni paesaggistiche respinte e una in regola.
CAGLIARI. La sovrintendenza ai beni architettonici e paesaggistici «non è stata posta in condizione, in via di fatto, di esercitare prerogative ad essa attribuite dalle norme vigenti»: lo sostiene l’Avvocatura dello Stato nella memoria di replica depositata al Tar dopo il ricorso di Italia Nostra contro il piano Sitas, cui viene rivolto «un plauso» in questo passaggio dell’atto. L’avvocato Giandomenico Tenaglia fa riferimento al «comportamento omissivo di altri soggetti» quando indica la causa del mancato controllo da parte dell’ufficio ministeriale sugli atti che riguardano il progetto immobiliare e scrive che «il piano di lottizzazione (per Malfatano, ndr) non è stato sottoposto dal Comune di Teulada al controllo della Sovrintendenza» mentre le tre autorizzazioni paesaggistiche rilasciate dal Comune il 10 marzo 2003 sono state annullate e quella del 31 dicembre 2009 «aveva recepito le indicazioni della sovrintendenza».
da L’Unione Sarda on line, 9 novembre 2011
Villaggio turistico di lusso a Tuerredda. Arriva al Tar il ricorso degli ambientalisti: http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/241637
da La Nuova Sardegna, 10 novembre 2011
«Italia Nostra difende beni comuni». Davanti al Tar la battaglia legale sul piano Sitas per Tuerredda. L’avvocato Satta: «Il Codice Urbani prevale sulle norme del Ppr».
CAGLIARI. La discussione sul progetto per Tuerredda-Capo Malfatano non può essere ridotta a un problema formale di scadenze e termini, Italia Nostra è impegnata a difendere un bene comune di inestimabile valore: l’ha sostenuto davanti ai giudici del Tar Filippo Satta, il legale romano che insieme ai colleghi Carlo Dore e Anna Romano ha chiesto che il cantiere della Sitas per la costruzione di un grande resort alle spalle della spiaggia di Tuerredda e di fronte all’ormai celebre furriadroxiu di Ovidio Marras venga fermato. Italia Nostra ha ricorso anche contro Regione, comune di Teulada e Sovrintendenza ai beni architettonici e paesaggistici ma proprio dall’avvocatura dello Stato ha ricevuto – nella memoria depositata in giudizio – un «plauso» legato alla fondatezza di alcuni aspetti fondamentali della vicenda, che lo stesso avvocato Giandomenico Tenaglia ha definito «ricca di omissioni». Satta ha confermato che l’impugnazione dell’autorizzazione paesaggistica «in variante» alla base del progetto Sitas è stata tempestiva e che quel permesso è stato rilasciato solo dall’ufficio tecnico comunale di Teulada. Satta ha poi sottolineato che l’articolo 15 del piano paesaggistico regionale, che in qualche modo ha consentito il via libera al piano Sitas, si trova «in conflitto con l’articolo 145 del codice Urbani» in base al quale «la Regione non può derogare alle norme di tutela paesaggistica stabilite dal Codice». Il punto dolente riguarda il fiume Tuerredda: annoverato tra le ‘acque pubbliche’ «in base al Codice Urbani avrebbe richiesto l’adozione di altrettante autorizzazioni paesaggistiche». Invece – sostiene Italia Nostra – sembra che la procedura autorizzatoria sia scivolata tra le maglie degli uffici di controllo, beneficiando di applicazioni errate delle norme. L’effetto è «l’inaudita edificazione di corpi di fabbrica fin dentro le fasce spondali del rio di Tuerredda». Opposta la tesi dell’avvocato Giuseppe Ciaglia, che ha insistito sull’autonomia decisionale del comune di Teulada e ha ribadito che i termini del ricorso presentato da Italia Nostra erano scaduti e che l’associazione doveva conoscere gli atti.
Ora non resta che attendere la decisione dei giudici della seconda sezione – relatore Antonio Plaisant, presidente Francesco Scano, consigliere Marco Lensi – che sarà depositata nelle prossime settimane.
tutti con te, grande signor ovidio