In Sardegna l’energia elettrica costa il 38% in più che nel resto d’Italia.
L’Autorità per l’energia elettrica e il gas, con la delibera n. 197/2013/E/eel del 9 maggio 2013 + allegato A (depositati il 14 maggio 2013) riguardo la “Chiusura dell’istruttoria conoscitiva relativa alle dinamiche del mercato dell’energia elettrica in Sardegna”, ha accertato “maggiori oneri sostenuti dal sistema elettrico a causa della condotta degli UDD (Utenti del dispacciamento, i soggetti del mercati dell’energia, n.d.r.) in prelievo localizzati in Sardegna” .
I maggiori costi per gli utenti non sono trascurabili e riguardano “un incremento del prezzo zonale di vendita della Sardegna pari a circa 28,1 €/MWh” (stima giugno 2012).
Com’è possibile? Lo dice l’Autorità: “I dati raccolti nell’istruttoria mostrano come molti in Sardegna abbiano sistematicamente acquistato nel Mgp (Mercato del giorno prima, n.d.r.) energia elettrica largamente eccedente a quella necessaria con la finalità di rivendere tale eccedenza a sbilanciamento a un prezzo di vendita che in molte ore risultava superiore al prezzo di acquisto” e la Terna s.p.a. – che dovrebbe bilanciare il mercato – evidentemente non svolge bene il proprio compito.
Nonostante le giustificazioni di Terna s.p.a., il risultato è che paghiamo l’energia elettrica prodotta in Sardegna il 38% in più della media nazionale, visto che nel giugno 2012 “in assenza dello sbilanciamento il prezzo sarebbe stato pari a 73,5 euro/megawatt ora contro un prezzo registrato pari a 101,06 euro/mWh. L’effetto della condotta degli operatori sul prezzo zonale di vendita della Sardegna è stato pari a circa 28,1 euro/mWh”.
Quanto ci vuole per porre rimedio?
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
(foto C.B., archivio GrIG)
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Siamo o nò una colonia dell’Italia?Quindi noi produciamo energia pulita per “il continente”a noi restano le discariche a cielo aperto e i veleni che LENEN scarica nell’aria
energia pulita?
La produzione di energia elettrica annua in Sardegna ammonta complessivamente a poco più di 5 mila MW: 61% da impianti termoelettrici, 19% da centrali eoliche, 11% da fonti fotovoltaiche e 9% da impianti idroelettrici (dati Terna s.p.a., 2009).
Ciò che hai scritto sulla quantità di energia elettrica prodotta in sardegna nel 2012 è una cazzata enorme, infatti, il totale della produzione netta in sardegna nel 2012 è stato di 13.146.000 MWh. Una bella differenza! Inoltre l’unità di misura dell’energia elettrica non è il MW, ma il MWh.
Lasciamo perdere le colonie , dando le colpe ad altri. Abbiamo mai sentito il presidente di regione sollevare questo problema ?
Incominciamo allora a puntare il dito verso chi ci governa da vicino, e smettiamo di assolverli.
Altro problema che la regione non risolve : il collegamento traghetti nel periodo invernale e sino anche a Maggio affidato alla sola Tirrenia fatiscente e a prezzi esorbitanti.
Beh ma come è noto e appurato i governanti delle colonie sono pedine della madrepatria, quindi il discorso torna tutto… e a proposito a mio parere bisogna anche notare che un’attività chiusa in Sardegna vuol dire piu’ energia elettrica esportabile SOTTOCOSTO in Italia… un’attività chiusa in Sardegna vuol dire un guadagno per l’Italia…
non si esporta proprio nulla, il collegamento SACOI non può superare i 1.000 MW virtuali, in realtà l’energia in surplus si paga, ma non si utilizza.
E la pagano tutti, anche i residenti a Cesano Boscone.
Io non dò la colpa a nessuno e concordo con quello che dice ciummo…Quando sentivo parlare in questo modo dicevo che erano dei fuori di testa,ora penso che sia tutto vero,perchè è impossibile che una nazione come la nostra con potenzialità esagerate stia ancora elemosinando assistenza economica a sti politici,oramai massificati in un comitato d’affari al servizio del potere.AFORA SA RAZZA TRUFFADORA
Enzo Strazzera (consigliere Provincia Cagliari): La Sardegna, fra le altre cose, è penalizzata dall’assenza del gnl (volgarmente metano). Se non ha senso portarlo con un gasdotto (galsi non si farà) ed è improbabile pensare ad un rigassificatore, perché non importarlo e distribuirlo in forma liquida (raffreddato) come in Spagna? E’ un sistema semplice, sicuro e poco costoso (non richiede la posa di reti di tubi).
non ho ben capito forse. terna, essendo in monopolio bisogna rammentarlo, o in posizione dominante, o in cartello, fa la cresta sulla vendita dell’energia ai sardi?
vorrei che qualcuno mi postasse, anche se qui è fuori tema, qualche link su strategie energetiche alternative applicabili in sardegna.
è vero che eolico e fotovoltaico sono fortunatamente fonti di energia in costante crescita, pur se con speculazioni e senza programmazione dettagliata, ma io vedo ancora una forte presenza di energia prodotta con termoelettrico.
bene, l’idroelettrico ha il suo spazio, ma non è che si possa pretendere di poterlo aumentare, o meglio, mi sembra che molto si sia fatto.
a me sembra che gran parte dell’energia in sardegna vada a finire nel comparto industriale, viene cioè assorbita da settori che sviluppatisi a partire dagli anni 60 hanno creato la famosa illusione occupazionale, ad esempio anche il comparto estrattivo, che si ha dato occupazione, ma nel lungo termine si è rivelato un illusione. questo per sottolineare che ben poco spesso si ricorda ai sardi che quando si parla di emergenza energia, di costi elevati dell’energia, di crisi occupazionale, spesso sono elementi che hanno legami forti tra loro, che hanno viaggiato e viaggiano l’uno a fianco all’altro, in un destino nero comune.
poi, se proprio devo restare nella produzione di energia da fonti quali petrolio, oli, gas, debbo considerare anche gli accordi stracciati con paesi come Libia ed Iran. L’Italia nei rapporti con la Libia poteva disporre di accordi favorevolissimi in materia di petrolio, idem aveva rapporti con l’Iran. questo per fare 2 esempi di cause di emergenza energetica che poi porta all’aumento di permessi del Governo italiano in tutta italia per la ricerca di gas metano e petrolio.
perché dico questo? perché sono tutti elementi che portano alla situazione attuale. infatti, se debbo come già detto considerare in sardegna la prevalenza del termoelettrico, devo anche vedere che serve la materia prima per il termoelettrico.
e questo vale per l’italia, ma purtroppo si è arrivati anche alla sardegna, come dimostrano i permessi per esempio ad arborea.
se ad arborea non dovessero riuscire ad estrarre, subito sarà il turno di un altro comune sardo. ci sono permessi concessi anche in mare. è una situazione gravissima che appunto ha molte cause.
perciò, chiedo a voi, qualcuno mi potrebbe indicare un sito o un link con soluzioni alternative proposte?soluzioni fattibili dico.
sul fatto che siamo una colonia non ci piove. la sardegna è colonia d’italia, molte regioni non sono da meno si badi bene, e l’italia stessa ha perso la sovranità in molti campi, state pur certi che lobby da decenni la fanno da padrone in italia (basti pensare ai moratti, l’esempio più banale, ma uno ne trova a decine, sia su petrolio che su altro ovviamente) ed anche in europa, avete idea degli uffici che a bruxelles e Francoforte ci sono in rappresentanza di multinazionali potentissime, alcune delle quali hanno un fatturato che supera di gran lunga il PIL di paesi africani interi? è un sistema marcio che ci colpisce
ma, per quanto riguarda questo sito, l’analisi va fatta sul tema ambientale. perciò, rimango su questo. e allora, mentre non ho dubbi sulla assoluta mancanza di sovranità della sardegna, però vorrei aver chiara sul versante energetico un’alternativa fattibile che possa escludere al massimo possibile il termoelettrico. saprò il perché non verrebbe attuata, è facile capirlo, come ho detto non siamo sovrani e ai vertici della regione ci sono certi affari sempre, ma almeno vorrei averla chiara per me.
le trivellazioni in sardegna non sono più un tabù, quali sono dunque le alternative, in una condizione di assenza di sovranità come quella attuale (e futura purtroppo)?
hai ragione, c’è stato un errore nel copia-incolla (il dato si riferisce alla potenza elettrica installata): la produzione lorda di energia elettrica nel 2009 (non 2012) è pari a GWh 14.199,6 (dati Terna s.p.a., http://www.terna.it/LinkClick.aspx?fileticket=25ifpzRj0LI%3D&tabid..). Nel 2011 è stata pari a GWh 13.018,4, con un surplus rispetto al fabbisogno del 10,4% (vds. http://www.terna.it/LinkClick.aspx?fileticket=b%2b6DNrXsUBA%3d&tabid=649).
GWh non MWh.
In Sardegna la potenza elettrica installata (2012) è pari a 5.010 MW: gli impianti termoelettrici rappresentano 3.066 MW (61%), le centrali eoliche ben 962 MW (19%), gli impianti fotovoltaici costituiscono 521 MW (11%), mentre gli impianti idroelettrici hanno una potenza installata pari a 461 MW (9%).
Sono dati pubblicizzati nel corso dell’VIII Conferenza del Mediterraneo su generazione, trasmissione, distribuzione e conversione dell’energia promossa dal Dipartimento energia elettrica ed elettronica della Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Cagliari (vds. http://www.unica.it/pub/7/show.jsp?id=20308&iso=96&is=7).
L’ha ribloggato su Il Blog di Fabio Argiolas.
da La Nuova Sardegna, 15 luglio 2013
Energia, il mercato c’è ma non aiuta l’isola. (http://lanuovasardegna.gelocal.it/regione/2013/07/15/news/costi-dell-energia-elettrica-sardegna-beffata-1.7424943) Concorrenza aumentata (91 operatori), nuovo cavo Sapei per il continente Eppure il costo dell’elettricità resta elevato e penalizza le imprese sarde. (Giuseppe Centore)
CAGLIARI. È il problema dei problemi, la precondizione per far uscire la Sardegna, e qualsiasi area depressa o sottosviluppata, dalle secche della crisi, e avvicinarla al resto del mondo. Da dieci anni a parole è in cima all’agenda dei politici sardi, ma i risultati stentano ancora ad arrivare. Se la crescita produttiva è data dal manifatturiero, come sostiene la comunità degli economisti, questo è possibile fondamentalmente a tre condizioni: costo del lavoro contenuto, capacità innovativa elevata, costo dell’energia competitivo. Sui primi due punti arranchiamo. Sull’ultimo invece, cadiamo del tutto. Il costo dell’energia, non tanto alla bolletta del singolo, ma al sistema complessivo, nell’isola non è ancora adeguato alle nostre emergenze. E non consola sapere che due anni fa si stava addirittura peggio. Il sistema. L’elettricità, per sua natura, non può essere stoccata. Possono essere accumulate alcune materie prime che la producono, petrolio, gas, acqua, mentre altre dipendono da fattori non modificabili, come sole e vento. Questa caratteristica dell’energia elettrica fa sì che essa debba essere consumata nel momento in cui si produce. Per mantenere in sicurezza un sistema elettrico, le autorità che lo regolano, di solito enti pubblici vista la sua strategicità, prevedono che alle centrali che producono energia per un determinato territorio se ne affianchino altre, spente ma pronte a “partire” in caso di emergenza. Naturalmente anche le centrali in riserva, nelle diverse forme, concorrono a formare il costo finale dell’energia prodotta in un territorio. L’anomalia sarda. L’isola negli ultimi anni ha vissuto cambiamenti radicali nella produzione e nel mercato dell’elettricità, avvicinandosi all’Europa, ma non sempre con i vantaggi auspicati. Nello scorso biennio, due novità radicali hanno cambiato il panorama: la chiusura dell’Alcoa (ottobre 2012) e l’avvio del Sapei, il cavo da 1000 megawatt che collega l’isola con il continente, entrato in esercizio nel marzo del 2011 e a regime un anno dopo.Prima l’isola viveva in uno stato di ignaro isolamento, al punto da non venir toccata dal grande black-out che colpì l’Italia nel settembre del 2003. L’altra faccia di questo isolamento era il fatto che quale che fosse la produzione sarda, affiancata ad essa dovevano esserci centrali pronte a partire pari a quasi il 90 per cento del consumo, affinché la Sardegna venisse coperta in caso di emergenza con le sue forze. Duopolio. A fronte di questa “autarchia” elettrica corrispondeva un sostanziale duopolio nella produzione e nella vendita (Enel+E.On producevano il 90 per cento dell’energia immessa in rete) più volte criticato dall’Authority per l’energia e il gas e giudicato distorsivo del mercato. E come se non bastasse, l’utilizzatore principe del mercato elettrico sardo era la grande industria di base, petrolchimica e minerali non ferrosi. Emblematico il caso di Portovesme. La sola Alcoa consumava il 40 per cento dell’energia ad uso industriale, e il 20 per cento di tutta l’energia prodotta in Sardegna. Dati più bassi per Porto Torres, con Fiume Santo. Il mercato. Nonostante le denunce, il costo dell’energia prodotta in Sardegna e immessa sul mercato – quella altrettanto imponente e strategica che da anni produce la Saras dalle peci di raffineria non concorre a fare prezzo perché, assimilata alle fonti rinnovabili, riceve gli incentivi speciali del cosiddetto Cip6 e viene ritirata direttamente dal gestore della rete – rimaneva ben più alto della media nazionale, talvolta con valori quasi doppi, e simile a quello siciliano. Alcuni numeri per illustrare meglio una delle tante anomalie del sistema sardo, che poi si riflettono direttamente sulle imprese, sulle attività commerciali, e in misura minore sui singoli utenti. Nel novembre 2008 il prezzo di vendita è stato di 84 euro a megawatt/ora, e sui 1483 megawatt di energia venduta 530 venivano dal ciclo combinato e 731 dal carbone. Nel 2010 il prezzo è sceso a 63 euro a megawatt/ora, e sui 1266 megawatt venduti 551 e 520 erano a ciclo combinato e a carbone, ma 126 erano a eolico. Lo scorso novembre il prezzo è sceso a 60 euro, più basso della media nazionale, la quantità venduta è salita a 1493 megawatt, e se gas e carbone hanno continuato a viaggiare sui valori simili (509 e 627), l’eolico è arrivato a 267 megawatt, il doppio dell’anno precedente. Visto che la domanda è diminuita, dove è andata l’energia prodotta? La risposta la fornisce l’ultima relazione del Gestore dei mercati energetici, a conferma di quanto annunciato da Terna: il surplus sardo serve a mettere in sicurezza l’area laziale, e il centro-sud del paese, ancora caratterizzato da forti criticità, a sua volta determinate dalla vera e propria crisi che da due anni attanaglia il sistema elettrico siciliano. E così noi da “pecore nere” sull’energia diventiamo salvatori, forse inconsapevoli, della patria. Ma perché c’è tanto surplus? Le novità. Chiusura di Alcoa e di Vynils, esplosione dell’eolico, entrata a regime del cavo da 1000 megawatt hanno aperto il mercato elettrico sardo. I dati, come riportano le tabelle di Terna pubblicate in alto e a destra, parlano da soli. La Sardegna diventa esportatrice di energia, le sue centrali cominciano a ridurre l’attività (fonti non confermate indicano l’attività della centrale a carbone di Portovesme, la più grande dell’isola, oggi a poco meno il 50 per cento della sua produzione massima, con gli altri gruppi a olio combustibile messi a riserva) per la chiusura delle grandi fabbriche e per via della crisi, con una significativa riduzione dei consumi. Il cavo, che lavora a regime da poco più di un anno, in realtà è composto da due distinti collegamenti dalla portata massima di 500 megawatt ciascuno (tanto per avere una idea: il nuovo gruppo che doveva nascere a Fiume Santo sarebbe stato di 410 mw, il polo di Sarroch e la centrale Enel di Portovesme hanno una potenza di 600 megawatt l’uno), che non possono per motivi tecnici viaggiare in coppia nella stessa direzione. E così un cavo da 500 esporta energia e uno analogo la importa. Quella autostrada virtuale, costata un patrimonio (750 milioni di euro che dovrebbero però “rientrare” in una decina d’anni come minori spese sulla rete) è quasi sempre occupata sino al massimo. Non è una differenza da poco, perché permette ai grandi produttori sardi di tarare il lavoro delle loro centrali in un’ottica non più regionale ma nazionale. Che poi tutto ciò, come si vede nell’articolo a fianco, significhi comportamenti virtuosi per un verso e favorevoli alla Sardegna per l’altro è tutto da dimostrare. I vantaggi e i dubbi. I vantaggi sulla bolletta però non si vedono, perché il sistema sardo, come ha certificato l’Authority per l’energia elettrica e il gas durante la sua ultima relazione continua a essere poco concorrenziale (nella scala a 10mila a 1 di uno speciale indice che misura il livello di concorrenzialità del mercato locale l’isola è a 3671, il nord è a 1200), con i primi tre operatori, su 91 presenti, che si dividono il 71,7 del mercato. L’unico dato positivo nell’ultimo anno, a testimoniare l’apertura del mercato, è che se nel 2011 due volte su tre il prezzo veniva determinato dall’operatore principale, nel 2012 questa percentuale è scesa al 25 per cento. Tutto ciò significa che la Sardegna si sta avvicinando alla media nazionale, come mercati, prezzi, servizi agli utenti singoli e soprattutto alle imprese? Sarebbe bello crederci. La realtà è che, come nelle aree più deboli, da tutti i punti di vista, sono i produttori a tenere in scacco i consumatori e non viceversa. E rispetto al passato il libero mercato impedisce profondi interventi che riducano di botto i prezzi. Al massimo pillole di euro in meno.
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L’Authority svela il trucco che fa salire i prezzi. Produttori sotto accusa per l’uso disinvolto del servizio di “dispacciamento” Ma quando il giochino viene reso pubblico, i comportamenti diventano virtuosi.
CAGLIARI Non capita tutti i giorni di leggere nelle specialistiche e accorte delibere dell’Authority dell’energia il riferimento a un uso «parassitario e indebito del servizio di dispacciamento» riferito alla Sardegna, ma anche questo c’è scritto nella relazione finale che la stessa autorità ha preparato a seguito di una approfondita indagine sulle storture nel mercato. Una indagine decisa a giugno 2012 e resa subito pubblica (e da luglio le distorsioni come per incanto si sono ridotte di molto…). L’indagine nasce da elementi poco chiari emersi nel corso del monitoraggio della rete, con i produttori, grandi e piccoli che compravano energia in quantità superiore a quella da loro prodotta, per poi rivendere il surplus a caro prezzo. Secondo l’Authority tutto questo non era dovuto a un errore di programmazione, ma all’uso “disinvolto” delle norme. Terna dal canto suo invece di comunicare ai produttori di ridurre la produzione, l’ha reindirizzata verso il Continente. Questo gioco, secondo l’autorità, è dovuto a due fattori: l’aumento delle rinnovabili non programmabili e la riduzione dei consumi per la crisi. Terna dal canto suo ha definito essenziali per la rete gli impianti di Portovesme e Fiume Santo e da gennaio anche Ottana, ma nella maggior parte del tempo la produzione è superiore al consumo. Facile inviare questa energia verso la penisola, e in qualche modo distorcere il regolare mercato. Secondo l’Authority nel documento finale sull’indagine reso pubblico lo scorso mese, prendendo come riferimento giugno 2012, il prezzo dell’energia elettrica sardo è stato di 101 euro a megawatt/ora; in assenza dei comportamenti distorsivi sarebbe sceso a 73, con ricadute sul prezzo medio nazionale di 4 euro, confermati da proiezioni di maggiori oneri per Terna di 1,5 milioni di euro al mese. Da queste pratiche, inutile ribadirlo, a rimetterci sono stati gli utenti, e a guadagnarci, ancora una volta i produttori, grandi e piccoli.
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Ottana strategica, ancora di più nel futuro prossimo.
Il sistema elettrico regionale, nonostante le apparenze, è ancora per sua natura insicuro, soprattutto in quanto sempre più dipendente dall’eolico. Per questo motivo l’Authority per l’energia ha deciso di incentivare due progetti pilota che prevedono l’installazione di sistemi di accumulo ad alta intensità a Caltanissetta e a Ottana, di 8 megawatt l’uno. Ma Terna ha chiesto di elevare la potenza massima del sistema sardo e siciliano a 40 megawatt, motivando il tutto con la criticità del sistema. Da gennaio l’impianto di Ottana è stato dichiarato, come gli altri due, essenziale per 20 megawatt. Ma visto il surplus resta da capire il perchè di questa “discordanza”, come la chiama l’Authority, nelle azioni fatte da Terna per riequilibrare il sistema.
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LE CIFRE.
29 – MILIONI DI MEGAWATT, IL TRANSITO TRA SARDEGNA E CENTRO SUD NEL 2012, IN LINEA CON L’ANNO PRECEDENTE, DOPPIO RISPETTO AL 2010
37 – LA PERCENTUALE DI ENERGIA PRODOTTA IN LOCO CHE PASSA DALL’ISOLA AL LAZIO, IN AUMENTO RISPETTO AL PASSATO
244 – I MEGAWATT PRODOTTI DA RINNOVABILI NEL MAGGIO 2012; DI QUESTI 38 DA IDROELETTRICO, 124 DA EOLICO E 82 DA SOLARE
1150 – I MEGAWATT VENDUTI COMPLESSIVAMENTE NELL’ISOLA A MAGGIO 2012. LE RINNOVABILI SONO SALITE DEL 27%, LE FONTI TRADIZIONALI SONO CALATE DEL 22,3% RISPETTO ALLO STESSO MESE DEL 2011
71 – GLI EURO A MEGAWATT/ORA CON I QUALI A GIUGNO 2013 SI POTEVA COMPRARE L’ENERGIA AL MERCATO DEL GIORNO PRIMA: 22 PER CENTO IN MENO RISPETTO AL 2012
1309 – I MEGAWATT OFFERTI AL MERCATO.
Non dite minchiate: confrontate una bolletta del servizio di maggior tutela in Lombardia, Lazio o Sicilia con una sarda dello stesso periodo: i prezzi sono uguali, perché l’AEEG (per gli ignoranti l’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas) stabilisce ogni tre mesi ex ante i prezzi del mercato tutelato. I dati dell’Authority da voi citati a sproposito si riferiscono al prezzo PUN (ancora per gli ignoranti,il Prezzo Unico Nazionale) zonale all’ingrosso
della Sardegna il quale concorre a livello nazionale alla determinazione del prezzo unico di vendita applicato nei confini del regno a tutte le utenze elettriche del servizio di maggior tutela. Prima di sparare fesserie informatevi e studiate!!!
genio della lampada, meno male che ci sei tu: “in assenza dello sbilanciamento il prezzo sarebbe stato pari a 73,5 euro/megawatt ora contro un prezzo registrato pari a 101,06 euro/mWh. L’effetto della condotta degli operatori sul prezzo zonale di vendita della Sardegna è stato pari a circa 28,1 euro/mWh”, dice l’Autorità per l’energia elettrica e il gas in riferimento a “un incremento del prezzo zonale di vendita della Sardegna pari a circa 28,1 €/MWh” (stima giugno 2012).
Ti piaccia o no, i costi sono superiori a quelli che sarebbero dovuti essere.
Ancora: “il sistema sardo, come ha certificato l’Authority per l’energia elettrica e il gas durante la sua ultima relazione continua a essere poco concorrenziale (nella scala a 10mila a 1 di uno speciale indice che misura il livello di concorrenzialità del mercato locale l’isola è a 3671, il nord è a 1200), con i primi tre operatori, su 91 presenti, che si dividono il 71,7 del mercato. L’unico dato positivo nell’ultimo anno, a testimoniare l’apertura del mercato, è che se nel 2011 due volte su tre il prezzo veniva determinato dall’operatore principale, nel 2012 questa percentuale è scesa al 25 per cento”.
E ancora: “Secondo l’Authority nel documento finale sull’indagine reso pubblico lo scorso mese, prendendo come riferimento giugno 2012, il prezzo dell’energia elettrica sardo è stato di 101 euro a megawatt/ora; in assenza dei comportamenti distorsivi sarebbe sceso a 73, con ricadute sul prezzo medio nazionale di 4 euro, confermati da proiezioni di maggiori oneri per Terna di 1,5 milioni di euro al mese. Da queste pratiche, inutile ribadirlo, a rimetterci sono stati gli utenti, e a guadagnarci, ancora una volta i produttori, grandi e piccoli” (http://lanuovasardegna.gelocal.it/regione/2013/07/15/news/costi-dell-energia-elettrica-sardegna-beffata-1.7424943).
Tutti stupidi e tutti ignoranti, solo tu hai capito tutto.
Sono sardo e lavoro nel settore energia. Chi produce e immette energia nella rete elettrica riceve un prezzo di vendita che è il prezzo zonale, tipicamente più alto in Sardegna (non tanto come prima) e Sicilia. Chi compra(preleva) energia la paga ad un prezzo medio nazionale, uguale per chi stà al nord, centro, sud e isole. Quindi smettiamola di dire che ai sardi consumatori l’energia costa di più. Come già suggerito da qualcuno, prendete una bolletta di ENEL Servizi Elettrici di utente domestico in Lombardia, una del Lazio ed una della Sardegna aventi le stesse condizioni (prima casa, bolletta bioraria, potenza 3kW, simili consumi) e dimostratemi conti alla mano che quella sarda ha prezzi più alti.
abbiamo parlato della Collettività, non del singolo utente.
E abbiamo cercato di specificarlo nel modo più comprensibile per chiunque.
Meglio di così non siamo riusciti a esprimerlo, porta pazienza.
Al singolo utente sono caricati specificamente i “costi canaglia”, cioè questi: https://gruppodinterventogiuridicoweb.wordpress.com/2013/06/07/i-costi-canaglia-nascosti-dellenergia-elettrica/ .
Se qualcuno mi spiega come posso vedere, leggendo la mia bolletta elettrica, dove si trova il 38% in più, lo ringrazio. Le tariffe dei vari gestori sono identiche in tutta Italia, non ho mai visto prezzi specifici per la Sardegna. Se confronto i costi energia e dispacciamento della mia bolletta con quelli ufficiali nazionali, pubblicati in rete, li trovo uguali, e quindi? Quindi la notizia va diffusa correttamente, questo sbilanciamento non si riflette sulle tariffe finali. Se poi pensiamo che fra chi cavalca questa storia c’è anche Mauro Pili, beh i dubbi divengono quasi certezze. Documentarsi prima di sparare balle, grazie.
ripetiamo: abbiamo parlato della Collettività, non del singolo utente.
E abbiamo cercato di specificarlo nel modo più comprensibile per chiunque.
Meglio di così non siamo riusciti a esprimerlo, porta pazienza.
Al singolo utente sono caricati specificamente i “costi canaglia”, cioè questi: https://gruppodinterventogiuridicoweb.wordpress.com/2013/06/07/i-costi-canaglia-nascosti-dellenergia-elettrica/ .
da L’Unione Sarda, 12 marzo 2015
L’assenza di una rete di gas metano fa schizzare in alto la bolletta per i residenti in Sardegna. Caro-elettricità, nell’Isola le tariffe più alte d’Italia. (Eleonora Bullegas): http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_146_20150312093404.pdf