L’Italia va davanti alla Corte di Giustizia UE per le gabbie delle galline ovaiole.
L’Italia andrà davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per non aver attuato correttamente la direttiva 1999/74/CE che stabilisce le norme minime per la protezione delle galline ovaiole. La direttiva partiva dal parere espresso dal Comitato scientifico veterinario, in base al quale “le condizioni di benessere sia delle galline allevate in batteria con gli attuali metodi che di quelle allevate con altri sistemi sono insufficienti e che taluni bisogni delle galline non possono essere soddisfatti; occorrerebbe pertanto instaurare (…) le norme più rigorose possibili per migliorare tali condizioni” per prevedere una serie di indicazioni sulle dimensioni delle gabbie e sul loro posizionamento e, naturalmente, teneva in adeguata considerazione il fatto che gli Stati membri avrebbero avuto bisogno di un certo periodo di tempo per adeguarsi alle nuove norme.
Ebbene, in dodici anni, il nostro Paese non è stato in grado di adeguarsi in modo corretto a tale direttiva. Complimenti.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
ANSA 25 aprile 2013
Italia deferita a Corte Ue per gabbie allevamento galline. Strutture troppe vecchie per allevamenti in batteria.
BRUXELLES, 25 APR – L’Italia è finita insieme alla Grecia sul banco degli imputati alla Corte di giustizia dell’Ue, per non essersi completamente adeguata alla messa al bando, dall’inizio dell’anno, delle vecchie gabbie per l’allevamento delle galline da uova di cui l’Italia è un’importante produttrice. Nell’annunciare la decisione, Bruxelles ricorda che gli Stati membri hanno avuto 12 anni per introdurre gabbie più spaziose. Non averle modificate reca danno alle aziende che invece hanno investito in nuove strutture. In Europa restano solo l’Italia e la Grecia – scrivono gli uffici sanitari alla Commissione europea – a non aver ancora ”attuato correttamente la direttiva che introduce nuovi criteri sulla dimensione delle gabbie e sulle condizioni di allevamento per garantire il benessere degli animali”. Per quanto riguarda l’Italia tuttavia, spiegano fonti comunitarie all’ANSA, il deferimento alla Corte di giustizia dell’Ue è legato ”al ritardo per la mancata trasposizione nell’ordinamento italiano dell’impianto sanzionatorio previsto dalla direttiva Ue contro gli operatori inadempienti”.
Per quanto riguarda il benessere animale, la direttiva che doveva essere applicata dal primo gennaio 2012, prevede che tutte le galline ovaiole siano tenute in gabbie spaziose per fare il nido, razzolare e appollaiarsi. Le gabbie devono offrire a ciascuna gallina una superficie di almeno 750 centimetri quadrati, un nido, lettiere, posatoi e dispositivi per accorciare le unghie. Oltre a garantire la qualità di vita degli animali negli allevamenti, la mancata applicazione in tutte le sue disposizioni pone anche – fanno notare esperti del settore – un problema di commercializzazione delle uova prodotte dalle galline allevate ancora nelle vecchie gabbie. Uova che ufficialmente sono sane ma in realtà ‘fuori legge’.
Il 26 gennaio scorso la Commissione europea aveva inviato un ultimatum a 13 Stati membri tra cui l’Italia e la Grecia, ma al momento solo Roma e Atene non hanno potuto ovviare alle carenze legislative segnalate da Bruxelles.
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qui la direttiva n. 1997/74/CE sulle norme minime per la protezione delle galline ovaiole

ed è giunta la condanna.
A.N.S.A., 22 maggio 2014
Corte Ue, Italia inadempiente su gabbie galline da uova. Paese si dovrà conformare a sentenza: http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2014/05/22/ueitalia-inadempiente-su-gabbie-galline_b926c1ae-a8bd-499d-a6ae-cc5f19769c51.html