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Un altro morto e un altro ferito per caccia. Caccia in Sardegna, stagione 2012-2013, morti e feriti (6).


incidente di caccia

 

 

Corre veloce la contabilità dei morti e feriti umani nel corso della stagione venatoria 2012-2013 in Sardegna.

Cinque “incidenti di caccia” in sette giorni.

Dopo l’arrivo del primo morto, un bambino, per giunta, eccone un altro: Paolo Serra (66 anni, di Arzachena, capocaccia d’una compagnia di caccia al cinghiale) è morto colpito da un colpo partito dal proprio fucile mentre era alla posta nella macchia di Monti di Li Scopi, San Pantaleo, in agro di Arzachena(OT).              Anche un altro ferito: Vincenzo Porcu (56 anni, poliziotto in pensione) è stato colpito a una gamba da un proiettile di rimbalzo sparato dal proprio fucile nelle campagne di Montresta (SS). Sull’accaduto indagano i Carabinieri.

Ecco il modo con cui è stato accolto dal mondo venatorio l’invito – intelligente quanto giusto – degli stessi cacciatori dell’autogestita di Irgoli: stop alla caccia per una domenica per ricordare il povero bambino Andrea Cadinu, deceduto domenica scorsa durante una battuta di caccia al cinghiale, e per riflettere.

Purtroppo, la riflessione è stata sparata da un calibro 12.

Purtroppo ancora non si comprende e non si vuol capire come la caccia sia l’unico divertimento che procura morte.

Attualmente, in tutta Italia, siamo a ben 34 morti (30 cacciatori, 4 persone comuni)e 51 feriti (41 cacciatori, 10 persone comuni) umani durante la stagione di caccia 2012-2013.

Nella stagione venatoria 2011-2012 in Sardegna vi sono stati quattro morti e quattordici feriti, tutti cacciatori (ad eccezione di un pescatore di origine romena), dei quali uno (Domenico Molino, nelle campagne di Ovilò, Loiri Porto S. Paolo) ucciso in circostanze inquietanti per cause legate al mondo venatorio e un altro deceduto per infarto durante una battuta di caccia.    In tutta Italia 25 morti (24 cacciatori, 1 persona comune) e 70 feriti (59 cacciatori, 11 persone comuni).

Nella stagione venatoria 2010-2011 in Sardegna ci sono stati 4 morti, tutti cacciatori, e 11 feriti, dei quali 10 cacciatori e 1 persona comune, una ragazza che cercava funghi.  In tutta Italia ben 35 morti, dei quali 34 cacciatori e 1 persona comune, ben 74 feriti, dei quali 61 cacciatori e 13 persone comuni.

Il trend rispetto agli anni precedenti è in deciso aumento.

Cinghiali (Sus scrofa)

morti e i feriti fra gli altri animali in una stagione venatoria si stimano in centinaia di milioni.

Una vera strage, di umani e altri animali, così, per un divertimento.

Lega per l’Abolizione della CacciaGruppo d’Intervento GiuridicoAmici della Terra

cartello “attenzione caccia al cinghiale”

 

 

Morti: Andrea Cadinu (12 anni, originario di Onifai, ma residente a Nuoro, colpito durante una battuta di caccia al cinghiale in svolgimento nei boschi di San Michele, Irgoli, NU).

Feriti: Giancarlo Salis (51 anni, di Jerzu, nei canaloni boscosi dei Tacchi di Ulassai, OG); Stefano Cencetti (42 anni, comandante della Compagnia barracellare di Villa San Pietro, nelle campagne di Bacchixeddu di Pula, CA); Giovanni Raimondo Mele (62 anni, di Burgos, nelle campagne di So e’ Trancheri, fra Burgos ed Esporlatu, SS); Y.B. (50 anni, di Monserrato, ferito dal proprio fucile nelle campagne di Atzara, NU).

 

 

 

cartello “attenzione – caccia al cinghiale”

 

 

da L’Unione Sarda on line, 18 novembre 2012

Caccia, ucciso dal suo fucile. Quarto incidente in 7 giorni.

Nuovo incidente mortale in Sardegna dopo quello di domenica scorsa nel quale era deceduto un ragazzo di 12 anni nelle campagne di Irgoli. Un capo battuta di 66 anni è scivolato mentre si trovava in posta col fucile pronto a sparare.

L’arma gli è caduta di mano e due colpi son partiti dal basso verso l’alto, all’altezza del femore, uccidendolo poco dopo. La vittima è Paolo Serra, di 66 anni, residente a Arzachena, capo squadra di Monticanaglia. Teatro della tragedia, le campagne di San Pantaleo.

LA CRONACA – Questa mattina Paolo Serra, residente nella frazione di Arzachena, era impegnato in una battuta di caccia ma mentre era in posta si è ferito mortalmente col suo fucile che forse è scivolato. Sono stati inutili i tentativi di salvargli la vita da parte dei suoi compagni prima e poco dopo degli operatori del 118 arrivati nelle campagne di San Pantaleo, in località Monti di Li Scopi quando mancavano pochi minuti alle 9. Ai medici non è rimasto altro che constatare il decesso. E’ il secondo morto in una settimana di caccia grossa, il quarto ferito in appena sette giorni. L’altro ieri un uomo di Monserrato era rimasto ferito a un piede; domenica scorsa un ragazzino di 12 anni, colpito per errore da un cacciatore nelle campagne di Irgoli, era morto dopo alcuni giorni di agonia; mentre giovedì un cacciatore di 62, era stato ferito al volto da un proiettile partito dall’arma di un compagno di battuta nelle campagne di Esporlatu. Sul luogo dell’incidente di oggi sono intervenuti i carabinieri del Reparto territoriale di Olbia, i Vigili del fuoco e agenti della Corpo Forestale.

INVITO A NON SPARARE INASCOLTATO – Solo i cacciatori dell’autogestita Norghio di Irgoli, il paese dove la settimana scorsa un ragazzo di 12 anni è morto in un incidente di caccia, hanno accolto oggi l’invito a non sparare dei capo caccia locali, che intendevano così ricordare la giovane vittima. Nei paesi vicini, nelle compagnie della Baronia, l’invito dei capo caccia irgolesi non è stato accolto. “Quante vittime ci sono già state in questi anni – è stato il commento dei cacciatori – se dovessimo rinunciare a sparare ogni volta che c’è un incidente, ogni domenica dovremmo restare a casa”. Ad Irgoli domenica scorsa è stato ferito accidentalmente alla testa Andrea Cadinu, di 12 anni, morto dopo 36 ore di agonia in ospedale. Con l’invito a non sparare questa domenica, i cacciatori di Irgoli hanno tentato di risvegliare la sensibilità davanti ad una tragedia che ha colpito l’intera comunità, e che ha posto molti interrogativi. Oggi, tuttavia, nelle campagne baroniesi e sarde hanno sibilato i colpi di fucile, e l’invito a lasciare per un giorno le doppiette appese è rimasto pressochè inascoltato. E questa mattina un nuovo cacciatore è morto a San Pantaleo.

Fringuello (Fringilla coelebs) e cartuccia

(foto L.A.C., S.D., archivio GrIG)

  1. Avatar di icittadiniprimaditutto
    icittadiniprimaditutto
    novembre 18, 2012 alle 3:54 PM

    Reblogged this on i cittadini prima di tutto and commented:
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  2. novembre 18, 2012 alle 6:08 PM

    da Sardinia Post, 18 novembre 2012
    CACCIA, MUORE UN 66ENNE DURANTE UNA BATTUTA A SAN PANTALEO. IN UNA SETTIMANA QUATTRO INCIDENTI, DUE MORTALI: http://www.sardiniapost.it/cronaca/1569-caccia-muore-un-66enne-durante-una-battuta-a-san-pantaleo-secondo-incidente-una-settimana-dopo-la-morte-del-12enne

    da La Nuova Sardegna, 18 novembre 2012
    Caccia, ennesima tragedia: un morto in Gallura.
    La vittima è un uomo di 66 anni di Arzachena. E’ scivolato su una roccia nelle campagne di San Pantaleo e dal suo fucile sono partiti due colpi che lo hanno raggiunto all’addome. E’ il quarto incidente di caccia in una settimana: http://lanuovasardegna.gelocal.it/olbia/cronaca/2012/11/18/news/caccia-ennesima-tragedia-un-morto-in-gallura-1.6049380

    da CagliariPad, 18 novembre 2012
    Ancora un morto per caccia, è il quarto incidente in una settimana nell’isola.
    Questa volta si tratta di un 66enne di Arzachena, Paolo Serra: due colpi partiti dal suo fucile lo hanno colpito al femore. Solo una settimana fa la tragedia del piccolo Andrea e, di seguito, un cacciatore ferito all’occhio e un altro al piede: http://www.cagliaripad.it/news.php?page_id=275

    dal blog di Vito Biolchini, 18 novembre 2012
    Sardegna 2012: se neanche la morte di un bambino smuove la politica e le coscienze. Perché siamo un’isola senza “opinione pubblica”: http://vitobiolchini.wordpress.com/2012/11/18/sardegna-2012-se-neanche-la-morte-di-un-bambino-smuove-la-politica-e-le-coscienze-perche-siamo-unisola-senza-opinione-pubblica/

    da Casteddu online, 18 novembre 2012
    Altro incidente di caccia: muore un capo battuta di 66 anni a San Pantaleo: http://www.castedduonline.it/altro-incidente-caccia-muore-capo-battuta-66-anni-san-pantaleo

  3. Avatar di Mara
    Mara
    novembre 18, 2012 alle 7:45 PM

    Non ci sono più parole.

  4. Avatar di mudadum
    mudadum
    novembre 18, 2012 alle 8:26 PM

    Mi dispiace scrivere in questo tragico periodo, quando i morti per l’attività venatoria continuano ad aumentare, ritengo che la caccia ai cinghiali sia necessaria perché in Sardegna non vi sono predatori naturali se non l’uomo considerando che il numero di capi allo stato brado sono in continuo aumento e che stanno causando non pochi problemi all’ambiente e alle attività dell’uomo e al sistema epidemiologico. Scrivo questo non da cacciatore, ma da cittadino che ama passeggiare in aperta campagna che a volte raccoglie funghi o chiocciole con la paura di ricevere qualche schioppettata o qualche vessazione da parte di persone armate. Ritengo che non tutti possano detenere armi da fuoco né tantomeno sparare a ogni cosa animata come anche ai piccoli pennuti sempre che questi non aumentino oltre l’equilibrio del territorio. Considerando il numero dei morti per la caccia, sicuramente le regole e le tecnologie usate, non sono adatte per la tutela dell’uomo e per alcune specie animali; sarei comunque curioso di sapere se le varie compagnie di caccia hanno elaborato diverse strategie predatorie che tengano conto non solo dei capi da abbattere ma anche del controllo del territorio. Non ho mai visto l’indicazione di un perimetro di caccia ben evidenziato e un perimetro esterno di tutela che tenga conto della gittata delle armi, affinché nessun estraneo possa essere coinvolto. Non ho mai sentito del divieto affinché nessun minore e accompagnatore senza porto d’armi possa partecipare alla battuta di caccia. Esiste una qualche tecnica affinché nessun elemento della compagnia possa finire sotto il tiro amico? Esistono ancora in circolazione armi senza la dotazione della sicura e se sono state rese inutilizzabili? Esistono armi che non abbiano una semplice sicura con tasto ma che invece, prima del rilascio rilevi la presenza della doppia impugnatura affinché non debbano mai più succede incidenti per distrazione o per cadute varie? Il tutto logicamente potrebbe essere super visionato dagli organi di polizia regionale che in seguito alla richiesta della compagnia e previo compenso possano ricevere in anticipo gli estremi per la localizzazione della battuta di caccia e i nomi dei membri della compagnia affinché possano per tempo perimetrare il campo di tiro e l’area di rispetto esterna, che possano controllare il porto d’armi, le armi e quindi i componenti della battuta di caccia. Al termine della battuta gli organi di controllo potranno in loco prelevare i campioni dei tessuti per le varie analisi sanitarie e rimuovere le limitazioni al campo. È troppo macchinoso? Ci vorrebbe troppo tempo? Diventerebbe più costoso andare a caccia? Sicuramente ci sarebbe un miglior controllo del territorio e meno morti tra gli appassionati di un’attività che forse ha pochi aspetti sportivi ma sicuramente sa molto di predatore.

  5. Avatar di elena romoli
    elena romoli
    novembre 18, 2012 alle 8:33 PM

    senza parole

    • novembre 22, 2012 alle 10:19 am

      Non saprei come considerare questo commento, a volte noi esseri umani ci dimentichiamo che anche gli animali sono esseri viventi. Intenzionalmente chiamiamo carne ciò che mangiamo, ma in realtà non è altro che tessuto muscolare, organo interno ed altro che compongono il corpo di una creatura vivente, che prova i nostri stessi sentimenti, anche in modo più sincero. Che si dica che siamo invasi dai cinghiali non corrisponde per niente a verità, è solo un modo come un altro per dar credito a questi “pseudo sportivi” dei miei stivali, infatti la caccia non è uno sport ma sadismo puro.
      Il fatto che periscano delle persone durante le competizioni (visto che lo chiamano sport) non può rattristarmi più di tanto, magari certo, se si tratta di vittime innocenti che non dovrebbero stare li posso anche soprassedere, infatti io proporrei una multa di almeno 40mila euro per certe leggerezze, perché la prigione di questi tempi sarebbe un costo aggiuntivo anche per le persone che non cacciano nessuno, le norme parlano chiaro a tal proposito, bisogna essere maggiorenni (18anni) per partecipare a qualsiasi attività venatoria.
      Poi perché se muore il cinghiale sono tutti contenti? E’ o non è pur sempre una creatura che merita di vivere? Chi ci da l’autorità per decidere sulla vita di un altro essere vivente? Vale lo stesso per gli allevamenti intensivi e non, sia chiaro, non faccio distinzioni, crudeltà è l’una e crudeltà è l’altra. Ma questo è un altro discorso su cui potrei dilungarmi ore e sfatare ogni mito creato ad arte dalle varie lobby.
      Inoltre vorrei aggiungere che anche io personalmente adoro andare a fare escursioni in campagna e nei boschi e per colpa di queste persone non posso farlo in questo periodo, mi sono trovato personalmente nel bel mezzo di una battuta di caccia e fortunatamente ne sono uscito incolume. Stavo cercando dei funghi con amici, ma evidentemente per lo stato non abbiamo lo stesso diritto di farlo, visto che concedono a questi pseudo sportivi di andarsene in giro a sparare ed uccidere chiunque gli capiti a tiro, e talvolta se stessi.
      Volevo far presente uno studio svolto in Francia per diversi anni proprio sui cinghiali e la loro “proliferazione” sregolata che guarda caso, come sempre, è colpa dell’uomo, o meglio dei cacciatori, infatti non sono uomini, sono cacciatori.

      Uno studio scientifico di ricercatori francesi ha seguito per un periodo di 22 anni la moltiplicazione dei cinghiali in un territorio del dipartimento Haute Marne, in cui sono sottoposti ad una caccia molto intensa, confrontandola con quella di un territorio con caccia poco intensa nei Pirenei.
      E’ risultato che la fertilità dei cinghiali è notevolmente più alta quando la caccia è intensa.
      Inoltre quando la caccia è intensa la maturità sessuale viene raggiunta prima, a meno di un anno di età. Così i cinghiali raggiungono la maturità sessuale con un peso medio inferiore.
      Invece, nei territori in cui sono presenti pochi cacciatori la moltiplicazione dei cinghiali è minore, e la maturità sessuale viene raggiunta più tardi, con un peso medio più elevato (S.Servanty et al., Journal of Animal Ecology, 2009).
      Anche il prof. Josef H. Reichholf, che dirige la Sezione dei Vertebrati del Museo Statale Zoologico di Monaco di Baviera, ritiene che la caccia causi una più intensa moltiplicazione degli animali selvatici rispetto alle condizioni naturali.
      Infatti, poiché la caccia ha luogo soprattutto in autunno ed in inverno, se in un territorio vengono uccisi molti animali, i sopravvissuti avranno una maggiore disponibilità di cibo. Gli animali meglio nutriti si riproducono prima, in primavera, e danno una discendenza più numerosa (Suddeutsche Zeitung, 28 gennaio 2009).
      I cinghiali hanno una struttura sociale molto sensibile. Una cinghialessa dominante, che va in estro una volta all’anno, guida il gruppo. Il cosiddetto sincronismo di estro fa sì che le altre femmine del gruppo siano feconde contemporaneamente. Inoltre essa trattiene i giovani ed impedisce in tal modo maggiori danni alle coltivazioni.
      Se la femmina dominante viene uccisa, il gruppo si disperde, gli animali senza guida irrompono nei campi, tutte le femmine diventano feconde più volte nell’anno e si riproducono in modo incontrollato.
      Norbert Happ, noto conoscitore tedesco dei cinghiali, pur essendo cacciatore egli stesso, ammette: “L’aumentata riproduzione è causata dall’uomo”.
      Della moltiplicazione esplosiva dei cinghiali sono dunque responsabili gli stessi cacciatori: “Relazioni sociali disordinate con estri non coordinati e moltiplicazione incontrollata sono da imputare esclusivamente all’esercizio della caccia”, scrive Happ nella rivista venatoria “Wild und Hund” (23/2002).
      Ennesima dimostrazione del fatto che la caccia non risolve alcun problema ecologico, anzi ne crea!
      Naturalmente la moltiplicazione degli animali selvatici dipende anche dalla disponibilità di cibo. Ma quanto a lungo i cinghiali hanno a disposizione campi di mais? Sicuramente non più di un mese all’anno.
      Invece i cacciatori mediante foraggiamento legale o illegale forniscono un cibo innaturale e contribuiscono così alla loro moltiplicazione. Solo nel Baden-Wurttemberg vengono sparsi ogni anno 4.000 tonnellate di mais, che corrispondono circa a 100 chili per cinghiale ucciso.
      La conclusione è sempre la stessa: Gli animali selvatici hanno meccanismi di autoregolazione, in condizioni naturali; gli interventi umani, come quelli legati alla caccia, sono causa di squilibri.
      Fonte:
      http://www.agireora.org/info/news_dett.php?id=1215
      Newsletter LAC del 19 ottobre 2011, a sua volta tratta da:
      http://www.abschaffung-der-jagd.de
      Cordiali saluti.

      • Avatar di mudadum
        mudadum
        novembre 22, 2012 alle 9:05 PM

        Vorrei aiutarti a capire il mio commento, anche se nutro un certo risentimento nei confronti di chi non rispetta la vita sia animale sia, umana, anche se fosse solo di un cinghiale, di un cacciatore o di un contrario alla caccia. Sicuramente non sono contro la caccia a priori, non ci sono mai andato ma nonostante abbia sentito i loro racconti e molte volte mi sia sentito schifato paragonandoli a vili assassini per la descrizione delle loro prede, non vorrei vietare l’uso della caccia ad ogni costo. Nonostante gli interessanti riscontri degli insigni scienziati ho visto i danni provocati dai cinghiali a colture come le viti e gli ortaggi anche se inutilmente protetti con recinzioni e dissuasori a bassa tensione evidentemente meno impegnativi della fame e della sete dovuti al caldo torrido e alle scarse precipitazioni delle ultime estati. Che dire poi degli incidenti stradali provocati dall’attraversamento degli animali, forse perché non hanno dei passi sotterranei protetti dove attraversare le strade che peraltro non sono mai recintate se non in piccoli tratti. Qualcuno sa, se gli organi preposti al controllo venatorio della nostra regione hanno pubblicato qualche studio scientifico sull’opportunità della caccia? Perché autorizzano alcuni cacciatori a predare all’interno dei parchi? Perché è stata permessa la ripresa della stagione venatoria anche in aree limitrofe a zone colpite da incendi? È certo che troppi cacciatori si mettono il fucile in spalla pensando che tutte le campagne siano teatro di caccia, eppure sono sicuro che non tutti i cacciatori siano vili spietati di sangue, il bisogno di alimentarsi con la carne è atavico ma sicuramente nel presente se ne mangia troppa e quindi troppi animali sono uccisi sia dai cacciatori sia dai macellai. Per la maggior parte dei cacciatori si dovrebbe obbligarli a praticare la caccia sportiva cioè con sagome animate e non con veri animali anche perché ho scoperto che la maggior parte di questi signori non amano il sapore della cacciagione ma il gusto di misurarsi con la preda e quindi riempiono freezer di parenti e conoscenti e qualche volta anche di ristoratori. Tenendo conto che per ottenere un Kg di carne bisogna alimentare l’animale con 15 Kg di vegetali il rapporto di 1 a 15 è molto oneroso e quando si tratta di allevamenti intensivi, aumentano a dismisura i consumi di acqua, di terreni destinati alla produzione di alimenti per gli allevamenti (feed) a discapito degli alimenti vegetali per l’uomo (food), di medicinali per gli animali che assorbiamo quando li mangiamo, di fitofarmaci per la produzione dei feed a discapito della distruzione d’insetti e di tanti predatori nonché del continuo avvelenamento degli animali da macello e quindi anche dell’uomo che li mangia. Forse è il caso d’insistere con il detto che si mangiava meglio prima, quando la carne si consumava la domenica e non tutte le settimane e quando per sfamarsi con alimenti bio controllati come vegetali, legumi e grano, oggi si debba pagare quanto per mangiare carne.

  6. novembre 19, 2012 alle 2:54 PM

    da La Nuova Sardegna, 19 novembre 2012
    Cacciatore ucciso dal suo fucile. San Pantaleo, Paolo Serra è scivolato in un rocciaio
    ed è stato raggiunto da due colpi: è morto dopo pochi istanti. (Giampiero Cocco): http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_231_20121119082833.pdf

    MONTRESTA. Ferito da un colpo di rimbalzo. Proiettile partito dalla sua arma lo centra a una gamba: non è grave.

    MONTRESTA. Una fucilata, il fato che interviene e subito il dolore. Ci vuol poco per capire cos’è successo e ugualmente poco per rendersi conto che fortunatamente la situazione non è tragica. In un’altra domenica da bollettino di guerra, l’incidente capitato nella campagne di Montresta diventa quasi trascurabile. È metà mattina quando un cacciatore della compagnia a cui appartiene anche Vincenzo Porcu, poliziotto in pensione di 56 anni, spara il suo colpo. Il pallettone finisce contro un masso poi rimbalza e conclude la sua traiettoria andando a colpire Vincenzo Porcu. Che si rende subito conto di essere ferito a una gamba, ma la situazione non appare preoccupante. Il cacciatore viene accompagnato all’ospedale, dove il frammento di pallettone gli verrà estratto quasi subito. La ferita alla coscia destra non è profonda e la medicazione è semplice. Poche decine di minuti e può tornare a casa in buone condizioni di salute per raccontare quanto accaduto. Ovviamente sull’episodio è stata avviata un’inchiesta. Dell’ennesimo incidente di caccia in queste ultime terribili stagioni nelle campagna della Sardegna, si stanno occupando i carabinieri della stazione di Montresta. Per prima cosa sarà importante stabilire l’esatta dinamica dell’incidente anche se, secondo la prima ricostruzione, non pare ci siano colpe addebitabili a qualcuno. La compagnia avrebbe rispettato i compiti affidati a ciascun cacciatore e sembra proprio che sia solo il caso ad aver complicato le cose.

    In Baronia le doppiette non hanno sparato. Ma è rimasto inascoltato in gran parte dell’isola l’appello al silenzio venatorio Lo aveva lanciato la compagnia del padre del bambino ucciso a Irgoli. (Angelo Fontanesi)

    IRGOLI. Ieri mattina, almeno in quasi tutta la bassa Baronia, doppiette e fucili semiautomatici sono rimasti dentro i foderi. Accogliendo l’invito dei soci dell’autogestita Norghio di Irgoli, tutte le compagnie di caccia grossa di Galtellì, Loculi, Onifai e Irgoli, tranne rare eccezioni, hanno onorato la giornata di silenzio venatorio proclamata in senso di cordoglio per la tragica fine del dodicenne Andrea Cadinu morto in seguito a un incidente di caccia durante un battuta al cinghiale nelle campagne di San Michele a Irgoli. Non così invece a Orosei e nel resto del Nuorese, dove l’appello dei cacciatori irgolesi non è stato recepito con lo stesso pathos e dove solo la pioggia ha provveduto a mettere la sordina ai fucili. «La stragrande maggioranza dei cacciatori del territorio ha accolto il nostro invito – ha detto Giovanni Porcu, sindaco-cacciatore di Irgoli nonchè presidente dell’autogestita Norghio -, ciò dimostra come il vero mondo della caccia sia stato sensibile al dramma del piccolo Andrea e cosciente dell’importanza di un momento di riflessione sulla pratica venatoria e sulle sue criticità messe in evidenza dalla disgrazia. Questa è solo la prima iniziativa che come autogestita ci siamo prefissi di intraprendere perchè è ineluttabile che la caccia, e in particolare quella al cinghiale, abbia necessità di nuove norme. Le leggi non scritte tramandateci da generazioni sono ormai troppo spesso disattese e non è più tollerabile che gli eccessi di pochi siano causa di gravissimi incidenti, quando non addirittura di tragedie e di un diffuso discredito verso la caccia. Che deve tornare a essere momento di aggregazione sociale e formativo e pratica sportiva legata indissolubilmente alla natura e al territorio. Per questo, quanto prima organizzeremo a Irgoli un convegno regionale aperto a tutte le autogestite, alle compagnie di caccia e alle federazioni venatorie della Sardegna per gettare le basi di un regolamento che sani l’attuale vuoto normativo». Parole e propositi che trovano sponda in un altro sindaco cacciatore della zona, il galtellinese Renzo Soro: «Inutile continuare a nascondersi dietro un dito – dice – e far finta di non vedere quello che accade nelle campagne in tante battute di caccia grossa. Servono norme chiare e perentorie. A incominciare dal bandire senza eccezioni alcuna l’uso delle cartucce a pallettoni e istituire un registro ufficiale delle compagnie di caccia grossa con precise responsabilità e regole per ogni componente e in particolare per il capocaccia». Proposta sposata da un capocaccia, Melchiorre Chessa dell’autogestita “Mata ‘e sole” di Loculi: «Quando in una battuta ci sono anche 25 fucili armati e puntati non si può improvvisare niente e la caccia non può e non deve diventare il culto delle armi. Quel bambino morto poteva essere il figlio di ognuno di noi e la sua tragica fine deve essere un monito e un insegnamento per tutti». Una cosa insomma appare certa e unanimemente condivisa da tutti i cacciatori. Anche da quelli che ieri non hanno aderito al silenzio venatorio con scuse più o meno plausibili e opinabili. Occorrono nuove norme e regolamenti chiari e controlli più numerosi e severi. Affinchè la caccia ritorni a essere pratica sportiva e passione vera e non un falso mito asservito al business politico e commerciale che la circonda e la coccola anche nelle sue forme più deleterie.

    da L’Unione Sarda on line, 19 novembre 2012
    Turbolenta domenica di caccia a Bosa. Militare ferito da proiettile di rimbalzo. La giornata di caccia è stata caratterizzata da un incidente anche nelle campagne tra Bosa e Montresta. Negli stessi luoghi se n’è sfiorato un secondo: un cacciatore è stato caricato da un toro inferocito: http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/295345

  7. Avatar di Occhio nudo
    Occhio nudo
    novembre 19, 2012 alle 5:34 PM

    Il toro inferocito..e perchè il cacciatore non spiega anche perchè il toro, morto dopo una lenta agonia, era inferocito?

  8. novembre 20, 2012 alle 3:01 PM

    da Sardegna Oggi, 19 novembre 2012
    Ancora un incidente di caccia. Ad Arzachena muore 66enne. Un’altra vittima durante una battuta di caccia domenica mattina. Paolo Serra 66 anni è morto nelle campagne di San Pantaleo, frazione di Olbia. Il cacciatore dopo essere scivolato è stato ucciso dal suo fucile carico. (Tatiana Picciau): http://www.sardegnaoggi.it/Cronaca/2012-11-19/20008/Ancora_un_incidente_di_caccia_Ad_Arzachena_muore_66enne.html

  9. Avatar di arpia
    arpia
    novembre 20, 2012 alle 9:42 PM

    Da cinici lo si potrebbe vedere come semplice ” collateral damage” peccato che nella mischia ci passino anche quelli totalmente innocenti, gli animali e quelli a cui la caccia non interessa o la trovano indecente.

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