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Sparare alla cieca: la realtà della caccia.


cartello “attenzione caccia al cinghiale”

 

 

Iniziano a emergere alcuni particolari, anche contraddittori, sulla drammatica tragedia che ha visto domenica scorsa un bambino di 12 anni colpito da pallettoni durante una battuta di caccia al cinghiale nelle campagne di Irgoli (NU).

Sono piovuti diluvi di dichiarazioni, commenti, richiami a culture ancestrali e chi più ne ha più ne pontifica.

I fatti certi sono pochi, ma chiari: un bambino di 12 anni partecipava a una battuta di caccia al cinghiale, dove le poste erano quantomeno mal messe per scarsa visuale e possibilità di fuoco incrociato (come sembra accaduto), dove sono stati usati i vietati pallettoni, dove non sono stati usati indumenti ad alta visibilità, perchè un cappellino giallo significa davvero poco.

E ora un bambino di 12 anni è in coma in un letto di ospedale fra la disperazione dei familiari e il dramma di un padre che non sa più a che santo votarsi.

Che ci faceva un bambino di 12 anni nel posto sbagliato e nel momento sbagliato?

E che ci fanno i tanti bambini – figli e nipoti di cacciatori – che a detta dei cacciatori stessi vengono portati a caccia?

Come ha ammesso lo stesso Direttore del Corpo forestale e di vigilanza ambientale di Nuoro Gavino Diana, i controlli durante le battute di caccia sono attualmente inesistenti.

A parte l’assoluta privatizzazione di boschi e campagne durante i giorni di fuoco venatorio, i cacciatori che sparano alla cieca non sono pochi.

I risultati sono la contabilità dei morti e dei feriti: attualmente, in tutta Italia, siamo a ben 31 morti (27 cacciatori, 4 persone comuni) e 43 feriti (33 cacciatori, 10 persone comuni) umani durante la stagione di caccia 2012-2013, con un trend in aumento nel corso degli ultimi anni.

E non siamo nemmeno a metà stagione venatoria.

morti e i feriti fra gli altri animali in una stagione venatoria si stimano in centinaia di milioni.

Una vera strage, di umani e altri animali, così, per un divertimento.   E nessuno che voglia decidere una cosa semplicissima: una moratoria della caccia, tanto per iniziare.

Lega per l’Abolizione della CacciaGruppo d’Intervento GiuridicoAmici della Terra

Cinghiali (Sus scrofa meridionalis)

 

 

da La Nuova Sardegna, 13 novembre 2012

Il papà: «Ci sparava addosso ma mio figlio era ben visibile».  «Era vicino a me e aveva un cappellino giallo per farlo notare meglio a chiunque: è stato colpito alla testa proprio nel momento in cui gli ho gridato di buttarsi a terra»Valeria Gianoglio

NUORO.  «Io non lo so, io non lo so cosa gli è preso ma quello ci ha sparato addosso, aveva appena visto il cinghiale. Io ho fatto giusto in tempo a sentire la pioggia di pallettoni, mi risuonavano vicino all’orecchio, ho fatto in tempo a girarmi e a gridare a mio figlio “Buttati a terra”, che me lo sono visto cadere davanti. Ma in quel letto d’ospedale, adesso, potevo esserci anch’io». Barba di qualche giorno, volto scuro, occhiaie profonde, frutto di una notte insonne a macerarsi tra mille domande, alle 14.30 di ieri, il papà di A.C. è un uomo stravolto ma che non ha ancora perso del tutto la speranza. Abbraccia la moglie, ormai senza voce e senza più lacrime, stringe tra le braccia il figlio più grande, risponde, seppur a fatica, ai tanti perché di amici e parenti. E come un soldato tenace non abbandona neppure per un minuto la postazione: le panche del reparto di rianimazione dell’ospedale San Francesco dove è ricoverato suo figlio di appena 12 anni. Centrato da un pallettone alla testa in una battuta di caccia nelle campagne di Irgoli. I medici gliel’hanno detto, che ha un figlio forte. Che sta lottando per restare in vita anche se un pallettone se lo vorrebbe portare via. I medici gli hanno detto anche che il suo cervello da giovinetto sta rispondendo bene ai medicinali e si è sgonfiato. Ma gli hanno anche fatto capire che c’è una spada di Damocle che incombe sulla sua testa: il pallettone, dopo aver centrato il piccolo alla fronte, ha portato via un po’ di materia cerebrale. E dunque, se il piccolo dovesse riprendersi, non si sa quali potrebbero essere le conseguenze sul suo corpicino da guerriero. La sua famiglia, i compagni di classe che ieri sono andati a trovarlo, di conseguenze brutte non ne vogliono neppure sentire. «Speriamo in un miracolo – dicono – perché è un bambino forte». E così, l’attesa in ospedale continua. Lunga, sfiancante, piena di momenti di buio che si alternano ad attimi di luce. Il papà fa di nuovo capolino dal reparto Rianimazione. Infila le mani nella tasca dei pantaloni di velluto scuro e si capisce che vuole che su quella battuta di caccia esca fuori la verità. Forse gli è arrivata l’eco di qualche polemica legata alla sicurezza e alla presenza di un bimbo alla battuta, forse gli sono arrivate anche le prime parole del carabiniere in pensione che ha sparato il colpo caricato a pallettoni. Certo è che N. vuole che si capisca come sono andate le cose nella zona di San Michele, vicino a Irgoli. «Eravamo lì – spiega, non senza fatica – mi sono sistemato in una posta e avevo vicino mio figlio e poco distante l’altro figlio. È successo così e l’ho detto ai carabinieri: a un certo punto mi sono visto passare vicino l’ex carabiniere, Paletta, che si è piazzato in un’altra posta. È spuntata una volpe e ho esploso dal mio fucile tre colpi caricati a balla sola. Stavo per andare verso la volpe, quando è spuntato fuori un cinghiale e lì è successo il disastro: Paletta ha cominciato a esplodere colpi, sentivo i pallettoni che mi passavano vicino all’orecchio. Stava sparando nella nostra direzione, ci stava sparando addosso. Allora mi sono girato verso mio figlio piccolo. Ho gridato “Buttati subito a terra!”, ma purtroppo me lo sono visto cadere davanti. L’altro mio figlio, invece, il più grande, e gli altri compagni di battuta sono riusciti per fortuna a buttarsi a terra». Poi si interrompe, anche per lui che è un uomo forte è difficile ricordare quegli istanti terribili. Eppure vuole farlo, dice, «perché voglio che sia chiaro che mio figlio ce lo avevo vicino, non era distante. Ma non ho potuto fare nulla, perché quello ha sparato verso di noi, dopo che ha visto il cinghiale. Adesso in Rianimazione potevo esserci anch’io o altri compagni di caccia. Non so davvero cosa gli sia preso. E anche la visibilità era ottima. Eravamo in una zona dove non c’era boscaglia o cespugli, si vedeva benissimo. Eppure mio figlio è caduto sotto quel colpo». «Lo vede? – dice in conclusione, mentre estrae da sotto il maglione un cappuccio di lana fosforescente con qualche macchia di sangue – lo vede questo cappellino? È di mio figlio. Ce lo aveva addosso quando è stato colpito dal pallettone, non è vero che non era segnalato. Questo cappellino è del mio bambino e rimarrà sempre con me».

 

 

cartello “attenzione – caccia al cinghiale”

 

 

Al centro di un fuoco incrociato.  Due gruppi partecipanti a battute diverse e un’organizzazione pessima. Angelo Fontanesi 

IRGOLI.  A 24 ore di distanza si incomincia ad avere un quadro chiaro di quanto è accaduto.Le indagini vengono coordinate dalla Compagnia dei carabinieri di Siniscola e condotte sul campo dai militari della stazione di Irgoli e dai loro colleghi della squadriglia di Monte Pitzinnu. Dagli accertamenti e dai controlli fatti sino a questo momento emergerebbero evidenti sia le responsabilità dirette del feritore, il 64enne ex brigadiere dei carabinieri Francesco Paletta, ma anche altri. Colpe e leggerezze imperdonabili frutto di una organizzazione di caccia approssimativa e commesse da chi invece sarebbe tenuto, sia dalle norme venatorie sia dal buon senso, a essere guida ed esempio. La drammatica sparatoria incrociata sotto la quale è caduto colpito alla testa il dodicenne è scaturita in seguito alla contemporanea presenza di una volpe e di un cinghiale. Due prede scovate dai battitori e indirizzate verso le due poste dove, separati da una piccola collinetta, sostavano da una parte il feritore e dall’altra il piccolo in compagnia del padre. Sarebbe stato quest’ultimo il primo ad imbracciare il suo fucile semiautomatico calibro 12, caricato regolarmente a palla sola, e far fuoco per tre volte consecutive contro la volpe. Subito dopo, dal sottobosco, è sbucato un cinghiale avvistato da Francesco Paletta, che sull’animale avrebbe scaricato il suo semiautomatico a pallettoni. Cartucce devastanti in contesti così angusti e con visibilità limitata: proprio per questo proibite durante la caccia grossa anche quando, in una battuta, compare una volpe. Ma è sulle modalità del fuoco incrociato che le dichiarazioni dei protagonisti si fanno più confuse e contraddittorie. Il padre del piccolo, stando a quanto avrebbe dichiarato agli inquirenti, si sarebbe accorto sin dalla prima fucilata esplosa che Paletta non era al posto dove avrebbe dovuto essere, e che la traiettoria dei suoi proiettili andava verso la loro posta. A quel punto avrebbe urlato al figlio di buttarsi a terra per proteggersi, ma troppo tardi, in contemporanea con la seconda scarica di pallettoni che bha fatto stramazzare il ragazzino. Tragedia di cui Francesco Paletta non si sarebbe reso conto immediatamente, tanto da sparare ancora, una terza fucilata, sul cinghiale che, forse anche ferito, è scomparso dentro la macchia. Solo allora, finito il clamore degli spari, le urla di disperazione del padre del ragazzino avrebbero attirato l’attenzione degli altri cacciatori, feritore compreso, che è crollato sotto choc. Una condizione di tale prostrazione psico fisica che ha spinto il suo legale (l’avvocato Francesco Lai di Nuoro) a chiedere il rinvio della verbalizzazione della testimonianza dell’assistito, ascoltato comunque informalmente domenica sera nella caserma dei carabinieri di Irgoli dal sostituto procuratore della Repubblica di Nuoro, Laura Taddei, che dirige le indagini.Ma stando alle poche indiscrezioni, la versione dell’ex brigadiere non collimerebbe con quelle del babbo della vittima. Francesco Paletta ammetterebbe di aver inserito nel caricatore del fucile le tre munizione spezzate credendo di dover sparare a una volpe, ma avrebbe detto di essere rimasto fermo nella sua postazione e di aver fatto fuoco solo dopo aver inquadrato nel mirino il cinghiale e indirizzando gli spari verso un punto dove non avrebbero dovute esserci persone: né il padre né suo figlio. Una versione ancora da verbalizzare appunto, ma che in qualche modo tenderebbe ad alleggerire se non la sua posizione (attualmente rimane quella di indagato per lesioni gravissime colpose), almeno la sua coscienza. Di minor valore investigativo le testimonianze degli altri partecipanti alla battuta raccolte dai carabinieri: al momento della sparatoria, si trovavano fuori dal campo visivo. Molti di loro avrebbero comunque confermato che la prassi di caricare i fucili con pallettoni al momento dell’avvistamento di una volpe è (purtroppo) pratica diffusa e usata anche nella circostanza dell’altro ieri. Da accertare inoltre la regolarità dell’abbigliamento del ragazzo ferito che, sempre stando ad alcune testimonianze, pare che nel momento fatale non indossasse la pettorina ad alta visibilità. Dettagli di una indagine che deve in ogni caso fare il suo corso. Ma che non riuscirà ad alleggerire lo sgomento e l’immenso dolore causato dall’assurdità di una tragedia che nessuna passione può spiegare e tanto meno giustificare.

 

 

incidente di caccia

 

 

L’esperto: lì non dovevano esserci bambini. «È vietato far fare i battitori a minori di 14 anni, non hanno neppure copertura assicurativa». Valeria Gianoglio

NUORO. «Non voglio giudicare nessuno e ovviamente capisco il momento di profondo dolore, ma lo sostengo da tempi non sospetti: i bambini, soprattutto sotto una certa età, non devono partecipare alle battute. Quel bambino, lì, non ci doveva stare. Lo dicono anche le norme e in modo piuttosto chiaro, perché le assicurazioni non accettano di coprire chi ha meno di 14 anni». Cacciatore da una vita, capocaccia per 35 anni, presidente provinciale dell’Unione caccia, componente del comitato faunistico nuorese e proprietario di una storica armeria in piazza Vittorio Emanuele, nonché vice presidente dell’autogestita di Irgoli dove è avvenuto l’incidente di domenica. Lallo Manca è una vera autorità nel settore. Nel mondo della caccia ci è nato, vissuto, e tutt’ora resta una sua grande passione, oltreché dargli clienti e lavoro. Eppure, dice ieri, soprattutto negli ultimi tempi, nei confronti della caccia grossa ha sviluppato un certo distacco che non è frutto di snobismo, tutt’altro. «Il fatto è che non è più come prima – spiega – mancano quelle figure carismatiche di capocaccia che conoscevano bene le norme, davano precise disposizioni ai componenti della battuta, davano i consigli e le direttive. Erano, insomma, una sorta di direttori d’orchestra di una battuta dove ognuno doveva rispettare il suo ruolo». E i ruoli, aggiunge, erano e dovrebbero essere ancora, così definiti: capocaccia, cacciatori con i fucili, battitori che aprono la strada e stanano la preda, o la fanno convergere verso i cacciatori. «La figura dell’accompagnatore non esiste – precisa Manca – nella caccia grossa non è contemplata. Esistono poi alcune regole precise che bisogna rispettare altrimenti possono accadere incidenti come quello di domenica. I battitori non possono avere meno di 14 anni e questo anche perché altrimenti nessuna assicurazione li coprirebbe». E a riprova del suo pensiero, lo storico armiere, mostra anche la copia di una tessera assicurativa. “Attenzione – c’è scritto – bisogna aver compiuto 14 anni di età. Combinazione assicurativa battitori”. Per i battitori l’assicurazione per un anno oscilla intorno agli 85 euro, per i cacciatori parte da un minimo di 48 e arriva ai 110 euro. Per portare un fucile, invece, bisogna avere almeno 18 anni. Fin qui le regole scritte. Ma esiste anche un consistente numero di norme frutto del buonsenso e di una salutare consuetudine come ad esempio quella che prescrive, ricorda Manca, di «aprire il fucile quando si incontra un ostacolo, per evitare che per sbaglio parte un colpo». Il divieto di utilizzare le cartucce caricate a pallettoni nella caccia grossa è invece una regola ferrea. Una di quelle che domenica a Irgoli non è stata rispettata. «Al cinghiale – spiega Manca – si spara a balla sola perché è meno pericoloso. Se si utilizzasse, invece, la cartuccia a pallettoni ci sarebbero 15 possibilità di fare incidenti, di rimbalzi pericolosi». «Servirebbe comunque una maggiore e nuova regolamentazione nella caccia – aggiunge in conclusione Manca – bisogna creare un registro dei capocaccia, e sapere esattamente quali sono le compagnie e dove vanno a sparare nelle giornate di caccia. Perché sinora l’assurdo è che chiunque, purché con un porto d’arma e un’assicurazione, può andare a caccia la domenica, e le forze dell’ordine non hanno il quadro della situazione».

 

 

Sardegna, bosco

 

 

Ancora grave il dodicenne I compagni: non mollare. Le condizioni del ferito sono comunque stazionarie. Cuoricini e disegni a scuola: «Resisti, forte come sei sempre stato devi riuscire a superare anche questo». Valeria Gianoglio

NUORO. «Non mollare, forte come sei e come lo sei sempre stato, supererai anche questo. Tu ce la devi fare»: caratteri in stampatello, un mucchio di firme intorno insieme a un tripudio di cuoricini, ieri mattina, i compagni di classe del piccolo cacciatore hanno risposto alla dura realtà opponendo la loro fantasia. Sono da poco passate le 9.30, e nella scuola media si respira nell’aria che non è certo quella di un un lunedì come tutti gli altri. In bidelleria è un continuo via vai di adolescenti sconvolti. Chi piange e domanda di poter tornare a casa, chi cerca una tisana calmante, chi ancora chiede disperatamente notizie del piccolo compagno ferito durante una battuta di caccia. Il preside si è mosso sin dalla sera prima, non appena appresa la tragica notizia, e ha chiamato insegnanti e familiari per portare la sua vicinanza ai genitori del ragazzino. Ma stare sui banchi, ieri mattina, era impossibile per tutti. «Non mollare», «Combatti per la vita», «Continuerai a vivere»: sono le frasi che spuntano, come piccoli fiori delicati, tra i cartelloni che preparano i compagni di scuola del giovanissimo ferito nell’incidente di caccia. Gli stessi messaggi che qualche ora dopo gli alunni, accompagnati dagli insegnanti, consegnano in ospedale ai familiari del bambino. «Lui è un bambino davvero speciale – dicono le sue docenti di italiano, matematica e inglese, e la vicepreside – è un bambino solare, sempre allegro, sempre pronto ad aiutare gli altri, anche noi insegnanti. Sapevamo tutti che aveva questa grande passione per la caccia, tant’è che qualche volta ci aveva mostrato anche le sue foto dopo una battuta di caccia, insieme ai cinghiali. Ma nessuno, ovviamente, si aspettava quello che è accaduto. Oggi abbiamo sospeso tutto, compresi i consigli di classe questo pomeriggio, perché qui nessuno riesce ovviamente a fare lezione». «Io la notizia l’ho appresa ieri sera –aggiunge un’altra docente – e purtroppo ho capito al volo di chi si trattava. Perché conoscevo la sua passione per la caccia. Ma fino all’ultimo non ci ho voluto credere». Il banco del piccolo, il primo sulla destra, nella prima E è vuoto, ma nessuno vuole rassegnarsi a quella terribile mancanza. «Tu ce la devi fare – scrivono altri compagni – sei un ragazzo allegro, pieno di energia. Ti vogliamo bene, piccolo ometto, crediamo in te. Un bacione grande grande. Non devi mollare, devi combattere per la vita».

 

 

la triste verità processuale.

L'Unione Sarda, 29 luglio 2015

L’Unione Sarda, 29 luglio 2015

(foto da mailing list ecologista, L.A.C., S.D., archivio GrIG)

  1. icittadiniprimaditutto
    novembre 13, 2012 alle 4:04 PM

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  2. novembre 13, 2012 alle 11:13 PM

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  3. novembre 13, 2012 alle 11:15 PM

    solo tristezza infinita.

    da L’Unione Sarda on line, 13 novembre 2012
    Irgoli, morte cerebrale del 12enne. Ex carabiniere che ha sparato è indagato.
    Dichiarata la morte cerebrale del ragazzino di dodici anni che domenica mattina ha partecipato a una battuta di caccia grossa al cinghiale nelle campagne di Irgoli, in località San Michele. L’ex carabiniere che ha esploso il colpo: http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/294614

    da CagliariPad, 13 novembre 2012
    Andrea non ce l’ha fatta: dichiarata la morte cerebrale per il cacciatore bambino.
    Era rimasto gravemente ferito durante una battuta di caccia al cinghiale nelle campagne di Irgoli. Una fucilata esplosa per errore da un carabiniere in pensione lo aveva colpito alla testa. I medici hanno avviato l’iter per la donazione degli organi: http://www.cagliaripad.it/news.php?page_id=188

    da Sardinia Post, 13 novembre 2012
    MORTE CEREBRALE PER IL CACCIATORE BAMBINO: http://www.sardiniapost.it/cronaca/1436-dichiarata-morte-cerebrale-per-il-cacciatore-bambino

    da La Repubblica, 13 novembre 2012
    Nuoro, morte cerebrale per il dodicenne ferito a caccia: http://www.repubblica.it/cronaca/2012/11/13/news/nuoro_morte_cerebrale_per_il_dodicenne_ferito_a_caccia-46593047/

  4. orlando della fonte
    novembre 14, 2012 alle 10:55 am

    è giunto il momento di finirla con questa pratica assurda che impedisce a tutti di vivere e godere della campagna se non a proprio rischio. I politici che non approvano l’abolizione sono i reali responsabili è come se loro stessi avessero premuto il grilletto su questo povero ragazzino : ma si sa loro sono contenti se prendono voti dai cacciatori ma da vere puttane sociali li prenderebbero anche dagli assassini pur di godere degli agi e dei privilegi che il potere gli concede.

  5. arpia
    novembre 14, 2012 alle 1:18 PM

    A ognuno la responsabilita’ delle proprie azioni. Questa potrebbe essere l’occasione per riflettere seriamente su pratiche, tradizioni e abitudini poco intelligenti che portano solo a una marea di tragedie da qualsiasi punto di vista le si guardi.

  6. novembre 14, 2012 alle 2:56 PM

    A.N.S.A., 14 novembre 2012
    Morto 12enne ferito alla testa durante battuta caccia. Indagato per omicidio colposo l’uomo da cui parti’ fucilata.

    Andrea Cadinu, il ragazzo di 12 anni rimasto ferito domenica scorsa in un incidente di caccia, è morto alle 4, quando i medici, dopo la dichiarazione di morte cerebrale delle 20 di ieri sera, hanno atteso sei ore per staccare i macchinari che lo tenevano in vita.Indagato per omicidio colposo cc in pensione dalla cui arma partì il colpo.
    Non è stato dato il consenso all’espianto degli organi, molto probabilmente per evitare a quel povero corpicino di subire ulteriori interventi. Infatti i medici hanno tentato l’impossibile per evitare un simile epilogo, ma il colpo di fucile che ha colpito il dodicenne aveva devastato il suo cervello. Ora il carabiniere in pensione, Franco Paletta, di 64 anni, risulta indagato per omicidio colposo. Domenica per Andrea, grande appassionato delle doppiette, si era ripetuto il rito della caccia e aveva accompagnato il padre e il fratello maggiore per una battuta al cinghiale con una compagnia nelle campagne di Irgoli.
    Appostato fra i cespugli aspettava la preda quando all’improvviso un colpo lo ha raggiunto alla testa. Trasportato con un elicottero nell’ospedale di Nuoro, era stato anche operato per l’asportazione della pallottola ma le sue condizioni erano apparse subito disperate. Molte le polemiche seguite all’incidente, soprattutto per la presenza di un ragazzo così giovane ad una battuta di caccia grossa. L’ex ministro del Turismo, Brambilla, convinta animalista, era stata lapidaria: “prima l’aboliremo meglio sarà”.

    da La Nuova Sardegna on line, 14 novembre 2012
    È morto il bimbo ferito a caccia.
    Nuoro, il piccolo Andrea non ce l’ha fatta. I medici hanno staccato i macchinari alle 4, sei ore dopo la dichiarazione di morte naturale: http://lanuovasardegna.gelocal.it/nuoro/cronaca/2012/11/14/news/e-morto-il-bimbo-ferito-a-caccia-1.6026675

    da L’Unione Sarda on line, 14 novembre 2012
    La resa del piccolo cacciatore. Andrea è morto dopo il coma: http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/294614

  7. max
    novembre 15, 2012 alle 11:37 am

    sono contrario alla caccia in quanto fuori tempo anche se comprendo che l’attivita’ venatoria e’ radicata nella storia e nelle tradizioni; quindi condanno ma con le attenuanti generiche. cio’ detto credo che l’incidente sia tale e sia al massimo da inputare a negligenza, faciloneria ed una punta d’imbecillita’. portare i minori a caccia attiene ad una sub cultura e denota scarsa sensibilita’.

  8. novembre 15, 2012 alle 3:01 PM

    da La Nuova Sardegna, 15 novembre 2012
    Autopsia per il dodicenne ucciso a caccia. Nuoro, la decisione del magistrato fa cadere la possibilità dell’espianto. Oggi sarà interrogato chi ha premuto il grilletto. (Angelo Fontanesi)

    NUORO. Dopo l’immenso dolore per la morte del piccolo Andrea Cadinu avvenuta avanti ieri notte, per i genitori e familiari del dodicenne nuorese è continuata per tutta la giornata di ieri, e sarà così anche per tutto oggi, la straziante attesa di riavere la salma del bambino per poterle dare cristiana sepoltura. Il sostituto procuratore Laura Taddei, che conduce le indagini sul caso, ha infatti dato disposizione perché venga effettuata l’autopsia sul cadavere affidando l’incarico all’anatomopatologo Vindice Mingioni. Una prassi consueta in casi di morte violenta, fissata per questa mattina alle 12 all’ospedale San Francesco, dalla quale, comunque, non ci si attende niente di nuovo o di importante sul fronte investigativo, ma che di fatto ha impedito l’espianto degli organi di Andrea, nel caso in cui i genitori avessero optato per la donazione. La causa del decesso di Andrea Cadinu è sostanzialmente chiara ed è direttamente consequenziale ai devastanti danni provocati al cervello dal pallettone che lo ha colpito alla testa. Proiettile estratto durante l’intervento chirurgico effettuato nell’immediatezza del ricovero del ragazzino, a poche ore dal tragico incidente di caccia occorsogli domenica mattina nella campagne di Irgoli verso le 9.30 mentre insieme al padre Nicola e al fratello più grande Francesco assisteva ad una battuta al cinghiale. La salma di Andrea, salvo complicazioni, potrebbe dunque venire restituita alla famiglia nella tarda serata di oggi e a questo punto i funerali dovrebbero essere celebrati domani. Sul fronte delle indagini molto più importante è invece l’interrogatorio di Francesco Paletta – l’ex brigadiere dei carabinieri residente a Irgoli dal cui semiautomatico calibro 12 caricato a pallettoni è partita la tragica fucilata che ha colpito a morte lo sventurato ragazzino – in programma questo pomeriggio alle 16, al tribunale di Nuoro. L’uomo, difeso dall’avvocato Francesco Lai, sinora non ha ancora verbalizzato la sua versione dei fatti. Colto da un grave stato di choc nell’immediatezza dell’incidente, tramite il suo legale aveva chiesto di posticipare di qualche giorno la sua deposizione che verrà raccolta in forma ufficiale appunto questo pomeriggio. Anche in questo caso comunque non si attendono rivelazioni di rilievo. Paletta non ha mai negato di aver sparato usando cartucce caricate a pallettoni (proibite in ambito di caccia grossa dove è consentito l’utilizzo della palla singola) e di aver esploso tre fucilate in sequenza contro un cinghiale sbucato dal sottobosco. Sarebbe stata la seconda quella fatale. Una versione che collimerebbe con gli accertamenti effettuati sul campo dai carabinieri di Irgoli e di Monte Pitzinnu che conducono le indagini sotto il coordinamento della compagnia di Siniscola e che hanno già sentito e messo a verbale le testimonianze degli altri componenti della compagnia di caccia impegnata domenica mattina in località San Michele a Irgoli. L’unica misura di indagine che potrebbe essere determinante per stabilire meglio le responsabilità dei vari protagonisti nel tragico evento, sarebbe una perizia balistica atta a certificare la traiettoria della fucilata e le posizioni dello sparatore e della vittima in quel preciso momento. Una opzione che la difesa di Francesco Paletta, attualmente indagato per omicidio colposo, non esclude di sollecitare. Sul fronte delle reazioni alla tragedia, sono da segnalare le prese di posizione dei gruppi ambientalisti Lega per l’abolizione della caccia, Gruppo d’intervento giuridico e Amici della terra e del deputato dell’Italia dei Valori Federico Palomba. Le prime, alla luce dell’ennesimo lutto causato da quella che definiscono «una vera strage, di umani e altri animali per un divertimento», chiedono, tanto per iniziare, una moratoria sulla caccia. L’ex presidente della Regione invece, portando il suo personale cordoglio ai genitori e ai familiari di Andrea Cadinu, dichiara «come questo incidente abbia purtroppo messo in evidenza, nel più brutale dei modi, quanto sia pericoloso portare i minori alle battute di caccia. Per questo – conclude Palomba – sto predisponendo una proposta di legge che presenterò al più presto alla Camera, in modo da vietare nel modo più categorico la presenza di minori nelle battute di caccia o nelle attività che si svolgono con l’uso delle armi».

  9. novembre 17, 2012 alle 3:02 PM

    da Sardinia Post, 17 novembre 2012
    I CACCIATORI DI IRGOLI: “UNA DOMENICA SENZA CACCIA”. ARTIZZU: “APPREZZO, MA NON RILANCIO LA PROPOSTA”: http://www.sardiniapost.it/cronaca/1552-i-cacciatori-di-irgoli-una-domenica-senza-caccia-artizzu-apprezzo-ma-non-rilancio-la-proposta

  10. novembre 17, 2012 alle 5:38 PM

    ottima iniziativa, purtroppo l’accoglieranno in pochi.

    da La Nuova Sardegna, 17 novembre 2012
    La tragedia di Irgoli. «Fermiamo la caccia in segno di lutto». Iniziativa dell’autogestita Norghio che per domani invita tutte le doppiette dell’isola a una giornata di silenzio venatorio. (Angelo Fontanesi)

    IRGOLI. Domani i cacciatori dell’autogestita Norghio di Irgoli osserveranno una giornata di silenzio venatorio astenendosi dall’esercizio della caccia. Una decisione, spiegano, presa per esprimere la vicinanza più sentita e sincera ai familiari di Andrea Cadinu, il ragazzino di 12 anni ferito mortalmente domenica scorsa proprio nelle campagne irgolesi durante una battuta al cinghiale. Ma anche per rendere pubblica testimonianza dei veri valori del mondo della caccia. «Una giornata dedicata alla riflessione e alla solidarietà per rappresentare la sensibilità, l’umanità e la responsabilità del mondo venatorio – dicono i cacciatori irgolesi –. Invitiamo tutti i cacciatori della Sardegna a partecipare uniti all’iniziativa». Un segno tangibile di cordoglio verso la famiglia del piccolo Andrea da parte dei cacciatori irgolesi, ma anche e soprattutto un momento di riflessione e di analisi sugli aspetti negativi e sugli interrogativi che aleggiano sulla pratica venatoria e che ora, dopo una disgrazia immensa come quella occorsa al ragazzino, attendono risposte improcrastinabili. «Anche la caccia – affermano i soci dell’autogestita Norghio – se pur vissuta con la dovuta attenzione e prudenza, comporta pericoli e insidie che occorre, in ogni modo, eliminare o diminuire con comportamenti virtuosi, rispettosi delle norme, degli usi e delle consuetudini. In questo contesto assume importanza notevole il ruolo del capocaccia che deve tornare ad essere una autorità indiscussa, che può prendere decisioni e impartire ordini che nessuno, sul momento, può contestare o rifiutarsi di eseguire. Ciò, naturalmente, raccordato con la consapevolezza di ogni cacciatore che tutte le regole, ad iniziare da quelle sulle sicurezza, debbono essere rigorosamente rispettate». Frasi da addetti ai lavori che certificano tra le righe come la caccia grossa di una volta, “sa cassa manna” stia pericolosamente perdendo lo status che oltre a pratica venatoria la vedeva anche crogiolo antropologico di tradizioni e culture. Con regole e codici tramandati oralmente da generazione in generazione, con ruoli e protagonisti precisi e non interscambiabili. Un rito associativo e interclassista, con autorità indiscusse, riconosciute e rispettate. Aspetti ora sempre più sbiaditi, sostituiti da altri miti che, come sottolineano i cacciatori di Irgoli, nulla più hanno a che vedere col mondo venatorio descritto da Emilio Lussu nel racconto “Il cinghiale del diavolo”. «Un racconto – dicono – dove è narrata una vicenda di caccia come avveniva tempo fa, quando era uno degli eventi più attesi dalla comunità: una festa di uomini, cani e armi». E dove la tragica morte di un dodicenne causata da colpevoli leggerezze e inosservanze alla norme non era concepita.

  11. novembre 17, 2012 alle 5:40 PM

    giusto per capire.

    da La Nuova Sardegna, 17 novembre 2012
    PROCESSO A SASSARI. Scontro tra compagnie, assolti. Due cacciatori bonorvesi accusati di minacce da un cagliaritano.

    SASSARI. Non erano arrivati ad esplodere colpi, ma lo scontro per occupare le poste si era fatto acceso. Tanto che poi il soccombente era corso a denunciare gli avversari di caccia. Si trattava di un imprenditore cagliaritano partito dal sud per andare a cercar cinghiali al nord, in agro di Bonorva, località Figuniedda. Diceva di essere stato invitato dal proprietario della tenuta. Ma quando aveva messo piede sull’erba umida di gennaio, era il 2009, aveva sentito urla d’avvertimento. Lo invitavano a liberare quella postazione, perché alcune doppiette erano già in attesa dell’esemplare da impallinare, e si rischiava grosso. Ma secondo Giorgio Giambroni, sessantenne di Cagliari, alcuni di quei cacciatori del nord non l’avevano solo avvertito, piuttosto erano stati offensivi, al grido del classico campidanese di merda. Da questa accusa – cioè di ingiurie e minacce – i due imputati, Antonio Piluzza, 44 anni, Luigi Marras, 43, di Bonorva, sono stati assolti con formula piena. Il difensore, l’avvocato Lorenzo Galisai, ha sostenuto che il loro intento fosse solo quello di far rispettare le norme, che vietano la sovrapposizione delle poste, cioè di appostarsi in area già occupata. Giambroni e la sua compagnia avevano cercato di far presente che erano stati invitati. Ma ormai il gruppo del nord era già in postazione. Durante il processo, i compagni di caccia dei padroni di casa hanno smentito che Piluzza e Marras fossero stati aggressivi. O che avessero proferito frasi come entra in caccia e poi vedrai cosa di succede, come aveva denunciato la persona offesa, parte civile con l’avvocato Davide Tomba. Il pm Cristiano Idini aveva creduto a Giambroni, sollecitando la condanna a 4 mesi. Ma il giudice Rita Serra ha accolto la tesi difensiva. E ha assolto i cacciatori imputati.

  12. novembre 18, 2012 alle 10:43 am

    perfettamente d’accordo, da sottoscrivere. I cacciatori non capiscono o non vogliono capire.

    da Sardinia Post, 17 novembre 2012
    I CACCIATORI TRA NOSTALGIA E POLITICHESE. PERCHÉ TUTTO RESTI COME PRIMA: http://www.sardiniapost.it/pronto-intervento/1553-i-cacciatori-tra-nostalgia-e-politichese-perche-tutto-resti-come-prima

  13. teresa
    novembre 20, 2012 alle 4:13 PM

    Non vogliono capire.

  14. dicembre 11, 2012 alle 2:58 PM

    anche questa è la “realtà” della caccia.

    da La Nuova Sardegna, 11 dicembre 2012
    AMBIENTE. Cinque cacciatori denunciati dal Corpo forestale.

    BORTIGALI. Corpo forestale e di vigilanza ambientale in campo contro il prelievo illecito della fauna selvatica, la diffusione della peste suina africana, la trichinellosi e altre zoopatie. È nell’ambito di queste operazioni che nei comuni di Bortigali e Bitti sono stati sanzionati quattro cacciatori per il mancato rispetto delle norme previste dalla legge sulle distanze dalle strade e dai fabbricati. A Nuoro è stato sanzionato uno cacciatore per esercizio dell’attività venatoria su terreni percorsi da incendio.

  15. dicembre 11, 2012 alle 8:37 PM

    e il Costa Rica vieta la caccia 😛

    The Guardian, 11 dicembre 2012
    Costa Rica bans hunting as a sport.
    The biodiverse nation, with 25% of its land protected as reserves, becomes first Latin American country to ban hunting: http://www.guardian.co.uk/environment/2012/dec/11/costa-rica-bans-hunting-sport

  16. gennaio 30, 2013 alle 6:35 PM

    da Lettera 43, 21 novembre 2012
    POTERI. Sardegna, la lobby della doppietta. Aumentano gli incidenti venatori. Ma le regole sono ignorate. Il peso politico dei cacciatori dell’Isola. (Monia Melis): http://www.lettera43.it/cronaca/sardegna-la-lobby-della-doppietta_4367573132.htm

  17. luglio 17, 2013 alle 2:55 PM

    da la Nuova Sardegna, 17 luglio 2013
    L’INCHIESTA. Battuta di caccia mortale, primo sopralluogo del Ris.
    La perizia balistica. Grazie a un sofisticato macchinario arrivato dalla capitale sarà ricostruita la dinamica degli spari. (Valeria Gianoglio)

    NUORO. Ci sono voluti otto lunghi mesi, tra indagini, proroghe, testimonianze e rinvii, ma alla fine, in queste ore, nell’inchiesta sulla morte del piccolo Andrea Cadinu, il ragazzino nuorese di 12 anni ucciso nel mezzo di una battuta di caccia nelle campagne di Irgoli nello scorso novembre, per la prima volta entreranno in scena i carabinieri del Ris. Gli uomini del reparto investigazioni scientifiche di Cagliari, infatti, faranno il primo sopralluogo nel teatro della tragedia, e lo faranno, così come richiesto dal sostituto procuratore titolare dell’inchiesta giudiziaria, Laura Taddei, con il preciso intento di ricostruire nel dettaglio la dinamica balistica dell’incidente. E accertare, dunque, attraverso un macchinario sofisticato arrivato nei giorni scorsi da Roma, l’esatta traiettoria dei pallettoni che quella brutta mattina di fine novembre avevano purtroppo spezzato per sempre la vita del piccolo Andrea Cadinu, un bambino solare e pieno di sogni. La sua morte, purtroppo, era stata solo una delle quattro che avrebbero segnato, di lì a poco, una stagione di caccia davvero insanguinata e carica di polemiche. Quella domenica di metà novembre, dunque, il piccolo Andrea era andato a caccia con il papà Nicola, con un fratello e con il resto della compagnia di doppiette che si ritrovavano nei giorni di festa per dare la caccia ai cinghiali nelle campagne della Baronia. Doveva essere una giornata piacevole come tante altre, trascorsa tra amici, in mezzo alla campagna, e invece, all’improvviso, si era trasformata in una vera tragedia. Il piccolo Andrea, che fino a quel momento era sempre rimasto vicino al padre Nicola, a un certo punto, si distacca bruscamente da lui, e lo fa probabilmente perché pensava di dirigersi verso un cinghiale appena abbattuto ma purtroppo si ritrova in mezzo a una vera tempesta di pallettoni. «L’ho visto correre – avrebbe raccontato qualche giorno dopo, in ospedale, lo stesso papà – gli ho gridato “Abbassati”, perché i fischi dei pallettoni li sentivo vicinissimi anch’io. L’altro mio figlio è riuscito a buttarsi a terra, Andrea purtroppo no». Quando raccontava i terribili particolari di quella domenica, papà Nicola continuava a stringere il cappellino catarifrangente che indossava il piccolo, durante la battuta. «Lo vedete – diceva a chi gli si avvicinava – questo è il capellino che indossava Andrea. Era ben visibile». Il pallettone che lo avrebbe ucciso, era stato esploso da uno dei componenti della battuta di caccia, Francesco Paletta, 65 anni, brigadiere dei carabinieri in pensione. Che subito dopo, la Procura aveva iscritto nel registro degli indagati per “omicidio colposo”. Paletta, sin dall’inizio, aveva sostenuto di aver esploso i colpi all’indirizzo di un cinghiale sbucato all’improvviso. Sarà la perizia balistica che i carabinieri del Ris faranno proprio in questi giorni, a stabilire adesso chi ha ragione, e quale delle versioni dell’accaduto corrisponda alla verità.

  18. luglio 1, 2014 alle 4:17 PM

    da La Nuova Sardegna, 1 luglio 2014
    Bambino ucciso a caccia, il pm chiede il rinvio a giudizio.
    Nuoro, omicidio colposo l’accusa per l’ex brigadiere dei carabinieri che sparando a un cinghiale colpì il 12enne Andrea Cadinu. (Valeria Gianoglio): http://lanuovasardegna.gelocal.it/nuoro/cronaca/2014/07/01/news/bambino-ucciso-a-caccia-il-pm-chiede-il-rinvio-a-giudizio-1.9520310

  19. luglio 28, 2015 alle 7:06 PM

    A.N.S.A., 28 luglio 2015
    Due anni ex cc per bimbo ucciso a caccia. Gup di Nuoro riconosce attenuanti e sospende pena. (http://www.ansa.it/sardegna/notizie/2015/07/28/due-anni-ex-cc-per-bimbo-ucciso-a-caccia_8a4730a1-7cfe-464a-b011-4770c0964c0d.html)

    NUORO, 28 LUG – È stato condannato a due anni, con la sospensione condizionale della pena, l’ex carabiniere Francesco Paletta, di 67 anni, ritenuto responsabile dell’omicidio colposo di Andrea Cadinu, il bambino di 12 anni ucciso a caccia nelle campagne di Irgoli nel novembre 2012, dopo che un colpo era partito accidentalmente dal fucile di Paletta che faceva parte della stessa compagnia di caccia del padre del piccolo ucciso. All’ex carabiniere è stata applicata la riduzione della pena prevista dal rito abbreviato e gli sono state riconosciute le attenuanti generiche. La sentenza é stata pronunciata stamattina dal Gup del Tribunale di Nuoro Claudio Cozzella. Il pm Giorgio Bocciarelli durante la requisitoria aveva chiesto per lui due anni e sei mesi, mentre il legale di Paletta, Francesco Lai, aveva chiesto l’assoluzione vista la disgrazia capitata. E’ stata un’udienza drammatica quella di oggi: diverse volte durante la requisitoria Paletta ha avuto cedimenti ed è scoppiando a piangere. Il suo difensore attende di conoscere le motivazioni della sentenza per capire se ricorrere o meno in appello.

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    da La Nuova Sardegna, 28 luglio 2015
    Bimbo nuorese ucciso a caccia, due anni all’ex carabiniere.
    Il gup attenua di sei mesi le richieste del pm. L’incidente risale al novembre 2012: http://lanuovasardegna.gelocal.it/nuoro/cronaca/2015/07/28/news/bimbo-nuorese-ucciso-a-caccia-due-anni-all-ex-carabiniere-1.11848272?ref=hfnsnuea-1

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    da L’Unione Sarda, 28 luglio 2015
    Irgoli, ex carabiniere uccise un bambino di 12 anni durante la battuta di caccia: condannato: http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca/2015/07/28/irgoli_ex_carabiniere_uccise_un_bambino_di_12_anni_durante_la_bat-68-427675.html

  1. dicembre 1, 2012 alle 12:08 am
  2. gennaio 22, 2014 alle 7:08 am
  3. gennaio 22, 2014 alle 7:09 am

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