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Carloforte: ben il 40% di disfunzioni alla tiroide, perché?


Carloforte, barometro comunale (1910)

Mentre la magistratura conferma il sequestro preventivo del bacino dei fanghi rossi presente, sul mare, nel polo industriale di Portovesme e sono in corso i procedimenti penali relativi al traffico dei rifiuti industriali provenienti dalla Portovesme s.r.l. , giungono i primi dati sullo screening sanitario svolto su “campioni” dei residenti (personale scolastico e alunni; popolazione) di Carloforte.

I dati, seppure indubbiamente parziali, appaiono piuttosto preoccupanti, basi pensare che nel campione “scolastico” più del 40% (25 persone su 62 controllate) è risultato affetto da alterazioni alla ghiandola tiroidea con “consiglio” di ulteriori accertamenti.

Ci pare proprio il caso che Comune di Carloforte e Azienda sanitaria locale n. 7 si facciano promotori di un’approfondita indagine sanitaria ed epidemiologica, come richiesto da tempo (22 novembre 2009) anche dalle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra.

Di seguito riportiamo il relativo comunicato del Comitato civico Carlofortini Preoccupati, sempre in prima linea per la tutela dell’ambiente e della salute pubblica.    Successivamente i dati su un parziale monitoraggio ambientale svolto per conto del Comune di Carloforte nell’autunno 2009.

Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra

Carloforte:  disfunzione della tiroide al 40%.

Dal mese di settembre 2009 il Comitato civico Carlofortini Preoccupati ha ripetutamente richiesto al consiglio comunale con iniziative pubbliche e con un’interrogazione presentata dal consigliere Angelo Borghero, monitoraggi continui sull’ambiente e sugli abitanti dell’isola. Il consiglio comunale, dopo un anno e mezzo e con irresponsabile ritardo, ha predisposto screening parziali su pochi abitanti.  Chiedevamo e continuiamo a chiedere che i controlli effettuati da enti pubblici, il Comune invece si è avvalso dell’appoggio di un Associazione no profit. Le sole due giornate di prevenzione sono costate al comune 1000 euro.

Solo da qualche settimana abbiamo i risultati dello screening di prevenzione sulla mammella e la tiroide, eseguiti nel mese di febbraio 2011. I dati che emergono, anche se parziali, non sono troppo rassicuranti, infatti: su 62 persone controllate (tra alunni e personale scolastico), a 25 sono state riscontrate alterazione alla ghiandola tiroidea e consigliati ulteriori accertamenti, oltre il 40% del campione. Nella popolazione: su 95 persone a 36 sono state riscontrate alterazioni e consigliati ulteriori accertamenti, ben il 38% della popolazione. Gli  altri esami sono stati effettuati alla mammella: su 98 donne sopra i 35 anni  al 25,5% è stato riscontrato una patologia mammaria benigna e 1 persona da sottoporre a ulteriori accertamenti.

Carloforte, corso d'acqua con "schiuma"

Sono stati inoltre analizzati alcuni alunni delle scuole superiori e delle medie e  sono stati riscontrati 23 casi di sospetta tiroidite autoimmune e in 2 casi erano presenti delle formazioni nodulari da sottoporre a ulteriori accertamenti. Su questo campione di pazienti non è stato possibile stabilire la percentuale, perché nella relazione non è riportato il numero totale delle persone analizzate.

Il medico che ha effettuato lo screening ha parlato di percentuali “normali” in Sardegna, cercando  la causa nella familiarità ed ereditarietà che a suo dire sono tipiche di queste malattie. Non ha escluso il fattore inquinamento, ma per appurarne la connessione si dovrebbero effettuare ulteriori accertamenti.

Abbiamo chiesto al dott. Vincenzo Migaleddu dell’Associazione medici per l’ambiente (Isde Sardegna) un parere. Secondo quanto dichiaratoci il legame con gli inquinanti è assai più diretto, infatti afferma che “molte sostanze tossiche sono “interferenti endocrini” e quindi agiscono sul funzionamento della tiroide in maniera diretta o indiretta ( autoanticorpi)” .  Tra gli interferenti endocrini rientrano appunto alcuni metalli pesanti quali piombo, cadmio

Come confermano le analisi da noi commissionate, la contaminazione  di queste sostanze sul nostro territorio è costante, diffusa e continua: nell’aria,  nella frutta, nell’acqua piovana e persino nelle alghe marine.  Del resto questi inquinanti sono già entrati nella catena alimentare come dimostrano la presenza di piombo sulle nespole di Carloforte.

Anche il consigliere regionale Claudia Zuncheddu è intervenuta sull’argomento e su “Il Fatto Quotidiano” del 11 maggio 2011 denuncia che: “Nel Sudovest a Carloforte dove incide la Portovesme, industria specializzata in metallurgia non ferrosa, un’ indagine della settimana scorsa ha riscontrato patologie tiroidee sul 40% dei bambini! Si rende conto? Li è inquinato tutto a partire dalla frutta e dalla verdura”.  Il consigliere ricorda anche il caso dei tre tir carichi di Cesio 137 arrivati a Portovesme nel mese di Gennaio e pronti per essere smaltiti nello stabilimento, che non fa altro che allarmare e aggravare ancora di più la situazione sanitaria e ambientale dell’intero territorio.

Carloforte, corso d'acqua con "schiuma"

Al Comune di Carloforte e a tutti gli enti preposti al controllo, Asl in primis, anche alla luce di questi risultati  chiediamo un’indagine completa e la più esaustiva possibile.  Richiesta che esigiamo da più di un anno, ma che da sempre, inspiegabilmente, è negata ai carlofortini.

Comitato civico Carlofortini Preoccupati

Metalli pesanti a Carloforte.

Il Comune di Carloforte (nota Sindaco n. 12263 P del 2 dicembre 2009) ha prontamente risposto alla richiesta di monitoraggio ambientale inoltrata (22 novembre 2009) dalle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra, in seguito alle numerose segnalazioni da parte dei cittadini residenti, riguardo la verifica della presenza o meno di sostanze inquinanti nel territorio comunale in seguito ai gravi episodi di inquinamento ambientale verificatisi nello scorso mese di settembre nella località di Portovesme – Paringianu (Comune di Portoscuso).      “Sono stati effettuati campionamenti di terra ed acqua nella parte nord dell’Isola, quella maggiormente esposta ai venti dominanti e, quindi, maggiormente suscettibile di inquinamento”, ricorda il Comune di Carloforte, che ha giustamente dato ascolto alle richieste dei propri cittadini e delle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra.    Dalla società incaricata (la Edam – Soluzioni ambientali s.r.l. di Gallarate) sono stati monitorati quattro punti: due a Cala Lunga, uno presso l’ex tonnara di La Punta ed uno presso il parcheggio.   Dalle analisi di laboratorio sui terreni “si osservano elevate concentrazioni di Ferro e Alluminio, per i quali la normativa non prevede però limiti”.  Riguardo all’analisi delle acque, “con riferimento al D. Lgs. 152/06 parte IV – titolo V – all. 5 – tab. 2, tutti i campioni rientrano nei limiti, ad eccezione delle acque provenienti dalla zona ex tonnara.

Carloforte, manifesto con la richiesta di controlli sanitari e ambientali

Infatti, la concentrazione di Ferro è ben più di 15 volte i limiti di legge (3112 mg/l con un valore limite di 200 mg/l), la concentrazione di Manganese è di quasi 4 volte i limiti di legge (192 mg/l con un valore limite di 50 mg/l), mentre la concentrazione di Selenio è di oltre 30 volte superiore ai limiti di legge (307 mg/l con un valore limite di 10 mg/l).

In verità, acquisiti tutti i dati disponibili e sottoposti ad un’analisi attenta, le cose non sono proprio come esposte dalla Società lombarda incaricata del monitoraggio. Basta confrontare i dati riscontrati con i valori limite di cui al decreto legislativo n. 152/2006 e successive modifiche ed integrazioni (parte quarta, allegati al titolo V – allegato 5, tabella 1) e già al D.M. n. 471/1999 (tabella 1, colonna A – siti ad uso verde pubblico, privato e residenziale) riguardo le concentrazioni massime ammissibili di inquinanti nei terreni.  Lo Stagno, eccede in tutti e tre i campioni, a Tacca Rossa:  <1.7 mg/Kg con un valore limite di 1 mg/kg,  La Punta-ex Tonnara <1.7mg/Kg con un valore limite di 1 mg/kg, ma il dato  più allarmante lo troviamo  a Cala Lunga dove il valore è oltre 40 volte  i limiti di legge: 41,0 mg/kg con un valore limite di 1 mg/Kg.     Un altro metallo che va oltre i limiti è il Berillio: il valore trovato a La Punta-ex Tonnara è <2,1 mg/Kg con un valore limite 2 mg/Kg, (il Berillio è una sostanza tossica e cancerogena).  Ci sono poi altri metalli che sono stati rilevati nei terreni, certamente, in parte, di origine antropica e con concentrazioni vicine al limite previsto per legge: il Tallio (molto tossico , in passato il suo uso in prodotti di largo consumo è stato bandito) in concentrazione di <1 mg/Kg con un valore limite di 1 mg/Kg, l’Antimonio (metallo tossico ad alte dosi può provocare la morte nel giro di pochi giorni) con un valore riscontrato di 9,0 mg/Kg a fronte di un valore limite 10 mg/Kg . Sono state trovate poi concentrazioni di: Mercurio, Piombo, Zinco, Cadmio e Cromo esavalente.    La presenza di queste sostanze, anche se non superano i limiti, meriterebbe ulteriori analisi per poterne determinare l’origine.

Ora c’è bisogno di tutti i necessari approfondimenti.

Si ricorda che, le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra, in seguito alle numerose segnalazioni da parte dei cittadini residenti a Carloforte, avevano inoltrato alle amministrazioni competenti (tra le quali il Ministero dell’Ambiente, gli Assessorati regionali competenti, l’Azienda USL n. 7 e l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) una richiesta finalizzata allo svolgimento di un adeguato monitoraggio ambientale, volto alla verifica della presenza o meno di sostanze inquinanti nel territorio comunale di Carloforte, nonché alla predisposizione di un’indagine sanitaria sulla popolazione residente a Carloforte, volta a verificarne, in relazione alla presenza di vicine emissioni industriali, lo stato di salute e le eventuali alterazioni biologico-sanitarie legate all’esposizione a sostanze inquinanti, e la predisposizione e lo svolgimento di un adeguato monitoraggio della qualità delle sostanze destinate al consumo alimentare prodotte nel territorio comunale carlofortino (regolamento CE n. 466/2001).

In precedenza, nel mese di settembre 2009, nella località di Portovesme – Paringianu (in Comune di Portoscuso) si verificava una situazione di grave inquinamento ambientale, protrattasi per alcune settimane, dovuta all’emissione in atmosfera di sostanze di origine industriale presumibilmente provenienti dagli stabilimenti della società Alcoa Trasformazioni Srl, sostanze principalmente identificate come fluoro e, in parte, non identificate. Le emissioni si manifestavano in forma di nube “alta decine di metri” visibile anche dalla vicina Carloforte.

Com’è noto, gli impianti della Alcoa Trasformazioni Srl – Italy (Portovesme) sono destinati alla produzione di alluminio primario, nell’ambito della quale è previsto l’utilizzo di fluoro. Il fluoro è generalmente presente in aria in forma gassosa come acido fluoridrico, tetrafluoruro di silicio e acido fluosilicico (H2SiF6), o in forma particellare (specialmente come fluoruro di sodio e criolite. L’acido fluoridrico e il fluoruro di sodio rientrano nell’elenco delle sostanze pericolose previste dalla Direttiva 67/548/CEE del Consiglio, Allegato I, oggi Direttiva 92/32/CEE (attuata con il decreto legislativo 3 febbraio 1997, n. 52) e sono classificati rispettivamente come “molto tossico” e “tossico” (ciò significa che in caso di inalazione, ingestione, assorbimento cutaneo possono essere letali o causare lesioni acute o croniche).

La valutazione dei rischi legati all’emissione in atmosfera del fluoro viene fatta attraverso la previsione di limiti-soglia di esposizione, contenuta nel D.P.C.M. 28 marzo 1983, il quale stabilisce (Allegato A) per il fluoro: “concentrazione media di 24 ore – media delle concentrazioni medie rilevate di 24 ore rilevate in 1 mese = 20 µg /m3 – 10 µg /mc“.

Nel caso concreto, secondo quanto riportato dalla stampa, le emissioni di fluoro e di altre sostanze non sono state rilevate immediatamente ma solo a distanza di alcune settimane dalla comparsa della nube che ha preoccupato i cittadini di Portoscuso e della vicina Carloforte, poiché l’A.R.P.A.S., l’Agenzia preposta al monitoraggio ambientale delle zone sulle quali incidono poli industriali, non dispone degli strumenti tecnologici necessari al rilevamento immediato del fluoro in atmosfera. Pertanto non si è in possesso di dati sufficienti per poter stabilire se, concretamente, vi sia stato un superamento dei limiti di concentrazione media secondo la previsione del D.P.C.M. 28 marzo 1983 e a tal fine, non paiono utili i rilevamenti effettuati dalla stessa A.R.P.A.S. nelle giornate del 24, 25, 26 settembre u.s., risultati inferiori al limite imposto dal D.P.C.M., pertanto in tale situazione, appare piuttosto difficile verificare concretamente il livello medio delle emissioni nell’arco di un mese.

Alla luce di quanto accaduto, appare di primaria importanza garantire alle popolazioni residenti nelle località sulle quali insistono poli industriali, condizioni ambientali salubri, pertanto le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra auspicano un solerte intervento in tal senso, ampio e complessivo, da parte delle amministrazioni interessate.

Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra

 (foto T.C., S.D., archivio GrIG)

  1. Avatar di Bio IX
    Bio IX
    giugno 23, 2011 alle 3:45 PM

    “Nel caso concreto, secondo quanto riportato dalla stampa, le emissioni di fluoro e di altre sostanze non sono state rilevate immediatamente ma solo a distanza di alcune settimane dalla comparsa della nube che ha preoccupato i cittadini di Portoscuso e della vicina Carloforte, poiché l’A.R.P.A.S., l’Agenzia preposta al monitoraggio ambientale delle zone sulle quali incidono poli industriali, non dispone degli strumenti tecnologici necessari al rilevamento immediato del fluoro in atmosfera.”
    Non che, quando hanno gli “strumenti”, la musica dell’armonioso ente cambi …
    Chissà perché mi torna in mente il carteggio del Dott. Topino a proposito della presenza di cromo esavalente nella Dora Baltea http://www.stefanomontanari.net/sito/blog/i-vostri-articoli/22/1261-cromo-esavalente-e-arpa.html
    (Nota: il compianto dott. Roberto Topino, medico specialista in Medicina del lavoro particolarmente impegnato nel settore della prevenzione delle malattie professionali e nella tutela della salute dentro e fuori i luoghi di lavoro, se ne è andato nel settembre 2010, sconfitto dal male che ha combattuto tutta la vita).

  2. giugno 26, 2011 alle 12:01 PM

    carloforte macchiareddu salto di quirra porto torres bacino carboniffero del sulcis arbus montevecchio, quanti morti altro che amianto.

  3. Avatar di antonietta
    antonietta
    giugno 26, 2011 alle 8:01 PM

    In tutta la Sardegna è altissimo il numero di persone affette da patologie della tiroide, quindi non si tratta solo di un problema dei carlofortini purtroppo.

  4. Avatar di Bio IX
    Bio IX
    giugno 27, 2011 alle 6:23 PM

    @ Enrico Baldussi
    Non capisco come l’esistenza di fattori di rischio per la salute umana diversi dall’amianto possa sminuire in qualche modo le conseguenze di questo materiale che abbonda in ogni dove, specie in Italia, dei cui effetti credo ci sia poco da discutere.
    Invece di fare distinzioni tra decessi di serie A e di serie B bisognerebbe forse chiedersi, lasciando perdere l’eziologia, quante vite innocenti sono state sacrificate sull’altare della convenienza, del profitto e degli interessi più disparati, invece di essere salvate.
    I morti, così come i malati, sono tutti uguali, almeno per me.

  5. Avatar di comitato carlofortini
    comitato carlofortini
    giugno 30, 2011 alle 4:49 PM

    L’Unione Sarda – Venerdì 24/6/ 2011
    Carloforte. Lo screening del Comune «Troppi tumori e tiroiditi»

    Sull’isola di San Pietro è al­ larme inquinamento: quat­tro persone su 10 avrebbero alterazioni alla tiroide, e due donne su 10 patologie, per la maggior parte benigne al seno . Queste percentuali emergono dai dati parziali dei recenti screening effet­tuati dal Comune di Carloforte lo scorso febbraio. Va­lori che i “Carlofortini pre­ occupati” (gruppo civico da tempo in prima linea per la tutela della salute dei resi­denti), definiscono «non troppo rassicuranti». Non solo si legge nel comunica­to del gruppo ambientalista: «Sono stati inoltre analizza­ ti alcuni alunni delle scuole superiori e delle medie e so no stati riscontrati 23 casi di sospetta tiroidite autoimmu­ne e in 2 casi erano presen­ti delle formazioni nodulari da sottoporre a ulteriori ac­ certamenti» .
    Gli ambientalisti riferisco­no che il medico che ha ef­fettuato gli esami ha defini­to le percentuali “normali”, pur non escludendo il fatto­re inquinamento. Ma per Vincenzo Migaleddu, dell’associazione Medici per l’am­biente’ il legame fra indu­strie di Portovesme e malat­tie alla tiroide sarebbe mol­to stretto, soprattutto in pre­senza di livelli molto alti di piombo e cadmio. Valori al­ larmanti proprio di questi e altri metalli pesanti erano stati trovati nell’aria, nella frutta, nell’acqua piovana e persino nelle alghe marine grazie agli esami commis­ sionati proprio dagli am­ bientalisti carlofortini. Con­clude Paolo Aste a nome dei “Carlofortini preoccupati”: “Al Comune di Carloforte e a tutti gli enti preposti al con­ trollo, Azienda sanitaria in primis, anche alla luce di questi risultati, chiediamo un’indagine completa e la più esaustiva possibile. Un’indagine da sempre ne­gata ai carlofortini».
    Mariano Froldi

  1. agosto 25, 2011 alle 3:20 PM

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