Speculazione edilizia in terra sarda, dai finti miglioramenti fondiari al riciclaggio di denaro sporco.
Ecco un paio delle tante forme della speculazione edilizia in terra sarda. A Porto Rotondo (Patron di Corru), in quel di Olbia, imprenditori, amministratori e funzionari comunali, turisti del nord Italia e stranieri han pensato bene di utilizzare pretesi interventi di miglioramento fondiario a fini agricoli per realizzare quale che pare proprio una vera e propria lottizzazione abusiva.
A Quartu S. Elena, fra le capitali dell’abusivismo edilizio nazionale, dove conviene riciclare i proventi del traffico di droga se non in villette abusive poi da permutare con le buone o con le cattive con appartamenti regolari?
Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra
da La Nuova Sardegna, 16 giugno 2011
Al posto del grano 19 ville: sequestrate. A Porto Rotondo 50 indagati per lottizzazione abusiva, si spacciavano per agricoltori. L’inchiesta del corpo forestale è partita dalla denuncia di un civilista gallurese contro il vicino di terreno, l’unico a vedersi bloccato il progetto edilizio. Gianpiero Cocco
OLBIA. A rovinare l’ormai imminente stagione estiva ai falsi agricoltori padani che stavano per ripopolare quel condominio agreste di “Patron di Corru”, con vista sul golfo di Cugnana, ci hanno pensato ieri mattina gli uomini della vigilanza ambientale di Tempio. Armati di ordinanze di sequestro e di sgombero hanno sigillato, su ordine della magistratura gallurese, le 19 villette con annesse 11 dependance, stalle trasformate in comodissimi mono e bi locali.
Una indagine, quella sulla lottizzazione abusiva di60 ettari frazionati in micro lotti sui quali erano sorte 19 ville con piscine e giardini, portata avanti dal marzo 2009 dagli uomini del corpo forestale regionale diretti dal capo dell’ispettorato di Tempio Giancarlo Muntoni, inchiesta coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica, Elisa Calligaris. A far aprire l’accertamento era stato l’esposto di un civilista gallurese, Franco Picciaredda, da anni residente nella capitale. Ma proprietario confinante con i terreni agricoli acquistati, nel lontano 1993, da una società immobiliare, la “Santa Maria di Porto Rotondo srl”, della quale facevano parte i vecchi possidenti e due fratelli bergamaschi, gli imprenditori Francesco e Giuseppe Losciuto. I quali, forti delle procure speciali conferite loro dall’amministratore della società, Giuseppe Carlo Sini, avevano pensato di mettere a frutto quei sessanta ettari destinati ad attività agricole dove al massimo si potevano produrre prodotti tipici. Dopo aver piantato una decine di olivi i due fratelli avevano cominciato a lottizzare i terreni, e su ogni lottizzazione richiedevano (tramite diversi proprietari) le licenze edilizie al comune di Olbia per realizzare i necessari miglioramenti fondiari. In questo vortice di compravendite vennero coinvolti l’ex presidente del consiglio comunale di Olbia Tonino Pizzadili (il quale acquistò e rivendette, nel 2008, ben cinque lotti) la moglie di quest’ultimo Annamaria Manca, funzionario del comune gallurese, e l’ex consigliere comunale dell’Udc (eletto per due legislature) Antonello Ruda.
Con loro, indagati per lottizzazione abusiva, uno stuolo di “agricoltori” della bassa padana, del Veneto, turisti tedeschi, francesi, imprenditori milanesi e gentlemen inglesi, e altri di estrazione palermitana. 50 indagati che ieri hanno ricevuto, con l’ordinanza di sequestro e sgombero firmata dal gip Vincenzo Cristiano, l’avviso d’essere finiti nella grane giudiziaria per aver lottizzato abusivamente l’intero costone che guarda verso Cugnana e Porto Rotondo. Il fatto strano, in questa inchiesta portata avanti per oltre due anni dagli uomini del corpo forestale, è che i meticolosi controlli antiabusivismo portati avanti dall’ufficio tecnico comunale di Olbia si sono bloccati davanti al cancello con apertura elettronica della tenuta di “Patron di Corru”. Nessuno, in questi otto anni di intensa cementizzazione del costone dove sono state realizzare le 19 villette (con tanto di regolare licenza edilizia) ma edificate su terreni destinati ad essere piantati a granaglie, ha mai avuto il dubbio se, in quella zona periferica del vasto territorio olbiese, vi fosse qualcosa di irregolare. «Abbiamo preso atto delle ordinanze della magistratura – hanno spiegato ieri i legali della “Santa Maria di Porto Rotondo srl”, gli avvocati Agostinangelo Marras e Francesca Cattaneo, presenti durante l’apposizione dei sigilli – verso le quali presenteremo, una volta esaminati gli incartamenti, istanza di dissequestro al tribunale del riesame». Ma per leggere le oltre duemila pagine del voluminossissimo dossier collazionato dai ranger ambientali ci vorrà del tempo. L’unico ad averci rimesso quasi tutto è un imprenditore di Olbia, Antonio Fiori, il quale aveva acquistato il “lotto galeotto”, quello confinate con l’avvocato Franco Picciaredda. L’esposto gli ha bloccato la concessione edilizia, e l’uomo si è ritrovato, in buona compagnia, indagato per lottizzazione abusiva. Nel calderone giudiziario sono finiti professionisti e direttori dei lavori, agronomi (come Tonino Pizzadili) e geometri che dirigevano i cantieri. Esclusi dall’inchiesta, dopo un attento esame delle carte, i diversi notai isolani e lombardi che si sono alternati nella stipula degli atti di compravendita.
Quartu, in manette la banda del mattone. La gang aveva scoperto come ripulire i soldi della droga investendo nell’edilizia. Giuseppe Centore
QUARTU. Una banda modulare per composizione e tipologie di intervento, capace di spaziare dalla droga alle estorsioni, dagli abusi edilizi all’usura, con un capo riconosciuto. Ieri, poco dopo le cinque gli uomini del commissariato di Quartu, coordinati dal dirigente Giacinto Mattera, con il supporto di Digos, Mobile, Volanti, unità cinofile e un elicottero del Reparto Volo di Abbasanta, l’hanno smantellata, arrestando nove persone; una ha l’obbligo di dimora.
A Buoncammino è finito Giulio Collu, 34 anni, nullafacente e con diversi precedenti per reati vari. Gli investigatori, coordinati dal pm Gilberto Ganassi gli contestano l’associazione per delinquere finalizzata allo spaccio, oltre ai reati di usura, estorsione, riciclaggio e abusi edilizi per fatti che risalgono al 2007 e si sono conclusi nel 2008. Da allora a oggi, è il parere degli investigatori, Collu e gli amici non sono rimasti “disoccupati”, anzi hanno provveduto ad allargare il loro giro, ma le prove che hanno convinto il Gip a firmare le ordinanze di custodia cautelare in carcere riguardano quel periodo. Le intercettazioni e i pedinamenti compiuti dagli uomini del commissariato hanno permesso di ricostruire una pericolosa banda, con un capo rispettato e temuto in tutto l’hinterland. Un capo astuto, al punto da risultare nullatenente e senza nessuna attività: non aveva neppure telefonino, lo chiedeva in prestito per ogni occasione. Aveva però una bella villetta sulla collina di Margine Rosso, sequestrata ieri dalla Procura. Anche la casa però non era sua, bensì intestata a una ignara signora ottantenne.
Il settore forte di Collu era l’edilizia, ma in maniera quantomeno originale. Secondola Polizia, l’uomo aveva edificato almeno sei villette, in zona agricola, senza licenza edilizia, per poi permutarle, non si sa se con le buone, con altri appartamenti perfettamente regolari. Gli acquirenti avevano anche acceso mutui per quelle operazioni o, nel peggiore dei casi, avevano chiesto un anticipo del mutuo allo stesso Collu che aveva provveduto a “erogarlo” a tassi adeguati, ma alle sue esigenze. Secondola Polizia Collu aveva anche compiuto operazioni fittizie di acquisto di immobili, facendosi poi riconsegnare la caparra versata, con un forte e spropositato interesse. «Un personaggio che incuteva timore nei confronti delle sue vittime – ha detto il vicequestore Giacinto Mattera, dirigente del commissariato di Quartu – in grado di gestire anche una piccola manovalanza». Adesso è caccia al tesoro di Collu, nascosto da qualche parte, forse tramite prestanomi. Nell’operazione sequestrata anche una ingente quantità di piante di marijuana, metadone e cocaina.
IL BOSS. Appassionato di auto e risse.
QUARTU. Con Collu, al quale gli agenti hanno sequestrato anche un Suv, ma nonla Bentley con la quale girava sino a pochi mesi fa, sono state arrestate altre otto persone, mentre una decima è stata sottoposta ad obbligo di dimora. Si tratta di Cristian Manai, 34 anni, Manolo Piras, 20 anni, anche loro di Quartu; i cagliaritani Marcello Caria, 54 anni, Angelo Ledda, 46 anni, Giorgio Saiu, 32 anni. Agli arresti domiciliari, invece, Alessio Mascia, 33 anni, di Quartu, Francesca Frau, 24 anni, cagliaritana, e Jacopo Borea, 27 anni, di Cagliari. Agli obblighi di dimora Maurizio Corda, 41 anni, di Quartu. Collu venne ferito nell’aprile dello scorso anno all’uscita di una discoteca di Cagliari, dopo una rissa nella quale lui con i suoi amici pestarono un rumeno, cercando anche di aggredire una guardia giurata. L’amico di questa però, intervenuto in suo aiuto, ferì Collu a una gamba con un fucile a pallettoni
(foto da mailing list ambientalista, S.D., archivio GrIG)




Lo sapevano tutti(parlo del boss di quartu), un delinquente mafioso(perchè di questo si tratta) che attraverso spaccio,minaccie e risse si arricchiva riciclando denaro sporco .La polizia sapeva da dieci anni, ma stava a guardare.Entro poco tempo sarà fuori con la sua banda di amichetti a scatenare il panico(nessuno denuncia per timore e viste le leggi come biasimarli)
da La Nuova Sardegna, 17 giugno 2011
Comune distratto a Patron di Corru. L’inchiesta della magistratura potrebbe arricchirsi di nuovi capitoli L’ufficio tecnico non ha mai effettuato ispezioni nella lottizzazione. (Giampiero Cocco)
TEMPIO. I faldoni dell’inchiesta sulla lottizzazione abusiva di “Patron di Corru” non sono stati ancora chiusi. L’inchiesta, sfociata ieri l’altro in un sequestro penale deciso dalla magistratura gallurese, potrebbe arricchirsi di nuovi capi d’accusa.
Gli accertamenti, da parte degli agenti del corpo di vigilanza ambientale regionale, non sono ancora conclusi.
«Stiamo verificando altre situazioni che potrebbero risultare irregolari», spiegano negli uffici dell’ispettorato forestale di Tempio, il centro nevralgico della vigilanza ambientale dell’intera Gallura. La prima valutazione effettuata dal sostituto procuratore della Repubblica Elisa Calligaris, il magistrato che conduce l’inchiesta sulla mega lottizzazione abusiva di 60 ettari di terreni destinati a colture agricole trasformato invece in un complesso residenziale con tanto di ville, piscine, giardini e dependance, ha escluso dal copioso numero degli indagati – cinquanta persone tra professionisi, proprietari, acquirenti e agenti immobiliari – i professionisti che non avrebbero avuto un ruolo attivo nel grande frazionamento abusivo. Si tratta di una decina di notai sardi e della penisola che si sarebbero succeduti, nel tempo, nella stipula di una convulsa quanto repentina serie di atti di compravendita. I punti ancora da focalizzare sarebbero invece legati ai controlli, doverosi, che avrebbero dovuto essere attivati dall’ufficio tecnico comunale attraverso le previste ispezioni nei cantieri di lavoro per le licenze edilizie rilasciate nel tempo.
Licenze che vennero bloccate, nel corso del 2006, dopo l’avvento della giunta Soru che limitò, estendendo le aree necessarie per realizzare fabbricati rurali, il circolo vizioso che vedeva le cubature di un lotto, già edificato, passare automaticamente a quello confinante. Un trucchetto che, in pratica, consentiva la realizzazione di edifici destinati alla “azienda agraria” sotto la quale voce venivano richieste, e ottenute, le licenze edilizie.
Nessuno, stando agli accertamenti svolti dalla polizia giudiziaria del corpo forestale nell’ufficio tecnico comunale di Olbia, ha mai inviato ispezioni in quella lottizzazione abusiva sulla quale stava sorgendo un grazioso residence agreste occupato, nella sola stagione estiva (e non per le 1900 ore annue previste dall’edilizia agraria) da turisti che prendevano in affitto quelle case di collina con vista mare e dai proprietari poco avezzi a zappe e falcetti.
da La Nuova Sardegna, 24 luglio 2011
Al setaccio due lottizzazioni e tante ville.
La guardia di finanza esamina 100 concessioni edilizie, c’è anche la casa di Carl Hahn.
OLBIA. L’inchiesta sulle presunte irregolarità nelle concessioni edilizie rilasciate dal Comune di Olbia comincia a prendere corpo. La guardia di finanza, su disposizione del magistrato inquirente, il sostituto procuratore Riccardo Rossi, ha acquisito agli atti processuali gli incartamento di due insediamenti turistici, le concessioni edilizie di un immobile commerciale e le autorizzazioni rilasciate per la ristrutturazione della villa di Porto Rotondo di proprietà di un magnate tedesco.
La villa di Punta Volpe appartiene, da decenni, all’ottantaduenne industriale sassone Carl Hahn, il papà del mitico “maggiolone” del gruppo Volkswagen e ora presidente emerito della casa costruttrice tedesca che ingloba, nella sua holding, prestigiosi marchi automobilistici quali Audi, Seat, Skoda, Bentley, Lamborghini, Bugatti, Porsche, Scania, oltre ad avere azioni in Suzuki e Italdesign Giugiaro.
La villa dell’industriale, negli ultimi anni, era stata sottoposta ad una ampia ristrutturazione che, stando all’acquisizione della documentazione depositata in Comune, potrebbe avere qualche punto di contrasto con i piani urbanistici comunali.
E’ invece totalmente irregolare, già sottoposto ad un’altra indagine che ha portato al sequestro giudiziario di ville e dependance, l’insediamento rurale di Casagliana, meglio noto come Patron di Corru, il villaggio realizzato sfruttando la normativa urbanistica regionale che consentiva la realizzazione di unità abitative destinati ai miglioramenti fondiari e al ripopolamento della campagne. In questo caso l’interesse degli investigatori è finalizzato a capire chi possa aver tratto vantaggi o favorito l’insediamento di quel “borgo agricolo”, destinato, nella realtà, ad ospitare nel peiodo estivo, per le vacanze, diversi manager italiani ed europei.
Un’altro degli incartamenti finiti sotto la lente d’ingrandimento delle fiamme gialle è quello inerente la concessione edilizia rilasciata alla “Immobiliare Santa Maria srl”, che ha realizzato, nella zona commerciale di Olbia un capannone industriale che ospita diverse aziende, dalle concessionarie di auto alle griffe del lusso.
L’indagine coordinata dal pubblico ministero Riccardo Rossi venne avviata nel marzo scorso, dopo le dichiarazioni di fuoco rilasciate dall’allora sindaco del Pdl Gianni Giovannelli (rieletto in una coalizione di centrosinistra) contro le «manovre e le pressioni» che diversi rappresentati della sua ex maggioranza avrebbero subito dai «poteri forti» che interagiscono nelle maglie burocratiche della città.
L’inchiesta giudiziaria viaggiò sotto traccia nel periodo elettorale, poi l’impennata, dovuta alle dichiarazioni spontanee rese alla guardia di finanza da alcuni imprenditori i quali avrebbero deciso di mettere nero su bianco sulle presunte «zone grigie» che avvolgerebbero gli uffici tecnici comunali.
Nei giorni scorsi gli uomini della guardia di finanza si sono recati in Comune con un lunghissimo elenco di pratiche edilizie delle quali hanno chiesto e ottenuto la copia integrale.
Un centinaio di licenze che riguarderebbero costruzioni realizzate in due villaggi turistici della costa, in città e nell’immediata periferia del centro urbano.
Allo stato attuale, e su quanto già accertato nella mega inchiesta della procura della Repubblica, non trapelano che pochissime indiscrezioni, mentre è certo che non ci sarebbe (per il momento) alcun iscritto sul registro degli indagati.
Una volta completata l’acquisizione delle pratiche (si tratta di decine e decine di faldoni, per migliaia di fogli) il tutto sarà vagliato e sottoposto ai controlli di diversi consulenti d’ufficio incaricati dal magistrato inquirente.
La fase successiva sarà dedicata ai sopralluoghi e alle verifiche dei tecnici sulla corrispondenza, o meno, di quanto licenziato e quanto è stato invece realizzato nella fase di costruzione.
Sino ad allora l’indagine resterà avvolta nel rigoroso segreto istruttorio.