Animalismo o biodiversità?

Gatto (Felis catus)
Si tratta di un dilemma di non poco conto e non sempre esistono soluzioni agevoli.
Se nell’isola greca di Syros cercano un accarezzatore di Gatti con vitto e alloggio, a Omaui, paesino di 35 abitanti e 7-8 Gatti in Nuova Zelanda, vogliono mettere al bando i felini domestici.
Sarebbe il primo caso al mondo.
Il motivo è la salvaguardia della biodiversità.
Infatti, i Gatti – introdotti dall’Uomo – sterminano uccelli e piccoli mammiferi autoctoni.
Nella storia recente, quando non l’ha causata direttamente l’Uomo, sono stati i predatori importati volontariamente o involontariamente dai vari colonizzatori che hanno portato in breve tempo all’estinzione di numerose specie di fauna autoctona, assolutamente incapaci di sottrarsi a una caccia per cui l’evoluzione non li aveva preparati.
E’ stata, per esempio, la sorte del Dodo (Raphus cucullatus), della Lucertola di Santo Stefano (Podarcis siculus sanctistephani), della Lucertola gigante di Roque Chico de Salmor (Gallotia simonyi simonyi), del Prolago sardo (Prolagus sardus), del Rallo di Tahiti (Gallirallus pacificus), del Piccione blu di Mauritius (Alectroenas nitidissimus), dello Scricciolo del bush (Xenicus longipes), rischia di essere la sorte del Kiwi bruno (Apteryx australis) proprio in Nuova Zelanda.
Una scelta difficile, ma obbligata, se si vuole salvaguardare la biodiversità.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

Gatto (Felis catus)
da La Stampa, 4 settembre 2018
In Nuova Zelanda c’è una città che vuole mettere al bando tutti i gatti.
Questa non è una città per gatti. È il cartello che si potrebbe leggere entrando a Omaui, villaggio neozelandese che presto potrebbe diventare il primo al mondo a bandire completamente i felini. (Noemi Penna)
Una cittadina di mare ricca di monumenti storici e naturali. Un’oasi naturale selvaggia, delimitata da una affascinante spiaggia di sabbia nera. Un bel posto dove stare, a meno che tu non sia un gatto.
Dopo aver inutilmente chiesto di tenere gli animali chiusi in casa, il Consiglio per l’Ambiente della regione del Southland ha infatti rivolto agli abitanti di Omaui la proposta di mettere al bando i felini per proteggere la biodiversità del territorio. Pare, infatti, che i gatti siano responsabili ogni anno della morte di milioni di uccelli e piccoli mammiferi autoctoni: uno «sterminio» che sta minacciando la biodiversità della regione.

Gatto (Felis catus)
Secondo quanto riportato dal The New York Times, a Omaui vivono «35 persone e sette o otto gatti molto amati», che sono stati monitorati per mesi con delle telecamere installate nelle aree verdi di Omaui. Inutile dire che dietro a quei baffi adorabili si nasconda un cacciatore nato, molto difficile da «contenere».
E visto che gli appelli a tenerli chiusi in casa sinora non sono serviti, ora questa inusuale proposta di legge prevede che i proprietari di gatti debbano sterilizzare e sottoporre a microchip gli animali. E che li potranno accudire solo sino alla loro scomparsa naturale, dopodiché saranno costretti a scegliere animali domestici di altre specie.
Come riferito da Bbc, il Pest management plan verrà discusso in autunno e i cittadini di Omaui avranno tempo fino a ottobre per esprimere il loro parere. E nel caso in cui dovesse essere approvato, i trasgressori riceveranno richiami e saranno passibili di multe, sino al sequestro dell’animale.
Inutile dire che la notizia sia subito rimbalzata sui social, alimentando le polemiche oltre alle proteste di chi a Omaui ci vive: «Senza un gatto la casa mia diventerebbe malsana», ha dichiarato Nico Jarvis all’Otago Daily Times. «I miei tre mici sono l’unica arma che ho a disposizione per combattere i roditori – ha aggiunto -. Per questo sto pensando di fare una petizione».
«I gatti sono animali meravigliosi, peccato che uccidano continuamente uccelli, insetti e rettili», ha affermato Peter Marra dello Smithsonian Migratory Bird Centre. «A Omaui i gatti dovrebbero rimanere in casa. E, una volta morti, non essere sostituiti», ha detto John Collins, capo del programma regionale per la bio-sicurezza, aggiungendo che «non odiamo i gatti, ma l’ambiente deve continuare a essere ricco di biodiversità».

Roma, Colosseo, Gatto
(foto per conto GrIG, S.D., archivio GrIG)
La biodiversita’ (sia quella globale planetaria sia quella locale) e’ in assoluto il valore piu’ importante e quindi da salvaguardare a tutti i costi. I gatti non si stanno certo estinguendo, anzi costituiscono uno dei simboli del degrado ambientale causato dall’uomo, non solo in casi come quello della Nuova Zelanda in cui le specie autoctone non riescono a competere con essi ma anche in una maniera piu’ subdola ma non meno letale.
Questo perche’ tutelare la biodiversita’ costa mentre invece la gente in generale spende svariati ordini di grandezza in piu’ per nutrire e accudire cani e gatti mentre destina alla conservazione una miseria.
Quindi preferire cani e gatti alla tutela delle innumerevoli specie che abitano il nostro pianeta rappresenta uno di quei casi in cui a fare del bene si finisce a far piu male che bene.
anche in Giappone.
da La Stampa, 14 settembre 2018
Isola giapponese vuol diventare patrimonio Unesco e per farlo il governo dà la caccia ai gatti. (Giulia Merlo): http://www.lastampa.it/2018/09/14/societa/in-unisola-giapponese-il-governo-d-la-caccia-ai-gatti-selvatici-per-abbatterli-BirqEZf8ojOIKtsZlrfeEJ/pagina.html
e poi c’è chi alleva Ocelot…
da La Nuova Sardegna, 2 dicembre 2018
Blitz allo zoo, sequestrato ocelot.
Operazione dei carabinieri a Dorgali, il raro felino trovato in una struttura privata: due denunce. (Nino Muggianu): http://www.lanuovasardegna.it/nuoro/cronaca/2018/12/02/news/blitz-allo-zoo-sequestrato-ocelot-1.17523345?ref=hfnsnuec-5
“calamità innaturali” anche contro la biodiversità.
A.N.S.A., 4 dicembre 2018
Ratti e piccioni, l’uomo tende a globalizzare la natura. Le specie più comuni soppiantano le più rare. (http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/terra_poli/2018/12/04/ratti-e-piccioni-luomo-tende-a-globalizzare-la-natura-_e59adefa-3355-4e6b-b37c-37cd93dcd542.html)
L’impatto degli esseri umani sull’ambiente favorisce la “globalizzazione” della natura: qualsiasi modifica dell’ecosistema offre un vantaggio alle specie più comuni e diffuse, come ratti e piccioni, che finiscono per soppiantare quelle più rare, soprattutto rettili. Questo meccanismo nemico della biodiversità è descritto nello studio guidato dallo University College di Londra e pubblicato sulla rivista Plos Biology.
Si tratta del primo studio globale, che ha raccolto dati su quasi 20.000 specie di piante e animali forniti da più di 500 ricercatori di 81 Paesi. I ricercatori guidati da Tim Newbold hanno stimato le aree del pianeta abitate da 7.111 specie di piante terrestri, 7.048 specie di invertebrati e 5.175 di vertebrati, scoprendo che quelle che occupano zone più vaste tendono ad aumentare nei luoghi in cui gli esseri umani modificano il territorio, a discapito di quelle che si trovano solo in zone limitate: questo vuol dire che l’azione dell’uomo favorisce ovunque le stesse specie.
Gli effetti di questa “omogeneizzazione” sono risultati più forti negli ecosistemi tropicali, per diverse ragioni: le specie tropicali tendono ad essere meno diffuse e più specializzate di quelle che vivono in zone temperate, le quali inoltre sono quelle più antropizzate da sempre e quindi hanno già perso le specie particolarmente sensibili ai cambiamenti del proprio habitat. La classe maggiormente colpita è quella dei rettili, seguita da piante e mammiferi. “Abbiamo dimostrato che l’impatto dell’uomo sull’ambiente causa sempre e ovunque la perdita delle specie più rare e preziose – commenta Newbold – soppiantate da quelle che si trovano ovunque, come i ratti in campagna e i piccioni in città”. I risultati della ricerca sottolineano l’importanza di piante e animali meno comuni, che spesso hanno un ruolo unico e fondamentale all’interno degli ecosistemi.
..e le Iguane, sterminate da “altri” animali introdotti dall’uomo, ritornano nella principale isola delle Galapagos.
da La Stampa, 13 gennaio 2019
Dopo 200 anni di assenza le iguane tornano a vivere sulla più grande delle isole Galapagos. (Noemi Penna): https://www.lastampa.it/2019/01/13/societa/dopo-anni-di-assenza-le-iguane-tornano-a-vivere-alle-galapagos-m110UsHrlk3zlcEjxSAt5M/pagina.html
da La Stampa, 2 maggio 2019
In Australia due milioni di gatti saranno uccisi entro il 2020: https://www.lastampa.it/2019/05/02/societa/in-australia-due-milioni-di-gatti-saranno-uccisi-entro-il-ha3npL3Oyp6WbB8xe3opQN/pagina.html