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Cafoni e beni culturali a Cagliari.


Cagliari, Bonaria, “nicchia” archeologica con rifiuti vari (maggio 2012)

A due passi dalla Basilica di N.S. di Bonaria, visitata da Benedetto XVI (2008), così come da Giovanni Paolo II (1985) e prima ancora da Paolo VI (1970), sulla scalinata monumentale proprio vicino al povero pino segato dal Comune di Cagliari per un paio d’ore di pretese esigenze televisive, c’è una nicchia archeologica piuttosto interessante quanto pesantemente maltrattata.

Tombe romane ad arcosolio e scavate nella roccia, resti della necropoli che occupava buona parte del Colle.    Meriterebbe almeno un piccolo pannello illustrativo per raccontarne la storia.

Invece è piena di rifiuti.  Ancora, dopo l’ennesima recente bonifica ambientale condotta dal Comune di Cagliari.

Cagliari, Bonaria, contenitore porta-rifiuti contiguo alla “nicchia” archeologica

Buste e bottiglie di plastica, giornali, stracci, vetro.

Frutto del misterioso motivo che spinge bestie a due zampe, giacca, cravatta, jeans, gonna o che altro a gettare i rifiuti su un pezzo di identità di Cagliari piuttosto che nel contiguo contenitore porta-rifiuti.

Nel novembre 2008 le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra chiesero al Comune di Cagliari e alla Soprintendenza per i beni archeologici cagliaritana un intervento di bonifica ambientale e di minimale valorizzazione.        Inutilmente.

Nel gennaio 2009 le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra hanno provveduto direttamente alla ripulitura della piccola nicchia archeologica e alla sistemazione di un cartello illustrativo.

Cagliari, Bonaria, “nicchia” archeologica dopo bonifica ambientale (luglio 2011)

Nell’agosto 2010 le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra hanno nuovamente chiesto al Comune di Cagliari e alla Soprintendenza per i beni archeologici cagliaritana un intervento di bonifica ambientale e di minimale valorizzazione.  Ancora nulla.

Invece, a partire dalla ulteriore (20 giugno 2011) richiesta di bonifica ambientale, sempre indirizzata al Comune di Cagliari e alla Soprintendenza per i beni archeologici, la nuova Amministrazione comunale del capoluogo sardo ha condotto almeno cinque interventi di completa bonifica ambientale.

Di un’energica ripulitura – richiesta anch’essa (3 luglio 2011) dalle associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico – necessita anche il parco pubblico intorno alla Basilica di N.S. di Bonaria è certamente piuttosto suggestivo. Arrampicato sul colle, era sede di una batteria anti-aerea per la difesa di Cagliari e delle sue installazioni (porto, aeroporti militari), domina l’omonimo cimitero monumentale ed è un vero e proprio parco ambientale-archeologico.

Cagliari, Bonaria, parco pubblico, tomba e rifiuti

Anche qui tombe romane ad arcosolio, preda di degrado e rifiuti.  Buste e bottiglie di plastica, giornali, stracci, vetro, segnali stradali divelti, nonostante interventi di risanamento ambientale.

Non sarà ora di mettere qualche telecamera anti-cafoni, così da identificarli e sanzionarli pesantemente come meritano?

Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra

 

(foto S.D., archivio GrIG)

  1. Maggio 4, 2012 alle 5:18 PM

    Chi ama e rispetta la natura e la cultura non può non inorridire di fronte ai fatti da voi narrati e documentati. Ciò sia per quanto riguarda il comportamento della precedente amministrazione allineata col precedente governo del “Con la cultura non si mangia” e sia con i “cafoni” (troppo poco definirli così) probabili elettori degli amministratori precedenti.
    E pensare che altri cittadini, di altri Paesi, addirittura di altri continenti, affrontano lunghi viaggi e molte spese per venire a visitare l’Italia, le sue bellezze, le sue opere d’arte ed i suoi siti storici.
    Buon pomeriggio, cari amici, e grazie per quanto fate, insieme ad altri, per proteggere la natura le bellezze, e la cultura italiana..

  2. Maggio 4, 2012 alle 5:42 PM

    Già, come non inorridire difronte a queste barbarie? Perchè la gente continua a far finta di non capire che questi sono beni comuni? Forse che nelle loro case si comportano alla stessa maniera? Ci vorrebbe più polizia municipale a controllare e ad agni violazione, multe molto severe..
    Buona serata Osvaldo…
    Ti lascio un sorriso ed un abbraccio

  3. Avatar di icittadiniprimaditutto
    icittadiniprimaditutto
    Maggio 4, 2012 alle 5:47 PM

    Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

  4. Avatar di capitonegatto
    capitonegatto
    Maggio 4, 2012 alle 6:17 PM

    Il comune potrebbe mettere delle telecamere ben nascoste e scoprire i colpevoli.
    Poi una bella multa , magari spedita da equitalia, cosi imparano a stare al mondo.
    Vediamo se poi qualcuno si azzarda.

  5. Maggio 5, 2012 alle 2:11 PM

    da Casteddu on line, 5 maggio 2012
    Gli ambientalisti: “A Bonaria tombe romane invase dai rifiuti e in mano ai cafoni”: http://www.castedduonline.it/cronaca/gli-ambientalisti-a-bonaria-tombe-romane-invase-dai-rifiuti-e-in-mano-ai-cafoni/21653

  6. Maggio 7, 2012 alle 3:01 PM

    da La Nuova Sardegna, 7 maggio 2012
    Bonaria. Scalinata abbandonata.

    I rifiuti infestano la nicchia archeologica a fianco della scalinata monumentale di Bonaria: a denunciarlo sono il Gruppo di intervento giuridico e gli Amici della Terra, che l’hanno ripulita più di una volta ma ora chiedono un intervento di bonifica ambientale definitivo e completo. Degrado visibile anche nella necropoli.

  7. giugno 5, 2013 alle 2:59 PM

    e c’è anche chi ha un “museo archeologico” in casa.

    da Sardegna Quotidiano, 5 giugno 2013
    Il sequestro Museo privato da 15 milioni. (Maddalena Brunetti): http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_56_20130605081219.pdf

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    da L’Unione Sarda, 5 giugno 2013
    Via Monteverdi. La casa era appartenuta a un noto avvocato: denunciati due eredi. Una villa con museo privato. Sequestrati reperti archeologici per 18 milioni di euro. (Matteo Vercelli): http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_146_20130605090703.pdf

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    La difesa. Mail e lettere dimostrerebbero la buona fede della Di Martino. «I beni erano catalogati». L’avvocato Massimo Ledda: la Sovrintendenza sapeva: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_146_20130605090752.pdf

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    L’annuncio del sovrintendente ai Beni archeologici Marco Minoja. I beni requisiti saranno esposti in una mostra dedicata a Lilliu: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_146_20130605090902.pdf

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    L’inchiesta. I carabinieri della tutela culturale: «Perquisiamo anche i siti internet».
    Il mercato illegale è sul web. In Sardegna denunciate 52 persone per furto di opere: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_146_20130605090826.pdf

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    da La Nuova Sardegna, 5 giugno 2013
    Scoperti in una villa mille reperti archeologici. (http://lanuovasardegna.gelocal.it/regione/2013/06/05/news/scoperti-in-una-villa-mille-reperti-archeologici-1.7201315) La collezione messa sotto sequestro era stata data in custodia oltre 40 anni fa C’è un giallo: il numero dei pezzi è raddoppiato, ma ne mancano alcuni catalogati. (Giuseppe Centore)

    CAGLIARI. Un tesoro archeologico di inestimabile valore, e che commercialmente, per quanto la materia mal si presti a queste considerazioni, sfiora i venti milioni di euro, è stato sequestrato alcuni giorni fa in una villa di Cagliari, dalle parti di via Pergolesi. Il materiale era custodito in una stanza “blindata”, e adesso si trova in uno dei depositi della Soprintendenza archeologica; sarà catalogato e analizzato nei minimi dettagli. Si tratta di circa mille reperti, 722 integri il resto frammenti, di diverse epoche, dal nuragico al medievale, comprendenti anfore, vasi, armi, stele funerarie, elmi, monili, ceramiche di diversi periodi, coppe. Due le denunce alla Procura. L’indagine inizia lo scorso ottobre, quando la proprietaria della villa, D.P. chiama i carabinieri del comando provinciale di Cagliari per denunciare un furto avvenuto la notte prima. I militari arrivano, svolgono il compito d’ufficio, ma notano parte della collezione archeologica, ben custodita. Nella relazione di servizio, accompagnata da diverse foto, i carabinieri riportano questo particolare, indicando anche l’importanza della collezione. La nota segue il suo naturale percorso siano a coinvolgere il comando carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, il nucleo dell’Arma specializzato nella difesa e nel recupero dei tesori asportati o perduti. I militari coinvolgono la soprintendenza archeologica e verificano che effettivamente la collezione era conosciuta ai loro uffici da mezzo secolo. La collezione infatti era stata data in custodia al professionista, sin dagli anni Sessanta. La legge, nelle sue diverse declinazioni, consente ai privati di detenere materiali archeologici, ma in custodia, senza poter avere mai il titolo di proprietà. Questo rimane in capo allo Stato. «Ma chi detiene questi beni ha diversi obblighi, tra i quali comunicare eventuali modifiche dei nomi dei titolari dell’autorizzazione alla custodia», ha precisato ieri nella conferenza stampa di presentazione del ritrovamento il vicecomandante del nucleo tutela patrimonio culturale, il colonnello Luigi Cortellessa. «Purtroppo in questi decenni ci sono state due modifiche che ci hanno spinto a chiedere alla Procura, nella persona del pm Marco Cocco, il sequestro dell’intera collezione». I due elementi che hanno riportato sotto la diretta custodia la collezione, riguardano il fatto che sia alla morte del titolare dell’autorizzazione, avvenuta negli anni Settanta, che alla scomparsa del figlio, avvenuta invece lo scorso anno, i suoi eredi non avevano fatto la denuncia come da legge. L’altro fatto, più preoccupante, riguarda la non corrispondenza tra gli elenchi, custoditi negli archivi della Soprintendenza, della collezione “originaria”, e quelli di quella sequestrata a fine maggio: rispetto all’elenco autorizzato (circa 500 manufatti) mancano diversi pezzi, mentre altri compaiono senza essere mai stati catalogati dalla Soprintendenza. Forse, al di là dell’aspetto amministrativo è stato proprio quest’ultimo fattore a far scattare il sequestro. Gli archeologici a settembre consegneranno alla Procura la relazione finale con l’inventario analitico.

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