Far west Cambogia, le foreste tropicali in pericolo.
E’ una Cambogia da vero e proprio far west, quella che emerge dal reportage a puntate di www.salvaleforeste.it. E’ un attacco senza quartiere alla foresta tropicale. Illegale, anche con la complicità delle istituzioni e di associazioni ambientaliste.
Gruppo d’Intervento Giuridico
da www.salvaleforeste.it, 21, 22, 28 marzo 2012
La deforestazione illegale in Cambogia è un fenomeno ormai di dimensioni impressionanti. Un business spalleggiato dai militari, che sta decimando gli alberi di palissandro nelle ultime aree protette, come la Cardamom Forest (Foresta del cardamomo) mentre il governo e perfino associazioni internazionali riconosciute, come Conservation International, che ha un progetto nell’area, negano l’esistenza degli illeciti. E’ quanto denuncia il Phnom Penh Post, i cui giornalisti hanno contato una sola notte, almeno nove camion trasporto industriale, sette furgoncini e un Land Rover pieni di legname abbattuto illegalmente nella provincia di Koh Kong, nel distretto di Thma Bang.
Mentre contavano i mezzi da trasprto, i giornalisti percepivano a distanza, provenire da un’altra strada poco distante, il passaggio di un gran numero di camion. Molti dei camion che i giornalisti sono stati in grado di ispezionare da vicino, portavano pesanti carichi di palissandro illegale.
Dieci anni fa, Global Witness denunciava l’abbattimento del palissandro nella Cardamom Forest, indicando come il valore delle esportazioni di legno dalle aree controllate dai “signori della guerra” cambogiani era stato calcolato intorno tra il 1990 e il 1994 tra i 220 e i 400 milioni di dollari annui
Secondo abitanti dei villaggi della zona, i taglialegna e gli ambientalisti, chi dovrebbe proteggere la foresta fa ben poco: i funzionari dell’Amministrazione forestale, i militari e le guardie forestali che operano in collaborazione con Conservation International, non sembrano mostrare alcun interesse nel fermare il massiccio commercio di palissandro. In molti casi, fanno notare, ne traggono attivamente profitto.
Thuy Pet, ex militare della quinta divisione militare, ed ora abitante del villaggio di Thma Bang distretto Russey Chrum, stima che nei periodi di picco del taglio, ogni notte uscirebbero dalla foresta protetta tra gli 80 e i 90 camion carichi di legname. “Penso che nessuno possa fermarlo, fino a quando sarà finita la foresta. Quando finiscono, se ne andranno in un’altra zona”. Un altro abitante del villaggio, che ha preferito mantenere l’anonimato, ha riferito che circa 2.000 persone sono impegnate nel taglio illegale nell’area. “Qui erano tutti contadini, ma ora sono diventati taglialegna per far soldi”, ha detto.
Chut Wutty, direttore del Natural Resources Protection Group, stima che ogni giorno vengano portate via da Thma Bang carichi di palissandro decine di migliaia di dollari. Il prezzo del legno oscilla tra 5-8.000 e gli 8.000 dollari al metro cubo. “Questo è l’ultimo luogo in Cambogia [in cui il palissandro ancora cresce]. Hanno distrutto Ratanakkiri, Mondulkiri, il Bokor National Park, Pursat – quindi hanno razziato il comune di O’Som. Dopo di che, sono andati a Thma Bang”. Quando in quattro o cinque mesi, il palissandro sarà esaurito anche nel distretto di Thma Bang distretto, i taglialegna si concentreranno su specie di valore più basso.
I 402.000 ettari della Cardamom Forest rappresentano una delle più vaste aree conservazione in Cambogia, estendendosi su sei distretti e sulle provincie di Koh Kong, Pursat e Kampong Speu. Si tratta di una delle aree più ricche di biodiversità di tutta l’Indocina, con un gran numero di specie vegetali endemiche, che sostengono popolazioni di pangolini, elefanti asiatici, coccodrilli siamesi e altre specie in via di estinzione o comunque minacciate.
Un ricercatore che ha lavorato a lungo a Thma Bang, ma preferisce non essere nominato, ha riferito che il distretto non è che uno di quattro siti di prelievo del palissandro, ad opera di compagnie del legno che hanno utilizzato permessi di taglio finalizzati alla costruzione di una diga. “E ‘come una corsa all’oro – il valore di palissandro è così alto… è irresistibile per taglialegna e intermediari – spiega – E’ tutto molto ben organizzato, si sa quanto i taglialegna e gli intermediari devono pagare, e a chi. Si sa quali sono i checkpoint attraverso cui passare. E oramai la maggior parte giovani del comune Tatai Leu [in Thma Bang distretto] sono impiegati nel prelievo del palissandro”.
I militari sciamano a frotte nel villaggio di Russey Chrum Thma, nel distretto di Bang, con una processione quasi infinita di jeep, dentro e fuori l’abitato. A far loro la concorrenza, ci sono solo dai camion da trasporto, che attraversano il paese arrancando, diretti alla foresta. Investigando sul commercio illegale di legname, i giornalisti del Phnom Penh Post sono stati fermati in due occasioni dalla polizia militare o da soldati affermavano di lavorare come guardie private per una impresa di cui hanno rifiutato di fare il nome.
Entrambe le volte, i giornalisti sono stati minacciati di arresto ed è stato loro ordinato di cancellare le foto di camion clandestini che trasportano legno di palissandro. I soldati si sono rifiutati di spiegare il motivo di questa richiesta. In uno dei due casi, il blocco stradale della polizia militare era stato istituito proprio allo scopo di fermare i giornalisti e di cancellare le loro foto.
A circa due chilometri dal villaggio di Russey Chrum, su una piccola strada laterale, un gruppo di circa 60 migranti provenienti da province di taglialegna come Pursat e Kampong Speu, ha messo sù un campo di fortuna. Da lì, partono per le loro incursioni giornaliere sulle montagne alla ricerca di tronchi di palissandro, che vendono per un piccolo profitto.
Tre mesi fa, Chhay Sengheng lasciato la sua famiglia in provincia di Kampong Speu e si è diretto verso le Cardamom Mountains in cerca di fortuna. Come edile guadagnava tra i 20.000 e i 30.000 riel al giorno. Ora si avventura ogni giorno nelle montagne alla ricerca di tronchi di palissandro sfuggiti ai taglialegna. “Certo, è molto difficile lasciare la famiglia, ma non avevo scelta, devo provvedere al nostro sostentamento”. Chhay Senghy stima che solo nei precedenti tre giorni, siano state caricate nel suo sito una o due tonnellate di palissandro, dirette oltre i confini di Thma Bang. Nessuno gli ha spiegato che è vietato portare palissandro fuori dalla Cardamon Forest.
A non più di 10 minuti lungo la strada, una catasta di tronchi di giovani alberi di palissandro è nascosta semi-abbandonata, a poca distanza dalla stazione di pesa, supervisionata da un uomo vestito con l’uniforme delle Reali Forze Armate cambogiane. In piedi accanto alla bilancia, un acquirente, che non ha voluto dare il proprio nome, ha riferito di aver pagato 1.500 riel per ogni chilo di palissandro. Non ha voluto dire a chi o per quanto ha venduto il legname, né da dove provenissero le assi di giovane palissandro.
Gli abitanti dei villaggi, i funzionari forestali, gli acquirenti e gli impiegati comunali del distretto di Bang Thma dicono tutti che il palissandro della zona viene acquistato da “una impresa” il cui nome nessuno conosce o vuol dire. Chut Wutty sostiene si tratti della Timber Green, una impresa che dice stia pagando contadini e i lavoratori per un nuovo progetto volto al massiccio prelievo di palissandro. “Dicono sempre di abbattere i tronchi per fare spazio a una diga parte di un progetto idroelettrico, ma non è così. Si vede dalle quantità del legname che portano via. Non ho mai visto una cosa del genere come qui, nelle Cardamom Mountain”.
Chut Wutty non è il solo. Diverse fonti hanno identificato la Timber Green come responsabile della deforestazione. L’impresa usa una licenza che consente di abbattere alberi nel bacino della diga di Stung Tatai, sul fiume Tatai – a circa 30 km dal villaggio di Russey Chrum. La costruzione di una diga da 246 megawatt è iniziata nel gennaio di quest’anno, ad opera della China National Heavy Machinery.
Il direttore cambogiano di Conservation International, Seng Bunra ha riconosciuto che la Timber Green assuma gli abitanti dei villaggi per abbattere tronchi all’interno della zona della diga, ma nega che il permesso si estenda all’area protetta. “Questa [impresa] in Thma Bang opera nel distretto di Koh Kong, …abbattono alberi solo nel bacino della diga” ha spiegato, aggiungendo che un piccolo numero di lavoratori ha poi continuato ad abbattere alberi illegalmente, di propria iniziativa. Ma la reazione dei militari ai giornalisti che fotografavano tronchi, suggerisce che le operazioni siano coordinate da una singola azienda: quando cinque militari, con fucili d’assalto, hanno fatto irruzione da una Toyota Camry senza targa e hanno circondato i due giornalisti del Phnom Penh Post che avevano appena fotografato un furgone all’interno della Cardamon Forest, pieno di giovani tronchi di palissandro. I militari hanno sostenuto che fosse illegale fotografare veicoli, in quanto appartenenti ad una società privata.
Dopo aver preteso dal fotografo la cancellazione delle schede di memoria, gli uomini sono tornati e hanno passato un telefono cellulare a Chut Wutty, che si è ritrovato coinvolto in una lunga e animata conservazione con un uomo che si era identificato come il capo della sicurezza del Timber Green. Allora il giornalista ha preso il telefono e chiesto all’uomo dall’altro capo se fosse davvero il responsabile della sicurezza della Timber Green, domanda a cui questi ha risposto con un “what’s wrong? prima di riattaccare. La Timber Green non figura sugli elenchi e non risulta identificabile in altro modo, e il Phnom Penh Post non è riuscito a contattarla per commentare la vicenda.
Appena fuori dal villaggio di Russey Chrum, cinque della polizia militare e funzionari dell’amministrazione forestale, sono seduti attorno al fuoco mentre aspettano semi nascosti. Sou Sophal, ranger dell’amministrazione forestale, dice che di essere lì per catturare i tagliaboschi illegali, ma non i camion che trasportano tonnellate di palissandro. La pattuglia ferma invece i motociclisti di passaggio. “Tutti i camion che trasporto legname hanno regolare licenza”, afferma. Ma non sa dire il nome dell’impresa a cui la licenza è stata concessa: “Io non conosco il nome dell’impresa perché è competenza del mio superiore, ma penso che abbiano una licenza.” Il ranger ha poi confermato di non istituire blocchi la notte, ossia proprio quando passa stragrande maggioranza dei camion carichi di legname illegale.
La pattuglia Sou Sophal fa parte di un programma coordinato da Conservation International, che integra le forze dell’Amministrazione forestale e della polizia militare ed è stato istituito all’interno della Cardamom Forest nel 2000 e riconosciuto ufficialmente con un decreto del 2002.
Il ricercatore anonimo, sostiene che i funzionari che lavorano con Conservation Internazional al checkpoint sulla strada n. 48 – l’unica che conduce a Thma Bang – concedono ai camion di palissandro di passare in cambio di una ‘tassa’. “In pratica chiudono un occhio di attività illegali, permettendo alla Amministrazione Forestale e ai taglialegna di continuare il loro business, per mero interesse e convenienza politica”, sostiene.
Quando il Phnom Penh Post ha intervistato il direttore cambogiano di Conservation International, Seng Bunra, questi ha negato la presenza di abbattimento su vasta scala in corso nella Cardamon Forest.
In seguito, il Phnom Penh Post non è riuscito a parlare di nuovo con Seng Bunra. Il direttore regionale David Emmett ha riattaccato senza lasciare commenti, e quindi ha spento il telefono.
Secondo il ricercatore anonimo, Conservation International si trova in una difficile posizione, trovandosi di fronte individui potenti, con forti protezioni in un governo già di suo ostile alle associazioni che esprimono critiche, ma resta il dubbio di dove sia il limite dell’accettabile. “E’ una sfida enorme, e ci sono equilibri delicatissimi, ma le associazioni ambientaliste internazionali non possono fare del greenwashing per il governo – ha aggiunto il ricercatore – Un punto chiave, che fa di questo caso qualcosa di diverso dalle altre aree forestali della Cambogia, è che qui c’è una grande associazione internazionale, che riceve fondi da donatori in tutto il mondo per proteggere la foresta”.
Meas Chan, 42 anni, il capo del vicino villaggio Pruch, minimizza la portata del disboscamento illegale nella sua zona. “Quando [l’azienda] viene e vuole comprare [legname], se l’associazione dice che la foresta ne sarà danneggiata, allora non possiamo far nulla. Ma se dicono che non sarà interessata, allora si può fare”.
Stung Tatai non è l’unico progetto di abbattimenti di alberi per la costruzione della diga nelle Cardamom Forest in cui Conservation International è rimasta coinvolta nel disboscamento illegale.
Nel 2009, Kim San ouk, un funzionario dell’Amministrazione forestale che collaborava con Conservation International, è stato arrestato dopo essere preso in flagrante al confine vietnamita, nella provincia di Takeo, con un carico di legname di lusso del valore di decine di migliaia di dollari. Il legname proveniva da un’area coperta da un programma di protezione delle foreste di Conservation International, presso la diga di Stung Atai, dove è stato concesso in licenza l’azienda Import Export MDS per abbattere gli alberi nell’area del bacino (anche la MDS, contattata dal Phnom Penh Post, è risultata introvabile).
Secondo Jeremy Ironside, consulente dell’associazione Flora and Fauna International, che ha lavorato nella provincia di Pursat dal 2002, la MDS invece di fare il suo lavoro si è accaparrata quanto più palissandro possibile nella circostante foresta protetta: “Sono venuti per abbattere l’area del bacino, ma quel che hanno fatto è stato portare via tutto il palissandro dalla foresta. Non mi risulta alcuna radura nell’area del bacino” ha aggiunto, anche perché a suo dire nel sito della diga non era conveniente abbattere legname. Da allora, secondo lui, nulla è cambiato, né nella cultura organizzativa di Conservation International, né nell’Amministrazione Forestale.nè Forestry Administration. “Il coinvolgimento di organizzazioni di conservazione con l’estrazione delle risorse in quella zona è piuttosto sorprendente,” ha aggiunto. Il ricercatore anonimo riferisce di un quantitativo di legname del valore tra i 40.000 e gli 80.000 dollari, abbattuto illegalmente e trasportato ogni giorno lungo quattro strade che portano fuori dalla Cardamom Forest, passando davanti ai posti di blocco co-gestiti da Conservation International. “Se vieni in Cambogia per fare conservazione, magari finisci col fare conversazione”, ha detto il ricercatore.
Conservation International ha commentato sul sito di mongabay.com spiegando che l’associazione “non supervisiona l’esecuzione, né mantiene o facilita alcun checkpoint o ranger all’interno o all’esterno CCPF” (la Cardamom Forest).
Ma, osserva il sito Redd Monitor, Conservation International fornisce all’Amministrazione Forestale provenienti dal suo Global Conservation Fund. Quest’ultimo riceve i suoi fondi dalla Fondazione Moore, la quale sostiene di finanziare “l’ampliamento, la creazione e la gestione a lungo termine delle aree protette”, secondo quanto riporta il sito Conservation International, e sostiene, mantiene o facilita qualsiasi checkpoint o guardia-parco all’interno o all’esterno del CCPF “e “sostiene il sistema di sorveglianza on-site e di esecuzione del Conservation International’s Cambodia Program volto ad assicurare una protezione immediata all’area, minacciata dal taglio illegale e le attività di caccia”.
(foto da http://www.salvaleforeste.it, da http://terresottovento.altervista.org, http://www.greenreport.it)





Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
da http://www.salviamoleforeste.it, 6 aprile 2012
Cambogia: il festino della deforestazione: http://www.salvaleforeste.it/201204061691/cambogia-il-festino-della-deforestazione.html
da Il Fatto Quotidiano, 3 ottobre 2012
Agricoltura, prima causa della deforestazione globale e dei gas serra.
Lo evidenzia lo studio Drivers of Deforestation and Forest Degradation, frutto della collaborazione tra la canadese Lexeme Consulting e l’Università di Wageningen, in Olanda. Nella ricerca si sottolinea che le coltivazioni sono capaci di provocare da sole l’80% dei disboscamenti. (Andrea Bertaglio): http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/03/agricoltura-prima-causa-della-deforestazione-globale-e-dellemissione-di-gas-serra/371131/