L’esperienza della pianificazione paesaggistica e territoriale in Sardegna.
Importante numero monografico della Rivista “Gazzetta Ambiente” (anno XVII – n. 6/2011), interamente dedicato a “La pianificazione del paesaggio in Sardegna“. Segue l’intervista di Paolo Falqui a Stefano Deliperi e il Sommario.
Gruppo d’Intervento Giuridico
La vicenda paesistica in Sardegna: i PTP dalla Legge Galasso all’annullamento del TAR/CdS (1985-2003).
Quali sono gli aspetti che hanno caratterizzato maggiormente il processo di formazione dei primi Piani Territoriali Paesistici in Sardegna?
L’occasione avuta dalla Regione autonoma della Sardegna grazie all’operazione pianificazione condotta a cavallo fra anni ’80 e ’90 del secolo scorso non è stata colta. I 14 piani territoriali paesistici avevano la possibilità di disciplinare una corretta fruizione del territorio, dando attuazione alle previsioni della legge n. 431/1985, della legge n. 1497/1939 e della legge regionale n. 45/1989, ma la classe politica regionale del tempo (e in parte è la stessa di oggi) colse l’opportunità per fornire “copertura di legittimità” a numerose operazioni immobiliari, alcune delle quali (ad esempio quella di Malfatano – Tuerredda, sulle coste di Teulada) ancora ne beneficiano grazie alla disciplina transitoria del piano paesaggistico regionale del 2006.
Non erano state date direttive uniche ai 14 gruppi di progettisti incaricati della redazione delle proposte di P.T.P., tanto da rendere necessaria l’emanazione (maggio 1993) di disposizioni di omogeneizzazione e coordinamento, fra il 1990 e il 1992 vennero emanati dalle Giunte regionali in carica ben 235 nullaosta “in deroga” ai vincoli temporanei costieri finalizzati alla pianificazione in favore di complessi ricettivi (spesso lottizzazioni di “seconde case” più o meno “riciclate”), assoluta carenza di riconoscimento di normative di salvaguardia ambientale come i vincoli di uso civico, numerosi progetti immobiliari vennero inseriti nei P.T.P., la relativa disciplina di tutela prevedeva ampie possibilità di trasformazione del territorio anche in zone di conservazione integrale. Tutto il contrario di quanto avrebbe dovuto fare un buon piano paesistico, come – su ricorsi degli Amici della Terra – affermarono duramente i Giudici amministrativi che decisero la sorte dei piani.
Un’esperienza, in definitiva, da cui trarre tesoro per il futuro, per non ripetere “errori” così grossolani.
Ritiene che i PTP abbiano contribuito a qualificare le pratiche di pianificazione e salvaguardia del territorio e del paesaggio?
Penso che i P.T.P. siano stati un’occasione persa per fare “buona pianificazione”, ma abbiano comunque costituito un’importante sperimentazione su ampia scala. Il loro contributo maggiore, a mio parere, risiede nel bagaglio di esperienza per la pianificazione successiva: poche “luci” e molte “ombre”, queste ultime assolutamente da evitare in seguito.
Ritiene che la prima stagione di pianificazione paesistica abbia fornito un contributo positivo per il dibattito culturale in ambito regionale, favorendo un incremento della consapevolezza delle società locali?
Sicuramente un effetto indiretto della stagione di pianificazione paesistica culminata con l’emanazione dei P.T.P. del 1993 è stato il grande fervore e il dibattito culturale sviluppatisi intorno alla presa di coscienza della necessità di salvaguardare i beni ambientali e storico-culturali.
Questa “nuova” consapevolezza si è però scontrata con i tanti interessi particolari che ruotano intorno al mondo della rendita immobiliare, soprattutto quella speculativa.
Quali elementi di innovazione o di continuità è possibile individuare nel nuovo PPR?
Il piano paesaggistico regionale (P.P.R.) è fortemente innovativo rispetto all’esperienza della prima pianificazione territoriale paesistica.
In primo luogo, risente della codificazione di obiettivi e contenuti della pianificazione paesistica propri del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i., il c.d. Codice Urbani, determinati anche sulla scorta della giurisprudenza costituzionale e amministrativa formatasi in quegli anni. La stessa predisposizione del P.P.R. parte dai valori ambientali e storico-culturali presenti nel territorio, per consentirne conoscenza e salvaguardia. Non è una semplice “carta dell’uso del territorio”, come i vecchi e illegittimi P.T.P., ma una vera e propria “carta” della conoscenza e della salvaguardia delle risorse ambientali, paesaggistiche, storico-culturali, architettoniche, nonché una rilevante base per la successiva pianificazione urbanistiche degli Enti locali.
Fondamentale la disciplina di salvaguardia dei “beni ambientali”, così come definiti dal Codice Urbani, fra cui è stata individuata l’intera “fascia costiera”.
Un sensibile “vulnus”, però, è rappresentato dalla normativa transitoria (art. 15 delle norme di attuazione) che consente in sostanza la vigenza dei piani urbanistici comunali adeguati ai P.T.P. annullati e dalla mancanza di interventi sostitutivi efficaci per il mancato adeguamento degli strumenti urbanistici degli Enti locali.
Nel complesso il P.P.R. costituisce, comunque, un importantissimo passo in avanti per le ragioni della tutela e della corretta fruizione dei beni ambientali e del territorio.
Quali prospettive e scenari futuri prefigura (alla luce del dibattito attuale e dei recenti provvedimenti regionali)?
Credo che attualmente si assista a una dura fase di confronto con le forze più retrive – in campo politico e sociale – ben presenti anche nell’esecutivo regionale e nell’aula legislativa. Forze che vorrebbero smantellare i dispositivi di tutela ambientale con il pretesto del sostegno alla ripresa economico-sociale, che – guarda caso – si tradurrebbe meramente in attività edilizia e speculazione immobiliare, in palese controtendenza rispetto agli orientamenti europei.
I recenti provvedimenti legislativi sul golf e sul piano per l’edilizia, unitamente alla goffa iniziativa “Sardegna Nuove idee”, disegnano un intendimento nemmeno tanto nascosto di lasciare l’Isola in mano agli interessi privatistici. Un disegno assolutamente da contrastare perché perdente sul piano ambientale, economico e sociale.
Cosa pensa che sia opportuno fare nell’immediato o nel prossimo futuro?
Ritengo sia fondamentale portare a compimento l’operazione di pianificazione paesaggistica con il previsto 2° stralcio riferito alle aree interne e portare a esecuzione le previsioni del P.P.R. con un’accorta pianificazione urbanistica comunale, finora in grave ritardo. Nel mentre, la massima opposizione all’iniziativa di disarticolazione del P.P.R. e del quadro normativo di salvaguardia ambientale.
GAZZETTA AMBIENTE
Rivista sull’ambiente e il territorio anno XVII – n. 6/2011
La pianificazione del paesaggio in Sardegna
SOMMARIO
1. Introduzione, di Antonia Pasqua Recchia
2. La vicenda paesistica in Sardegna: dalla Legge Galasso all’annullamento dei PTP (1985-2003) , di Paolo Falqui
2.a. I Piani territoriali paesistici della Sardegna
2.b. L’adeguamento della pianificazione urbanistica comunale ai PTP
2.c. L’annullamento dei Piani territoriali paesistici
2.d. I prodromi della tutela paesistica: il Piano territoriale paesistico di Molentargius e Monte Urpinu
2.e. Fernando Clemente: il progetto ambientale e la pianificazione del paesaggio (di Margherita Monni)
Interviste a: Sebastiano Bitti, Stefano Deliperi
3. La formazione del Piano paesaggistico regionale: dal Decreto Soru all’approvazione del Piano (2004-2006), di Paolo Bagliani, Paolo Falqui
3.a. I riferimenti culturali e normativi del Piano paesaggistico regionale
3.b. Evoluzione del concetto di paesaggio (di Margherita Monni)
3.c. Il processo di formazione del Piano paesaggistico regionale
3.d. Principi, opzioni strategiche e struttura del Piano paesaggistico regionale
3.e. Beni e componenti di paesaggio
3.f. Gli Ambiti di paesaggio
Interviste a: Renato Soru, Gian Valerio Sanna, Edoardo Salzano, Giovanni Maciocco, Antonello Sanna, Paola Cannas, Paolo Scarpellini, Giovanni Maria Campus, Alessio Satta
4. L’attuazione del Piano paesaggistico regionale (2006-2011), di Paolo Bagliani, Paolo Falqui
4.a. Strategie e strumenti di attuazione del Piano paesaggistico regionale
4.b. L’adeguamento della pianificazione urbanistica comunale e provinciale al PPR
4.c. L’adeguamento della pianificazione e la Valutazione ambientale strategica(co-autrice Patrizia Sechi)
4.d. Paesaggio storico e identitario (di Laura Zanini)
4.e. Tutela paesaggistica e difesa del suolo (di Maurizio Costa)
4.f. Pianificazione Natura 2000 e Piano paesaggistico Regionale (di Andrea Soriga)
4.g. I Sistemi informativi territoriali e gli strumenti innovativi di supporto al governo del territorio (di Roberto Ledda)
4.h. Politiche regionali per il paesaggio
4.i. La promozione del Piano: il Progetto Itaca
4.l. Premio del paesaggio del Consiglio d’Europa
Interviste a Gabriele Asunis, Arnaldo “Bibo” Cecchini, Maria Assunta Lorrai, Enrico Corti, Franco Cuccureddu, Roberto Tola, Gianni Mura, Sandro Roggio, Corrado Zoppi
5. La revisione del Piano paesaggistico regionale (2008-2011), di Elisa Mura, Clara Pusceddu
5.a. Primo percorso partecipativo per la revisione del Piano1
5.b. Sardegna nuove idee
5.c. La Valutazione ambientale strategica del Piano paesaggistico regionale
5.d. Dal Piano casa alla legge di incentivazione del golf
5.e. Domande e risposte: la comunicazione regionale sulla revisione del PPR
(copertina Gazzetta Ambiente, foto S.D., archivio GrIG)



Dove si può acquistare questo numero di GA ?
è necessario rivolgersi ad ART Servizi Editoriali s.p.a., all’indirizzo info@artspa.it.