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Ecco com’è sorto e cresciuto l’ecomostro della Caletta, a Carloforte.


Carloforte, La Caletta, eco-mostro in costruzione

Alle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra arrivano oltre 1.500 segnalazioni all’anno. Sono in aumento e cerchiamo di vagliarle tutte, anche le più assurde.  Una delle segnalazioni, serie, che perviene più spesso da residenti e, soprattutto, da turisti (almeno una cinquantina nel corso dell’ultimo anno) è quella relativa all’ecomostro in divenire sul litorale di La Caletta, sull’Isola di San Pietro, Comune di Carloforte (CI).

E’ un vero e proprio scempio ambientale e urbanistico, purtroppo autorizzato, almeno in base a quanto emerso finora, visto che sono tuttora in corso accertamenti e verifiche sulle opere effettivamente realizzate da parte del Comune di Carloforte – Area tecnica e del Corpo forestale e di vigilanza ambientale.

Ecco, in sintesi, quanto è emerso in seguito alle richieste di informazioni a carattere ambientale e adozione degli opportuni interventi (18 febbraio 2010, 2 dicembre 2011) inoltrate dal Gruppo d’Intervento Giuridico e dagli Amici della Terra alle amministrazioni pubbliche e alla magistratura competenti:

– si tratta di  “lavori di ristrutturazione e ampliamento dell’ex Hotel Esit Baia d’Argento“ (il cartello “inizio lavori” è sul lato nord del cantiere), titolare è il Gruppo Delle Piane di Bologna, in precedenza il Gruppo Porcedda di Cagliari.  Si passa dai dichiarati originari9.853 metri cubi ai12.170 metri cubi (aumento del 25%);

–  la concessione edilizia originaria è la n. 53 del 12 luglio 2006;

–  con nota Soprintendenza B.A.P.P.S.A.E. di Cagliari n. 36/2006 del 23 maggio 2006 è stata emanata autorizzazione paesaggistica;

–  con nota Cap. Porto Cagliari n. 6/09 dell’11 marzo 2009 veniva rilasciata concessione demaniale (art. 55 cod. nav.);

Carloforte, La Caletta, cantiere dell'eco-mostro

–  con nota Ass.to reg.le difesa ambiente – Servizio S.A.V.I. n. 4191 del 17 febbraio 2010 veniva rilasciato parere positivo con condizioni sulla valutazione di incidenza (art. 6 del D.P.R. n. 120/2003);

–  con determinazione n. 112 del 2 marzo 2010 è stata concessa la proroga di un anno per il termine dei lavori, ulteriormente prorogata per il completamento delle opere interne ed esterne già assentite – dietro istanza allo sportello S.U.A.P. del Comune di Carloforte (n. 339/PM/11 del 23 febbraio 2011) – a condizione della sospensione dei lavori alla scadenza di efficacia della relativa autorizzazione paesaggistica (22 maggio 2011);

–  con nullaosta paesaggistico Comune Carloforte – Area tecnica (Struttura paesaggistica) n. 4132 P del 20 aprile 2011 (previo parere favorevole Soprintendenza B.A.P.P.S.A.E. di Cagliari n. 6413 dell’11 aprile 2011) e parere favorevole Commissario straordinario del Parco geominerario della Sardegna n. 37 del 26 luglio 2011, è stata rilasciata l’autorizzazione edilizia n. 103/2011 del 25 maggio 2011 per modifiche dei locali tecnologici (depurazione, condizionamento, sollevamento, riserve idriche);

–  con nullaosta paesaggistico Comune Carloforte – Area tecnica (Struttura paesaggistica) n. 10316 P del 19 ottobre 2010 (previo parere favorevole Soprintendenza B.A.P.P.S.A.E. di Cagliari n. 14507 del 12 ottobre 2010) e parere favorevole Commissario straordinario del Parco geominerario della Sardegna n. 16 del 10 maggio 2011 è stata rilasciata l’autorizzazione edilizia n. 104/2011 del 25 maggio 2011 per la modifica dell’ubicazione della centrale termica (da strutturarsi in volumi interrati sottostanti i piani di fondazione, mentre in precedenza era prevista all’esterno dell’edificio);

– in data 14 novembre 2011 è stata presentata l’istanza n. 165 (macroprocedimento Strutture ricettive alberghiere) per la convocazione da parte del Comune di Carloforte di specifica conferenza di servizi per autorizzazione al “completamento delle opere esterne di cui alla c.e. n. 26/2006 non completate alla scadenza dell’autorizzazione paesaggistica”.   In proposito, il Servizio regionale tutela paesaggistica di Cagliari ha comunicato (nota n. 74154/TP/CA-CI del 13 dicembre 2011) che la competenza per il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica al completamento delle opere è del Comune di Carloforte (competenza sub-delegata, leggi regionali n. 28/1998, n. 4/2009);

Carloforte, centro storico visto dal mare

–  in precedenza, con esposto del 28 aprile 2009 Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra segnalavano l’anomalo sversamento di detriti da edilizia in numerose strade rurali carlofortine: il N.O.E. dei Carabinieri indagava e denunciava alcuni “sversatori”. Le imprese che hanno lavorato successivamente hanno prodotto al Comune le attestazioni di conferimento a discarica controllata.

Come mai è stato possibile che venisse autorizzato un simile scempio?    

Analizzando tempi e atti, possiamo provare a capirci qualcosa di più.

In sintesi:

* l’aumento del 25% delle volumetrie preesistenti (l’ex Hotel Esit esisteva fin dagli anni ‘60 del secolo scorso) è stato concesso in base all’art. 2, comma 2°, lettera h, della legge regionale n. 23/1993 che consente tali ampliamenti – per i soli insediamenti ricettivo-alberghieri esistentianche in deroga ai vincoli di inedificabilità costieri, se compatibili con lo strumento urbanistico comunale;

* così è stata rilasciata la concessione edilizia n. 53/2006, in base al piano urbanistico comunale – P.U.C. (art. 66 norme di attuazione) allora vigente ed elaborato in attuazione dell’illegittimo piano territoriale paesistico – P.T.P. n. 14, annullato dal T.A.R. Sardegna, con sentenza n. 1208 del 6 ottobre 2003 su ricorso degli Amici della Terra;

* con sentenza Sez. II n. 987 del 16 settembre 2009 il T.A.R. Sardegna ha annullato il P.U.C. di Carloforte, ma ciò non comporta l’automatico annullamento degli atti autorizzativi rilasciati sotto la vigenza dello strumento urbanistico annullato;

* il piano paesaggistico regionale – P.P.R., come noto, ha concesso, con una norma transitoria (art. 15 delle norme tecniche di attuazione) la vigenza dei P.U.C. approvati e operativi alla data della sua entrata in vigore. Disposizione molto contestata dalle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra, ma tuttora vigente;

* come si può capire, il P.P.R. c’entra, ma solo parzialmente. La “colpa” maggiore di questo moloch edilizio è del vecchio P.T.P. e del vecchio P.U.C., ambedue annullati in sede giurisdizionale perchè ritenuti illegittimi.

Rimangono da verificare definitivamente le opere effettivamente realizzate e la corrispondenza a quanto autorizzato.  E’ quanto stanno facendo il Comune di Carloforte – Area tecnica e il Corpo forestale e di vigilanza ambientale.

Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra

 

Carloforte, La Caletta, cartello "inizio lavori" dell'eco-mostro

 

(foto L.C., archivio GrIG)

 

  1. febbraio 9, 2012 alle 10:39 PM

    E’ un vero schifo!

  2. Avatar di Lazzaro
    Lazzaro
    febbraio 9, 2012 alle 11:32 PM

    Vergogna!
    la foto con i Carabinieri è stata fatta un un periodo nel quale non vi era alcuna autorizzazione a lavorare cioè prima del 2 marzo 2010 data di concessione della proroga di un anno…

  3. Avatar di frnoli
    frnoli
    febbraio 11, 2012 alle 1:21 PM

    ecco che cos’è un eco-mostro!

  4. febbraio 11, 2012 alle 3:09 PM

    da La Nuova Sardegna, 11 febbraio 2012
    Baia d’Argento, ambientalisti contro. Carloforte, denuncia sull’aumento di volumetria e sul rispetto delle norme edilizie di un hotel classificato come «un ecomostro». (Simone Repetto)

    CARLOFORTE. I lavori per la costruzione del nuovo hotel Baia d’Argento sono fermi e sale la preoccupazione in paese. Il pericolo è che si materializzi uno scempio ambientale se l’albergo non verrà terminato ed aperto in tempi brevi, senza considerare regolarità edilizia e rispetto delle normative ambientali. Una denuncia è stata fatta dal Gruppo di Intervento Giuridico ed Amici della Terra. Gli ambientalisti, dopo aver ricevuto decine di segnalazioni per quello che molti considerano un autentico «ecomostro» hanno caldeggiato ulteriori controlli, rispetto agli accertamenti ed alle verifiche sulle opere effettivamente realizzate da parte del Comune e della Forestale, ricostruendo la recente storia dell’albergo. Dalla ricerca è emerso l’aumento di volumetrie del 25 per cento rispetto alla vecchia costruzione di mezzo secolo fa, in base alla concessione edilizia del 2006, che si basava su un Puc annullato dal Tar nel 2009. «Come è stato possibile realizzare un simile scempio? La colpa maggiore di questo moloch edilizio – sostengono gli ambientalisti – è del vecchio Ptp e del Puc, ambedue annullati in sede giurisdizionale perché ritenuti illegittimi. Rimangono da verificare le opere effettivamente realizzate e la corrispondenza a quanto autorizzato”. Mentre continua il dibattito tra contrari e favorevoli all’albergo, l’enorme cantiere continua a restare fermo e destare inquietudini.

  5. Avatar di gavino28
    gavino28
    febbraio 11, 2012 alle 3:56 PM

    Il Comune di Carlofortep prima concede le autorizzazioni e poi controlla….

  6. febbraio 13, 2012 alle 10:40 am

    Stanno distruggendo la Sardegna e la cosa peggiore è che la gente continua a votare quegli stessi amministratori che la devastano!

  7. febbraio 28, 2012 alle 5:43 PM

    sul blog del Comitato per il Paesaggio, 28 febbraio 2012
    Carloforte: l’ecomostro vista-mare e le sue mille contraddizioni: http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/02/carloforte-lecomostro-vista-mare-e-le-sue-mille-contraddizioni/

  8. febbraio 8, 2013 alle 2:53 PM

    il Gruppo Porcedda era il titolare dell’eco-mostro.

    da Sardegna Quotidiano, 8 febbraio 2013
    CLINICHE MALATE. Gli affari sporchi della sanità privata. Porcedda arrestato per bancarotta. (Maddalena Brunetti): http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_56_20130208082340.pdf

    ________________________

    da La Nuova Sardegna, 8 febbraio 2013
    Clinica privata in bancarotta: due arresti. L’ex proprietario della casa di cura e l’ex presidente del Bologna Calcio avrebbero sottratto 13 milioni dal fallimento. Macciotta, l’ascesa da Iglesias alla sanità cattolica. (Giuseppe Centore)

    Antonio Macciotta è a Rebibbia, e nelle prossime ore, al più tardi lunedì, dovrebbe arrivare a Cagliari. Il suo avvocato, Francesco Atzori, ha già annunciato che il suo assistito risponderà a tutte le domande del pubblico ministero e del giudice. «Del resto più volte aveva chiesto di essere interrogato; adesso avrà l’occasione per chiarire la sua posizione», ha confermato l’avvocato. Macciotta, bocconiano, figlio di notaio e notaio egli stesso, è ben introdotto negli ambienti della sanità cattolica. Il suo ultimo incarico è stato quello di audit interno, in pratica direttore amministrativo, presso la Congregazione dei figli dell’immacolata Concezione, holding che detiene l’Idi, Istituto Dermopatico dell’Immacolata, al centro di una inchiesta della Procura di Roma per fondi pubblici versati per progetti mai realizzati. Prima di questo incarico Macciotta è stato direttore amministrativo della Versilia Righi srl, società sempre posseduta dai padri camilliani, venduta poi alla Kinetika srl, non legata direttamente alla società omonima sarda ma sua capofila, a sua volta controllata da società lussemburghesi, i cui titolari si perdono nelle carte del Principato. Ma Macciotta è noto nella sua città anche per essere stato per un periodo, giunta Collu, assessore ai Servizi sociali e per essere un fedele rappresentante dell’Udc, partito che lo propose per quell’incarico e che prima lo nominò al consorzio per la zona industriale. Il nome di Macciotta a Iglesias è famoso per le sue tante società, come la “Rosa del Marganai”, la Rsa costituita una decina d’anni fa con Carlo Uda, e poi entrata in crisi. Risale al 2002 il primo rapporto professionale con Porcedda, che acquistò proprio da Uda e Macciotta il 15 per cento della quote della “Rosa”, pur in assenza di capitali per l’operazione. Già allora, secondo gli investigatori fu evidente una pratica non cristallina che prevedeva la costituzione di società-schermo, il conferimento a essa di beni della società fallita, la cessione della nuova società a Porcedda e da ultimo operazioni bancarie fuori conto per spolpare la società decotta. di Giuseppe Centore wCAGLIARI Una bancarotta accertata per oltre tredici milioni, un turbinio di società, in Sardegna e nel resto della penisola usate solo come “scatole cinesi” per far affluire soldi distratti da altre aziende. Un intreccio di rapporti e relazioni con il mondo del potere politico e della sanità di matrice cattolica che apre un vaso di Pandora che a breve potrebbe riservare ulteriorti sviluppi. Per adesso a finire nella rete della Procura due imprenditori ben conosciuti nel mondo degli affari sardo e non solo: Antonio Macciotta, 46 anni, e Sergio Porcedda, 54 anni, per pochi mesi presidente del Bologna Calcio. Il primo è in carcere a Roma e presto verrà trasferito a Buoncammino, il secondo è ai domiciliari nella sua casa cagliaritana a seguito di una ordinanza di custodi cautelare emessa dal giudice Giovanni Massidda su richiesta del pm Giangiacomo Pilia. L’accusa per i due è bancarotta fraudolenta. L’inchiesta, condotta dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza diretto dal colonnello Nicola de Benedictis, è nata a seguito del fallimento di alcune società sanitarie riconducibili a Macciotta, agevolato, secondo l’accusa, dal prosciugamento dei conti e delle attività di queste società operato dallo stesso Macciotta, con la complicità di Porcedda. Ieri i finanzieri hanno eseguito diverse perquisizioni e sequestrato una vera e propria montagna di carte a Cagliari, Iglesias, Quartu e Milano, nelle diverse sedi delle società riconducibili alla coppia, e hanno notificato sette avvisi di garanzia per concorso in bancarotta; tra gli indagati vi sarebbe anche il principale socio di Macciotta nelle attività socio-sanitarie iglesienti, Carlo Uda. Le indagini sono partite nel settembre del 2010, dopo il fallimento della “Casa di cura policlinico città di Quartu”. I due imprenditori, effettuando una serie di compravendite, trasferimenti di aziende e operazioni finanziarie simulate, tutte avvenute pochi giorni prima della dichiarazione del crac della Casa di cura, avrebbero sottratto dal fallimento oltre 13 milioni di euro che invece sarebbero dovuti finire nel passivo della società fallita. Tra gli atti ricostruiti dalla Finanza in un certosino lavoro, il passaggio di oltre 4 milioni di euro che 45 giorni prima del fallimento sono transitati dalla casa di cura alla “Immobiliare del corso”, di Porcedda senza essere regolarmente trascritti nei libri contabili; soldi incassati da Porcedda con 58 assegni circolari, in parte usati per comprare un’altra società inglobata nell’Immobiliare, ma pagata un decimo del suo valore, per ricavare una ulteriore provvista di soldi in nero. Il cuore dell’accusa si basa sulle relazioni dei curatori fallimentari e del consulente nominato dalla Procura per il crac della “Casa di cura Policlinico città di Quartu”. Dalle carte emerge un dissesto finanziario voluto, con aumenti di capitale fittizi e precostituzione di crediti altrettanto fasulli nel carosello di società riconducibili a Macciotta e ai suoi soci in affari, ma di fatto tutte controllate da lui. Tra le carte dell’accusa emergono i movimenti legati alla acquisizione dei beni della “Villa di chiesa resort” società che aveva emesso un assegno di quasi tre milioni di euro allo stesso Macciotta; il titolo venne frazionato in altri 104 assegni circolari e poi ulteriormente diviso, facendo arrivare 440mila euro a Macciotta e oltre 1,1 milione di euro al suo socio Carlo Uda. Da notare anche le prestazioni per alcuni professori universitari, Carlo Velluti e Alberto Maleci, rinviati a giudizio con lo stesso Macciotta per la loro attività di chirurghi nella casa di cura, anche se la legge non lo consentiva. Ma il cuore delle operazioni è stata la cessione della “Casa di cura” alla Kinetika Sardegna, amministrata nell’isola dall’imprenditore e dirigente di Confindustria Alberto Scanu. Quell’operazione ha sottratto buona parte dell’attivo del policlinico ai creditori, e secondo il giudice per le indagini preliminari ha visto la sostituzione di una società sana con una aliquota della società acquirente, di fatto senza alcun valore. L’operazione ha visto la cessione dell’azienda “Casa di cura polispecialistica Sant’Elena” alla Kinetika per quattro milioni di euro in contanti e cinque milioni in azioni della società acquirente. Operazione, secondo gli investigatori, per costituire ad arte altri fondi irregolari.

    ______________________________

    da L’Unione Sarda, 8 febbraio 2013
    Bancarotta fraudolenta legata alla società che gestiva la casa di cura Città di Quartu. Il crac milionario della clinica. Arrestati ieri Sergio Porcedda e Antonio Macciotta. (Massimo Ledda): http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_231_20130208085852.pdf

    L’ordinanza. Operazioni sospette, intrecci vorticosi e aumenti di capitale solo virtuali. Scatole cinesi e crediti fasulli. La società spolpata sin dal 2006. «Volevano arricchirsi»: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_231_20130208085916.pdf

    I precedenti. Già in passato gli arrestati sono finiti nel mirino della magistratura. Quei baroni pagati in nero. Macciotta è sotto processo per una trua ai danni dell’Asl: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_231_20130208085955.pdf

    Retroscena. Nelle carte i dubbi sulla vendita nel 2008 della casa di cura. Il passaggio a Kinetika e il «contesto politico»: http://www.regione.sardegna.it/rassegnastampa/1_231_20130208090049.pdf

  9. agosto 22, 2013 alle 6:12 PM

    da L’Unione Sarda on line, 22 agosto 2013
    Carloforte, un ecomostro in spiaggia. Cresce la tensione per l’hotel a La Caletta: http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca_sardegna/2013/08/22/carloforte_un_ecomostro_in_spiaggia_cresce_la_tensione_per_l_hotel_a_la_caletta-6-326304.html

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    da Arrèxini, 22 ottobre 2013
    Carloforte, esposto contro l’ecomostro di La Caletta: http://www.arrexini.info/carloforte-esposto-contro-lecomostro-di-la-caletta/

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    da Lollove.com, 15 ottobre 2012
    DA BAIA D’ARGENTO A CALA-TA DI CEMENTO: STORIA DI UN ECOMOSTRO. (Carlotta Comparetti): http://www.lollove.com/2012/10/da-baia-dargento-a-cala-ta-di-cemento-storia-di-un-eco-mostro/

  10. agosto 22, 2013 alle 9:05 PM

    da L’Unione Sarda, 22 agosto 2013
    CARLOFORTE. Esposti, segnalazioni e critiche per l’albergo in costruzione a La Caletta. Un ecomostro sulla riva del mare. L’hotel Baia d’Argento inserito tra gli “orrori architettonici”. La concessione edilizia è stata rilasciata nel 2006. L’impresa costruttrice ha ottenuto tutte le autorizzazioni possibili e immaginabili. Esposto in Procura degli ambientalisti. (Francesco Pintore)

    CARLOFORTE. Qualche giorno fa è stato segnalato come orrore architettonico nella rubrica curata dal fotografo Oliviero Toscani sul giornale “Il Fatto Quotidiano”. L’hotel Baia d’Argento è un grande cantiere in riva al mare. Sta nascendo a ridosso degli ombrelloni sulla spiaggia di La Caletta. I lavori procedono a rilento in uno spendido scorcio di costa che non è rimasto immune dagli abusi edilizi. A poche centinaia di metri dall’ex albergo Esit sono state infatti costruite alcune villette orrende. Altre 80, ma con caratteristiche architettoniche decisamente differenti sorgeranno nell’ex campeggio, un’area rilevata dall’impresa che sta costruendo l’hotel Baia d’Argento. L’operazione, chiamata Progetto Turismo, prevede anche la realizzazione di un campo da golf grazie a una concessione edilizia rilasciata nel 2006. Un’impresa, La Caletta srl, ha investito nell’Isola di San Pietro oltre dieci milioni di euro. Ha tutte le carte in regola: autorizzazioni di ogni genere, permessi, nulla osta, concessioni edilizie. Ha anche qualche nemico, in particolare alcune associazioni ambientaliste carlofortine e il Gruppo d’Intervento Giuridico.
    LE DENUNCE. Il caso dell’hotel Baia d’Argento è finito al centro di un esposto alla Procura. La denuncia è stata presentata dall’associazione dei Carlfortini Preoccupati. Che hanno chiesto ai magistrati di indagare sulla regolarità della volumetrie e sui lavori di movimento terra eseguiti nell’aria dell’ex hotel Esit. All’esposto è stata allegata anche una corposa documentazione fotografica. «Ci sono anche alcuni video – spiegano Salvatore Parodo e Salvatore Casanova – li abbiamo consegnati alla Procura, ma le nostre segnalazioni sembra non siano state prese in considerazione». I lavori nell’hotel Baia d’Argento sono finiti anche al centro di un’indagine del Corpo Forestale, ma anche in questa circostanza l’attività investigativa si è conclusa senza alcun provvedimento nei confronti dell’impresa. Insomma, tutte le carte sono in regola. Il progetto ha superato indenne ogni sorta di piano urbanistico e ottenuto perfino il nulla osta del Parco Geominerario. «Ma noi siamo convinti che non tutte le cose siano andate per il verso giusto – affermano gli attivisti dell’associazione Carlofortini Preoccupati – per esempio ci piacerebbe sapere se nello smaltimento dei detriti in seguito all’abbattimento del vecchio albergo Esit siano state rispettate o meno le norme previste dalla legge».
    LA STORIA. Nel cartello affisso all’ingresso del cantiere di La Caletta si legge: “Lavoro di ristrutturazione e ampliamento dell’ex hotel Esit Baia d’Argento”. La concessione edilizia è stata concessa nel 2066 al Gruppo Delle Piane di Bologna. Con il passare del tempo la volumetria subisce dei cambiamenti: inizialmente vengono dichiarati 9.853 metri cubi, in seguito si passa a 12.170 metri cubi. C’è un aumento del 25 per cento. La conclusione dei lavori inizialmente era prevista entro il 2 marzo 2010, ma proprio in quella data è stata concessa un proroga per un altro anno. I tempi sono poi allungati ulteriormente e se non dovessero esserci intoppi tutto si dovrebbe concludere entro la prima metà del prossimo anno.
    LE SEGNALAZIONI. Oltre agli esposti presentati dai Carlofortini Preoccupati ci sono anche le denunce del Gruppo di Intervento Giuridico. Nel cantiere di La Caletta sono intervenuti i carabinieri del Noe. I militari hanno denunciato alcuni camionisti sorpresi mentre scaricavano detriti nell’ex campeggio. Per il resto, tutto sembra a posto. Tranne che per i turisti che prendono il sole nella spiaggia di La Caletta. Guardano il cantiere dell’hotel e commentano senza tanti giri di parole. «È orrendo».

  11. Avatar di romano
    romano
    agosto 27, 2013 alle 7:22 PM

    oggi uno piccolo incontro con il direttore dei lavori fuori dall’albergo.
    Mi dice che esisteed è sistito solo un progetto originario già colle volumetrie aumentate del 25% .
    Esisteva una leggenda metropolitana ai tempi della giunta Simeone i SECONDO CUI c’era un progetto con casette bassa, esposto per alcuni giorni in comune.

    secondo: afferma che il cumulo di macerie antistante il piazzale era costituito da precedente discarica dell’Hotel Riviera: che i Nos hanno se
    questrato e c’è stata una condanna.al precedente proprietario
    Ti risulta ? Comunqua conferma che parte delle macerie della ex Baia d’Argento sono state spalmate li davanti.

    casette, campi da golf. da una parte afferma che sono bufale di internet dall’altra ammette che la proprietà le vorrebbe fare,ma per ora è bloccata dalla mancanza di piani.

    Acqua: ha un sistema di filtraggio per acqua che userano per irrigazione.
    Non ha allaccio ad Abbanoa,ma usa un pozzo artesiano.In comune c’è un progetto per un secondo pozzo artesiano.
    Cifre. parlano di 18 milioni di euro. A marzo fine lavori.
    Spiaggia: trattativa in corso col Comune che per ora non cede. possibile spiaggetta dalla parte” laterale ” del edificio(verso punta dei cannoni.
    gestione: non si sa. Per ora abboccamenti con tizi tipo Sheraton.
    di fronte ad una richiesta alla proprietà di una conferenza pubbliica per spiegare è interessante il personale parere del direttore dei lavori.
    L’imprenditore sborsa i soldi, fa quello che deve fare(profitto) e quindi non ha alcun interesse a spiegare niente a chicchessia.

    A parte lo scempio ambientale quello che mi fa proprio arrabbiare è proprio questa ideologia ( che poi viene riproposta in forme microscopiche per es nei reìsidence al Becco):
    Noi ci abbiami i soldi quindi facciamo. Tu cittadino, abitante non conti proprio nulla: al massimo potrai prendere le briciole facendo il lavapiatti e ringraziare per le opportunità di lavoro che ti danno.

    • agosto 27, 2013 alle 11:29 PM

      in buona sostanza si tratta di fatti testimoniati dalla documentazione che abbiamo acquisito e che è riportata su questo blog (in questo e in altri articoli), compresa la sanzione per lo stoccaggio non autorizzato delle macerie.
      I progetti futuri (ville + campo da golf) non hanno alcuna autorizzazione, non sono stati nemmeno presentati, non hanno – allo stato attuale della normativa vigente – alcuna possibilità di essere approvati.
      Se presentassero un qualsiasi progetto, avrebbero l’adeguata risposta sul piano legale.
      E’, poi, molto probabile che chiedano una concessione demaniale marittima per parte della spiaggia della Caletta.
      A mio parere, stanno cercando qualche importante gruppo immobiliare per vendere cantiere + progetto.
      Questa è speculazione, non turismo.

      Stefano Deliperi

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