Inciuci venatori in Alto Adige–Sud Tirol, a spese dello Stambecco.
Squallido episodio di inciucio di matrice venatoria in Alto Adige – Sud Tirol. Il Presidente dell’Ente Parco nazionale dello Stelvio Ferruccio Tomasi, incline alla doppietta, è andato nella riserva demaniale del Brennero ad ammazzare un esemplare di Stambecco (Capra ibex) graziosamente concesso dal Presidente della Provincia autonoma di Bolzano – Bozen Luis Durnwalder, proprio il principale nemico della gestione unitaria del Parco nazionale dello Stelvio.
Questo mentre il T.A.R. di Bolzano sospendeva i provvedimenti provinciali di caccia selettiva ai danni della popolazione di Stambecchi altoatesina.
Inoltre, per completare il quadro, nelle foreste demaniali altoatesine (circa 73.000 ettari) la caccia sarebbe vietata, ma la gran parte (circa 67.000 ettari) è stata data in concessione a riserve di caccia.
Quanti paraculi sulle Alpi centrali, roba da far invidia a uno scugnizzo di Portici.
Gruppo d’Intervento Giuridico
da Alto Adige, 11 ottobre 2011
Il presidente dello Stelvio a caccia di stambecchi. Mauro Fattor
Guardare e non toccare, chino tutto il giorno dietro la scrivania a passare scartoffie. Deve essere andata così. Sicuro. Così che il cavalier Ferruccio Tomasi, presidente del parco nazionale dello Stelvio, ha detto basta. Nei momenti difficili, si sa, trovare la spalla di un amico su cui piangere e sfogarsi è importante. Se poi l’amico è un amicone, molto meglio. E Durnwalder è un uomo buono, facile alla lacrima. Che fare per tirare su l’amico presidente dello Stelvio? Ma diamine, un bello stambecco ad personam, lontano da quel pantano ridicolo di lacci e lacciuoli che è un parco nazionale e soprattutto lontano da occhi indiscreti. Bum bum e via. È così che è andata. Sicuro. Così che il presidente di uno dei più importanti parchi nazionali italiani, tempio della natura protetta, è venuto in Alto Adige per abbattere uno stambecco nella riserva demaniale di Brennero invitato dal presidente Durnwalder in persona. Cosa che è avvenuta con grande soddisfazione del diretto interessato nei giorni scorsi, che già ha fatto sapere di sentirsi molto meglio. Ora: difficile trovare un accrocchio più sgradevole e irritante di mancanza di sensibilità istituzionale, su tutti i fronti. In un momento così delicato, con il parco nazionale impantanato in una norma di attuazione targata Svp che potrebbe decretarne la fine e che Napolitano ha bloccato, il presidente dello Stelvio non trova di meglio che venire dall’azionista di maggioranza del blitz in Commissione dei Dodici, per abbattere il cospicuo esemplare di una specie protetta dalla legislazione nazionale in un’area demaniale provinciale, cioè in una zona di protezione della fauna dove la caccia teoricamente è interdetta e che solo una classica furbata legislativa molto sudtirolese rimette magicamente in circolo come riserva di caccia. A questo proposito un altro paio di cose, giusto per completare il quadro: il 4 di ottobre il Tar di Bolzano ha sospeso i decreti in deroga di controllo e di prelievo dello stambecco emanati dalla Provincia. Il sospetto è quello di illegittimità. E ancora: fanno capo al Demanio provinciale, dove la caccia in teoria è proibita, circa 73mila ettari. Di questi sono direttamente gestiti dal demanio con le regole quindi di un’oasi di protezione, solo6000 ettari. Gli altri 67mila sono dati in concessione alle riserve di caccia, con le regole – ovviamente – delle riserve di caccia. A parte un dettaglio, che il presidente Durnwalder tiene per sé un certo numero di capi da abbattere che poi, a sua totale discrezione, concede a amici fidati, dipendenti meritevoli, sodali e compari. E Ferruccio Tomasi era molto contento. Caspita, se era contento.
da L’Adige, 9 ottobre 2011. «Stelvio diventi un parco europeo»

Un’altro pessimo esempio dato da chi dovrebbe insegnare a rispettare gli animali.
da Il Giorno, 19 ottobre 2011 (http://www.ilgiorno.it/sondrio/cronaca/2011/10/19/603062-cervi_mirino.shtml)
Cervi nel mirino. In arrivo un piano d’abbattimento. Secondo un’intesa tra la Provincia, Consorzio lombardo del Parco nazionale
dello Stelvio e Comitato caccia dell’Alta Valle. (Paride Dioli)
Bormio, 19 ottobre 2011 – Al via il Piano di controllo che porterà anche all’abbattimento dei cervi in soprannumero, secondo un’intesa tra la Provincia, Consorzio lombardo del Parco nazionale dello Stelvio e Comitato caccia dell’Alta Valle. Infatti la Giunta provinciale del presidente Massimo Sertori ha approvato recentemente la convenzione affidando al proprio dirigente la firma della stessa per dare avvio al programma di interventi che vedranno una serie di abbattimenti programmati da qui al 2018. Il Parco, quando era ancora sottoposto a un unico Comitato, aveva da tempo promosso e poi approvato, nel 2008, un programma quinquennale di indagine e sperimentazione su questo ungulato attraverso l’approfondimento sulle conoscenze riguardanti la dinamica e lo “status” delle popolazioni effettuando anche la valutazione delle interazioni del cervo con le restanti componenti degli ecosistemi e degli eventuali squilibri ecologici in atto.
Si trattava di un Piano d’azione indicato attualmente (dopo la separazione, ndr.) col nome di “Progetto cervo – Piano di conservazione e gestione delle popolazioni di cervo del Settore lombardo del Parco nazionale dello Stelvio e del Comprensorio alpino Alta Valtellina” che ha avuto l’assenso, nel 2010, anche dell’Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e del ministero dell’Ambiente. In esso sono previsti il “monitoraggio, a
cadenza pluriennale, dell’impatto sulla rinnovazione del bosco e un
programma di gestione delle popolazioni”. Il progetto è stato
successivamente inviato, alla Provincia di Sondrio e al Comitato di gestione del Comprensorio Alpino Alta Valtellina, con la richiesta di una condivisione per permettere il controllo numerico della popolazione nella zona “Valfurva-Sondalo” mediante “abbattimenti tramite del personale appositamente formato (coadiuvanti)”. La Provincia di Sondrio, normalmente, è competente sui territori al di fuori del Parco: della questione si occuperà perciò il Comitato caccia dell’Alta Valle.
“Sulla base degli indirizzi della pianificazione provinciale – spiega
l’assessore all’Ambiente, Caccia e Pesca Severino De Stefani – il Comitato approva un proprio programma nel quale sono previsti i piani di prelievo della selvaggina e la pianificazione pluriennale degli interventi di gestione e miglioramento ambientale. La nostra è una collaborazione esterna soprattutto per quanto riguarda la formazione del personale specializzato nei prelievi, che saranno diluiti nel tempo secondo un programma concordato col Parco, come previsto dal protocollo stesso”.
grazie al T.A.R. Bolzano è “saltata” la caccia di selezione allo Stambecco, per la gioia del Presidente della Provincia Durnwalder 😉 con l’ordinanza n. 144/2011 del 26 ottobre 2011
il feudatario venatorio imperversa.
da Il Salvagente, 24 settembre 2012
Il paradiso della caccia? Nel feudo di Durnwalder dove non ci sono divieti. Il governatore di Bolzano, proprio come un signore feudale, dispensa permessi premio. Ad amici, miss e campioni sportivi. (http://www.ilsalvagente.it/Sezione.jsp?titolo=Il+paradiso+della+caccia%3F+Nel+feudo+di+Durnwalder+dove+non+ci+sono+divieti&idSezione=17556)
È più facile di un videogame. Basta appostarsi al tramonto vicino a uno specchio d’acqua di qualche tranquilla riserva naturale, dove ai turisti è vietato persino raccogliere un fiore, e aspettare che camosci, caprioli o cervi scendano a bere. A questo punto si prende la mira da pochi metri di distanza e … pum!
D’estate, poi, per via della siccità anche gli animali sono disposti a correre qualche rischio in più, così il bottino è persino più facile da conquistare. Almeno in Alto Adige, dove, a differenza del resto d’Italia, la caccia è aperta quasi tutto l’anno. Qui nessuno solleva questioni al Tar o perde tempo con inutili contestazioni animaliste, perché gli altoatesini
sono gente pratica e la caccia tra l’altro è una componente del loro patrimonio culturale, a detta di chi ha scritto i testi del sito ufficiale della Provincia autonoma di Bolzano.
Nel paradiso delle doppiette non esistono neppure divieti da rispettare nelle aree protette o nei parchi, a eccezione di quello Nazionale dello Stelvio, che essendo “nazionale” appunto, purtroppo è assoggettato alle leggi dello Stato italiano.
Ma dove affonda le radici questo profondo legame con l’arte venatoria? Nella storia di questa terra? Non sembrerebbe. A ben guardare, poi, i cacciatori altoatesini non sono neppure così tanti: 5.500 su oltre 500mila abitanti. In Umbria in proporzione ce ne sono molti di più, 40mila su una popolazione di circa 900mila persone. Forse più semplicemente bisognerebbe soffermarsi sulla passione del suo governatore, Luis Durnwalder, ultrasettantenne al quarto incarico come presidente della Provincia autonoma di Bolzano,
assessore anche alla caccia e alla pesca e signore assoluto delle sconfinate riserve del suo feudo.
E lui, proprio come un signore feudale, grazie a una legge provinciale elaborata da una delle sue giunte, è l’unico che può distribuire permessi di caccia speciali, che altrimenti dovrebbero essere assegnati solo ai residenti, dopo il superamento di un esame. Così ogni anno un centinaio di ambiti permessi vengono donati ad associazioni o a personaggi più o meno noti, come la miss Alto Adige Andrea Asteril o il campione di slittino Armin Zöggeler, ma soprattutto ad amici vicini e lontani.
Per evitare gli sprechi e rendere la caccia ancora più agevole, poi, Durnwalder ha pensato di dimezzare il già esiguo numero di guardiacaccia distrettuali. Così gli agenti dediti al controllo del territorio di oltre 7.000 mq, dallo scorso marzo sono passati da 7 a 3, un “cicinin” in meno dei 140 forestali in forza nel vicino Trentino.
Tanto che, per esempio, il tiro al camoscio nell’ultimo decennio è andato sempre più diffondendosi, nonostante la rogna abbia decimato la popolazione di questi animali, raggiungendo lo straordinario numero di prelievi di quasi 4.500 capi all’anno.
ecco qui l’ennesima vergogna-
da Italia Oggi, 22 gennaio 2013
Il Pd dice sì per tenersi buoni trentini e altoatesini ma, così facendo, perde la Valtellina.
A fette il Parco dello Stelvio. Lo smembramento fu bloccato da Napolitano ai tempi di B. (Goffredo Pistelli)
Dopo aver liquidato l’anima ecologista del partito, lasciando a casa i «legambientalisti» e parlamentari uscenti Francesco Ferrante e Roberto Della Seta, Pierluigi Bersani, pur di portare a casa i voti delle autonomie trentine e altoatesine, fa strame della battaglia per la difesa del Parco dello Stelvio.
Nell’accordo elettorale firmato nelle scorse settimane con Sudtiroler Volks Partei e Partito autonomista trentino tirolese-Patt è prevista, nero su bianco, la tanto deprecata suddivisione dello storico parco naturale a cavallo di Valtellina, Alto Adige e Trentino fra le province sulle quali si estende, vale a dire la lombarda Sondrio, Bolzano e Trento. Due anni orsono fu una delle tante chiamate alle armi dell’antiberlusconismo colto, con mobilitazione dei salotti buoni ambientalisti e della difesa del territorio, da Italia Nostra al Touring Club (ma c’era anche Legambiente e il Club alpino italiano), gli ecologisti erano insorti contro un provvedimento che metteva fine all’unità territoriale del parco. «È una rottamazione», avevano protestato.
A volerla, su spinta anche allora di Luis Durnwalder, presidente altoatesino, era stato appunto il Cavaliere che, nel dicembre del 2010, aveva confezionato un decreto ad hoc capace di smontare l’ente parco, abrogandolo, suddividendo i territori. Per gli ecologisti si trattava, dopo 75 anni di gestione unitaria, di un autentico de profundis per l’area naturalistica, tant’è vero che, come si usava, avevano preso carta e penna per appellarsi al garante dei beni ambientali, tutelati dalla Costituzione stessa, vale a dire Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica. Appello che l’uomo del Colle non aveva esitato a recepire, evitando di apporre la sua firma presidenziale sul decreto, rispedito al mittente con una serie rilievi nel marzo dell’anno dopo. Qualcuno ci aveva letto una risposta piccata del Quirinale a certe dichiarazioni in libertà di Durnwalder sui 150 anni dell’unità d’Italia, una patriottica bacchettata all’impudenza degli schutzen di casa nostra.
In ogni caso, gli ambientalisti aveva gioito e i valtellinesi, che si sentivano già orbati di tanto territorio (e di fondi statali), pure.
Immaginarsi la sorpresa, di ecologisti e valligiani, quando da Bolzano e da Trento s’è scoperto che nelle pieghe dell’alleanza del Pd c’era, tale e quale, lo spezzatino del Parco. Nel documento, firmato subito dopo l’Epifania da Bersani, dal segreterio Svp Richard Theiner e l’omologo trentino Franco Panizza, si poteva leggere, all’ottavo punto, che «fermo restando la natura giuridica del Parco nazionale, emanazione delle norme di attuazione del Parco dello Stelvio, assegnando l’amministrazione, per la rispettiva parte territoriale, alle Province autonome di Trento e Bolzano che assumono i relativi oneri finanziari». Che è come dire che, all’ente parco, resta la bandiera dello Stelvio, alle due confinanti province i soldi.
La reazione ecologista non s’è fatta attendere: «Ancora una volta si comprano i voti parcellizzando il parco» ha detto Paola Brambilla, numero uno del Wwf in Lombardia al Corriere Milano. E insieme alle altre associazioni, Italia nostra, Lipu, Mountain Wilderness, ProNatura e Fondo per l’ambiente italiano, ha vergato un duro documento. Una situazione che crea enormi imbarazzi in Largo Nazareno, sede nazionale del Pd a Roma, dove ogni giorno continuano a rimbalzare i tweet di protesta per il già citato azzeramento della componente eco-dem, della quale si è salvato solo Ermete Realacci, ma solo perché Matteo Renzi l’ha inserito, d’orgoglio, nei 14 candidati sicuri alle prossime elezioni che Bersani gli aveva concesso.
Ora una grana del genere in Lombardia, dove vive Giulia Mozzoni Crespi, fondatrice del Fondo per l’ambiente, pasionaria dell’ambientalismo comm’il faut, donna da sempre orientata a sinistra, non ci voleva proprio. Oltre tutto, donna Giulia, già editore del Corsera negli anni ’70, simbolo della buona società milanese, s’è impegnata pubblicamente per Umberto Ambrosoli. Probabilmente né Bersani né i suoi, ansiosi di chiudere un accordo con un alleato che in quell’area può essere un approdo per i voti leghisti in libera uscita e che, nel Nord, diventa un bel fiore all’occhiello, né Bersani né il suo staff, dicevamo, avevano capito bene cosa si celasse dietro quel passaggio.
A parare il colpo c’è ora Giorgio Tonini, parlamentare veltroniano-renziano uscente, che fino all’ultimo i bersaniani parevano non voler riconfermare. «È tutto da discutere», ha alzato le braccia, «il Pd si è solo impegnato per una norma d’attuazione che assicuri la difesa del carattere nazionale del Parco con l’apporto positivo del territorio».Tace del tutto il Pd lombardo: ora portare voti ad Ambrosoli in Valtellina, dove oltrettutto i leghisti avevano il 40%, sarà davvero dura.
ma anche a spese delle Marmotte.
A.N.S.A., 22 dicembre 2016
Consentì caccia a marmotte, Durnwalder deve pagare spese processuali.
Alto Adige, Luis Durnwalder dovrà risarcire 6 mila euro: http://www.ansa.it/trentino/notizie/2016/12/22/consenti-caccia-a-marmotte-condannato_1d34c841-13c4-4a15-93ec-9ce501331f39.html
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da L’Alto Adige, 23 dicembre 2016
Marmotte abbattute assolto Durnwalder.
Corte dei conti: la sentenza assolve anche l’ex direttore dell’Ufficio caccia e pesca Condannati a pagare 6 mila euro a testa per spese legali di contenziosi al Tar: http://altoadige.gelocal.it/bolzano/cronaca/2016/12/23/news/marmotte-abbattute-assolto-durnwalder-1.14615064?refresh_ce