Progetto radar di Capo Sperone: il Corpo forestale fa rapporto alla Procura della Repubblica.
Il Corpo forestale e di vigilanza ambientale – S.T.I.R. di Iglesias ha comunicato (nota n. 44209 dell’1 giugno 2011) che, in seguito alle richieste di informazione a carattere ambientale e adozione di opportuni provvedimenti (28 marzo 2011, 17 maggio 2011) indirizzate dalle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra alle amministrazioni pubbliche e alla magistratura competenti riguardo “il progetto di installazione di un radar in loc. Capo Sperone”, “la Stazione Forestale e di V.A. di Sant’Antioco … a seguito delle verifiche di competenza espletate sul caso … ha notiziato la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari con informativa prot. 466 del 06/04/2011”.
In poche parole, il Corpo forestale e di vigilanza ambientale ha inviato un’informativa di polizia giudiziaria riguardo il progetto radar di Capo Sperone, in Comune di S. Antioco (CI), facente parte del programma del Comando generale della Guardia di Finanza per la realizzazione di un sistema di vigilanza costiera.
Vedremo gli sviluppi.
Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra
16 agosto 2011: la Soprintendenza per i beni archeologici di Cagliari conferma il proprio parere positivo (Soprintendenza archeologica, nota prot. n. 4729 del 16 agosto 2011 )
(foto da blog “no radar” Capo Sperone)
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da La Nuova Sardegna, 10 giugno 2011
Sant’Antioco. Oggi sopralluogo a Capo Sperone e consiglio «aperto». Radar, rapporto della Forestale. (Carlo Floris)
SANT’ANTIOCO. La novità, anunciata dal gruppo di Intervento giuridico, è un rapporto della Forestale alla Procura sull’installazione del radar a Capo Sperone. Semplici verifiche o che altro? Se ne saprà di più nei prossimi giorni. Intanto oggi alle 11, dopo il sopralluogo a Capo Sperone, il consiglio comunale si riunisce con i sindaci degli altri comuni sardi interessati all’installazione dei radar. Obiettivo? Esaminare linee d’azione comuni. Dice Mario Corongiu: «Ci saranno i sindaci di Sassari, Tresnuraghes e Fluminimaggiore, abbiamo invitato anche esponenti politici del territorio ma ci piacerebbe avere ospitequalche esponente regionale. Ho studiato il problema come gli altri colleghi, abbiamo rinunciato nei giorni scorsi all’azione legale al Tar perché sconsigliati dai legali: aver dato un parere positivo ci avrebbe messo in posizione delicata davanti ai giudici amministrativi. Ma la discussione di oggi ci aiuterà a trovare una soluzione ed una linea comune per confrontarci con la Guardia di Finanza e con il Ministero». Dunque, spazi molto ristretti per una marcia indietro rispetto al parere tecnico di conformità rilasciato dagli uffici comunali e d’altra parte nemmeno la Regione sembra avere preso posizione in materia, dopo i pareri favorevoli di diversi assessorati, compreso quello all’ambiente. Una marcia indietro sembra improbabile e le richieste delle popolazioni forse non saranno ascoltate. Di certo una lotta che dura da quasi due mesi deve trovare una sponda politica importante altrimenti rischia di non avere sbocco e le conseguenze possono essere molteplici.
Contro il radar un presidio non stop. Flumini, il comitato allarga il dibattito e mobilita il paese. (Francesco Carta)
FLUMINIMAGGIORE. Il comitato ‹‹no radar a Capo Pecora›› chiama a raccolta tutta la popolazione. Oggi è previsto un sit-in per rafforzare il presidio e dar corso alle azioni di protesta programmate nel territorio. Una delegazione accompagnerà i consiglieri convocati a Sant’Antioco con i colleghi degli altri paesi compresi nell’elenco dei siti dove i militari vorrebbero installare i radar.
‹‹E’ indispensabile mantenere il presidio a Murru Biancu – hanno dichiarato i componenti fluminesi del comitato -, se andiamo via arrivano i camion e nel giro di poche ore la postazione verrà installata. La nostra presenza garantisce il futuro di tutto il territorio››. A Fluminimaggiore grazie al comitato il dibattito si è allargato ma per mantenere il presidio occorre garantire puntualmente la presenza a Murru Biancu. La macchina della solidarietà ha trovato molte risposte tra i cittadini, ogni pomeriggio arrivano volontari anche dai paesi vicini. L’accampamento sulla provinciale per Capo Pecora è da oltre un mese il centro del dibattito sui temi che attanagliano la società odierna. ‹‹Il no convinto al radar è un no allo sfruttamento dell’ambiente e all’utilizzo del territorio per scopi militari – hanno concluso i no radar -, la nostra protesta mette al primo posto la salute dei cittadini e le politiche per uno sviluppo pulito e pacifico del nostro territorio. Stiamo attendendo un pronunciamento ufficiale delle autorità››. Oggi la delegazione che parteciperà alla riunione dei consigli comunali sicuramente ritornerà a Capo Pecora con la posizione ferma e forte degli amministratori locali. Serve però non allentare la morsa e una presenza più puntuale dei cittadini.
bella scoperta. L’abbiamo già messo nero su bianco dal maggio scorso (https://gruppodinterventogiuridicoweb.wordpress.com/2011/06/01/sardegna-occidentale-un%e2%80%99epidemia-di-radar/#comments).
da La Nuova Sardegna, 18 giugno 2011
Una delibera di giunta per Capo Sperone nel novembre scorso. Sanna (Pd): la Regione sapeva dei piani della Finanza sui radar. (Elia Sanna)
ORISTANO. In attesa che i sindaci antiradar vengano incontrati dal presidente Ugo Cappellacci, dall’aula di via Roma del consiglio regionale arriva la notizia che il governatore e la giunta erano perfettamente a conoscenza del progetto del Comando generale della guardia di finanza di installare quattro radar «antimigranti» lungo la costa occidentale, a Sant’Antioco, Fluminimaggiore, Tresnuraghes e l’Argentiera. Secondo il consigliere regionale Gian Valerio Sanna (Pd) la località di Capo Sperone a Sant’Antioco era uno dei siti militari dismessi (accordo Stato Regione del 2008) in attesa di essere trasferiti nella disponibilità della Regione Sarda. E così proprio mentre era in atto l’iter di cessione dell’ex sito militare di Capo Sperone dal Demanio alla Regione, la giunta Cappellacci, in data 4 novembre 2010, con una delibera dell’ex assessore all’Urbanistica, Gabriele Asunis, cedeva in comodato d’uso alla guardia di finanza di Cagliari una porzione dell’area dell’immobile «ex semaforo» in località Capo Sperone. «Queste cose il presidente della Regione le sapeva benissimo e non può continuare a raccontare bugie ai sindaci e ai sardi – ha denunciato Gian Valerio Sanna -. Tutta la giunta è caduta dalla nuvole quando è venuto alla luce il contestatissimo progetto che prevede l’installazione di quattro impianti radar. Progetti calati dall’alto come sempre senza il coinvolgimento delle amministrazioni comunali interessate. Si voleva nascondere tutto, ma alla fine è venuta fuori la verità ed ora il presidente Cappellacci, dovrà renderne conto ai sardi». Intanto la battaglia dei sindaci e dei consigli comunali di Sant’Antioco, Sassari, Tresnuraghes e Fluminimaggiore va avanti, e i siti sono perennemente occupati da gruppi spontanei di cittadini che contestano l’installazione dei nuovi impianti radar. La scorsa settimana il Presidente doveva incontrare i sindaci, ma l’incontro è saltato. I primi cittadini dei territori interessati non si fermeranno e potrebbero manifestare la loro contrarietà ai progetti della guardia di finanza anche con una manifestazione a Roma.
da La Nuova Sardegna, 21 giugno 2011
Tar: la sicurezza nazionale non sempre è buon motivo per installare i radar. (Umberto Aime)
CAGLIARI. La «sicurezza nazionale» non è un coperchio buono per tutti i radar. Ci sono altri principi che possono autorizzare o bloccare l’installazione degli «El/M2226» sulle coste, a cominciare dal pregio ambientale oppure il valore archeologico dell’area scelta dalla guardia di finanza per tirar su il traliccio. A chiarire quale sia il peso reale della «sicurezza nazionale» è stato il Tribunale amministrativo di Lecce, che con un’ordinanza ha sospeso l’apertura del cantiere militare a Gagliano del Capo, nel parco naturale regionale di Otranto e Santa Maria. E l’ordinanza, seppure con qualche differenza, potrebbe in futuro essere utile ai comuni di Sassari per L’Argentiera, Sant’Antioco (Capo Sperone), Fluminimaggiore (Capo Pecora) e Tresnuraghes (Ischia Ruggiu), che chiedono il trasferimento altrove dei quattro radar anti-scafisti destinati dalla guardia di finanza alla Sardegna occidentale. I sindaci, si sa, puntano al trasloco delle installazioni in aree già compresse, mentre il comitato «No-radar Sardegna» non li vuole proprio. Ma questa è un’altra storia, adesso la notizia è la decisione del Tar di Lecce, arrivata dieci giorni dopo il decreto presidenziale che aveva già bloccato i lavori in Puglia. Nell’ordinanza, i giudici hanno accolto il ricorso presentato da Legambiente per due motivi. Il primo: la conferenza di servizi per Cagliano del Capo non è stata convocata secondo quanto previsto dal decreto legge che regola le «opere destinate alla difesa nazionale» e impone «percorsi non sempre vincolanti per le autorizzazioni paesaggistiche». In sostanza, secondo i giudici del Tar, la fretta di dare un parere, all’interno della conferenza convocata per il radar pugliese, potrebbe essere stata causata proprio dalla presenza incombente di un principio superiore come lo è, nei fatti, la sicurezza nazionale. E questa tesi fa da anteprima alla seconda, in cui gli stessi giudici contestano nello specifico alla Soprintendenza ai beni architettonici e paesaggistici per Lecce, Brindisi e Taranto di «aver reso un parere non per quanto di sua competenza (l’interesse paesaggistico) ma spinta «dalle esigenze di difesa nazionale». Ancora più nel dettaglio è questo il passaggio contestato del nulla osta concesso a suo tempo dalla Soprintendenza, che «esprime, per quanto di sua competenza, parere favorevole in via del tutto eccezionale tenuto conto degli interessi di difesa nazionale». Ebbene, sottolineano i magistrati pugliesi, la stessa Soprintendenza «ha fatto leva su un interesse che non poteva, per assenza delle necessarie cognizioni, e non doveva essere valutato da quell’autorità», che invece si sarebbe dovuta limitare alle «proprie specifiche competenze». Per questi motivi, l’autorizzazione – conclude il Tar di Lecce – non è valida e di conseguenza «perdono efficacia anche il nulla osta comunale e i successivi atti» che concedevano il via libera all’apertura del cantiere a Gagliano. E se i motivi che hanno portato alla revoca di quel permesso avessero un fondamento anche per i radar sardi? Com’è noto, le conferenze di servizi per Sassari-L’Argentiera, Sant’Antioco-Capo Sperone, Fluminimaggiore-Capo Pecora, Tresnuraghes-Ischia Ruggiu si sono concluse tutte con un unanime parere favorevole anche da parte dei comuni. Domanda: e se anche quei partecipanti si fossero fatti tutti prendere la mano dal sacralità della «sicurezza nazionale»? Intanto, i sindaci di Sassari, Sant’Antioco, Fluminimaggiore e Tresnuraghes hanno scritto alla Regione per ottenere in tempi stretti un incontro sulla vertenza radar. Incontro rinviato la settimana scorsa.
da La Nuova Sardegna on line, 6 luglio 2011
L’ammiraglio Locklear: «I nuovi radar in Sardegna indispensabili per la Nato»: http://lanuovasardegna.gelocal.it/sardegna/2011/07/06/news/l-ammiraglio-locklear-i-nuovi-radar-in-sardegna-indispensabili-per-la-nato-4560736
da L’Unione Sarda on line, 6 luglio 2011
Tresnuraghes ha vinto (ma solo per ora). Il Tar: “Stop alla costruzione del radar”: http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/228195
da Radio Press facebook, 11 luglio 2011
“I radar? Né inutili, né pericolosi”. Antonello Cabras (Pd): “Sicurezza delle frontiere un obbligo a cui non possiamo sottrarci”: http://it-it.facebook.com/notes/radio-press/i-radar-n%C3%A9-inutili-n%C3%A9-pericolosi-antonello-cabras-pd-sicurezza-delle-frontiere-u/10150249343423670
Sicurezza delle frontiere..ma dobbiamo difenderci da un attacco di yacht battenti bandiera ibiziana?
radar per il controllo degli immigrati clandestini? Ha! Ha! Ha! 😛
da La Nuova Sardegna, 28 luglio 2011
Il ministro Vito risponde all’interrogazione dei deputati Pes e Calvisi leggendo una nota della Guardia di finanza. Radar, il governo non sa spiegare. È una nuova servitù: la rete C4I è un sistema militare di controllo e spionaggio. (Piero Mannironi)
ROMA. A dir poco imbarazzante: il governo non risponde all’interrogazione di un gruppo di deputati del Pd (primi firmatari Caterina Pes e Giulio Calvisi) sulla costruzione della rete di radar sulla costa occidentale della Sardegna. O meglio, fa rispondere alla Guardia di finanza. Un atto di insipienza politica sconcertante, che potrebbe anche essere interpretato come un totale disinteresse politico verso il problema.
Come se la questione dei radar sulle coste sarde appartenesse ad altri ambienti, come se fosse un problema tutto interno a corpi armati dello Stato. A Giulio Calvisi, che ha presentato l’interrogazione nel question time di ieri pomeriggio, il ministro per i rapporti con il Parlamento Elio Vito ha risposto con improvvido candore: «Signor presidente, do lettura della risposta fornita dal ministero dell’Economia e delle Finanze, che riporta gli elementi pervenuti dal comando generale della Guardia di finanza».
Ma non basta. C’è poi anche un’altra beffa: è stata data una risposta che non risponde alle domande. Non si parla infatti di nuove servitù militari e non si parla del fatto che i sistemi radar sono due (uno della Finanza e uno delle Capitanerie di porto. Neppure una parola, infine, sulla domanda di trasparenza. Pes e Calvisi, infatti, chiedevano al ministro dell’Economia «se non fosse opportuno e urgente rendere pubblico l’elenco di tutti i progetti in corso che prevedono l’installazione dei radar sulle coste della Sardegna per conto della Guardia di finanza e della Guardia costiera».
E invece, nella risposta all’interrogazione, il governo (ma sarebbe meglio dire la Finanza) parla genericamente di «rendere più efficiente ed efficace l’onerosa attività di vigilanza delle acque prospicienti il territorio italiano». Troppo poco davvero.
Ma c’è un passaggio, solo poche parole, che apre uno scenario inquietante: «La realizzazione della rete radar costiera è destinata a integrare il sistema di comando e controllo C4I del Corpo, dichiarato segreto». Del possibile sbarco di clandestini e del contrasto ai traffici illeciti, pericoli finora evocati per giustificare i radar, dunque non si fa parola. C’è invece questa sigla criptica che nasconde una verità scomoda che finora nessuno ha voluto dire. Sì, perché il C4I altro non è che un sistema complesso e articolato di sorveglianza e controllo elettronico militare. Non è un caso che le funzioni di intelligence, sulle competenze raggruppate nella sigla C4I (comando, controllo, comunicazione, computer, informazione) vengono assolte in parte dai servizi segreti (Aise e Aisi) e in parte dalla Brigata Rista-Ew, che raggruppa le unità di guerra elettronica appartenenti all’esercito italiano, alle dipendenze del Comando delle Trasmissioni e Informazioni dell’Esercito. La sigla Rista-Ew sta per Reconnaissance, intelligence, surveillance, target acquisition – Electronic warfare.
Insomma stiamo parlando di una nuova e sofisticatissima servitù militare per la Sardegna. Elemento che è stato colto benissimo da Caterina Pes e da Giulio Calvisi. E infatti, i due deputati del Pd dicono dopo il question time: «Siamo sconcertati per la risposta che il ministro per i rapporti con il Parlamento Elio Vito ha dato nel corso del question time all’interrogazione presentata dai parlamentari sardi del Pd sul progetto di installazione dei radar sulla costa occidentale della Sardegna. Il ministro ha sorvolato sulla nostra precisa domanda: quanti sono i radar da installare, dove verranno precisamente collocati e quali sono di pertinenza della Guardia costiera e quali della Guardia di finanza?».
«Rimane aperta un’altra questione, forse la più importante – dicono ancora Pes e Calvisi -: i siti adibiti all’installazione dei radar, infatti rischiano, in assenza di smentite, di aumentare il peso delle servitù militari in Sardegna, Non si può infine prescindere dalla posizione espressa dalle popolazioni dei territori in cui dovrebbero essere collocati i radar».
la Soprintendenza per i beni archeologici di Cagliari conferma il proprio parere positivo (Soprintendenza archeologica, nota prot. n. 4729 del 16 agosto 2011).
la magistratura è già stata interessata, da mesi.
da Sardegna 24, 11 settembre 2011
No radar, un esposto alla magistratura: http://www.sardegna24.net/regione/no-radar-un-esposto-alla-magistratura-1.21672
da La Nuova Sardegna, 11 settembre 2011
Radar sulle coste, le denunce arrivano in Procura.
Paulilatino, il Comitato ha deciso di portare in tribunale la battaglia contro le installazioni militari. Ipotizzati reati paesaggistici. E in attesa del Tar continua la mobilitazione: http://lanuovasardegna.gelocal.it/sardegna/2011/09/11/news/radar-sulle-coste-le-denunce-arrivano-in-procura-4941722