Costa Verde, Piscinas e Ingurtosu, favole e cemento.
Lo scorso 26 maggio il Consiglio comunale di Arbus (VS) e un folto pubblico hanno ascoltato il rapporto generale preliminare del “Progetto strategico per lo sviluppo turistico sostenibile del sistema territoriale Costa Verde” da parte della Real Estate Serenissima s.p.a. e la proposta turistica della Matsa Group s.r.l., società bolognese di Paolo Trento, progetto dell’architetto ferrarese Pier Luigi Feggi.
Quest’ultima ha messo nero su bianco il suo progetto (lettera del 9 maggio 2011).
Fra Ingurtosu, Naracauli e Piscinas, su 400 ettari, a circa 2 km. dal mare, ecco il “Parco delle dune di Piscinas”. Un “parco” suddiviso in quattro “stazioni” collegate con un trenino minerario (Ingurtosu, con le residenze nel centro minerario; Naracauli, con i ruderi minerari; Maceda, con l’Eco-Lodge; Piscinas, con il campeggio comunale di Sciopadroxiu e l’Hotel “Le Dune”). Da realizzare ex novo un “eco-lodge” diffuso in 30 chalet, 3 agriturismi, una club house, un centro benessere, strutture direzionali, un campo da golf.
Dal canto suo la filosofia turistica della Real Estate Serenissima s.p.a. era già stata espressa nel dicembre 2010. Le idee e i programmi sono semplici e chiari, per chi vuol capire: “il turismo non è poesia. “Un turista è un portafogli con le gambe!”, così ha affermato Luca Giacomelli, direttore generale e consigliere di amministrazione della Real Estate Serenissima s.p.a., controllata dalla Autostrada Brescia-Padova s.p.a., titolare dell’autostrada Brescia-Verona-Vicenza-Padova e proprietaria dei 1.500 ettari di Costa Verde (Arbus) recentemente acquistati dalla Valtur (da L’Unione Sarda, edizione dell’11 dicembre 2010, pag. 43).
Chi pensa e afferma cose simili, molto probabilmente pensa anche che “pendolari e viaggiatori sono portafogli con le ruote” e che “gli arburesi sono indigeni con un tesoro” ambientale naturale da sfruttare.
I rappresentanti dei due investitori turistico-immobiliari nei giorni scorsi sono ancora andati in una seduta del Consiglio comunale di Arbus (VS) a raccontare la loro visione del mondo e i loro programmi, affermando di voler investire un miliardo di euro in 10 anni per lo sviluppo turistico della Costa Verde. Entusiasta il sindaco Franco Atzori, che punta a “rivedere i troppi vincoli paesaggistici”, più tiepide le altre forze politiche locali.
Senza tener conto delle norme di tutela del territorio (in particolare del piano paesaggistico regionale), senza tener conto degli investimenti necessari per un’adeguata bonifica ambientale delle aree interessate (centinaia di milioni di euro, motivo determinante per cui sono andati deserti i bandi regionali emanati dall’Amministrazione Soru nel 2006), senza tener conto della proprietà dei siti minerari nella vallata di Ingurtosu (in gran parte della Regione autonoma della Sardegna), hanno parlato della creazione di 6.200 posti letto (per 690 mila presenze turistiche annue) e, soprattutto, della bellezza di 7.500 posti di lavoro.
A prescindere dal resto, quest’ultima affermazione pare proprio una bufala, calzata e vestita.
Ogni posto di lavoro (non in nero) costa fra stipendio, òneri previdenziali, assicurativi e pensionistici une media di 1.500 euro al mese. Quindi 11.250.000 euro al mese sarebbe il solo costo del lavoro che dovrebbero sostenere. Cioè 135 milioni di euro all’anno. Zio Paperone e Rockerduck impallidirebbero d’invidia.
Sembra un film già visto tante altre volte. Dalla società FinBrescia che voleva colare 920 mila metri cubi di volumetrie a Costa Verde alla società Riva di Scivu che voleve cementificare il paradiso naturale di Scivu, alle infinite speculazioni edilizie di Torre dei Corsari, ai tentativi speculativi veneti a Capo Pecora .
Aggressioni pesanti del territorio combattute in tutte le sedi dalle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra. E sarà ancora così, se si manifesteranno intenzioni cementificatrici. Serenamente.
Gli amministratori comunali di Arbus ancora non hanno capito che il futuro del proprio territorio si basa su una salvaguardia forte del proprio straordinario patrimonio naturale unitamente a una rete di piccole strutture ricettive locali, servizi turistici e promozionali e valorizzazione del proprio patrimonio di archeologia mineraria?
Il meraviglioso Hotel “Le Dune”, con l’accorta ristrutturazione di ruderi minerari, insieme a servizi di primario livello, l’ha già dimostrato. Non basta per capire?
Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra
da La Nuova Sardegna, 29 maggio 2011
Arbus. Presentati al consiglio comunale gli ambiziosi programmi di due società che si dicono pronte a investire. La Costa Verde può tingersi di smeraldo. Da Ingurtosu verso Piscinas una serie di faraonici progetti turistico-immobiliari. Ma c’è chi ricorda iniziative del passato mai concretizzate. Luciano Onnis
ARBUS. A volte ritornano. Sono gli imprenditori immobiliar-turistici che puntano la Costa Verde e in particolare, come ora, la vallata che scende da Ingurtosu verso Piscinas: una zona “sacra” per la gente del posto e per i paladini (che non sono pochi) degli ultimi paradisi della natura. Per dirla tutta e in breve, c’è chi in un’area collinare di 400 ettari si dice pronto a realizzare strutture ricettive e campi da golf (con quale acqua?), investire un miliardo di euro in dieci anni, fornire 6200 posti letto e ricevere in un anno 690mila turisti.
Ma soprattutto, udite udite, creare 7500 posti di lavoro. Il commento a caldo più spontaneo sarebbe un «boom» generalizzato. Invece, la disperazione per la mancanza di posti di lavoro, un’economia alla canna del gas, il miraggio di un futuro migliore per un paese come Arbus che ha mille potenzialità (47 chilometri di costa) e che non riesce a sfruttarle, sono la speranza.
Sembra di essere tornati indietro di mezzo secolo, quando a inizi anni Sessanta un certo commendator Giuseppe Tanca, avventuriero milanese squattrinato, comprò (senza poi pagarli) qualche migliaio di ettari fronte mare da Portu Maga a Su Pistoccu. Nasceva la «Costa Verde», paradiso per le vacanze da 25mila posti letto. Come sia finita, si sa.
È rimasto il nome Costa Verde e nient’altro, se non quell’orrendo agglomerato di case di Portu Maga costruito da altre società lombarde che a prezzi stracciati acquisirono dal fallimento i beni del commendator Tanca, finito in un nugolo di guai giudiziari.
Anche i “fatebenefratelli” di oggi vengono dal nord, Veneto ed Emilia. I primi stanno dietro «Serenissima Sgr», che tradotto significa «Società Autostrada Brescia-Verona-Vicenza-Padova Spa», compartecipata da un team di banche, fra cui Mediolanum. I partner sono quelli di «Matsa Group», settore moda. Il progetto di massima è stato illustrato dai capi dei due gruppi al Consiglio comunale e a un folto pubblico. A parole e con le diapositive è sembrato tutto molto bello. Credere alle favole non costa niente, talvolta capita anche che si realizzino.
da L’Unione Sarda on line, 28 maggio 2011
A Piscinas anche golf e alberghi. Non solo mare nel nuovo polo turistico:
http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/224361
(foto archivio Giorgio Floris; elaborazione immagine GrIG, foto C.B., S.D., archivio GrIG)
da La Nuova Sardegna, 31 maggio 2011
Gli ambientalisti bocciano il mega progetto turistico nell’entroterra di Piscinas.
Presentato da due gruppi del Nord, la veneta «Serenissima Sgr» e la emiliana «Matsa Group srl».
Il Gruppo di intervento giuridico si schiera contro l’insediamento. (Luciano Onnis)
ARBUS. Gli ambientalisti, come era facilmente prevedibile, insorgono contro l’assalto all’entroterra di Piscinas, lungo la vallata che dal vecchio villaggio minerario di Ingurtosu scende verso le dune di sabbia e il mare. Sul mega progetto presentato al Consiglio comunale di Arbus da due gruppi imprenditoriali del nord (lombardo-veneto la «Serenessima Sgr» ed emiliano il «Matsa Group srl»), il Gruppo di intervento giuridico è lapidario: «Ma sono pazzi?».
«Sembra un film già visto tante altre volte – attacca Stefano Deliperi, portavoce del Grig -, un’altra speculazione edilizia sulla costa di Arbus che si andrebbe ad aggiungere alla Costa Verde e a Torre dei Corsari. Gli amministratori di Arbus ancora non hanno capito che il futuro del proprio territorio si basa su una salvaguardia forte dello straordinario tesoro naturale, unitamente a una rete di piccole strutture ricettive locali, servizi turistici e promozionali e alla valorizzazione del proprio patrimonio di archeologia mineraria?». Bella domanda, quella degli ambientalisti, che pone gli amministratori comunali fra l’incudine e il martello. Da una parte l’estrema necessità di trovare soluzioni attraverso il patrimonio locale alla crisi devastante che da almeno 30 anni investe il paese e che sta portando inesorabilmente allo spopolamento e al declino socio-economico (da 10 mila abitanti di fine anni Sessanta agli attuali 6.500). Dall’altra la tutela paesaggistica e ambientale di uno degli ultimi paradisi costieri della Sardegna. Davvero una bella patata bollente da palleggiare fra le mani nude. «Staremo a vedere il progetto definitivo quando ci sarà presentato – ha commentato l’assessore comunale al Bilancio Gianluca Perdixi -. Davanti a una prospettiva di investimenti per un miliardo di euro e 7500 posti di lavoro (sarebbe la prima azienda del Medio Campidano), abbiamo il dovere di ascoltare e valutare nell’interesse del nostro paese». E’ la linea di tutta la Giunta muncipale, con in testa il sindaco Franco Atzori e il vice Gianni Lampis: sedersi al tavolo da gioco e scoprire le carte. Ma intanto gli ambientalisti mettono le mani avanti e lanciano moniti preventivi. «Dove le mettiamo le norme di tutela del territorio – prosegue Deliperi -, in particolare del piano paesaggistico regionale, senza tener conto degli investimenti necessari per un’adeguata bonifica ambientale delle aree ex minerarie interessate. Dovrebbe far riflettere il fatto che i bandi regionali emanati per la bonifica sono andati deserti». C’è da attendere settembre, quando la «Serenissima» (dietro cui c’è la società Autostrada Brescia-Verona-Vicenza-Padova, concessionaria di parte della A4 e della A31) e la «Matsa Group» presenteranno il master plain del progetto «Parco delle dune di Piscinas».
QUANDO HO LETTO IL POST HO DETTO: MA SONO IMPAZZITI AD ACCETTARE UNA SIMILE PORCATA? NON È SUFFICIENTE VEDERE LO SCEMPIO DI CIÒ CHE HA FATTO IL VENTAGLIO A CIRCA 200 MT DALLA COSTA? SE IL SINDACO DI ARBUS USASSE IL CERVELLO E LA MEMORIA ( DI QUEL CHE GIÀ È STATO ROVINATO NELLA BELLISSIMA COSTA VERDE FORSE ESULTEREBBE DI MENO. I POSTI DI LAVORO AI LOCALI SONO GLI STESSI CHE AVEVA PROMESSO BERLUSCONI E SI È VISTO COME È ANDATA A FINIRE. IL SINDACO DOVREBBE INVESTIRE SULLA PULIZIA DELLE SPIAGGE SULLE STERPAGLIE DEL SOTTOBOSCO, SU ATTIVITÀ SPORTIVE PULITE NON SUL CEMENTO.
Purtroppo la musica non cambia e troppo spesso dobbiamo sopportare le argomentazioni di questi incantatori di cervelli che, con l’illusione di creare lavoro, distruggono le poche e vere opportunità che vengono offerte da un territorio apprezzato proprio per la sua unicità.
Ma perché non cambiano mestiere? Possibile che un amministratore non abbia un minimo di fantasia che gli consenta di uscire dai binari del “già visto” o del “già sentito” ?
Possibile che non siano capaci di un pensiero diverso, originale, che si faccia apprezzare perché capace di invertire la rotta dettata dal soldo e dall’impresa? Possibile che si pensi che l’unica via percorribile sia fatta di cemento?
L’hotel Le Dune come pure Sciopadroxiu sono esempi di come, attraverso il recupero di vecchie strutture minerarie, si può coniugare l’accoglienza turistica e il lavoro col rispetto ambientale. Il valore di tutto quel compendio risiede nell’immensità di una natura selvaggia dove lo sguardo ancora può perdersi all’infinito in un continuo di profili montuosi, vallate, dune… via via fino al mare.
I tanti edifici abbandonati, i ruderi di piccole case di minatori, i palazzi, gli opifici dell’attività mineraria, sono i soli segni di un passato di vite e di lavoro, che sta scritto in quel paesaggio e di cui gli amministratori dovrebbero esserne orgogliosi custodi.
Oggi i turisti che scelgono quel territorio sono catturati dal fascino di quella immensità che lega natura e storia in un delicato equilibrio che fa di quel territorio un luogo unico.
Con un accorto intervento di recupero, di gran parte degli edifici esistenti, è possibile creare una specie di albergo diffuso nel territorio, senza bisogno di aggiungere un solo metro cubo! Meditate…
Pesante attacco della speculazione mirato ad uno degli ultimi paradisi superstiti di cui la Sardegna e i sardi possono andare fieri e orgogliosi. Un luogo unico e di incomparabile bellezza.
E’ una vecchia storia che puntualmente si ripete, fatta di astuzia e imbonimenti, da parte di imprenditori senza scrupoli, venuti da lontano, che pur di fare profitto sono pronti a saccheggiare e deturpare quanto di più bello ancora esiste.
Incredibile l’atteggiamento degli amministratori locali, con il sindaco in testa, che dimostrano di non capire lo scempio ambientale di cui sembra vogliano rendersi responsabili.
E’ vero siamo come dei poveri indigeni, che non capiscono il valore di ciò che possiedono e sono sempre pronti ad accogliere trionfalmente i “Conquistadores”, disposti a cedere loro tesori inestimabili, in cambio di un piatto di lenticchie e delle solite promesse…
Ma ci pensate, vogliono fare un campo da golf a ridosso di uno splendido ecosistema desertico.
Che tristezza!
sono stato in quelle zone circa 4 anni fa’ sono zone meravigliose e credo che assolutamente non vada costruito nulla incentivare il turismo non vuol dire cementificare facendo strutture solo per pochi eletti in zone esclusive bisogna invece salvaguardare il patrimonio paesagistico a vattaggio dei molti e credo quantomeno che dovrebbe essere il nativo del luogo a cercare di creare strutture turistiche a basso impatto ambientale affinche nulla possa stravolere il territori. la sardegna ai sardi questo e il mio pensiero e sono di roma
domani in consiglio comunale la matsa group presenta il suo progetto
è già pronto tutto l’armamentario “pesante” 😉
da La Nuova Sardegna, 14 ottobre 2011
Oggi al consiglio comunale di Arbus il progetto immobiliare di un privato che prevede 40mila metri cubi non lontano dalla costa
Piscinas, il cemento all’assalto delle dune. Una società bolognese che si occupa di moda ha già firmato il compromesso col proprietario.
Ville sulla collina che scende verso la celebre spiaggia. (Luciano Onnis)
ARBUS. Il mattone all’assalto delle aree di Piscinas. Oggi in Consiglio approda il progetto della “Matsa”, con 40mila metri cubi a ridosso delle dune.
Quattrocento ettari a due chilometri dal mare che interessano il tratto collinare che sulla destra scende da Ingurtosu verso Piscinas, confinando proprio con il sistema dunale più alto ed esteso d’Europa e dall’altra con il territorio della Costa Verde dove è in attesa di decollo (se mai partirà) un altro mega progetto immobiliare dietro cui sta la «Serenissima Sgr” della Società «Autostrada Brescia-Verona-Vicenza-Padova Spa». La «Matsa Group», società bolognese che opera nel settore della moda, ha messo gli occhi su un’area di ineguagliabile pregio naturalistico e vuole (vorrebbe) costruirci un insediamento turistico da favola e, prevedibilmente, non per tutte le tasche. Per questi 400 ettari ha firmato un compromesso d’acquisto con il proprietario (Peppino Pisanu), da ratificare nel momento in cui il progetto denominato «Parco delle dune di Piscinas» (il solo nome ha fatto insorgere le associazioni ambientaliste, figurarsi il resto) dovesse avere tutte le carte in regola per essere realizzato. Intanto questa mattina in consiglio, dopo il sopraluogo di ieri della commissione urbanistica, si deciderà sull’avvio della procedura per un accordo di programma fra società imprenditrice, Comune e altri soggetti istituzionali deputati.
Il progetto di massima “Matsa Group” è già comparso due volte in aula (26 maggio e 27 settembre scorsi), ma in via del tutto informale. Giusto per far rendere conto di che cosa si intende fare in quell’angolo di paradiso terrestre ai margini delle montagne di sabbia di Piscinas. Si è parlato di recupero di vecchi ruderi minerari e di valorizzazione turistica, ma sembra un film già visto e finito male. Tanto più che Piscinas è per gli arburesi (e non solo) una sacralità. Guai a non rispettarla.
Spero che questi progetti di cementificazione non vedranno mai la luce e che questo angolo di Paradiso che ancora rimane venga salvaguardato e mantenuto cosi’ com’è. E’ quella la sua bellezza che, se sfruttata in modo intelligente dai sardi e non da esterni, potrebbe fare la loro fortuna. Perché non recuperare quei ruderi di villaggio minerario e ricostruirli? Non si devono cancellare le tracce del passato, anzi. Vanno rispettate perché ci possono insegnare molto.
Sperando in un passato risorto,
Ciaoo a tutti
Maria Rosa
Buongiorno,non date in pasto ai lupi il patrimonio della nostra terra ,se semplicemente i nostri politici invece di pensare che gli arburesi potrebbero trarne dei vantaggi da questi falsi capitalisti che vogliono cementificare senza nessuna tutela nei confronti dell ambiente, vuoi pensate che veramente gli incassi resterebbero in sardegna? secondo me resterebero solo gli stipendi degli eventuali dipendenti del luogo gli incassi veri andrebbero al nord est . Gia chi esterna con una frase :(che il turista è un portafoglio con le gambe)potete immaginare che azienda esso rapresenti.un inprenditore che vede un turista come un pollo da spennare, è tuttaltro chè un inprenditore che sa cosa può significare accoglienza gentilezza onestà nei confronti dei turisti ,rachiusi in una semplice parola ; essere professionisti.Secondo me per far rifiorire quella zona basterebbe ristrutturare le strutture gia esistenti dando la possibilita a tutti abitanti del luogo di crearsi un atività creare posti di lavoro poi sinceramente credetemi noi sardi non abbiamo bisogno di qualcunoaltro che venga ad insegnarci la professione alberghiera,cualcuno à gia accennato il fantomatico villaggio della Valtur che doveva portare benessere e posti di lavoro,invece!! . un ultima cosa, i signori della giunta comunale che stano trattando con la Serenissima vi inviterei a visionase il loro curriculum. ciao ,grazie per avermi datto la possibilita di esporre il mio commento.
mi viene da vomitare. sarò il primo a mettere bombe nei cantieri appena apriranno. ora mi son veramente rotto i coglioni.
Che altri sviluppi ci sono stati a ‘sta vergogna?!
Per chi ha conosciuto la vera Piscinas, è abbastanza in salita concordare sulla vostra decantazione di esempio di compatibilità ambientale dell’Hotel” Le dune” di Piscinas. Forse sarebbe stato opportuno anche andare a vedere tra le carte la storia e le procedure attuate per arrivare all’acquisizione dell’area e alla sua costruzione; cosa ha comportato per altri utilizzatori della struttura originaria, per “altri frequentatori ” della località e, per l’ambiente, la sua costruzione. Se la memoria e le testimonianze hanno un valore sarebbe stato opportuno anche chiedere informazioni a chi Piscinas l’ha conosciuta prima che vi fosse fabbricato questo mostro pseudoecologicamente compatibile, per “ricchi annoiati”. Conoscere non fa mai male. Aiuta a ristabilire un minimo di verità storica e a rivedere i giudizi approssimativi di chi non ha conosciuto la situazione precedente e si lascia affascinare dalle mere apparenze attuali.
signor Pilloni, lei è in grado di spiegarcelo in modo non approssimativo?
I veneti hanno cementificata la loro costa e adesso ci provano con la meravigliosa Costa Verde. Darò battaglia!!!!
I soliti speculatori, e mi sembra assurdo che il sindaco pensi che esistano i miracoli, e poi mi fanno ridere quando parlano di campi da golf, pensano di desalinizzare l’acqua di mare ?
IL TURISMO E’ ANCHE POESIA
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