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Quello che i ricchi non fanno in Italia.


“Noi, presidenti o dirigenti d’imprese. Uomini o donne di affari, finanzieri, professionisti o cittadini fortunati, vogliamo l’istituzione di una ‘contribution exceptionnelle’ che colpisca i contribuenti francesi più favoriti. Questo contributo sarà calcolato in proporzioni ragionevoli, con la preoccupazione di evitare effetti economici indesiderabili, quali la fuga di capitali o l’aumento dell’evasione fiscale.

Siamo coscienti di aver pienamente beneficiato di un modello francese e di un ambiente europeo al quale siamo legati e che vogliamo contribuire a preservare. Questo contributo non è da solo una soluzione: deve iscriversi in uno sforzo più globale di riforma, tanto sulle spese che sulle entrate.

Al momento il deficit delle finanze pubbliche e le prospettive di aggravamento del debito dello Stato minacciano l’avvenire della Francia e dell’Europa, nel momento in cui il governo chiede a tutti uno sforzo di solidarietà, ci sembra necessario contribuire”.

Questo è l’appello Nécessaire de contribuer à l’effort de solidaritépubblicato il 25 agosto scorso sul settimanale Nouvel Observateur  e sottoscritto, fra gli altri, da Jean-Paul Agon, amministratore delegato dell’Oréal, Liliane Bettencourt, azionista dell’Oréal, Antoine Frérot, amministratore delegato di Veolia Environnement, Denis Hennequin, amministratore delegato di Accor, Marc Ladreit de Lacharrière, presidente di Fimalac,  Maurice Lévy, amministratore delegato di Publicis, Christophe de Margerie, amministratore delegato di Total, Frédéric Oudéa, amministratore delegato  di Société générale, Claude Perdriel, presidente del Consiglio di vigilanza di Nouvel Observateur, Jean Peyrelevade, presidente di Leonardo & Co France, Franck Riboud, amministratore delegato di Danone, Stéphane Richard, amministratore delegato di Orange, Louis Schweitzer, presidente di  Volvo e di Astra Zeneca, Marc Simoncini, presidente di Meetic, fondatore di  Jaïna Capital, Jean-Cyril Spinetta, presidente di Air France-Klm, presidente del consiglio di vigilanza di Areva, Philippe Varin, presidente del direttivo di Psa Peugeot Citroën.

E’ stata la risposta al relatore per il bilancio all’Assemblée Nationale francese, l’on. Gilles Carrez, che ha proposto un contributo eccezionale solo dell’1-2% sui guadagni dei grandi patrimoni che superano 1 milione di euro all’anno.

Non è certo oro tutto quel che luccica. Infatti, l’aliquota dell’Irpef francese, applicata ai più abbienti, è del 41% (già inferiore a quella di altri Paesi europei per la stessa categoria di reddito), poi, secondo i dati dell’Insee, l’organismo statistico pubblico, lo 0,01% più ricco della popolazione paga appena il 15%, approfittando di svariate «nicchie fiscali» (come vengono chiamati gli sgravi concessi a categorie professionali e situazioni particolari dal fisco francese). Non mancano i grandi evasori fiscali, come Liliane Bettencourt, una dei firmatari, che si è dimenticata di dichiarare al fisco enormi proprietà all’estero (compresa un’isola delle Seychelles) e deve già restituire una trentina di milioni di euro allo Stato francese.

Tuttavia un segnale netto, forte e chiaro, di una disponibilità che i ricconi italiani, ben supportati dal governo Berlusconi, col cavolo che si sognano di dimostrare.

Stefano Deliperi

 per saperne di più:

da Il Fatto Quotidiano, 24 agosto 2011, Francia, i super-ricchi a Sarkozy: “Tassaci”http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/08/24/francia-i-super-ricchi-a-sarkozy-tassaci/153207/

(disegno S.D., archivio GrIG)

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