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Referendum anti-casta? Ma mi faccia il piacere!


 

anche su Il Manifesto Sardo (“Referendum anticasta? Ma mi faccia il piacere!“), n. 123, 1 giugno 2012

 

 

I referendum regionali sardi svoltisi lo scorso 6 maggio 2012 secondo molti rappresenterebbero un forte scossone anti-casta, termine ormai d’uso comune come comunemente viene adoperato spesso e volentieri a sproposito.

Ecco uno dei primi risultati acquisiti, appreso dalle solenni dichiarazioni del Presidente della Regione autonoma della Sardegna Ugo Cappellacci: “la Giunta ha già adottato le prime decisioni che danno seguito al voto espresso dai Sardi il 6 maggio sui consigli di amministrazione …. Abbiamo infatti avviato il passaggio dai consigli di amministrazione ad un amministratore unico. Per quanto riguarda la Carboslulcis la decisione è ad effetto immediato perché consentito dallo statuto senza che siano necessari ulteriori adempimenti. Abbiamo nominato un giovane amministratore locale di 29 anni, laureato in Giurisprudenza, praticante avvocato, mediatore civile, docente e collaboratore del dirigente scolastico presso la scuola secondaria superiore: il dottor Alessandro Lorefice.    

Chi è Alessandro Lorefice?  Un manager, come necessario per la Carbosulcis s.p.a.,  centinaia di milioni di euro di valore, 400 dipendenti, un progetto da 1,5 miliardi di euro per la ricerca del carbone eco-sostenibile?   E’ un consigliere comunale (PdL) di Iglesias, pluri-diplomato, neo-laureato in giurisprudenza presso l’Università telematica “Niccolò Cusano” (ben 84/110 il voto di laurea)[1], collaboratore e docente (ultimamente di “gestione delle portinerie di alberghi e agenzie”) dell’Istituto tecnico statale “Enrico Fermi” di Iglesias, diretto dal padre Raffaele, già consigliere comunale e condannato a due anni di reclusione per reati contro la pubblica amministrazione (sentenza G.I.P. Tribunale di Cagliari, 26 ottobre 1993, n. 383).     Non c’è traccia di competenze manageriali, tantomeno in campo minerario.  

Anche politici dallo stomaco d’acciaio, come l’assessore regionale della difesa dell’ambiente Giorgio Oppi, hanno storto il naso.[2]     Il che è tutto dire.

Al di là di scelte di “alta amministrazione” che sarebbero materia soprattutto per la magistratura ordinaria ed erariale, i referendum del 6 maggio scorso stanno offrendo comunque “materia prima” più per un trattato di schizofrenia sociale e giuridica che per venire incontro alle sacrosante esigenze di cambiamento, trasparenza, efficienza manifestate da una buona parte dell’elettorato sardo.

I 526.661 elettori che si sono recati alle urne (il 35,51% dell’elettorato, quorum validi per tutti e 10 i referendum) hanno deciso l’abolizione delle quattro “nuove” province (Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra, Olbia-Tempio), l’abrogazione degli attuali criteri per le indennità dei Consiglieri regionali, hanno espresso il parere consultivo per l’abolizione dei consigli di amministrazione di enti e agenzie regionali, per la diminuzione a 50 del numero dei Consiglieri regionali, per la nomina dei candidati alla carica di Presidente della Regione mediante il metodo delle “primarie”, per la riforma dello statuto speciale attraverso l’elezione di un’assemblea costituente a maggioranza schiacciante dei votanti. Hanno espresso il parere consultivo sull’abolizione delle quattro province “storiche” (Cagliari, Sassari, Nuoro, Oristano) a netta maggioranza, sebbene minima parte del corpo elettorale (341.956 su 1.479.925, il 23,10% degli elettori).

E dopo è stato il caos, in gran parte prevedibile.

Per certi aspetti, un vero e proprio marasma (mentale), che ha fatto emergere tutta l’inadeguatezza della “casta” politica regionale e, in particolare, della “casta referendaria”.

Il sistema degli enti locali è, infatti, la “base” per l’intero sistema amministrativo regionale sardo: dalla sanità all’edilizia popolare, dai consorzi industriali alla protezione civile, dal trasporto pubblico locale alle scuole superiori, dalle competenze sulla caccia al parco naturale “Molentargius-Saline”, dai centri commerciali ai Centri servizi per il lavoro, dai controlli ambientali ai mille altri rivoli di attività amministrativa dove in ogni caso le Province hanno voce in capitolo.

Con la proclamazione dei risultati referendari in assenza di una qualche legge di riforma, di fatto, sarebbe stata bloccata gran parte dell’attività amministrativa in Sardegna, direttamente o indirettamente.

Conseguenza questa bellamente ignorata dagli esponenti del comitato referendario (fra questi alcuni “storici” anti-casta come Massimo Fantola, da 30 anni docente universitario, senatore, consigliere regionale, consigliere comunale, candidato a sindaco di Cagliari, e il miracolato Andrea Prato, oggi teatrante e già non rimpianto assessore regionale dell’agricoltura), compreso lo stesso presidente Cappellacci, oppositore di se stesso e beneficiario involontario di un incidente stradale che all’indomani del referendum gli ha consentito di non esporre le sue inesistenti proposte per la necessaria fase di transizione legislativa/amministrativa.

Cagliari, Viale Trento, sede della Regione autonoma della Sardegna

Ma il paradosso è nel fatto stesso che i Riformatori Sardi – vero e proprio “motore” referendario – fossero fra i promotori delle nuove Province e insieme al Presidente Cappellacci costituiscano parte fondamentale dell’attuale maggioranza governativa regionale.      Che cosa impediva quantomeno la presentazione di qualche straccio di proposta di riforma del sistema delle autonomie locali?

Eppure – come ben evidenziato anche dai quattro costituzionalisti coinvolti dal Consiglio regionale (Gianni Contu, Bebetto Ballero, Pietro Ciarlo, Andrea Deffenu) – la mancata adozione dei necessari provvedimenti legislativi e amministrativi avrebbe integrato gli estremi del procedimento di scioglimento del Consiglio regionale ex art. 50 legge costituzionale n. 3/1948 e s.m.i. (statuto speciale per la Sardegna). Non solo.  Secondo il parere dei quattro costituzionalisti, con l’abrogazione referendaria della deliberazione consiliare del 31 marzo 1999 si determina “l’assenza della delimitazione dei confini dell’ente provinciale e della relativa popolazione”, elementi fondanti dell’ente territoriale.        E “l’avvenuta soppressione”, di fatto, “di tutte le Province della Sardegna si pone … in palese violazione non solo con l’art. 114 della Costituzione, ma anche con l’art. 43 dello Statuto Speciale”, che contempla le Province di Cagliari, Sassari e Nuoro (Oristano verrà istituita con  legge statale nel 1974).

Essendo gli effetti del referendum abrogativo meramente demolitori, è necessario quindi provvedere a una riforma del sistema sardo delle autonomie locali nel senso indicato dal corpo elettorale votante: abrogazione delle “nuove” Province, ridefinizione e snellimento delle Province “storiche”, ridefinizione delle varie (e numerose) normative regionali che contemplano ruoli di province e circoscrizioni territoriali provinciali.

Libellula

Una grande, profonda e virtuosa riforma da fare ora-subito-adesso.

Invece, la “casta” politica regionale – compresa la “casta” referendaria – ne è stata incapace: nella notte del 24 maggio scorso ha approvato la legge regionale n. 11/2012 di rinvio delle scelte.

Di fatto (seppure non esplicitata) è prevista l’eliminazione di tutte le Province fra nove mesi, il 28 febbraio 2013.          Al loro posto  Unioni di Comuni (“funzioni da attribuire alle unioni di comuni e/o ad altre forme associative”, art. 1, comma 1°).    Entro il 31 ottobre 2012 il Consiglio regionale approverà una legge di riordino del sistema degli enti locali, poi – entro il 31 dicembre 2012 – si svolgeranno le consultazioni dei Comuni e dei cittadini mediante referendum (consultazioni obbligatorie in quanto previste da Costituzione e Statuto speciale per la delimitazione delle circoscrizioni locali). Infine, l’1 marzo 2013 ci sarà il passaggio di consegne tra gli attuali organi provinciali ora prorogati e le nuove Unioni di Comuni.

Ovviamente sempre che siano approvati con referendum e sempre che l’intera procedura referendaria non sia dichiarata illegittima in seguito ai ricorsi esperiti dall’Unione Province Sarde (U.P.S.).   Udienza davanti al Tribunale civile di Cagliari il prossimo 18 ottobre.

Oxalis pes-caprae

Però, emerge un difetto di fondo: quante saranno le nuove “unioni di Comuni”?        E quante le relative nuove strutture politico-amministrative?    Avremo dieci, venti o chissà quante nuove “mini-province” più le “città metropolitane” di Cagliari e Sassari, visto che s’ipotizza una decisione ad libitum da parte di ogni singolo Comune?      Con quali costi e con quale efficacia?      E la presenza delle Province nella Costituzione e nello Statuto speciale dove la lasciamo?     Anche il Governo Monti ne ha dovuto prendere atto con la riforma di cui alla legge n. 201/2011.  Alla Regione autonoma della Sardegna ne farà prender atto la Corte costituzionale?

E in tal caso gli elettori sardi non si ritroverebbero presi in giro?

Misteri delle “caste”, della possibile loro moltiplicazione e dei relativi referendum.

Stefano Deliperi

Sardegna, scritta murale

(disegno S.D., foto da mailing list sociale, Regione autonoma della Sardegna, S.D., archivio GrIG)


[1]   Un autentico enfant prodige: “mi iscrissi all’Università di Cagliari in Giurisprudenza all’età di 17 anni e mezzo, lì ho sostenuto quasi tutti gli esami per poi spostarmi a Roma, iscrivendomi ad un’università telematica che mi consentiva di insegnare e simultaneamente seguire le lezioni, quando ero libero dal mio impegno di docente” (“Lorefice: ‘Non sono un lottizzato’”, da L’Unione Sarda, 30 maggio 2012).

[2]  “Sicuramente è stata fatta una scelta non accettabile.    Non si può nominare alla presidenza di Carbosulcis uno senza arte né parte,senza alcuna quali­fica, solo per fare un dispetto agli avversari del tuo partito” (“Oppi: caso Lorefice, scelta inaccettabile”, da La Nuova Sardegna, 29 maggio 2012).

  1. giugno 1, 2012 alle 4:20 PM

    Andrea Prato, quello che rappresentava la Regione autonoma della Sardegna all’insaputa della Regione autonoma della Sardegna.

    da La Nuova Sardegna, 1 giugno 2012
    Sardegna CO2.0, silurato Prato. Regione, tre righe in una lettera del direttore generale. E lui: «Ora la denuncio»: http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_231_20120601080418.pdf

    da Sardegna Quotidiano, 1 giugno 2012
    INCARICHI E AMICI. E ora il governatore taglia anche Prato: http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_56_20120601082735.pdf

  2. Avatar di icittadiniprimaditutto
    icittadiniprimaditutto
    giugno 1, 2012 alle 7:11 PM

    Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

  3. Avatar di Occhio nudo
    Occhio nudo
    giugno 3, 2012 alle 10:10 PM

    Di sicuro, uno stravolgimento simile della volontà popolare, sarebbe indecente e meriterebbe una vera rivoluzione da parte dei sardi. Le Province sono previste dalla Costituzione ma questa non prevede una loro proliferazione smisurata 😉

  4. giugno 12, 2012 alle 2:58 PM

    habemus papam 😉

    da L’Unione Sarda, 12 giugno 2012
    Iglesias. L’accusa riguarda una vicenda di cinque anni fa sui titoli per ottenere una supplenza. Carbosulcis, Lorefice si dimette. Per il nuovo amministratore unico la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio. (Andrea Manunza): http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_146_20120612083312.pdf

  5. giugno 23, 2012 alle 2:17 PM

    e ritorna anche Alessandro Lorefice, W il Sardistàn!

    da La Nuova Sardegna on line, 23 giugno 2012
    l ritorno di Lorefice. «Sono ancora il capo della Carbosulcis».
    Il Caso Nuraxi Figus. Il giovane insegnante ai sindacati: non mi sono dimesso. La Regione: il posto è vacante: http://lanuovasardegna.gelocal.it/sassari/cronaca/2012/06/23/news/il-ritorno-di-lorefice-sono-ancora-il-capo-della-carbosulcis-1.5306400

    • giugno 24, 2012 alle 10:11 PM

      da La Nuova Sardegna, 24 giugno 2012
      Lorefice pronto a rivalersi con la Regione. Dopo le dimissioni è tornato alla Carbosulcis e ha chiesto copia degli atti di spesa firmati dal dg. (Giuseppe Centore, Erminio Ariu)

      CAGLIARI. Lo scontro politico all’interno del Pdl regionale e ai vertici della Carbosulcis potrebbe costare caro, in termini economici, alla Regione, già deficitaria dal punto dell’immagine. In attesa che il 3 luglio venga nominato dall’assemblea il nuovo amministratore, altri schizzi di veleno hanno già intaccato l’ambiente di Nuraxi Figus. A cominciare da quelli relativi alla “visita” del presidente dimissionario venerdì in azienda. Una visita che si è protratta per tutta la mattina e che ha visto Alessandro Lorefice (che pur cercato rifiuta alcun contatto con la Nuova) non solo intento a incontrare i sindacati per ribadire l’assenza di dimissioni, ma anche a svolgere in pieno il suo ruolo; risulta infatti che Lorefice abbia chiesto e ottenuto copia di tutti gli atti di spesa firmati dal 21 maggio in poi dal direttore generale Mario Porcu. Non si capisce quale sia il motivo di questa richiesta (visto che Lorefice in quanto dimissionario, codice civile alla mano, non poteva esercitare i suoi poteri, infatti assunti dal presidente del collegio sindacale) né se Lorefice abbia portato via con sé documentazione aziendale, certo questa richiesta inusuale lascerebbe intendere che anche i rapporti tra Lorefice e Porcu siano all’origine della lettera di dimissioni dello scorso 11 giugno. Rapporti che forse hanno avuto momenti di frizione sulla divisione delle deleghe di spesa. Un ulteriore giallo potrebbe essere contenuto nella missiva con la quale il neo e ora ex presidente di Carbosulcis si rivolge a Cappellacci: non scrive «mi dimetto», bensì «sento il dovere e la necessità di rimettere il mandato che ella mi ha affidato quale amministratore unico della Carbosulcis». Differenza semantica o anche giuridica? Per la Regione nessun dubbio: la lettera, subito protocollata dalla Regione, ha consentito al presidente del collegio sindacale di convocare l’assemblea per la nomina del nuovo amministratore unico; la scelta avverrà il prossimo 3 luglio. Ma allora perché questo tardivo passo indietro di Lorefice? Non è escluso che alla base ci sia la scelta di rivalersi verso la Regione, visto che nomina alla mano a Lorefice erano stati garantiti tre anni di carica e 50mila euro lordi di emolumenti. Naturalmente il sindacato, diviso al suo interno tra chi vorrebbe dare una chance al giovane precario, magari in funzione anti-direttore, e chi vuole passare oltre, guarda la vicenda con la massima preoccupazione. «Continuando di questo passo – precisa Mario Crò, segretario generale della Uil – la miniera è allo sfascio. La giunta regionale con la nomina di Lorefice ha commesso un grave errore, ma a questo punto deve assumersene le responsabilità». La breve passeggiata di Alessandro Lorefice nelle stanze dei bottoni della Carbosulcis sembra aver prodotto più fastidio che consensi in miniera e gli sviluppi sono ancora da verificare. C’era ormai il convincimento generale che Alessandro Lorefice avrebbe trascorso poco tempo alla guida della società pubblica invece quel ritorno inaspettato ha lasciato intendere che il docente di gestione di portineria abbia riveduto il suo manifestato annuncio di rimettere il mandato. Resta da capire chi lo abbia consigliato a resistere e a contrapporsi, e sarebbe una novità non di poco conto, allo stesso Capellacci.

  6. giugno 27, 2012 alle 2:43 PM

    incredibile.

    da La Nuova Sardegna on line, 27 giugno 2012
    Lorefice, accesso negato alla Carbosulcis. Nuraxi Figus, il giovane amministratore delegato ieri è stato formalmente scaricato da Cappellacci. (Erminio Ariu, Giuseppe Centore): http://lanuovasardegna.gelocal.it/sassari/cronaca/2012/06/27/news/lorefice-accesso-negato-alla-carbosulcis-1.5321920

  7. settembre 26, 2012 alle 2:57 PM

    nel 2012 il Direttore generale della Provincia di Cagliari ing. Abramo Garau guadagnerà 263.750 euro lordi, 21.979,16 euro lordi in media al mese.

    da L’Unione Sarda, 26 settembre 2012
    Abramo Garau: guadagno proporzionato a quanto prendevo prima. Direttore a peso d’oro.
    Provincia, un maxi stipendio per il dirigente. (Piercarlo Cicero): http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_146_20120926081454.pdf

    da La Nuova Sardegna, 26 settembre 2012
    Provincia,stipendi da nababbi. Il direttore generale incassa 264mila euro l’anno, 56mila in più del 2009. (Mauro Lissia): http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_231_20120926081157.pdf

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