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25 novembre: uccidi anche me.


Riceviamo da Francesca Madrigali, e volentieri pubblichiamo, una riflessione sulla giornata internazionale contro la violenza sulle donne e qualche idea sul progetto “Uccidi anche me. Donne che non esistono più“.

Gruppo d’Intervento Giuridico

Il 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.  
A cosa serve “una  giornata”? serve a sensibilizzare le persone su un argomento, a far parlare, discutere, a innescare domande e magari qualche risposta.
L’argomento è terribile, molti reagiscono con fastidio o perplessità solo a sentirlo chiamare con il suo nome: femminicidio. Cioè, l’omicidio praticato su una particolare categoria di persone, le donne appunto. Sono 113 le donne uccise dall’inizio dell’anno, almeno 73 dal proprio partner. I motivi sono di volta in volta diversi, ma è evidente che si tratti di un problema sociale, non di semplice cronaca nera o occasionali raptus di pazzia.
In Italia, il paese che ha eliminato il cosiddetto “delitto d’onore” solo nel 1981, ancora oggi capita che i mezzi di comunicazione di massa parlino di “delitto passionale”. Le donne e gli uomini che vivono relazioni sane sanno bene che la passione è un’altra cosa.
Le donne, inoltre, ancora una volta sorprendono per la forza e lucidità con cui affrontano il tema: non soltanto con la partecipazione ad associazioni, comitati, e i diversi eventi volti ad informare e sensibilizzare sulla piaga del femminicidio, ma anche con iniziative che le mettono in gioco con quello che immediatamente le rappresenta, il loro volto.
Proprio il viso delle donne è il soggetto della ricerca fotografica di Fiorella Sanna per il progetto Uccidi anche me. Donne che non esistono più, al quale io collaboro per i testi. Abbiamo scelto un titolo volutamente provocatorio per sottolineare la forza delle donne che si fa solidarietà verso le altre donne, quasi a sfidare una violenza che crediamo sia soprattutto il prodotto di modelli e suggestioni  culturali sbagliati.
Le donne che hanno partecipato e quelle che parteciperanno – perché Uccidi anche me è un “work in progress” che finora ha raccolto molte adesioni appassionate– vengono ritratte per poi “donare” una parte del loro volto per creare una donna diversa. Perché ognuna di noi potrebbe essere Claudia, Matilde, Francesca, Laila, Antonina: cinque vittime del  2012, cinque come le donne che compongono il volto che vedete accanto.
Grazie, dunque, a Diletta, Silvia, Kathryn, Beatrice e Maria per aver partecipato, e grazie alle donne che vorranno ancora farsi ritrarre e parlare con noi per contribuire al progetto Uccidi anche me.
                                                                                         Francesca Madrigali
  1. Avatar di icittadiniprimaditutto
    icittadiniprimaditutto
    novembre 25, 2012 alle 9:48 PM

    Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

  2. Avatar di Stefano Deliperi
    Stefano Deliperi
    novembre 25, 2012 alle 10:30 PM

    ti darei la mia foto, ma sono maschio. Sono pienamente d’accordo.

  3. Avatar di arpia
    arpia
    novembre 26, 2012 alle 12:10 am

    Le denunce dovrebbero essere prese in modo piu’ serio e da persone preparate con un training adeguato. Le donne vittime di violenza dovrebbero essere assistite sul posto da persone e strutture adeguate. Le vittime di abusi e violenze vengono spesso emarginate, derise, colpevolizzate, abbandonate al loro destino crudele. Questo credo sia uno dei motivi che spesso porta al silenzio la paura di non essere presi sul serio, giudicati e la solitudine che da questo spesso deriva. In moltissimi casi le donne non vogliono fare del male ai propri compagni che hanno scelto per fare un cammino di vita iniseme e con cui vi e’ un ovvio legame emotivo. Pensano che cambieranno, ma spesso gli uomini violenti sono dei grandi manipolatori sentimentali. In alcuni casi le donne sono costrette a subire data la situazione socio economica in cui si trovano, in alcuni casi non si apettano che succeda il dramma che poi spesso succede. Tanti casi raggiungono situazioni estreme paradossalmente quando le donne decidono di terminare una relazione o sono andate via di casa. Di fronte al dramma di questo fenomeno dovremmo sentirci tutti offesi e indignati indipendentemente dal sesso a cui si appartiene, indignati come esseri umani. Ci meravigliamo e siamo pronti a puntare il dito quando in paesi diversi dal nostro sentiamo di donne uccise per l’onore, bruciate, sfigurate, ma da noi succedono le stesse cose. Pare che per alcune persone vi sia l’idea che le donne siano dei semplici oggetti. Ricordiamoci pero’ che la violenza sulle donne non e’ un fenomeno nuovo ma un fenomeno che si trascina nel tempo, un antico malcostume. Da casi di bambine, ragazzine povere a volte mandate a lavorare come domestiche maltrattate e a volte violentate dai “padroni” ai padri e mariti violenti, non e’ un fenomeno nuovo e che oggi forse in alcuni casi e’ piu’ pubblicizzato. E’ certo pero’ che per ogni caso di cui si sente parlare, tantissimi altri sono vissuti in silenzio all’interno delle pareti domestiche, nei luoghi di lavoro ecc. E’ un fenomeno che chi di competenza dovrebbe valutare in modo estremamente serio e con leggi adeguate e quando vi sono casi di violenza si dovrebbero indirizzare i colpevoli verso dei corsi obbligatori di riabilitazione, in alcuni casi non avranno alcun effetto, ma se si puo’ aiutare una persona violenta a cambiare e a capire si aiuteranno indirettamente tante vittime , quindi il supporto deve essere concreto. Non esisteva un proverbio che diceva “le donne non si toccano nemmeno con un fiore”? Sarebbe ora di rispolverarlo.

  4. Avatar di arpia
    arpia
    novembre 26, 2012 alle 3:35 PM

    La definizione di “delitto passionale” di cui si parla in questo articolo, non e’ usata solo in Italia, infatti serve a distinguere un tipo di delitto da altri tipi di delitti, in inglese e’ indicata come “crime of passion”, in francese “crime passionnel” e cosi’ via in tante lingue.

  5. novembre 27, 2012 alle 7:55 PM

    grazie cari amici, per la vostra sensibilità e l’attenzione al nostro progetto. Crediamo che la violenza sulle donne non sia solo un problema di genere ma della società nella sua interezza e vorremmo quindi sentire anche le riflessioni degli uomini. Per cui, stefano, se vuoi aderire sei il benvenuto! 🙂
    per informazioni
    madrigali.f@gmail.com
    fiorsa@gmail.com

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