Un “pezzo” delle Isole Tremiti in vendita?
Riceviamo dal prof. Giorgio Nebbia, uno dei padri dell’ecologismo in Italia, e pubblichiamo molto volentieri.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
Chiediamo altri soldi alla Regione, al Governo, per le necessità del Comune di Isole Tremiti purché si rinunci a “mettere all’asta”, con questo squallido linguaggio mercantile, dei pezzi delle isole che appartengono, amministrativamente, al Comune, ma che, proprio in quanto tali, “appartengono” alla comunità nazionale, sono un bene “comune”. Capisco bene il disperato bisogno di soldi del Comune in un momento storico in cui lo “Stato”, per primo, è costretto a svendere parte dei beni di cui è custode e proprietario, dalle spiagge agli edifici storici, per “fare cassa” (altro termine squallido).
Nei secoli passati il territorio era “del principe” che poteva darne in dono una parte, ma che tratteneva gelosamente la proprietà e il controllo sulle parti che erano più importanti: le rive del mare, le rive dei fiumi, i boschi e i pascoli; tali beni potevano essere concessi in uso ad una parte dei cittadini ma la proprietà restava “sua”, del principe, che nella sua saggezza ne conosceva il valore economico e culturale. Quando le società moderne si sono sbarazzate dei re e dei principi il ruolo del principe è stato assunto dallo Stato (con la S maiuscola) che ha riunito i beni collettivi nel “demanio”, nazionale o locale, il patrimonio dei beni di tutti. Col passare del tempo e col crescere dell’avidità dei privati, molti di tali beni sono stati venduti nel nome del progresso economico: e se ne vedono i frutti. L’appropriazione privata delle rive dei fiumi ne ha ristretto lo spazio e ad ogni pioggia intensa le acque, non più trattenute dagli spazi liberi “demaniali”, si espandono violente e spazzano via le stesse proprietà degli occupanti. L’appropriazione privata delle coste è la fonte prima dell’erosione che spazza via gli stessi edifici costruiti sulle rive.
In tante parti del mondo, e anche in Italia, in seguito alle continue privatizzazioni dei beni pubblici, ci si sta accorgendo che lo sfruttamento intensivo turistico ed “economico” di tali beni presto si rivela fonte di danni ambientali e di perdite economiche. Gli aspiranti proprietari dei beni messi all’asta alle Tremiti sperano di entrare in possesso di nuove belle e attrattive residenze e di avere proficue attività turistiche; molti abitanti sperano, dalla “valorizzazione” turistica, di trarre qualche soldo di affari. Il vantaggio monetario sperato prevale sulla salvaguardia di altri valori come la bellezza e la biodiversità, il clima regolato dal verde, la pescosità, non monetizzabili benché siano anche loro, davvero dei “valori”.
Se mi permetto di chiedere con fermezza di “non farlo”, di non accettare questa ulteriore privatizzazione di un pezzo delle isole Tremiti, non lo faccio per rincorrere mode ecologiste: capisco bene la reazione naturale degli abitanti che si vedono condannati ad una condizione di arretratezza di servizi; non lo faccio neanche nel nome della “bellezza” delle isole, che pure considero un valore assoluto di cui godono, senza saperlo, senza conoscerne il nome, gli attuali abitanti di isole di eccezionale importanza. Lo chiedo al Comune e a chi lo amministra e agli abitanti perché tale svendita è una trappola: infatti esistono delle leggi ineluttabili per cui ogni territorio, ogni spazio di dimensioni limitate, come le isole Tremiti, può accogliere una quantità di presenze umane e di attività e di strutture abitative limitate. Fino a quando queste presenze e attività restano limitate, i beni ambientali come acque limpide e pescose, vegetazione, clima, sono godibili per abitanti e turisti; quando viene superata una soglia, dettata dalla storia e dall’esperienza, gli stessi beni vengono meno per l’aumento del traffico, l’inquinamento del suolo e del mare, per la distruzione del verde. Il prevedibile esito della privatizzazione degli spazi comunali messi all’asta è proprio quello di portare non una breve ricchezza e benessere, ma la perdita di beni ambientali e, alla fine, di “valore economico”, per i futuri acquirenti e per gli stessi abitanti. Con tutto il rispetto per gli abitanti delle Isole Tremiti, mi permetto di ripetere: non fatelo.
Giorgio Nebbia
qui la notizia:
da Il Corriere della Sera on line, 24 aprile 2012
Il caso In vendita 7 ettari. Incasso stimato: 4 milioni. Isole Tremiti all’ asta La Regione in campo per fermare il bando. La polemica «Su quei terreni c’ era un progetto di edilizia popolare riservato ai residenti a basso reddito» Il Comune in deficit: è tutto in regola: http://archiviostorico.corriere.it/2012/aprile/24/Isole_Tremiti_all_asta_Regione_co_9_120424034.shtml
(foto da http://www.leisoletremiti.it, mailing list ecologista, S.D., archivio GrIG)



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