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La devastazione del paesaggio del Montefeltro grazie alle “pale” eoliche.


Appennino Umbro-Marchigiano, Monte Macinara e Monte dei Sospiri

Appennino Umbro-Marchigiano, Monte Macinara e Monte dei Sospiri

Il Monte dei Sospiri è un luogo bellissimo, remoto ed è un balcone su luoghi remoti, ovvero tutta l’area compresa tra l’alto Candigliano e l’Alpe della Luna.

Solo il nome del resto, dovrebbe determinare rispetto verso questo luogo aereo ed essenziale, fatto di erba e di cielo.

E’ il paesaggio del Montefeltro dipinto da Piero della Francesca, da Leonardo.  E Vittorio Sgarbi, spesso insopportabile e paraculo, ha ragione da vendere nello scagliarsi contro lo scempio annunciato.

In parte siamo riusciti a fermare questo disastro, ma questa inutile centrale eolica ha ormai avviato i lavori ad Apecchio, sull’Appennino Umbro-Marchigiano.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

 

Appennino Umbro-Marchigiano, Monte Macinara e Monte dei Sospiri con simulazione impatto centrali eoliche

Appennino Umbro-Marchigiano, Monte Macinara e Monte dei Sospiri con simulazione impatto centrali eoliche

 

E così il grande parco eolico è realtà.

Vengono segati i lampioni a Piobbico, vengono asportati i guard rail lungo l’Apecchiese per permettere il passaggio delle colossali strutture che andranno a costituire le cinque altissime torri, ben più grandi delle antenne del Monte Nerone.

Un “parco” che rischia di costare molto caro all’intera comunità, non solo a quella di Apecchio.

L’impatto di questo enorme parco industriale nel cuore vergine dell’Appennino rappresenta una vulnerazione non solo fisica, ma anche culturale per l’intero Montefeltro, sub regione per la quale si era attivata l’ipotesi di riconoscimento di “patrimonio mondiale Unesco” per la coesistenza di paesaggi e presenze storico artistiche unici al mondo. Ora vi sono ancora i presupposti per tale riconoscimento, vista l’ineludibile visibilità dell’ecomostro, che rischia addirittura di costituire  uno degli elementi paesaggistici fondanti del Montefeltro stesso?

centrale eolica

centrale eolica

Peraltro, si tratta dell’unico parco eolico che è “passato” nell’Appennino settentrionale; altrove la “Rete di Resistenza sui Crinali” (e non solo) è riuscita a respingerli tutti.

Ma Apecchio è risultato un ventre molle, una fessura aperta sul muro resistente e ora qualcosa di simile ad un’infezione nel corpo sano dell’entroterra pesarese.

Per giunta, il “parco” viene realizzato proprio su un sito archeologico. La Soprintendenza ha detto che va bene così.

Nessuna resistenza di fronte alla potenza dell’industria pesante; un’industria senza lavoro però: neanche un posto. Solo l’insinuarsi di una azienda di remota provenienza, priva di agganci col territorio, uno sbarco “alieno” in un contesto di completa destrutturazione politica, senza alcun presidio e con i Comuni in ordine sparso, in balia di se stessi e di sindaci non sempre in possesso dell’auspicabile profilo culturale.

E per quanto riguarda “la Città della Birra” (il Comune di Apecchio), la cifra conferita da contratto al Comune (110 mila euro l’anno, più una cifra non precisata, da elaborare in base alla produzione e certificati verdi) è omnicomprensiva. In pratica, l’importo percepito dal Comune è in buona parte costituito dalle tasse, che sarebbero comunque dovute. Una vera pacchia per il proponente. Un vero capolavoro di alta amministrazione, quella comunale di allora, che ha lasciato ai contemporanei (e ai posteri) la gestione di questa bella eredità: terre in cambio di specchietti e perline colorate, gli indigeni ringraziano: un film già visto.

Apecchio, torrente in ambito appenninico

Apecchio, torrente in ambito appenninico

E va sgombrato il campo dall’idea che si tratti di energia “pulita”.

A parte l’impatto ambientale che si ha ponendo un’area industriale in cima ad una montagna, l’immane quantità di cemento (e altri materiali) utilizzata e l’incredibile numero di trasporti necessari (un anno avanti e indietro) alla costruzione del “capolavoro”, hanno immesso tanto carbonio in atmosfera che ci vorrà altro che la produzione eolica per pareggiare il conto!

E il vento è proprio quel che sembra mancare.

Le oltre 2000 ore di vento “utile“, necessarie a rendere economicamente vantaggioso un simile impianto, non ci risulta ci siano da nessuna parte nel Pesarese.

Se è così, l’“energia pulita” viene prodotta dai finanziamenti pubblici, i soli convenienti per l’installatore: la paghiamo noi.

A completare il quadro, nessun impianto costruito in Italia ha sostituito un impianto ad energia “fossile”: la produzione “verde” si somma semplicemente a quella tradizionale. L’inquinamento non cala di un punto, anzi aumenta.

Dunque a che serve? A chi serve? A chi è servito?

Non si tratta di domande retoriche e non possiamo pagare sempre noi.

La vicenda non è finita: comincia ora, dalla trasparenza che la Regione Marche proprio in questi casi , non ha finora garantito. Lo dimostra la legge sulla Valutazione di impatto ambientale che, dichiarata incostituzionale, ha avuto la sua ultima modifica a gennaio 2015, ma è tuttora incostituzionale per la trasparenza partecipativa che di fatto non garantisce.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus – Marche

 

 

 

anatre_in_voloda Il Resto del Carlino, 3 aprile 2016

Cinque torri in arrivo sul Monte dei Sospiri. Ambientalisti in rivolta per le pale eoliche.

 

Apecchio, crinale appenninico

Apecchio, crinale appenninico

 

in primo piano il monte della Pantana (Sassoferrato, AN), dietro il monte Cucco (Umbria)

in primo piano il monte della Pantana (Sassoferrato, AN), dietro il monte Cucco (Umbria)

in riferimento al commento del prof. Raniero Massoli Novelli, in primo piano il monte della Pantana (Sassoferrato, AN) dove era in progetto un parco eolico, dietro il monte Cucco (Umbria).

 

(foto A.L.C., S.D., archivio GrIG)

  1. raniero massoli novelli
    aprile 6, 2016 alle 9:23 am

    sembra incredibile un parco eolico su questi monti (anche se le foto potevano essere più “chiare”).
    a Sassoferrato, tra Marche ed Umbria quando hanno provato a presentare un progetto di parco eolico sui nostri monti (vedi foto) si è subito formato un nutrito, trasversale, intercomunale, molto attivo, Comitato anti-eolico che ha finora costretto le amministrazioni comunali a rigettare il progetto.

    • Juri
      aprile 9, 2016 alle 11:54 am

      La devastazione del paesaggio e dell’integrità di luoghi come quello oggetto di questa ennesima, vergognosa speculazione eolica, rappresenta un danno enorme.
      Resta un mistero (si fa per dire) il fatto per cui anziché abbattere gli enormi sprechi e inefficienze nell’attuale sistema energetico, si debbano spazzare via quei pochi angoli di natura integra ancora presenti in Italia per installare veri e propri sistemi industriali.
      Ven venga la produzione eolica, nei luoghi e nei modi corretti. Ma la logica secondo cui basta non avere emissioni di CO2 per dare il benvenuto a qualunque installazione industriale in ogni dove, mi sembra una follia.

      • luglio 10, 2016 alle 10:13 PM

        Juri, abbattere le inefficienze e gli sprechi e’ sacrosanto ma non basterebbe mai a evitare la catastrofe dovuta al riscaldamento globale. Una mega centrale eolica non spazza via “…i pochi angoli di natura integra ancora presenti in Italia…” perche le turbine occupano sono una percentuale minima di territorio, corrispondente all’area necessaria per le fondazioni e il resto necessario per la costruzione (strade di accesso e scavi vari) si puo tranquillamente ripristinare a fine lavori se le cose vengono fatte bene. E’ indispensabile fare dei distinguo anziché dire no in assoluto, solo perche qualcuno non ha fatto in passato le cose come si doveva. Se qualcuno usa male, che so, un picco, non bisogna bandire i picchi, che sono necessari per piantare gli alberi. Piuttosto bisogna fare in modo che i picchi vengano usati come si deve. E’ li la lotta che dobbiamo fare noi ambientalisti!
        Mi diresti quali sono secondo te i luoghi e i modi corretti di produrre energia dal vento? Io non ne conosco nessuno che sia migliore, allo stato attuale della tecnologia, di quello consentito dalle mega centrali eoliche se fatte bene.

  2. aprile 8, 2016 alle 7:47 PM

    da il Corriere Adriatico, 4 aprile 2016
    Apecchio, issata la prima torre del parco eolico sul monte dei Sospiri: http://www.corriereadriatico.it/pesaro/apecchio_parco_eolico_issata_torre_monti_dei_sospiri_tanti_curiosi-1647649.html

    • Riccardo Pusceddu
      luglio 8, 2016 alle 10:15 am

      Speriamo che queste torri siano un simbolo del nostro ancora meraviglioso pianeta che tira un sospiro di sollievo nel vedere una centrale eolica invece che le solite centrali a carbone, olio combustibile o gas!

      • luglio 8, 2016 alle 3:30 PM

        speriamo che quella torre eolica vadano a farla in un’area già compromessa, certamente fuori da ogni bosco.

        Stefano Deliperi

      • Juri
        luglio 8, 2016 alle 6:30 PM

        Riccardo, a questo punto non si capisce perché non ti batti anche per il taglio raso di tutte le foreste sarde e continentali, anzi mondiali, visto che con quella biomassa si potrebbero sostituire una parte considerevole delle centrali termiche classiche.
        Anzi ricordo che eri molto critico nei confronti dell’ente Foreste, che USA le tue stesse argomentazioni per portare avanti gli scempi che sappiamo.

      • luglio 8, 2016 alle 10:45 PM

        Juri, ma come fai a dire che una centrale eolica e una a biomassa siano la stessa cosa? Lo sai cos’e’ l’EROEI?
        Stefano, le pale vanno messe dove c’e’ più vento, anche in mezzo ai boschi se necessario e proprio per salvarli davvero, quegli stessi boschi, da una minaccia ben più grave del preteso danno al paesaggio o di qualche uccello o pipistrello.

      • luglio 9, 2016 alle 8:06 am

        …peccato che lí il vento lo vedano a Pasqua e a Natale…

        Stefano Deliperi

      • Juri
        luglio 9, 2016 alle 12:42 PM

        Riccardo, dico che anche l’uso della legna delle foreste come combustibile è a bilancio zero di CO2 e secondo il tuo approccio al problema questo dovrebbe giustificare il taglio raso di tutte le foreste.

      • luglio 9, 2016 alle 11:28 am

        Stefano, cosa intendi? Sono un po tardo di comprendonio, forse perche’ vivo in un mondo alla Walt Disney, hahaha.

      • luglio 9, 2016 alle 11:42 am

        no, tutt’altro. Vedi il mondo con occhiali rosa 😊 e pensi che siano tutti animati dalle migliori intenzioni.
        Purtroppo non é così.

        Stefano Deliperi

      • luglio 9, 2016 alle 11:48 am

        Si, adesso ho capito come mi vedi. Ti assicuro che non e’ così. Io sono un fondamentalmente un cinico e non penso affatto che la EnergoGreen sia animata dalle migliori intenzioni. Io li voglio solo “usare” perché mi fanno qualcosa di bene per il pianeta che amo. Certo che preferirei che fossero i comuni piuttosto a costruire le centrali termodinamiche o a mettere le pale eoliche! Siccome non lo fanno e/o non lo possono fare, allora mi servo della EnergoGreen. Mi spieghi la storia del vento che si vede solo a Pasqua e a Natale? Non l’ho capita, la battuta.

      • luglio 9, 2016 alle 2:41 PM

        semplice: lí non c’è vento 😉

      • luglio 9, 2016 alle 6:03 PM

        Juri ma perche’ fai di tutta l’erba un fascio? Non c’e’ solo la CO2! Prima vengono gli ecosistemi. E’ per questo che l’aumento di CO2 in atmosfera e’ importante. Perché minaccia gli ecosistemi su scala planetaria. Qualsiasi cosa che minaccia gli ecosistemi va combattuta, sia su scala locale che globale. L’aumento di CO2 e’ propedeutico alla distruzione degli ecosistemi così come lo e’ la distruzione di un bosco, soprattutto se di vasta estensione. Le pale eoliche mi consentono di produrre energia senza produrre CO2 mentre bruciare un bosco e lasciarlo ricrescere non produce CO2 ma distrugge un’ecosistema. Ho reso l’idea adesso?

      • Juri
        luglio 9, 2016 alle 7:45 PM

        Appunto, anche le centrali eoliche e quelle termodinamiche, se realizzate in aree integre, degradano fortemente ecosistema e paesaggio. Siano benedette le fonti solari ed eoliche ma nelle sconfinate aree già degradate esistenti.

      • luglio 9, 2016 alle 11:38 PM

        Juri, stai facendo di nuovo di tutta l’erba un fascio. Una cosa sono le centrali eoliche, altra cosa sono quelle termodinamiche. Le pale eoliche vanno messe dove c’e’ vento. Più vento c’e’, meglio e’. Pero’ si possono mettere anche in mezzo ad un bosco mentre gli specchi per il termodinamico in mezzo ad un bosco ASSOLUTAMENTE no, perché bisognerebbe sacrificare il bosco!
        Ammettiamo poi che l’ecosistema si degradi un po’ a causa di questi impianti e che il paesaggio venga deturpato (fatto alquanto soggettivo): ma bisogna fare un bilancio, non lasciare lo status quo, quello si che degrada l’ambiente!
        Se un piccolo danno in Sardegna mi salva una foresta vergine pluviale, allora cosa e’ meglio? Siamo a questo punto, Juri! Non possiamo più permetterci il lusso di pensare al paesaggio se così facendo si distruggono molti più “paesaggi” in altre parti del mondo! Ne possiamo cullarci nell’illusione che il risparmio energetico risolva tutti i problemi! Anche se si riuscisse nell’intento, ogni passo avanti in quel campo verrebbe vanificato dall’aumento costante della popolazione mondiale (11 miliardi nel 2100 invece degli attuali 7). Non sto dicendo che il risparmio energetico sia inutile anzi tutt’altro! Sto solo dicendo che da solo non basterebbe mai a far vivere 7/11 miliardi di persone in equilibrio con l’ambiente, con i consumi che globalmente continuano a crescere e le aspettative di vita che si allungano e si fanno sempre più pressanti, sulla falsariga consumistica dei paesi occidentali.
        Dove sarebbero queste benedette aree degradate sconfinate? Ma devono essere ad un prezzo accessibile, altrimenti chi sarebbe disposto a comprarle per farci sopra una centrale termodinamica? E non dirmi anche te che sono problemi degli imprenditori se le aree industriali e/o degradate costan troppo! Queste centrali servono anche a noi ambientalisti, per salvare il pianeta, non solo agli imprenditori per fare soldi!

      • luglio 10, 2016 alle 3:05 am

        Ho controllato alcuni siti sulla ventosità (http://atlanteeolico.rse-web.ite) (http://www.atlanteeolico.it) e malgrado i dati siano discordanti a causa credo della penuria di stazioni anemometriche, la zona del monte dei sospiri non e’ male (ventosità annuale media tra i 5 e i 6 metri al secondo a 25 metri d’altezza) ma ce ne sono delle altre molto più promettenti, soprattutto in Sardegna e Sicilia. Forse queste ultime sono mal raggiungibili o troppo isolate ergo si e’ favorita la zona del Monte dei Sospiri. Oppure nelle altre località l’ostilità delle associazioni ambientaliste e della gente del luogo ne hanno impedito, ahimè, la realizzazione.
        Bisognerebbe fare delle mappe dettagliate e realizzare le centrali eoliche nei posti più ventosi, così da massimizzare la loro efficienza (EROEI) invece che procedere così allo sbaraglio (mi sembra). Basta con questa bella ma insostenibile storia del paesaggio e diamo via libera a queste centrali, delle quali l’umanità e quindi il pianeta, hanno disperatamente bisogno, prima che sia troppo tardi!

      • luglio 10, 2016 alle 6:57 am

        Riccardo, lo sai che lí vive della gente? Si rendono conto se un posto é ventoso o meno e lí vento costante, necessario per l’energia eolica, non ce n’è.
        Costanti sono invece i lucrosi certificati verdi…apri gli occhi.

        Stefano Deliperi

      • luglio 10, 2016 alle 12:31 PM

        Stefano ma perche mi tratti sempre come uno sprovveduto? Un vento fra i 5 e i 6 metri al secondo (media annua) a 25 metri di altezza dal suolo non e’ male (non dimentichiamo che le turbine raccoglieranno il vento ad un’altezza compresa tra 60 e 120 metri, dove il vento e’ sicuramente maggiore). Io non mi fido della gente che vive li e neanche dei miei amici ecologisti, dato che la maggior parte di essi ha più a cuore la preservazione del paesaggio che la maxi estinzione che si prospetta a causa del riscaldamento globale. E’ per questo che controllo sempre le loro affermazioni, come ho fatto in questo caso.

      • luglio 10, 2016 alle 12:50 PM

        Riccardo, pensi che siamo noi gli sprovveduti? Gente che non ha altro da fare che preoccuparsi del fiorellino o dell’alberello?
        Sono gli stessi produttori di energia dal vento (e l’ENEA) che reputano non conveniente un sito dove non c’è vento abbastanza costante con una velocità non superiore a 6 metri/secondo: http://www.cnaenergia.it/files/eolico.pdf.
        Ci fidiamo dei dati che raccogliamo, confrontati più volte, e ci fidiamo di persone che, con grande serietà, da anni si battono per l’ambiente e una migliore qualità della vita.
        Fra un bosco e una “pala” eolica, meglio sempre il bosco: provvede da solo e subito a far fuori un po’ di Co2.

        Stefano Deliperi

      • luglio 10, 2016 alle 2:57 PM

        Il link che mi hai mandato riporta una velocità minima del vento di 5,5 metri al secondo e non di 6 come hai scritto tu. Inoltre si tratta di un documento della Confederazione Nazionale Artigianato la cui attendibilità e’ discutibile. E’ anche basato su fonti la più recente delle quali e’ datata 2006. Mi sono preso la briga di cercare altre fonti più attendibili, L’ENEA, che afferma su questo documento
        (http://www.sito.regione.campania.it/energia/energia_studi/11.%20Valutazione%20del%20potenziale%20dell'energia%20eolica.pdf) al capitolo 3.5 che “…la velocità media annua del vento è uguale o superiore alla velocità minima di
        interesse per queste applicazioni di 5 m/s.” E si tratta di un documento del lontano 2001. La tecnologia dell’eolico a fatto passi da giganti da allora e le turbine di ultima generazione, come quelle del Monte dei Sospiri, hanno delle intensità di esercizio che gli consentono di essere efficienti anche al disotto della soglia minima dei 5 m/s!
        Fra un bosco e una pala eolica io preferisco entrambi, visto che possono coesistere se si mettono da parte le remore riguardo la visibilità e il paesaggio, che dovrebbero essere le ultime priorità in una situazione di emergenza come quella in cui ci troviamo. Le pale vanno messe ovunque ci sia vento, almeno fino a quando non basteranno a soddisfare tutto il fabbisogno energetico mondiale. A tutt’oggi l’eolico e’ il fanalino di coda fra le fonti rinnovabili in Italia con un mero 5% della produzione globale di energia, mentre dovrebbe essere il primo visto che costituisce la risorsa capace di fornire l’EROEI più alto fra tutte le energie fossili e rinnovabili, secondo solo all’idroelettrico che pero’ distrugge l’ambiente nell’area destinata all’invaso, mentre una turbina eolica può essere messa anche in mezzo ad un bosco con un minimo taglio di alberi e un numero trascurabile di decessi fra la popolazione aviaria e di chirotteri.

      • luglio 10, 2016 alle 5:57 PM

        se per metter le “torri” eoliche sbancano e tagliano il bosco, significa che non possono coesistere e tagliare un bosco che di per se elimina Co2 per mettere una centrale eolica allo scopo di eliminare Co2 è semplicemente demenziale.
        La posizione del GrIG in proposito è chiara e netta: questo non vuol dire fare “energia pulita”.
        Qui trovi un paio di riferimenti relativi a quanto contribuiscano gli alberi anche per l’abbattimento delle polveri sottili: https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2015/09/01/gli-alberi-salvano-le-citta-permettiamoglielo/

        Stefano Deliperi

      • luglio 10, 2016 alle 9:58 PM

        Stefano, da quanto ho potuto vedere dalle foto e su Google Earth, non si sono tagliati alberi nel monte dei Sospiri e se pure ci fossero stati, nei punti in cui le turbine sono state posizionate, se ne sarebbero dovuti tagliare relativamente pochi rispetto ai benefici apportati dalle turbine. Le centrali eoliche non sono centrali termodinamiche che necessitano di vaste superfici. L’unica superficie che si usa e’ quella necessaria alle fondazioni delle gigantesche torri e un minimo di viabilità intorno per portare i materiali necessari. E non dimenticare che se si tagliano un po’ d’alberi, se ne possono sempre piantare degli altri vicino o in altro luogo non ventoso e quindi inadatto per gli impianti eolici. Certamente bisogna fare le cose per bene, ripristinando i luoghi al meglio possibile attorno alle torri e minimizzando i danni all’avifauna e alle altre specie perché i vantaggi del macroeolico sorpassano di gran lunga gli svantaggi dello status quo e di tutte le altre tecnologie per la produzione di energia, sia in termini di EROEI (Energy Return On Energy Invested) sia in termini di sconvolgimento degli ecosistemi locali e soprattutto globali.

      • luglio 10, 2016 alle 10:26 PM

        Riccardo, non c’è nulla da fare, per te andrebbe bene pure far fuori la foresta pluviale amazzonica e sostituirla con una bella selva di pale 😉
        Meno male che esistono norme e procedure da attivare per evitare ottusi scempi.

        Stefano Deliperi

      • luglio 10, 2016 alle 10:43 PM

        Stefano, non attribuirmi per favore cose che non penso. C’e’ un immensa differenza tra “far fuori la foresta pluviale Amazzonica” e mettere delle gigantesche pale eoliche in un crinale appenninico in punti privi di alberi!
        Tra l’altro io ho acquistato tramite il WWF alcuni centinaia di ettari di quella foresta, nelle vicinanze del rio Xingu’. Ma delle macropale eoliche laggiù sarebbero state certamente meglio dei migliaia di km quadrati devastati da una diga, non ricordo più esattamente dove in Amazzonia! Vento permettendo naturalmente.

      • luglio 10, 2016 alle 10:49 PM

        Riccardo, è una b-a-t-t-u-t-a 🙂

      • luglio 10, 2016 alle 11:00 PM

        Adesso mi fai fare pure la figura di quello privo di senso dell’umorismo, haha, ma gradirei un po’ meno battute da parte tua e invece delle obiezioni serie e circostanziate da fonti ufficiali. Altrimenti la finiamo a tarallucci e vino invece che apportare un serio contributo a questo dibattito così importante. 🙂

  3. aprile 9, 2016 alle 4:06 am

    Questo luogo aereo ed essenziale, come definito dagli autori dell’articolo, e molti altri come questo sono a rischio di scomparire non a causa delle pale eoliche ma del riscaldamento globale provocato anche dalla resistenza delle popolazioni locali e di coloro che affermano di avere a cuore l’ambiente, ai progetti di questo tipo. Costoro non capiscono che gli ecosistemi pur essendo locali, sono interconnessi a tutti gli altri in altre parti del globo. Essi pare abbiano più a cuore la preservazione dello status quo a un cambiamento di rotta che minimizzi almeno ad un livello meramente estetico il cambiamento ben più radicale che si affaccia all’orizzonte a causa del riscaldamento globale.
    L’energia eolica e’ fra le più pulite fra quelle rinnovabili, seconda solo a quella idroelettrica (che pero’ non tiene conto del dissesto ambientale provocato dall’invaso): basta fare una ricerca su internet sul coefficiente EROEI (che in inglese significa Energy Return On Energy Invested). Ciò significa che l’energia impiegata nella costruzione di un impianto eolico e il relativo rilascio di CO2 nell’ambiente, e’ molto più bassa dell’energia e della CO2 che viene rilasciata nell’ambiente a seguito della costruzione dell’impianto, mettendo in conto tutte le attività inquinanti necessari a produrre i materiali e la messa in opera.
    Viene quindi da chiedersi perché non si formino dei comitati locali per la costruzione di centrali eoliche che almeno così andrebbero a beneficiare la popolazione locale (seguendo l’esempio della Danimarca) invece che ingrassare degli speculatori di “remota provenienza” che sbarcano da alieni su un territorio così bello. E non potrebbe anche un impianto eolico ben progettato e che apporti un beneficio finanziario ed ambientale diretto al luogo nel quale venga eretto, entrare a far parte di quelle stesse “presenze storico artistiche” che l’articolo giustamente elogia? E anche sotto il profilo culturale, quale stupendo messaggio di speranza una centrale eolica potrebbe apportare anziché limitarsi a proteggere i messaggi culturali del passato? Come non ci si può accorgere che tutta questa stupenda eredita’ del passato viene messa a rischio proprio dall’incombente riscaldamento globale (gli ultimi 2 anni sono stati quelli più caldi mai registrati) che non ci si decide ad arginare con impianti di questo tipo? Come si può rifiutare tutto ciò e sostenere che nulla deve cambiare, come se ciò fosse possibile in un mondo la cui popolazione e’ aumentata di svariate volte rispetto a quella di quel passato ormai lontano?

  4. aprile 9, 2016 alle 12:09 PM

    Mi scuso per aver spedito 4 volte il mio commento ma non appariva e allora riprovavo a spedire. Non ci sarebbe un modo per lasciare solo l’ultimo, che tra l’altro e’ anche quello più corretto e cancellare i 3 precedenti?

    • aprile 9, 2016 alle 12:23 PM

      risolto tutto, Riccardo 😉

      • aprile 9, 2016 alle 8:55 PM

        Efficientissimo, come sempre. Grazie e continua cosi. Ti seguo sempre anche se non intervengo in tutti gli interessanti dibattiti che promuovi nel tuo sito ma quando si parla di energia eolica allora non posso resistere: lo sai che sono fissato nel sostenere che e’ una cosa buona ma non voglio scagliarmi contro la maggioranza dei lettori del sito che invece sostengono il contrario perché penso che bisogna invece convincerli della bontà delle miei posizioni piuttosto che denigrarli sostenendo che abbiano torto. Siamo tutti sulla stessa barca e fino a quando non ci sarà un consenso, dalla parte giusta ovviamente, non riusciremo a salvare questo meraviglioso pianeta che fino ad ora abbiamo dimostrato di non meritarci. Alla prossima.

  5. Arpia
    aprile 18, 2016 alle 7:37 PM

    Danni celebrali per chi decide di non usare il cervello, quando due soldi e moficrazia fanno perdere il senso della ragione, comportando danni al paesaggio, all’ambiente e al cervello!
    http://www.telegraph.co.uk/news/science/science-news/11736728/Wind-turbines-may-trigger-danger-response-in-brain.html

    • Riccardo Pusceddu
      aprile 24, 2016 alle 1:56 am

      Mi sono preso la briga di leggermi l’articolo che hai suggerito e non c’e’ assolutamente niente che attribuisca alle turbine eoliche qualsivoglia danno alla salute umana accertato, tanto meno danni cerebrali come suggerisci te! C’e’ persino una correzione al testo originale che sottolinea questo fatto:
      CORRECTION: The University of Munich research mentioned in this article did not examine “noise levels similar to living near wind farms”, as reported in an earlier version, nor did it find that these “could lead to severe hearing damage or even deafness”. Rather, it noted effects that could indicate possible damage to the inner ear following exposure to low frequency sound – albeit at levels higher than permissible for wind turbines. The article has been amended accordingly.
      Inoltre ci sono moltissime altre e più potenti fonti di emissione di ultrasuoni come quelle causate da un camion che passa davanti ad una casa o un generatore elettrico installato in cantina: “Infrasound is not only produced by wind turbines, but also sometimes when a truck thunders past a house, or when a home owner installs a power generator in his basement.
      Quindi capisco che non ti piacciano le pale eoliche ma non portare acqua al tuo mulino prendendola da dove non dovresti.

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